domenica 28 giugno 2015

MUSICA, EVOCATRICE DI RICORDI ED EMOZIONI...



Alcune sere fa ho assistito ad un concerto di musica classica in ricordo di Padre Ettore, mancato alcuni mesi fa. Egli, frate cappuccino, è stato per anni custode della barocca chiesa di Santa Chiara e direttore onorario del Museo di scienze naturali della mia città, uno dei principali musei naturalistici del Piemonte.  

S. Chiara. Immagine presa dal web.( Tino Gerbaldo)

 Un religioso-musicista-scienziato che ha saputo coniugare i valori della fede con quelli della scienza, della musica e della letteratura, unitamente alla  sua vocazione francescana dedita all’amore per la natura e per gli ultimi. Proprio nel coro della Chiesa di Santa Chiara, per anni, ha promosso concerti di musica da camera, regalando veri momenti di cultura e di gradevolissimo ascolto a tutta la cittadinanza.



Padre Ettore Molinaro
Il concerto, tenuto dal gruppo strumentale "Gli Armonici di Bra" prevedeva musiche di Mozart, Vivaldi ed Handel ed era diretto da un nostro concittadino, padre di un mio alunno di terza media.  Tra gli strumentisti ho potuto riascoltare, al pianoforte, Raffaella, una mia compagna di Conservatorio, che da più di trent’anni non vedevo più; Lorenzo, uno dei miei primi alunni delle medie, ora insegnante di lettere e violinista e Chantal, alla viola, un’ex allieva che da pochi anni ha terminato le medie.  C’erano altri musicisti di ogni età e una splendida solista diciannovenne all’oboe.

La musica ha il pregio di accomunare giovani e meno giovani, di diverse lingue e nazioni, ma tutti comprendenti appieno il suo linguaggio  universale e i gesti del direttore.  

Gli armonici








Mentre ascoltavo la musica fluivano i ricordi. Rivedevo, china sulla tastiera, la testa piena di riccioli di Raffaella, che frequentava le lezioni dalla mia stessa insegnante, e Lorenzo, piccolo violinista che aveva la parte del solista in un mio concerto scolastico e che, proprio il giorno dello spettacolo, si era ammalato, ma era venuto lo stesso a suonare, pur con la febbre. “Sto male, ma sono venuto solo per lei!” Così mi aveva detto e mi ero commossa, felicissima di vederlo, ma preoccupata per lui.  

Ho ricordato Chantal, che, oltre al violino, ai tempi delle medie era anche una mia percussionista ed io le tenevo il segno sullo spartito durante lo spettacolo finale, dandole gli attacchi dopo i momenti di pausa. In gita a Torino, poi, visto che la conosceva bene, si era messa in testa di far da cicerone a tutta la classe e avevo dovuto lasciarla fare, perché era  fermamente convinta di saperne più di me e mi sembrava brutto toglierle tutto quell’entusiasmo.


Suoni e ricordi. Malinconie e tenerezze. La mente vagava, cullata dalle dolci note dell’orchestra…


Nell’intervallo ha preso la parola Livio B. ex insegnante del Liceo classico, ex assessore comunale e presidente dell’Istituto storico della Resistenza, nonché persona di grande carisma e cultura. Ci ha raccontato un suo personale aneddoto su Padre Ettore.

Era giovane, stava per sposarsi, la fidanzata era religiosa e lui no. Aveva cercato di adeguarsi a lei, per amore, ma chiedeva almeno una cerimonia sobria e, soprattutto, si rifiutava di partecipare ai tradizionali “corsi prematrimoniali”. Quelli proprio no, non avrebbe potuto sopportarli.

Così la fidanzata lo aveva accompagnato dal frate cappuccino, sicura che sarebbe stato l’unico in grado di trovare un adeguato compromesso.

Conosciuta la situazione, Padre Ettore gli aveva risposto che non doveva affatto preoccuparsi, lui così colto, amante del greco, del latino, della filosofia e dell’arte. Aveva citato, in merito, una frase di Goethe: “Chi ha arte o scienza, quegli ha anche religione”  

Così Il professor Livio B. si era sposato contento e non aveva dimenticato mai più Padre Ettore.


Al  termine del concerto sono andata a salutare i miei amici. Raffaella non ha più i riccioli e non sta bene. Questo mi ha molto rattristata. Lorenzo ha già i capelli grigi, ma non ha perso l’espressione dolcissima di quel ragazzino che era venuto al saggio “solo per me”; Chantal, ancora giovanissima,  è sempre piena di fuoco ed entusiasmo, come ai tempi delle medie.


Il tempo passa, le persone cambiano, la vita ferisce, ma la musica resta la stessa, immortale, con la sua capacità di toccare le nostre corde più profonde, facendoci  provare sentimenti, emozioni e passioni. 


Sicuramente Padre Ettore, da lassù, avrà ascoltato il concerto, ancora una volta nella sua chiesa, e avrà sorriso beato, cullato dalle melodie che aveva sempre amato.

sabato 13 giugno 2015

E' FINITA LA SCUOLA!



