mercoledì 20 settembre 2023

Cheese 2023

E’ terminata ieri, nella mia città, la manifestazione gastronomica internazionale “Cheese”, nata nel 1997 dalla collaborazione dell'associazione Slow Food di Carlo Petrini e il comune di Bra, in provincia di Cuneo. Si ripete ogni due anni.

Immaginate una città di 30.000 abitanti che, per quattro giorni, chiuda completamente il traffico alle auto e si vesta di stand dal tetto bianco a punta in ogni piazza e strada. Anche i bar e le gastronomie si trasformano in ristoranti e si mangia ovunque: nelle strade, nei cortili, nei vicoli e nelle piazze. Non posso farvi vedere una fotografia che illustri tutto questo, perché dovrei fare una ripresa aerea, data la grandezza della manifestazione. Negli stand si possono incontrare espositori e prodotti ( soprattutto formaggi, ovviamente) provenienti da tutto il mondo. Oltre che dalle più svariate regioni d’Italia, io ho individuato produttori da: Francia, Svizzera, Germania, Paesi Bassi, Regno Unito, Irlanda, Spagna, Stati Uniti... ma, sicuramente, alcuni mi saranno sfuggiti.

Domenica è stato il giorno di massimo afflusso di pubblico. Una vera fiumana di gente. Ma, negli altri giorni, venerdì, sabato e lunedì, era un vero piacere girare a piedi in città, fermarsi ad assaggiare, ascoltare bellissimi concerti in piazza, nelle strade e nei cortili, incontrare amici e conoscenti per farsi una bella chiacchierata. Ad un certo punto mi sono sentita chiamare: era un mio ex alunno di ben quarant’anni fa (praticamente ai miei albori come insegnante!) che, da tutto quel tempo, sperava proprio di rivedermi per dirmi che le mie lezioni lo avevano fatto appassionare, fin da allora, alla musica, tanto da aver imparato a suonare parecchi strumenti. Ecco, quando mi si parla così, io veramente mi sento sciogliere!

C’era inoltre un’ottima organizzazione per smaltire i rifiuti, con bidoni per la raccolta differenziata dislocati ovunque e con un operatore che dava consigli sul bidone da utilizzare. In generale, una buona pulizia!

Insomma, una manifestazione perfettamente riuscita che ha soddisfatto una marea di persone.

Beh, se proprio vogliamo guardare "il pelo nell'uovo", c’è da pensare alla dieta, vergognosamente ignorata da tutti, che ci costerà qualche chiletto in più. Però abbiamo compensato camminando tanto, eheh!

Io, in ogni caso, mi sono proprio goduta questo Cheese e già aspetto la prossima manifestazione del 2025!


L'inaugurazione

Il discorso del ministro dell'Agricoltura Lollobrigida


Tipica via affollata con stand 

Ensemble "Terra Madre, con musicisti e strumenti italiani, sudamericani e africani.

sabato 9 settembre 2023

Buon nuovo anno scolastico!

 

Io, con una classe di qualche anno fa.

Ultimo weekend di vacanze. Lunedì prossimo, 11 settembre, in Piemonte e in molte altre regioni inizierà un nuovo anno scolastico. 
E’ un mondo dal quale sono uscita, ma a cui emotivamente sarò sempre legata, perché quasi quarantatré anni di vita e d'insegnamento non si possono dimenticare. 
Tanto ho insegnato e tanto ho imparato in questi lunghi anni. Molte persone ho conosciuto, migliaia di ragazzi ho visto crescere e diventare uomini e donne, continue collaborazioni con i colleghi e il personale scolastico mi hanno permesso di maturare, umanamente e professionalmente. 
Sempre ho amato i miei alunni, anche i più discoli, ed è stato proprio quell'affetto per loro che mi ha dato la forza per non mollare mai, per non perdere l’entusiasmo, la voglia di costruire e lavorare insieme. 

Io credo di essere una di quelle persone fortunate che, sia dai propri insegnanti che dalle personali esperienze di vita, è riuscita ad “imparare ad imparare”, rendendomi conto dei miei limiti, ma trovando il modo per continuare ad apprendere e conoscere, spinta dalla curiosità e dalla voglia di migliorare. 

