lunedì 26 maggio 2014

A proposito di rinascita...



Ammetto che, ultimamente, i miei post siano stati ben poco allegri.  Purtroppo il momento porta così. Ho parlato però  anche di rinascita ed è proprio alla nuova vita che si vuole ispirare questo  mio ennesimo scritto.

A casa mia infatti, in molteplici forme, la vita si rinnova.

Si comincia dal giardino che, per mezzo delle abili mani di mio marito, si sta rivestendo di tante foglie e fiori...
Giardino visto dal balcone

 
Giardino visto dalla parte opposta

 Poi ci sono gli uccellini che nascono nei nidi in giardino. L'altro giorno uno di essi è caduto durante il suo primo volo e, per impedirgli di finire in bocca al cane, l'abbiamo sistemato in un vaso di gerani sospeso a un ramo.



Nel garage invece ha nidificato un codirosso, un piccolo uccello migratore simile ad un passero, ma con la coda rossa. Non siamo ancora riusciti a fotografarlo, perché vola come il vento, ma ne ho trovato uno uguale sul web.



In compenso siamo riusciti a catturare l'immagine di alcuni dei suoi piccoli, che spuntano con il beccuccio aperto dal nido in garage.



Per completare l'opera, l'altra mattina abbiamo trovato la cucina piena di "regalini", scoprendo così che un inatteso ospite vi aveva trascorso la notte. Eccolo lì, per niente impaurito, davanti alla finestra. Ha pure impiegato un po' di tempo per capire che l'avevamo aperta e che poteva uscire!



Insomma, se rinascita dovrà essere, questo è sicuramente un buon inizio!

martedì 20 maggio 2014

RICOMINCIARE...



Rieccomi qui, dopo un periodo di silenzio e di lontananza dal mondo blog. 


Esattamente cinque anni fa, il diciannove maggio, mio padre mi lasciava e, qualche settimana fa, anche mia madre ha fatto lo stesso. Comincia una nuova vita in cui non sarò mai più figlia , mentre tutto nella casa dei miei genitori, che ora è diventata mia, mi parla di loro. Una casa costruita dal mio bisnonno e che ora vede, nella figura del mio ragazzo, la quinta generazione.
60 anni di matrimonio, ma mia madre non era già più in grado di festeggiare...

Qualcuno ha azzardato l'ipotesi che fossi più attaccata a mio padre perché, evidentemente, per la sua dipartita avevo mostrato un dolore maggiore. Il fatto è che lui mi aveva lasciato da un momento all'altro, e il vuoto era enorme, mentre mia madre l'aveva già fatto ben sette anni fa, quando aveva smesso di riconoscermi. Da allora è stato un lento stillicidio, un continuo perderla, giorno dopo giorno, mentre in lei sparivano ricordi e capacità, fino a trasformarsi in una bambina di un anno, incapace di comunicare in qualsiasi modo con me. Sette anni in cui non sono mai andata in vacanza e non sono quasi più uscita nemmeno con mio marito, visto che uno dei due doveva rimanere a casa per accudirla. E' stato un dolore che si è protratto nel tempo, come in una lenta agonia, e che si è temperato nella certezza di aver fatto tutto il possibile per lei, facendole vivere questi anni in modo sereno, fino all'ultimo istante. Le sue ultime parole comprensibili, pronunciate esattamente un anno fa, furono: "Sono contenta" e penso che lo sia stata veramente, fino al momento estremo.


Diverso era stato il caso di mio padre, che se ne andava con un terribile peso sul cuore: era perfettamente conscio di quel che lasciava e della situazione che, in qualsiasi caso, avrebbe visto qualcuno soffrire: mia madre, se fosse stata ricoverata in una casa di riposo, io stessa, se l'avessi tenuta a casa. Mio padre amava troppo entrambe per sopportare l'idea che una di noi dovesse sacrificarsi per l'altra e non mi aveva mai chiesto nulla. Allo stesso modo, io allora non ero stata  in grado di garantirgli che avrei saputo prendermi cura di mia madre per tanti anni a venire e così le parole erano rimaste inespresse sopra di noi, ma io sapevo quel che aveva nel cuore e il mio rimpianto più grande è sempre stato quello di non aver saputo  alleviare quel peso che si portava dentro.


Ora sto imparando a ritrovare la mia libertà, a uscire con mio marito, a frequentare gli amici fuori casa. C'è ancora il problema del nostro cagnolino Terry. Dal momento della sua nascita, visto che c'era sempre qualcuno con mia madre, non è mai rimasto un attimo solo. Come faremo ad abituarlo ad aspettarci, quando ci capiterà di non poterlo portare con noi? Per ora viene in giro anche lui, è sempre il primo a salire in macchina e gli piace da impazzire andare a spasso, dove può incontrare tanti cagnolini. A  lui piacciono proprio tutti, maschi e femmine, e tutti li annusa e li bacia. A volte qualcuno non gradisce e gli ringhia, allora lui scappa, ma subito dopo corre incontro al successivo . E' incredibile come sia socializzante un cane. Si finisce col parlare con un sacco di persone!