Finalmente le lezioni scolastiche sono terminate. Restano gli esami, ma la parte più lunga dell'anno è ormai alle spalle.


E' stato un anno faticoso quello appena trascorso, di quelli che ci portano via tanto tempo ed energie.

Tanto per cominciare c'è stato il problema del parcheggio. Dopo anni e anni di posteggio tranquillo nei due immensi cortili della scuola, quest'anno "qualcuno" ha realizzato che le autovetture non possono usare lo stesso passaggio utilizzato dagli studenti per immettersi in cortile. Dal momento che la scuola si trova in pieno centro storico e non è possibile aggiungere un'altra entrata ecco che, da un momento all'altro, per ordine del sindaco, tutti gli insegnanti si sono ritrovati a piedi.( tutti, meno i dipendenti del Comune!) Difficilissimo trovare un posto relativamente vicino alla scuola senza incappare in una zona disco ( impensabile correre ogni ora a cambiarlo) e con vigili altamente solerti al controllo e alle sanzioni. Così è cominciata "la caccia al posto". Io abito nella stessa città, ma dalla parte opposta, con una mezz'ora di marcia a piedi, che può diventare veramente antipatica quando ci sono pesi come libri o quaderni da portare, pertanto la macchina mi è comoda.  Poi ci sono coloro che vengono da fuori e non possono proprio fare a meno di usare l'auto. Qualcuno, in ogni caso, si è affidato al treno. Altri si sono appoggiati ad amici e parenti che abitano nella zona. Altri, come me,  hanno anticipato di quasi un'ora l'ingresso a scuola, in modo da trovare sicuramente un posto all'alba ( alle sette in genere ero già in sala insegnanti, per entrare in classe alle 7,40), o utilizzato la bicicletta nei giorni di bel tempo. C'è stato anche chi arrivava in macchina e poi tirava fuori la bici da porta-bagagli. Ogni mattina il saluto era: " Dove hai trovato parcheggio?"
Il nostro cortile vuoto, tranne che per una macchina del Comune, autorizzata a parcheggiare.
 Poi c'è stata la morte di una nostra collega da poco andata in pensione, che ancora veniva a scuola come volontaria per aiutarci con i ragazzi problematici. Seguire da vicino le sue battaglie, vedere la sua forza e il coraggio nel combattere quella terribile malattia che non voleva darle scampo, leggere i suoi messaggi sul cellulare con gli esiti degli esami e cercare di consolarla dopo ogni sconfitta, vederla poi là, nella bara, completamente consumata dal male, è stato, per tutti noi che le volevamo bene, un dolore immenso.

Ci sono state le tante riunioni speciali per discutere i casi problematici. La scuola ormai è un mondo multietnico con tante culture che devono integrarsi e con tante famiglie che vivono difficili conflitti che si ripercuotono, inevitabilmente, sui figli.  Ogni ragazzo è un mondo a sè che andrebbe capito e aiutato, ma noi siamo uno di fronte a tanti ed è veramente difficile riuscire a dare e, soprattutto, a capire, ciò di cui ciascuno avrebbe bisogno.

Per me, che gestisco il sito della scuola e una parte dell'informatica, ci sono stati poi tanti lavori supplementari per pubblicare gli articoli e per supportare, con la preparazione dei documenti necessari, tutte le operazioni di scrutinio delle trentatré classi. Ero arrivata al punto da non capire più nulla a forza di copiare e incollare nomi sui tabelloni, sulle griglie di valutazione, sui registri informatici ecc..E' anche per questo che sono stata poco presente sui blog, compreso il mio.


Finalmente sono arrivata all'ultimo giorno e, alle mie terze, ho dedicato una canzone : "Ho imparato a sognare" dei Negrita. 


"Tra una botta che prendo
e una botta che dò
tra un amico che perdo
e un amico che avrò
che se cado una volta
una volta cadrò
e da terra, da lì m'alzerò
C'è che ormai che ho imparato a sognare non smetterò"


Nella terza E  qualcuno non se n'è nemmeno accorto, ma altri hanno notato il testo e qualcuno ha pianto; la terza D ha applaudito al termine della canzone e, tra tutti, quella che si è veramente commossa e le è scappata la lacrimuccia è stata l'insegnante di sostegno; la terza A ha voluto ascoltarla due volte e poi cantarla, per mettersi infine  a urlare picchiando con le mani sui banchi: "PER LA PROOF! BUM BUM BUM! PER LA PROOF! BUM BUM BUM! Ero imbarazzata. Sembrava che dovesse venire giù l'aula da un momento all'altro.

E ora, finalmente, un po' di riposo per mie provate orecchie.

Spero di aver lavorato bene e di aver lasciato qualcosa  di buono ai miei ragazzi.

Come disse William B. Yeats: "Educare non è riempire un secchio, ma accendere un fuoco"

Se poi sarà soltanto una fiammella, sarà pur sempre un buon inizio...