Non cesserò di farlo, finché ne avrò la capacità e la forza, ed è questo che auguro agli studenti ed ai miei ex alunni: “ Imparate ad imparare e non smettete mai!” 

Ora mi restano tanti ricordi. Ogni volta che sento dai media una particolare melodia o canzone, mi torna in mente l’esecuzione di quel brano da parte dei miei ragazzi. Ah! Quanti ne abbiamo suonati e cantati! Quanti saggi e piccoli spettacoli ci hanno visti protagonisti! Quante emozioni! C’erano anche delle arrabbiature, ma quelle sono già dimenticate. Perché, col passare del tempo, bisogna sempre rammentare il bello e il buono di ogni esperienza, non gli aspetti negativi.

Quando interrogavo un alunno in merito ad un brano musicale dicevo sempre: “Fammi sentire il meglio che sai fare. Non m’interessa ciò che non sai suonare. Voglio ascoltare i brani che sai eseguire bene”. Il ragazzo s’impegnava, ce la metteva tutta, perché quella era una vera e propria esibizione, non solo davanti a me, ma davanti a tutti i compagni, e ne andava del suo orgoglio. Per me c’era la soddisfazione di conoscere la sua performance migliore che, qualche volta, riusciva persino a commuovermi. Bei momenti!

Ora non mi resta che augurare, a tutti gli studenti e alle loro famiglie, agli insegnanti, ai miei ormai ex colleghi, ai collaboratori scolastici, ai dirigenti, al personale amministrativo, un sereno, proficuo, collaborativo e interessante anno scolastico. Buon 2023/2024!

venerdì 1 settembre 2023

La bicicletta di Kat

 


La bicicletta che vedete in foto mi fu regalata da mio padre quando avevo undici anni e stavo per iniziare la scuola media.

Mi raccontò di essere stato nel migliore negozio della città dove, dopo essersi ben guardato intorno, scelse proprio questa Legnano azzurra. Il negoziante, forse vedendo il suo abbigliamento modesto, gli disse che quella era la bicicletta più bella e costosa del negozio e, forse, avrebbe potuto sceglierne un’altra più economica, tanto più per una ragazzina. Mio padre era un gran risparmiatore, molto accorto nelle spese, ma quando decideva finalmente di acquistare qualcosa, voleva che fosse di un certo pregio, pertanto disse al negoziante che voleva proprio quella e non gli importava quanto costasse.

Così mi portò a casa la Legnano, che andò ad aggiungersi alle altre due biciclette di famiglia. Quelli non erano i tempi in cui i genitori accompagnavano in macchina i figli a scuola. I figli si arrangiavano, a piedi o in bicicletta.

Per di più, noi non avevamo proprio la macchina. Papà asseriva di non averne bisogno e che l’auto l’avrebbe acquistata per me quando avessi compiuto diciotto anni. Lui andava al lavoro in bicicletta, mia madre faceva altrettanto per fare la spesa e io pedalavo per andare a scuola. Mi sembra ancora di vedere mia madre arrivare ogni giorno, con la spesa nel cestino, accolta dal gatto che le correva incontro aspettando qualche boccone buono che, puntualmente, arrivava. Non c’erano pioggia o vento che ci fermassero. Solo con la neve andavamo a piedi. Eppure stavamo tutti bene. Mai un’influenza! A diciott’anni compiuti, puntuale alla promessa, arrivò la mia prima Cinquecento e, da quel momento, fui io a portare a spasso mamma e papà.

La bicicletta rimase in garage per un po’ di anni, poi il traffico aumentò e diventò nuovamente comodo usarla per spostarsi in città, soprattutto nei periodi affollati come fiere e manifestazioni varie.

Sono passati almeno cinquant’anni, ma la vecchia Legnano fa ancora il suo dovere. La uso soprattutto nei giorni di mercato, quando è difficilissimo trovare un parcheggio, e pedalerò sicuramente tra una quindicina di giorni quando la nostra città ospiterà Cheese, una manifestazione internazionale che presenta formaggi e loro derivati da tutte le parti del mondo. Usare la macchina sarà impossibile, ma la bicicletta riuscirà ad infilarsi dappertutto e, con i miei due cestini, potrò anche portare a casa comodamente eventuali acquisti.

