domenica 5 febbraio 2017

Mio figlio compie trent'anni

Mio figlio, domani sei febbraio, compirà trent’anni,

Ricordo quando lo aspettavo e, se mi sdraiavo, potevo sentire delle strane protuberanze nella pancia. Continuavo a chiedermi: “Sarà un piede? Sarà un ginocchio?” Non riuscivo mai a capire. Poi, la notte precedente alla sua nascita, sentii uno strano sconvolgimento, come se stesse avvenendo una rivoluzione, e mi accorsi che tutte le protuberanze avevano cambiato posizione. Pensai che si stesse disponendo a nascere, invece, quel monello, che non era molto grande, si girò al contrario e all’ospedale si accorsero con sgomento che la sua posizione, sempre cefalica fino a quel momento, era diventata podalica. Di corsa in sala operatoria per il cesareo!

Nacque alle undici e diciassette di un venerdì, bello pimpante e sanissimo, ma non troppo grosso. Pesava infatti due chili e ottocento grammi e, rispetto ai bimbi di quattro chili, sembrava proprio piccolino. Mia suocera, che veniva matta per mio marito e, probabilmente, si aspettava un erede fatto a sua somiglianza, mi guardò con aria triste non riuscendo a nascondere la sua delusione: “Assomiglia tutto a te…beh…pazienza!”

Arrivata a casa, ancora dolorante e indebolita del cesareo, iniziò immediatamente la sfilata di parenti, amici, colleghi, vicini di casa, conoscenti, amici e vicini dei conoscenti. Cominciavano a presentarsi la mattina e terminavano la sera a mezzanotte. Io non facevo altro che preparare caffè, versare bibite, offrire pasticcini e sorridere, cercando di capire come cambiare il pannolino al piccolo, preparargli il biberon, fargli fare il ruttino e capire le sue necessità senza mai avere un attimo di privacy. Ricordo che la moglie di un amico di mio marito venne a casa nostra più volte accompagnando sempre persone diverse che, poverine, non erano mai state da noi e avrebbero potuto perdersi. Sembrava un vero cicerone. A tutti faceva notare quanto il neonato fosse piccolino. Forse pensava che non fosse normale, chissà…Di fatto, il bambino cominciò subito ad aumentare di peso e a farsi bello cicciotto, e le visite terminarono come per magia. Da allora, quella signora non trovò più il tempo di venirci a trovare, pare che il lavoro la impegnasse molto!


Di fatto, il piccolino, pur rimanendo sempre piuttosto snello, è cresciuto superando abbondantemente il metro e ottanta, sfatando quindi le infauste previsioni delle comari impiccione.

Fino a sedici anni mio figlio non rivelò particolare desiderio di uscire, preferendo invitare i suoi amici a casa nostra. Non finivo mai di offrire merende, bibite e conoscere le varie madri che venivano ad accompagnare e riprendere i figli. A sedici anni cominciò ad uscire la sera e iniziarono le preoccupazioni. “Con chi esci? “_ “Non li conosci!” Eh era dura pensare di non conoscere le sue frequentazioni! Alla fine erano compagni di liceo e alcuni li frequentava fin dalle medie, ma cominciava l’adolescenza e l’età della ribellione. Mio marito, che aveva sempre pensato di poter essere un padre giovane, comprensivo e moderno, si ritrovava a sentirsi dire che “aveva una mentalità troppo lontana e non poteva capire”. Nella vita le cose non vanno mai come si vorrebbe!

Comunque, nonostante le nostre apprensioni, terminarono senza problemi particolari gli anni del liceo e iniziarono quelli dell’università.


Nostro figlio andò ad abitare a Torino con il suo migliore amico e altri due studenti e, casualmente, visto che palestra e studio fotografico si trovavano proprio dietro la sua abitazione, scoprì la passione per la scalata e la fotografia.






Dopo la laurea, con il suo primo lavoro acquistò anche una motocicletta di seconda mano e quindi, sommando i vecchi e nuovi interessi, possiamo riassumerli in questo modo: moto-viaggi, ciclo-viaggi, fotografia, chitarra, arrampicata sportiva, lettura (meno male, almeno un interesse tranquillo!), trekking in montagna, camminata sulla corda, corsi all’estero per perfezionare l’Inglese ( Londra, Belfast e Malta)




Siccome le ferie e i giorni liberi spesso non coincidevano con quelli degli amici, ecco che partiva da solo per un viaggio in moto in Corsica o in Provenza, visitava la Scozia in bicicletta, andava a scattare fotografie in mezzo agli impervi sentieri di montagna, tutti posti in cui il cellulare non prendeva oppure era lui stesso a spegnerlo per non consumare la batteria. Se gli fosse successo qualcosa e fosse finito in qualche dirupo o in mezzo ad una folta vegetazione, chi l’avrebbe trovato mai?




Ora che ha un lavoro con un orario più regolare e il sabato e la domenica liberi, può frequentare più facilmente i suoi amici ma, ogni volta che si arrampica su una palestra di roccia, noi non possiamo fare a meno di essere un po’ preoccupati. È proprio vero quel che diceva sempre mia madre: “Piccolo, fastidi piccoli; grande, fastidi grandi!”

E tra poche ore saranno trent’anni. Trent’anni vissuti intensamente, tra nuove esperienze, sacrifici, gioie e delusioni. Verranno ancora tanti momenti di crescita, tante mete da raggiungere, momenti belli e brutti. Io non posso che augurargli di realizzare i suoi sogni. A volte lo spio di sottecchi mentre legge un messaggio sul cellulare e sorride, oppure passa in cucina cantando mentre sta per uscire. Quel sorriso e quel canto mi danno la gioia più grande del mondo.
Buon compleanno Mauri, e buona vita! Che tu sia felice!

Dimenticavo: domani è il compleanno anche del nostro cagnolino: cinque anni! E’ un giovanotto-cane anche lui!