domenica 29 gennaio 2012

Una domanda per la prof...


Qualche giorno fa mi trovavo in una classe prima, alle prese con l’ultima interrogazione prima della fine del quadrimestre.  Ciascun alunno doveva esibirsi nell’esecuzione di un brano per flauto dolce, possibilmente scelto tra quelli più difficili, con tutte le note della scala di DO.



Ad un certo punto si è avvicinata alla cattedra una ragazzina, con fare timoroso: “Professoressa, avrei bisogno di parlarle!”
“Beh, dovrei finire di interrogare ma, se è importante,  dimmi pure…”
“Professoressa, non vorrei che poi mi prendesse in giro…”
“Dovresti sapere che non sono una persona che prende in giro gli alunni! Se hai un problema esponilo pure e vedremo di risolverlo, non aver paura!”

Ho sospeso quindi l’interrogazione, mentre gli alunni ancora senza voto continuavano ad esercitarsi e le melodie si sovrapponevano disordinatamente, anche con qualche maldestro sibilo, con grande rischio per la mia salute mentale. Se il problema era però così urgente, potevo ben rischiare un mal di testa!

“Ecco prof... Ehm... Vorrei sapere da lei...tra i miei stivaletti e quelli della mia compagna, quali le piacciono di più?”

Meno male che ero seduta, però mi sono cadute ugualmente le braccia, come si suol dire!

Ma le avevo promesso di essere seria, perciò le ho detto che erano belli allo stesso modo. In effetti si differenziavano solo per il colore e per la lunghezza dei piedi….

lunedì 23 gennaio 2012

Niente resta immutato...

“Niente come tornare in un luogo rimasto immutato ci fa scoprire quanto siamo cambiati”.
Nelson Mandela


Mi è capitata sotto agli occhi questa frase ma, almeno nel mio caso, succede spesso il contrario, cioè che sia io a sentirmi immutata mentre il mondo intorno a me sta cambiando.
Ieri, tanto per fare un esempio, era una giornata splendida di sole, troppo bella per restare chiusi in casa. Sembrava veramente che fosse già arrivata la primavera. Mio marito ed io non potevamo però uscire insieme perché mio figlio lavorava e uno di noi doveva, per  forza di cose, restare con mia madre a controllarla. Si è offerto di rimanere lui, con la prospettiva comunque di poter stare in giardino a svolgere piccoli lavoretti alla luce del sole; io non avevo nessuna voglia di prendere la macchina ed andare in città, perciò ho scelto una bella passeggiata a piedi.

Partendo da casa mia e svoltando a sinistra ci si può dirigere verso la città, cosa che si fa nella maggior parte dei casi mentre, girando a destra, ci si incammina verso la campagna e la nuova tangenziale che attraversa i campi ( quella delle foto sottostanti di mio figlio, per intenderci).

Era tanto che non camminavo a piedi in quella direzione ed ho scoperto un sacco di cambiamenti. Tanto per cominciare, la maggior parte delle case è stata ristrutturata e colorata, diventando molto più gradevole. Quelle che frequentavo da ragazzina ed in cui vivevano le mie amiche ora hanno cambiato proprietario ed alcune non ci sono nemmeno più, sostituite da eleganti condomìni, altre sono state completamente trasformate e quasi irriconoscibili. Persino i campi, che prima costeggiavano normalmente la strada, ora si intravedono dietro un recinto di ferro zincato, la carreggiata è stata ampliata e porta le indicazioni di una pista ciclabile ed una zona pedonale. I marciapiedi, che prima nemmeno esistevano, (addirittura la strada era sterrata) ora sono persino  dipinti di rosso e sembrano un elegante tappeto. Quand’ero ragazza c’erano poche case e tantissimi campi, ora invece sono spuntati capannoni ovunque, come funghi. Ho scoperto persino una struttura per un’associazione ONLUS ed un’altra per arbitri di calcio.  Non l’avevo mai saputo!