Insomma, papà aveva visto lontano ed io sono molto affezionata alla Legnano, perché mi ricorda lui, il suo amore e la sua premura per me.

E vai con le pedalate!


martedì 15 agosto 2023

lunedì 31 luglio 2023

Le nostre vacanze

 Anche quest’anno le vacanze sono terminate e, ancora una volta, sono state scelte in modo da includere anche il nostro cagnolino Terry. Siamo stati ad Alassio, meta facilmente raggiungibile in auto, e con tutti i comfort a disposizione.

Sono stati giorni molto rilassanti, con lunghe camminate sul bagnasciuga, ginnastica in spiaggia, nuotate, passeggiate serali sul lungomare e nel caratteristico “budello”, spettacoli musicali e tante conoscenze. E’ incredibile quanto possa essere socializzante la presenza di un cane. Per prima cosa, era richiesto l’avvicinamento a tutte le cagnoline che si trovavano in giro, perché Terry voleva annusarle e accostare il suo naso al loro, in una sorta di rudimentale bacio. Ovviamente, scambiare quattro parole con i proprietari, diventava d’obbligo. Poi c’erano le persone che ci fermavano lungo la strada chiedendo di poterlo accarezzare. Infine c’erano coloro che incontravamo in albergo, al ristorante, in tutti i luoghi frequentati. In tanti lo volevano coccolare, perché lui si mostrava come un cagnolino educato, silenzioso e tanto morbido.

Se è pur vero che la presenza di Terry un po’ ci abbia limitati nelle varie attività di nostro interesse, vedere la gioia nei suoi occhi e l’amore per noi nel suo sguardo, era un’emozione impagabile. Forse saremo di parte, ma a noi sembrava proprio di vederlo sorridere!










giovedì 20 luglio 2023

Storia vera del decadimento sociale di un uomo.

 Conobbi Gianni una decina di anni fa quando, dopo aver adottato il nostro cagnolino, mio marito ed io iniziammo a frequentare un parco cittadino per insegnargli a socializzare. Trovammo un gruppo di persone già ben affiatato, ciascuno con il proprio pelosetto e, mentre i nostri animali giocavano ed socializzavano, anche noi imparammo a conoscere i vari proprietari e ad inserirci nel gruppo. Ci si vedeva parecchie volte la settimana ed arrivammo anche ad organizzare incontri al ristorante o in pizzeria. C’era gente di ogni età, dalla studentessa universitaria al professionista, al pensionato, alla segretaria...Gianni era disoccupato. Il suo sogno era quello di diventare un OSS e di lavorare in un ospedale, o al servizio delle persone. Aveva frequentato un corso e fatto il tirocinio in una clinica e ci mostrava orgoglioso le sue fotografie col camice bianco ma, al momento dell’esame, era stato bocciato. Aveva riprovato una seconda volta ad iscriversi al corso, ma non era nemmeno stato ammesso a frequentarlo. Si consolava facendo il dog-sitter, attività che svolgeva in modo encomiabile. Amava molto i cani, soprattutto la sua cagnolina Betty. La sua compagna lo ospitava e lo manteneva, aspettando tempi migliori.

Negli anni seguenti gli amici del parco si diedero da fare per raccomandarlo e farlo assumere in diverse ditte, ma lui, invariabilmente, combinava qualche guaio o, addirittura, si dimenticava di presentarsi, e venne ogni volta licenziato. La sua compagna, a quel punto, circa due anni fa, dovette rendersi conto che Gianni non avrebbe mai lavorato e che avrebbe dovuto mantenerlo a vita. Lei, che lavorava giorno e notte senza mai concedersi un attimo di riposo, credo fosse arrivata ad un punto di saturazione tale da non poter sopportare oltre. Non poteva andare avanti all’infinito a sobbarcarsi le spese per il compagno, con i suoi vizi per Bacco e Tabacco, e la cagnetta, così lo cacciò di casa insieme a Betty, lasciandogli però la macchina, in modo che potesse muoversi e cercarsi un lavoro.

