Veicoli killer che piombano sulla
folla, boxeur che picchiano a morte nelle discoteche, uomini e donne che
uccidono i propri figli per fare un dispetto al partner, fratelli che tagliano
le sorelle a pezzi e le gettano nel cassonetto, automobilisti che uccidono per il
minimo diverbio sulla strada, ragazzi che muoiono per provare una pasticca…
Ogni giorno si sentono le notizie più
terribili, unite a quelle di morti per incidenti, malattie incurabili,
terremoti, alluvioni, case e ponti che crollano, ragazzini che si suicidano a
causa del cyberbullisimo, sacerdoti pedofili, torturatori, nuova schiavitù … C’è
veramente tutto quel che sia possibile immaginare e anche l’inimmaginabile.
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Immagine tratta dal web |
Spesso c’è chi mi dice che era già
così una volta, “ma non si sapeva”. Può darsi, ci sono sempre stati i buoni e i
cattivi, ma sicuramente non c’era una
varietà così ampia di drammi come possiamo conoscere oggi, senza contare che,
alcuni pericoli come quelli legati al web, non esistevano ancora.
Cosa si può fare per arginare tutto
questo? Come possiamo ancora passeggiare tranquillamente in una delle più belle
strade della Spagna, della Francia o di una qualsiasi altra nazione, senza
temere che un veicolo impazzito ci venga addosso? Come possiamo stare
tranquilli quando sappiamo che i nostri giovani si trovano in una discoteca o
in un qualsiasi locale pubblico frequentato da persone che possono essere in
preda all’alcol e alla droga o, peggio, muniti di cintura con l’esplosivo?
Sinceramente non lo so. Negli anni ho
cercato di sensibilizzare mio figlio, gli alunni, i ragazzi con cui sono venuta in
contatto, mettendoli in guardia contro i pericoli della società e del mondo, insegnando
loro a rispettare il prossimo e le diversità, guidandoli ad apprezzare la vita
e i valori sani, ma poi non posso fare altro che sperare che sappiano tenersi
fuori dai guai e non incontrino persone pericolose sul loro cammino.
A fermare la criminalità, i
fanatismi, la follia, ci dovrebbero pensare le forze dell’ordine, le
Intelligence, le leggi, ma sembra proprio che, almeno per ora, i risultati
siano piuttosto scarsi. D’altra parte, come prevedere l’imprevedibilità dei
gesti umani? Come prevedere che un autista non manterrà il suo veicolo sulla corsia
di marcia, ma lo lancerà improvvisamente sul marciapiede addosso ai pedoni?
Eppure dobbiamo continuare a vivere.
Non possiamo chiuderci sotto una campana di vetro. Dobbiamo rischiare. Dobbiamo
camminare sulla strada, trovarci in un locale con gli amici, usare la macchina
o la moto per andare al lavoro o in vacanza. Una certezza c’è: quella di vivere nella
preoccupazione, nella tensione, nell’impossibilità di sentirci felici, perché c’è
troppo dolore intorno a noi e non possiamo non tenerne conto.
Io non ci riesco. Mi immedesimo in
quelle madri, mogli, sorelle, figlie, che piangono la morte dei loro cari per
motivi assurdi. Penso ai genitori di Niccolò Ciatti, che prevedevano di comprare una casa per il
figlio e invece gli hanno acquistato la bara, e mi chiedo perché succedano fatti
come questi. Penso che, nemmeno un mese fa, c’ero anch’io sulle Ramblas a
Barcellona…