sabato 26 giugno 2021

A proposito di bufale...

 


Ricevo un video con un tizio che parla e sparla a proposito di un argomento medico. Chiedo alla persona che me l’ha inviato se conosca questo personaggio e lei mi risponde che non lo conosce, ma che si fida della sua credibilità perché il video le è stato inviato da una persona amica. Probabilmente quell’amica lo aveva ricevuto, a sua volta, da un’altra amica e così via. Tutti a fidarsi perché ad inviarlo è stata una persona conosciuta. Ma chi è il tipo che parla nel video? Cerco il suo nome sul web e scopro che si tratta di un regista, noto per i suoi discorsi dissacratori  e presunte rivelazioni di teorie complottiste su  svariati argomenti di attualità. Il video contiene pubblicità, per cui presumo che il tipo in questione abbia anche un ritorno economico per queste sue performance.

Rifletto: perché dovrei credere a lui piuttosto che a persone, principalmente medici,  che conosco realmente e che so per certo siano molto più competenti di un regista su un argomento del genere?

Eppure molte persone si fidano di ciò che ricevono perché il mandante è un amico e non vanno oltre, senza interrogarsi  sul fatto che ciò che sentono o leggono potrebbe essere una bufala. Così continuano a girare ad altri amici il messaggio e la fanfaronata aumenta il suo potere sulla gente.  ( oltre ad intasare il web)

Modestamente  suggerisco di cercare sempre informazioni sugli autori dei messaggi ricevuti. Non conta chi ce li ha inviati, ma chi li ha costruiti. Avrà attinto da fonti attendibili? Persone accreditate e competenti sulla materia?  Esattamente come succede per la pubblicità di prodotti dimagranti, rinforzanti, guaritori di ogni male. Sono presentati da presunti noti dottori, poi si cerca il loro nome sull’albo dei medici e si scopre che non esistono.


 

Carlin Burdese e Anna Maria Sciutto

venerdì 18 giugno 2021

Il paese delle rose

A meno di un’ora di viaggio in auto, dalla mia città si arriva in alta Langa nel ridente Comune di Bossolasco, conosciuto come “Il paese delle rose” o “Perla delle Langhe”.

Le strade del centro storico sono completamente decorate da bellissime e profumate piante di rose e si ha l’impressione di vivere in un mondo incantato. Ci sono inoltre panchine colorate, la bella chiesa di S. Giovanni Battista, un grandissimo angelo che domina la vallata, alcune case interamente coperte d’edera e tanti strani personaggi come l’omino di latta in bicicletta e l’omino di cartapesta all’osteria. Nei dintorni, campi di grano, vigne e tante piante di ginestre.

Lo scrittore Beppe Fenoglio trascorse qui i suoi ultimi anni. Un vero Paradiso !

Scorcio della via centrale

Romantici tra le rose!

L'omino all'osteria

L'omino costruito con i vasi dei fiori

La panchina colorata

La casa ricoperta d'edera

L'angelo che veglia sulle colline

Campi di grano, vigneti e ginestre


martedì 8 giugno 2021

Prof, come decise d'insegnare musica?

 Un giorno, un’alunna di terza media mi chiese: “Prof, come decise di diventare un’insegnante di musica?”

In classe con i miei alunni, qualche anno fa...

Allora raccontai, a lei e alla classe, la mia storia.

 Mia madre, fin da quando ero piccolina, mi diceva che da grande avrei dovuto diventare una maestra perché è una professione bellissima, a contatto con i bambini, che comunicano tanta gioia di vivere. Per essere una brava maestra, però, era indispensabile, secondo il suo parere, saper suonare il pianoforte e cantare. Lei non aveva mai dimenticato gli anni delle elementari quando, una volta la settimana, veniva nella sua classe una maestra di piano che suonava bellissime melodie e insegnava fantastiche canzoni. Ah che momenti meravigliosi per mia madre, che amava il canto ed aveva la voce di un usignolo!

 Così, per fare in modo che anche i miei futuri alunni potessero provare la sua stessa felicità, mi mandò a lezione di pianoforte all'età di otto anni, poco prima di iniziare la terza elementare.

In quell'occasione la mia insegnante scoprì un’allieva molto portata per la musica e veloce nell'apprendimento, tanto da piazzarmi sul palco dopo pochi mesi con il primo saggio e suggerirmi, fin da allora, di proseguire gli studi in modo serio.

Fu così che, dopo alcuni anni, cominciai a pensare che avrei potuto diventare sì un’insegnante, ma una professoressa di musica…

Mi ritrovai ad insegnare proprio nella scuola che mi aveva vista alunna e, conversando con i docenti, scoprii in seguito che la famosa “musa ispiratrice”, la pianista che aveva conquistato il cuore di mia madre, era la mamma di una mia anziana collega, Francesca B. La vita intreccia i suoi fili sottili e spesso li riannoda misteriosamente proprio per noi.

 Posso dire, in più di 40 anni d' insegnamento, di aver visto spesso la felicità negli occhi dei miei alunni, in occasione degli spettacoli musicali, ma anche semplicemente durante il canto o le esecuzioni strumentali in classe.

 Mamma aveva ragione. La musica può veramente donare la felicità ed io sono contenta di essere riuscita a regalare ai miei alunni, almeno qualche volta, la stessa gioia che provava lei quando cantava, da bambina, con la sua maestra.