A quel punto l’uomo, disperato, si rivolse ai suoi familiari, madre e fratelli, che non vollero nemmeno vederlo e, successivamente, agli amici del parco, che invece lo ospitarono, gli diedero soldi e gli trovarono altri lavori, che perdette regolarmente. A quel punto era chiaro che, chiunque se ne fosse fatto carico, avrebbe dovuto ospitarlo e mantenerlo a vita. Tutti noi avevamo le nostre famiglie: figli, genitori a carico, compagni...Tutti avevamo i nostri problemi. Non potevamo adottare un uomo di più di cinquant’anni.

Gianni trovò casa presso lontani parenti, aiutò un conoscente a vendere maglie al mercato, poi mio marito lo incontrò quest’anno, intorno a Natale, e Gianni gli disse che ormai stava vivendo in macchina. Nessuno lo contattava più, perché non aveva un recapito e nemmeno un cellulare.

Da allora non avemmo più notizie, fino a qualche sera fa, quando al telegiornale sentimmo una notizia che ci sconvolse, avvalorata poi da articoli su parecchi giornali, con tanto di nome, cognome e fotografia. Un clochard, originario della provincia di Cuneo, era stato ammazzato brutalmente a B.  Dei conoscenti lo avevano invitato a farsi una doccia a casa loro poi, per chissà quale motivo, avevano iniziato a picchiarlo fino a spaccargli la cassa toracica. Infine lo avevano denudato e messo ad agonizzare sotto la doccia bollente, ustionandolo. Dopo due ore, avevano chiamato il 118 dicendo che l’uomo si era sentito male sotto la doccia. Poveri illusi, non si rendevano conto che ci sarebbe stata un’autopsia e che il delitto sarebbe stato scoperto!

Di fatto, il povero Gianni è morto in questo modo atroce e la piccola Betty, sporca e denutrita, è finita in gabbia in un canile, proprio lei che è sempre vissuta libera e amata per tutti i suoi dieci anni di vita.

Tutti noi che l’abbiamo conosciuto siamo sconvolti. Era incapace di mantenere un lavoro, forse per il suo vizio del bere, ma non era cattivo. Amava le persone e gli animali. Era gentile. Chissà, forse, se avesse realizzato il suo sogno di diventare OSS, la sua vita sarebbe stata molto diversa e sarebbe ancora vivo. Lo ricordo ad un pranzo, vestito come un damerino, con completo scuro, camicia bianca e cravatta, oppure nel parco, dove era sempre attorniato da tanti cagnolini, come in questa foto.



Mi sono sempre chiesta come sia possibile che un uomo possa scendere tanto in basso da diventare un senzatetto. Ora lo so.

Riposa in pace Gianni. Se il Paradiso esiste, sicuramente ora sei là, perché l’Inferno lo hai già vissuto sulla Terra. Noi ti ricorderemo con affetto e l’olmo che tu hai piantato nel parco sarà sempre lì a parlarci di te...


mercoledì 12 luglio 2023

Sono arrivati i ladri?

Come molti di voi sanno, io ho un cagnolino di razza volpina che si chiama Terry e che ha undici anni. Lo portammo a casa all’età di due mesi e, subito, seppe farsi valere, senza mai piangere, ma abbaiando a gran voce per farsi prendere in considerazione. La cosa bella è che, se tanto abbaia quando è a casa, per segnalare qualsiasi movimento nelle prossimità del cancello (soprattutto quando arriva il postino! Sembra diventare matto!), quando è fuori casa ammutolisce di colpo e nessuno gli sente più la voce. Si guarda intorno con grande interesse, si avvicina a tutti i cani che incontra per conoscerli, si fa coccolare da tutti, ma dalla sua bocca non esce nemmeno un bau. Persino ai gatti, che fa correre come matti ogni volta si presentino nel nostro cortile, quando siamo in giro non dice nulla. È persino arrivato a “baciarne” uno, muso contro muso!

Per i primi due anni di vita non venne mai lasciato solo. C’era mia madre, malata di Alzheimer e da sorvegliare ventiquattro ore al giorno, pertanto, chi si occupava di lei teneva anche compagnia a Terry. Tutto cambiò con il decesso di mia madre. Non era più necessaria una badante e non si poteva pensare di portarlo sempre con noi. La prima volta fu proprio per la messa di trigesima di mamma. Come lasciarlo a casa da solo? Non gli era mai successo prima e sapevo di cagnolini che mettevano a soqquadro la casa se lasciati soli.

