Leggo oggi
sulla prima pagina de "La Stampa" un articolo di Massimo Gramellini
che non posso fare a meno di condividere.
«Imparare
ad imparare, comprendere la lettura, pensare e rielaborare in modo critico»,
sono gli obiettivi che da sempre la scuola si prefigge, scontrandosi però con
la concorrenza dei mass media, dei videogiochi, della eccessiva protezione
delle famiglie, tanto che, spesso, tutto entra da un orecchio ed esce dall'altro.
Proprio
stamattina una collega mi ha fatto vedere una "contro-nota", cioè uno
scritto di un genitore che, in risposta ad una sua nota sul diario, le faceva
rilevare come non avesse alcun diritto di scrivere quell'appunto, invitandola altresì a telefonare ad un certo
numero per "giustificarsi".
Altri
genitori scrivono quasi quotidianamente sul diario che i compiti e le lezioni
sono troppo "difficili" e che, pertanto, autorizzano il proprio figlio
a non eseguirli.
Gli stessi alunni, proprio ieri mattina, invitati a fare un piccolo schema sul quaderno per riportare i punti salienti di un argomento appena spiegato e sottolineato sul libro, mi rispondevano di non averlo capito, pretendendo però di giocare a carte mentre tutti gli altri eseguivano l'esercizio.
Gli stessi alunni, proprio ieri mattina, invitati a fare un piccolo schema sul quaderno per riportare i punti salienti di un argomento appena spiegato e sottolineato sul libro, mi rispondevano di non averlo capito, pretendendo però di giocare a carte mentre tutti gli altri eseguivano l'esercizio.
A questo
punto, non ci resta che sperare che qualcosa cambi e che veramente la Scuola
torni ad avere quel rispetto che le compete in modo che gli alunni possano
imparare, diventando persone adulte in grado di ragionare con la propria testa,
cittadini pensanti e critici, e non più schiavi inconsapevoli di una classe
politica che li manovra come marionette.
L’ultimo
comizio
Massimo Gramellini
«Cari elettori, per un disguido
tecnico nelle settimane scorse è andata in onda la campagna sbagliata: il
cagnolino di Monti, il giaguaro di Bersani, la busta di Berlusconi travestita
da rimborso delle tasse, il mago Zurlì che smentisce la partecipazione di
Giannino allo Zecchino d’Oro. In realtà avremmo dovuto intrattenervi su una
questione più pregnante e approfittiamo di quest’ultimo comizio per farlo tutti
insieme. Noi politici di destra e di sinistra registriamo con preoccupazione
l’allarme lanciato dal linguista Tullio De Mauro: «Più della metà degli
italiani ha difficoltà a comprendere l’informazione scritta, con inevitabili
conseguenze negative per la democrazia: molti sono spinti a votare più con la pancia
che con la testa e non hanno gli strumenti culturali per controllare l’operato
delle classi dirigenti».
Questa splendida situazione
non è soltanto merito nostro - dall’Unità a oggi vi hanno contribuito
generazioni di politici, impegnate a garantire attraverso i media e la scuola
uno scrupoloso rispetto degli standard di ignoranza e rincoglionimento
collettivo - ma tocca purtroppo a noi porvi termine. Fin qui eravamo sempre
riusciti a conciliare il progresso economico con l’immobilismo culturale: quando
i soldi girano nessuno si preoccupa se i cervelli rimangono in pausa,
consentendo a chi li manipola di continuare a fare, indisturbato, i propri
comodi. Ma per uscire dalla crisi attuale sembra non resti altra strada che
investire nella ricerca, nella cultura e nella scuola. Riserveremo dunque a questi
obiettivi quote più ingenti del Pil, finché non vi sarete trasformati da
sudditi in cittadini. Ci scusiamo fin d’ora per i disagi».