Un capitolo della mia vita si chiude, un altro si apre. Forza, è ora di ricominciare!

giovedì 1 maggio 2014

Ciao mamma!



Ciao mamma!

Ti ricordo quando cantavi alle feste di famiglia: la tua voce da soprano si stagliava chiara e forte sopra le altre e tutti ne restavano ammaliati. Da quanto tempo non odo più quella voce! La sento ancora nel mio cuore però, limpida e melodiosa come non mai.


Ti vedo china sulla macchina per cucire, sempre intenta a confezionare qualche capo nuovo: una camicia, una gonna, una giacca, il mio abito da sposa...  Sento ancora nelle orecchie il ronzio della vecchia Pfaff, che papà ti aveva comprato con grande orgoglio perché era una macchina industriale, degna di una sarta provetta quale eri.


Ti guardo pedalare sulla bicicletta e tornare ogni giorno con le borse della spesa appese al manico, mentre il gatto di turno ti correva incontro festoso e con la coda dritta, speranzoso di poter guadagnare qualche buon bocconcino che sempre ti ricordavi di acquistare per lui.


Quand'ero piccola conducevi anche me sul seggiolino della bicicletta. Mi coprivi con una bella mantellina quando pioveva mentre tu ti bagnavi tutta, nell'intento di accompagnarmi a scuola in prima elementare. Ricordo le gocce che ti cadevano sulla fronte e la tua preoccupazione per me, mentre non pensavi mai a te stessa.


Ti vedo al mio capezzale durante le giornate di malattia: morbillo, varicella, rosolia... Mi accarezzavi dolcemente per alleviare il prurito, mi raccontavi storie per far passare il tempo, ti affannavi a prepararmi spremute e ricette gustose. Mi cambiavi il fazzoletto bagnato sulla fronte quando soffrivo di mal di testa e ascoltavi le mie confidenze, offrendo conforto e buoni consigli.


Fosti tu a indirizzarmi, all'età di otto anni, verso lo studio del pianoforte e mai scelta fu più azzeccata, visto che non lo abbandonai più.


Fosti tu a vegliarmi la notte in cui nacque mio figlio col parto cesareo e fosti di grande aiuto negli anni della sua crescita, assistendolo quando ero al lavoro.


Non stavi mai ferma un istante: cucivi, ricamavi, lavoravi a maglia, curavi la casa, accudivi il giardino, zappavi persino l'orto e aiutavi papà ad imbiancare o tappezzare le pareti.


Ti spaventasti molto quando il nostro vicino di casa, completamente cieco, mise una mano nel motore del trattore in funzione maciullandosi le dita. I suoi fratelli non fecero nulla per lui, sembravano in stato di choc, tu invece gli legasti il polso per non farlo morire dissanguato e lo accompagnasti in ospedale, standogli vicino per tutto il tempo necessario a cucire i monconi. Dicevi sempre che, da allora, non eri più stata bene, ma sapevi che non avresti potuto fare diversamente, perché eri generosa e altruista e non ti tiravi mai indietro quando qualcuno aveva bisogno di te.


Eri allegra, piena di vita, giovanile. A volte ti avevo persino invidiato perché sembrava che i miei amici preferissero la tua compagnia alla mia, tanto eri simpatica e spontanea. 


Tutte le persone che venivano a casa nostra avvertivano l'atmosfera d'amore che vi regnava.  Tu amavi molto me e papà, come papà amava noi. Ho sempre pensato che l'uno non sarebbe sopravvissuto all'altro quando il primo se ne sarebbe andato, perché il dolore per la sua perdita sarebbe stato troppo grande da sopportare, ma non avevo considerato quella terribile malattia che avrebbe cancellato tutti i ricordi dalla tua mente, facendoti vivere così vicina fisicamente, ma tanto lontana da noi. 


Sono almeno sette anni che non mi parli, non mi guardi, non mi ascolti. Mi hai completamente dimenticata, ma io invece ricordo benissimo e, in questi anni, ho cercato di restituire tutto quell'amore ricevuto, e te l'ho ridato  intero, anche con gli interessi. 


Venerdì anche il tuo corpo lascerà questa casa, come già ha fatto la tua mente tanti anni fa. So che continuerò a vederti in ogni angolo, alla macchina per cucire, sul divano, a spasso nel giardino. So che mi mancheranno i gesti ormai abitudinari come la preparazione dei pasti, le passeggiate, l'acconciatura dei tuoi fluenti capelli.

In questi lunghi anni eri diventata ormai la mia bambina e so che mi mancherai tantissimo, perché in questa nuova veste avevo imparato ad amarti di nuovo e le mamme non scordano mai i loro piccolini, anche se figli di un Dio minore.


Ciao mamma, abbraccia papà anche per me!