Mi venne in mente che lui era molto interessato a guardare fuori, qualora avesse sentito un rumore, e avrebbe tentato di aprirsi la porta, graffiandola. Si poteva però fare in modo di fargli raggiungere la finestra, in modo che potesse avere il controllo a piacimento sul cortile e sulla strada. Davanti alla finestra avevo giusto un tavolino, che ricoprii con un panno, infine misi una sedia davanti al tavolino e lo invitai a raggiungere il davanzale della finestra, cosa che fece prontamente. Poi provammo ad uscire e lui rimase zitto e fermo al suo posto, come una fiera sentinella. Così siamo andati avanti in questi ultimi nove anni. Appena sistemiamo la sedia, lui capisce già che deve salire sul davanzale, si accomoda e ci aspetta, senza combinare alcun tipo di guai.

Sabato scorso, però, mio marito ed io siamo usciti con alcuni amici e al ritorno, appena entrati in cortile con l’auto, è successo un fatto impensabile. La porta si è aperta e Terry, scodinzolando, ne è uscito venendoci incontro.

Mi si è gelato il sangue addosso. Erano venuti i ladri e avevano, ovviamente, lasciato aperto!

Il mio secondo pensiero è stato per il cane. Per fortuna non gli avevano fatto del male!

Il terzo pensiero è andato a cosa fare. Entrare, con il rischio di incontrare i ladri? Chissà che disastro avremmo trovato!

Veramente non sapevamo quali pesci pigliare. Abbiamo aspettato un po’, fatto le feste a Terry, sperando che i ladri se ne andassero… Poi siamo entrati alla chetichella, un passo alla volta, guardinghi…Niente! Tutto era al suo posto, nulla era stato toccato. Non abbiamo potuto pensare ad altro che, uscendo, ci fossimo dimenticati di chiudere la porta di casa. Sarà stato il caldo a darci alla testa? Un principio di Alzheimer?

In ogni caso, tutto è bene quel che finisce bene, anche se ho sempre davanti l’immagine della porta che si apre da sola con Terry che ne esce scodinzolando. E adesso, ogni volta, controlliamo entrambi di aver chiuso la porta a chiave!

lunedì 26 giugno 2023

Gita sul lago di Como.

 Questa settimana abbiamo trascorso alcuni giorni sul lago di Como. Complici le ferie di nostro figlio, abbiamo potuto lasciare a lui il cagnolino che, con questo caldo, avrebbe sofferto veramente troppo a starci dietro!

Abbiamo alloggiato in un delizioso B&B a Cernobbio e la scelta del luogo è stata azzeccata, perché ha reso possibile le partenze in traghetto, per qualsiasi destinazione, senza mai trovare code. In particolare, abbiamo visitato Cernobbio, Como, Brunate, Bellagio e Varenna. A Cernobbio abbiamo visto splendidi panorami e, da fuori, meravigliose ville. A Como, città di Alessandro Volta, abbiamo ammirato il Duomo, con la sua facciata tardo gotica. All’interno, abbiamo sentito le prove per un concerto per oboe e organo. A Brunate siamo saliti con la funicolare e poi abbiamo percorso, a piedi, una lunga salita per raggiungere “Il balcone delle Alpi”, una terrazza con vista panoramica spettacolare. La vista ne valeva la pena, ma che fatica la salita con il caldo!

Bellagio è stupenda, con tante stradine piene di gradini, bellissimi negozi e un pittoresco centro storico. A Varenna non abbiamo potuto esimerci dal percorrere la famosa “passeggiata degli innamorati. Splendido il viaggio sul battello, della durata di due ore, che ci ha permesso di vedere ville e borghi meravigliosi affacciati sul lago. Pochissimi italiani tra le migliaia di turisti intorno a noi. Tutti stranieri!

