Ieri, la mia collega Enery (nickname) ed io stavamo
percorrendo insieme un corridoio della scuola, quando abbiamo notato un
manifesto in bacheca dal titolo: “I nonni raccontano…”
“Guarda Kathe, che bella iniziativa per i nostri ragazzi!” Mi
ha fatto osservare Enery.
Le ho detto allora che questo mi faceva ricordare mio padre
che, per tutta la vita, ha amato raccontare, prima a me e poi a mio figlio, le
avventure della sua giovinezza, soprattutto quelle riguardanti il periodo della
guerra.
Io ho sempre gradito molto quelle storie e, probabilmente, è
anche per questo che ho dato un titolo simile al mio blog. Anche a me piace
raccontare …
Ho parlato ad Enery delle lunghe sere d’estate in cui ci si
sedeva in cortile, anche in compagnia del suo amico e vicino di casa, Antonino,
ed entrambi gli uomini si alternavano a narrare.
Antonino era stato in guerra in Russia e parlava spesso della
povertà di quei Paesi e della sua rocambolesca fuga verso l’Italia. Lui ed un
altro soldato avevano rubato un camion e si erano lanciati a tutta birra verso
la frontiera. Durante il tragitto, molti altri soldati erano saliti sul retro
del camion, facendolo diventare pesante all’inverosimile, tanto da non riuscire
a proseguire. Sarebbero morti tutti se si fossero fermati, allora, pur con la disperazione
nel cuore, Antonino e il compagno avevano sollevato il rimorchio e fatto cadere
tutti in terra, per recuperare altri poveri sventurati strada facendo e farli
cadere di nuovo, in una continua corsa con l’adrenalina a mille, fino alla
libertà.
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Mio padre, con la divisa dell'aviazione. |
Mio padre, quando aveva ricevuto la famosa “cartolina”, si era
recato al comando, dove gli era stato chiesto di indicare una preferenza per il
corpo militare. Lui aveva scelto l’aviazione, perché aveva sempre desiderato
volare, invece il suo amico Sebastiano, fratello di Antonino, aveva preferito la marina. Entrambi
erano stati accontentati, ma Sebastiano non sapeva di soffrire il mal di mare e
aveva dovuto accorgersene appena salito sulla nave. Mio padre rideva al
ricordo. “Avrebbe dovuto almeno provare a fare un giretto in barca, prima d’indicare
quella preferenza!Ha impiegato un sacco di tempo a farsi passare il mal di
mare, povero Sebastiano!”
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Mio padre, con le palme libiche sullo sfondo. |
Mio padre era poi finito in Libia, a lavorare come
aiuto-meccanico in un hangar. Lì c’erano delle altissime piante di prelibati
datteri e lui, che era sempre stato agile come un gatto, era l’unico in grado
di salire tanto in alto da poterli raccogliere. Ah che scorpacciate si era
fatto! I nativi non volevano assolutamente che i soldati si appropriassero dei
loro datteri, così un compagno faceva sempre la guardia sotto l’albero, in modo
da avvisare mio padre del pericolo. In cambio, lui mandava giù datteri a tutta
la compagnia. Insomma, gli aviatori, invece di fare la sentinella agli hangar, la
facevano alle palme! In compenso, pare fossero tutti bianchi e rossi e pieni di
salute, perché quei frutti sono molto nutrienti.
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Mio padre è il secondo al al centro-destra, accosciato. |
C’era poi la storia dell’aviatore che aveva avuto una licenza
speciale per tornare in Patria a conoscere il figlio appena nato. Come l’avevano
invidiato tutti, per questa sua possibilità di rientrare in Italia in anticipo! Invece,
sventura volle che il suo aereo venisse abbattuto, così fu l’unico della
compagnia a non tornare. I casi della vita!
Arrivate in sala insegnanti, Enery ed io abbiamo incontrato
un’altra collega ed Enery, che è un’entusiasta per natura, le ha subito parlato, con grande enfasi,
dei nostri discorsi.
“Ah! Anche mio padre ha la mania di raccontare le vicende del
passato! Non se ne può più! Mille volte le stesse cose! Che barba!” Ha risposto
la collega.
Avrei voluto dirle che verrà, purtroppo, il giorno in cui darebbe qualsiasi cosa pur di
riascoltare suo padre che racconta le solite storie, ma non l’ho fatto. Non è ancora giunta l’ora ed è giusto che si
goda il suo papà, anche se la fa annoiare un po’.