In conclusione, è stata una piccola vacanza, ma molto piacevole!
Cernobbio

Piazza centrale a Cernobbio

Il duomo di Como

Villa sul lago

Splendida villa sul lago

Una delle caratteristiche strade fatte a scale di Bellagio

Bellagio lungolago

Varenna e la strada dell'amore

Nesso

Veduta dall'altura di Brunate


mercoledì 31 maggio 2023

Un tuffo nei ricordi...

 Oggi era un bel pomeriggio di sole, che mi ha invogliata ad inforcare la bicicletta per fare una bella pedalata in periferia. Come spesso succede, sono passata davanti al poligono di tiro, nel cui cortile si trova la casetta che mi ha vista nascere. In quel luogo ho trascorso gli anni più belli della mia infanzia, in cui tutto era amore, amicizia, bellezza, musica e felicità.

 Un uomo mi ha vista ferma davanti al cancello e mi ha aperto, così ho potuto ripercorrere il viale alberato che porta al poligono e rivedere da vicino quel luogo a me caro. Ho persino ritrovato un amico d’infanzia di mio cugino e, insieme, abbiamo ricordato i tanti momenti belli vissuti in quel posto. In sottofondo si sentivano gli spari dei tiratori, un suono a me noto fin da bambina. E’ proprio vero che, gira e rigira, le nostre radici ci attraggono sempre!

Avevo già raccontato, anni fa, la storia del tiro a segno e della mia infanzia ad esso collegata. Per chi non l’avesse mai letta, la riporto qui.


Ricordi d'infanzia al tiro a segno


I più bei ricordi della mia infanzia risalgono al primissimo periodo, da quando avevo iniziato a capire e a memorizzare ciò che mi circondava, fino ai cinque-sei anni circa.

E’ incredibile come si siano fissati nella mente quei ricordi così lontani nel tempo!
Essi sono legati ad un luogo particolare, che io amavo moltissimo: il tiro a segno.

Il poligono in fondo al viale alberato

Non si tratta del tiro a segno di un luna park, come qualcuno potrebbe pensare, ma di un poligono di tiro demaniale, in cui i militari di leva si recavano per le esercitazioni durante il periodo di addestramento.
I miei nonni erano stati, fin dai tempi antecedenti alla seconda guerra mondiale, i custodi di quel luogo e le loro quattro figlie e tutti noi nipoti eravamo nati là, nella grande, vecchia casa demaniale.
Mio nonno e le sue quattro figlie
 Il tiro a segno si ergeva solitario in aperta campagna, tra campi di grano e di trifoglio; l’ingresso era costituito da un lunghissimo viale alberato da secolari ippocastani e ricordo che la mamma usava spesso raccontarmi che la mia nascita era avvenuta all’ombra di un ippocastano (differentemente dal tradizionale cavolo!)
C’erano vasti spazi: un grande cortile, la vecchia casa piena di stanze, tra cui una grande cucina, una sala da pranzo stile "trattoria” e una cantina sotterranea buia, profonda e misteriosa. Poi c’era l’edificio del tiro a segno, con lo stemma della Repubblica e la bandiera svettante sulla cima, tante porte che nascondevano uffici, armadi pieni di fucili, luoghi che mi apparivano misteriosi…

Io, a tre anni, nel cortile del tiro a segno.
Ricordo che, aprendo una porta , si accedeva ad una stanza senza soffitto che, al posto del pavimento, aveva un prato verde ricoperto interamente da margherite…nei ripostigli poi, si scoprivano sempre nidiate di gattini e gli oggetti più strani…c’erano persino un monopattino ed una bicicletta-tandem!
Dietro l’edificio si trovava una serie di alti cumuli di terra ricoperti di arbusti, trifoglio, piantine di menta e fiori selvatici, che servivano a fermare le “pallottole vaganti”. Sotto a queste collinette si trovavano le trincee, dove gli uomini preposti a quella attività, alzavano e abbassavano, attraverso una specie di carrucola, i bersagli per i tiratori. Tutto intorno c’erano i campi di grano coltivati dal nonno.

Papà ed io nei campi del tiro a segno
Una volta all’anno scendevano dalle montagne i pastori per portare le greggi a pascolare nei prati circostanti. C’era un’apertura in una siepe ed io potei avvicinarmi a loro. Conobbi una bambina della mia età chiamata Graziella ed insieme trascorremmo giorni a giocare con gli agnellini. Chissà dove sarà adesso!
D’estate, i generi e le figlie venivano ad aiutare il nonno per la trebbiatura e poi si facevano delle grandi feste. Durante il lavoro, la nonna mi teneva compagnia all’ombra delle grandi e odorose colline sovrastanti le trincee e mi raccontava molte storie. 
Nonna Ghitina
 Tutte le domeniche parenti ed amici arrivavano dalla città per la classica merendina…nonna Margherita, detta “ Ghitina” era uno scricciolo di donna, ma abile ed attiva e nonno Toni era un uomo apparentemente burbero, ma dal cuore d’oro. Avevano tantissimi amici e non c’era domenica che non avesse la sua festa. Benché si fosse agli inizi degli anni ’60, la zona era così solitaria che ancora non era stata raggiunta dalla corrente elettrica, perciò la gente ballava alla luce di una grande lampada a gas, e la musica proveniva da un vecchio grammofono a 78 giri. 

Il nostro vecchio grammofono. Lo conservo ancora.
A turno si girava la manovella per dargli la carica (a volte qualcuno girava troppo in fretta e le voci maschili diventavano femminili….) e, ogni due facciate del disco, bisognava cambiare la puntina. C’era un’atmosfera così familiare, gioiosa e calda in quei momenti, mentre le lunghe ombre si proiettavano sui muri e le risate risuonavano nelle stanze!
Poi cominciavo a dare segni di stanchezza e zia Lucia mi accompagnava in un immenso letto, per farmi sprofondare in un morbido cuscino di piume d’oca e per cantarmi la ninna nanna. Ricordo ancora adesso il suono della sua voce e le mie sensazioni di allora: era una voce cantilenante, lamentosa, ma anche rassicurante e piena d’amore e presto mi addormentavo, sognando di danzare alla luce della grande lampada.

Per quel che ricordo, questa somiglia alla lampada dei nonni.
Riconosco, col senno di poi, che la vita non dovesse essere facile per i miei nonni in quel luogo così isolato e privo di comodità, ma per me, bambina piccolissima, era un luogo magico. I nonni si sentirono in seguito effettivamente troppo vecchi per continuare a fare i custodi e lasciarono il posto ad altre persone più giovani, così il mio breve sogno, ben presto naufragò.

Non ho mai dimenticato il tiro a segno: ci sono tornata qualche volta da adulta, con la scusa di far vedere al mio bambino il luogo della mia nascita. Il nuovo custode ci ha permesso di visitarlo e ci ha spiegato tutte le innovazioni apportate nel corso degli anni. Adesso è un circolo privato, un moderno poligono con attrezzature all’avanguardia, settori specializzati e armi sofisticate.


Non mi sembra più così grande e sconfinato, adesso sono cresciuta e i miei orizzonti si sono allargati. Intorno sono state costruite abitazioni, cascine, capannoni e la strada è stata allargata e asfaltata.
Sono rimasti però i campi di grano, il profumo di menta selvatica, le collinette ricoperte da arbusti e fiori di campo, dove un falco costruisce ancora, ogni anno, il suo nido, da cui spicca superbi voli planari.
E sono rimasti i ricordi della famiglia patriarcale, con le sue sensazioni di affetto, di solidarietà e di calore umano.

Non si possono dimenticare le proprie radici!

venerdì 19 maggio 2023

Il giro d'Italia nella mia città.

Ieri nella mia città è partita una nuova tappa del giro d’Italia. Non ricordo bene, ma mi pare di aver sentito dire che siano trascorsi ben ventiquattro anni dalla volta precedente, pertanto, per i braidesi si trattava di un’occasione da non perdere, considerate anche le scuole e la viabilità chiuse. Tutti a piedi o in bicicletta, quindi, per una full immersion nel mondo ciclistico! Per fortuna, anche il tempo si è comportato a dovere e non è piovuto, nonostante grossi nuvoloni neri incombessero in cielo. Pure noi non abbiamo perso l’occasione per uscire in bicicletta e poi gironzolare per la città, incontrare tanti amici e conoscenti e trascorrere una serena mattinata all’aria aperta. Un grosso “In bocca al lupo” ai corridori e…vinca il migliore!








martedì 25 aprile 2023

Quel maledetto male di vivere...

 

In questi giorni sono rimasta molto scossa dalla morte di un mio concittadino, che non ha più sopportato il suo male di vivere e si è tolto la vita a soli quarantanove anni. 

Conoscevo M. solo superficialmente, in primis come padre di una mia ex alunna. Una volta sua figlia aveva litigato con una compagna e le aveva lanciato un portapenne addosso durante una mia lezione. Già da qualche tempo era particolarmente disattenta e l’avevo rimproverata spesso, ma quel portapenne era stato la goccia che aveva fatto traboccare il vaso, tanto da scriverle una nota sul diario. Il giorno dopo erano arrivati i suoi genitori.  Mi aspettavo delle rimostranze, come adesso usa fare per difendere i figli, invece loro, soprattutto il padre, erano veramente mortificati e si erano profusi in scuse, affermando che, se avevo apposto quella nota, proprio io, nota per la mia pazienza, doveva proprio essere stato un fatto grave e mi chiedevano umilmente perdono per non aver saputo educare al meglio la ragazza. Alla fine, mi ero ritrovata a consolarli, confortarli, spiegando che, in fondo, si era trattato solo di una ragazzata e non me ne ricordavo già quasi più. Questa coppia, così addolorata, mi aveva profondamente colpita.

Lo apprezzavo poi come musicista. Mi piaceva starlo ad osservare mentre suonava la chitarra o il basso con il suo gruppo durante i  concerti. Mi era sempre sembrato felice.

 Infine avevo tanto sentito parlare di lui dal papà, mio collega carissimo di tanti anni fa. Mi raccontava di M. bambino, poi adolescente, poi ancora giovanotto laureato e, in fondo, mi sembrava di conoscerlo da sempre. 

Sono tre giorni che penso a lui, così sensibile, gentile e fragile, una bella persona, interiormente e fisicamente e, da madre, moglie e figlia quale io sono, provo ad immedesimarmi nel dolore dei suoi familiari: enorme, insopportabile, lancinante, insieme a quella terribile sensazione di impotenza, di non aver capito abbastanza, di non aver consolato al momento opportuno...

Probabilmente ha pensato di andarsene portandosi via tutto il suo male di vivere, ma quel grande dolore invece resterà qui e si moltiplicherà in tutti coloro che l'hanno amato o anche soltanto conosciuto, perché era un uomo speciale e mancherà immensamente a tutti.

Ciao M. spero che tu possa trovare lassù quella serenità che in Terra non hai mai trovato. Forse il tuo papà, che là ritroverai, saprà consolarti. Riposa in pace. 



mercoledì 12 aprile 2023

La street art di Giò Botta

Prosegue il prezioso lavoro del bravissimo artista Giovanni Botta, mio concittadino, per abbellire la nostra città. Il suo capolavoro più grande è quello dei dipinti sui piloni di una tangenziale, ma le sue riproduzioni si trovano anche sulle panchine di un parco e sulle scale di vari edifici. Centinaia sono poi i suoi ritratti, che toccano personaggi famosi, casi di cronaca, ma anche persone del luogo che si sono distinte in qualche modo o che sono mancate. 

Giovanni è una persona semplice che, modestamente, non dice di chiamarsi artista ma solo uno che disegna e colora. I fatti parlano diversamente però! Lui è effettivamente un artista, anche se di mestiere è un operatore socio sanitario presso una casa di riposo.  Dipinge per passione, cercando di comunicare agli altri messaggi positivi. Le sue produzioni sui piloni rappresentano una vera mostra a cielo aperto, visitata ogni giorno da molte persone di tutte le età, anche quelle che, magari, non hanno la possibilità di vedere quei dipinti originali nelle loro sedi. Lui afferma che, se anche solo ad un ragazzino, verrà voglia di imparare a dipingere vedendo le sue riproduzioni, sarà per lui una grandissima soddisfazione.

Che dire, noi concittadini possiamo dirci veramente grati a Giovanni per i suoi artistici regali e per voler condividere i suoi messaggi di speranza con noi! 







Immagine tratta dalla pagina Facebook dell'artista





Immagine del fotografo Tino Gerbaldo