C’è ancora il naviglio però, il canale d’acqua dove mio padre bambino ed i suoi amici facevano il bagno. ( a quei tempi l’acqua era limpida ovunque e non inquinata…) L’abbiamo sempre chiamato al femminile “La bialera” ma non ho mai saputo da cosa derivasse il nome. Ora, con Internet, ne scopro l’origine: “La derivazione del termine, registrato nei dizionari piemontesi ottocenteschi dello Zalli e del Sant'Albino, da beale o bedale 'rivo', rinvia alla base gallica BEDO- fossa, canale”.

Nel praticello che costeggia il naviglio c’è una novità: un pilone votivo che non è ancora stato terminato del tutto, infatti solo una delle quattro nicchie è stata dipinta. Chissà chi è il pittore!


Cammina, cammina, seguendo il nuovo marciapiede rosso, sono finita in mezzo ad una serie di capannoni, fabbrichette, centri di assistenza per auto e camion…La strada non era più quel rettilineo che ricordavo…Dov’ero finita? Non mi raccapezzavo più. Possibile che mi fossi persa in un luogo da sempre conosciuto? Ma non era più quello! 

Finalmente sono riuscita ad orientarmi ed a capire dov’ero finita, un luogo dietro la strada principale che una volta era aperta campagna. Cammina, cammina sono arrivata al “tiro a segno”, un luogo del demanio in cui, tanto tempo fa, i militari andavano ad esercitarsi a sparare, mentre ora lo fanno i privati.


Quel luogo ha sempre esercitato un fascino particolare su di me, perché è quello in cui sono nata. Mia madre, le sue sorelle, i miei cugini, tutti siamo nati lì, perché i miei nonni ne erano i custodi. Ah! Per noi nipoti quello era un posto magico, con le trincee, i campi, le feste domenicali…Mia madre mi diceva sempre che non ero come gli altri bambini che nascono sotto ai cavoli, io ero nata sotto gli ippocastani ed in compagnia degli alpini ed era vero, perché anche accanto alla casa c’era un enorme ippocastano, oltre a tutti quelli del viale d’ingresso, e gli alpini lì erano sempre numerosi. In effetti, anche se molte cose sono cambiate, rinnovate, ammodernate, il lungo viale alberato c’è ancora ed il tiro a segno mi attira sempre come una calamita.

Pian piano sono tornata a casa, camminando con lo sguardo verso il Monviso che diventava sempre più rosa e rosso, mentre il sole calava lentamente dietro le cime.
Erano le 17, 30 e c’erano ancora 14 gradi. Tutto sommato, anche se sarebbe stata più bella in compagnia, è stata comunque una passeggiata bellissima.
Niente come tornare in un luogo completamente mutato ci fa scoprire quanto sia venuto il momento di cambiare.”
Katherine

giovedì 19 gennaio 2012

Uomini o pupazzi?

Questo 2012 non poteva cominciare peggio: oltre a tutti i problemi legati alla disoccupazione, all'aumento delle tasse, all'allungamento dell'età lavorativa ecc, si sono visti incidenti di ogni genere, assassinii, fino ad arrivare al naufragio della Costa Concordia. 


Accendere la tv o leggere i giornali significa aggiornarsi su avvenimenti sempre più drammatici. Ci sono giorni in cui vorrei soltanto chiudere occhi ed orecchie e non sapere più niente.
Penso a tutte quelle persone disperate che hanno perso i propri cari a causa della follia umana: mariti gelosi che compiono intere stragi familiari, ragazzi che corrono in macchina verso un appuntamento con i corrieri della droga ed uccidono un bambino sulle strisce pedonali, il comandante di una nave che mette a repentaglio la vita di quattromila persone, con il rischio di causare danni irreparabili all'ecosistema, solo per "inchinarsi all'isola" e farsi vedere al timone di una bellissima nave, come a dire: "Guardate tutti che bella nave comando io!" Un comandante che scappa per primo sulle scialuppe di salvataggio infischiandosene di chi ha lasciato a bordo e che si giustifica affermando che "quello scoglio non era segnalato sulle carte". Mi chiedo: "In quale mondo stiamo vivendo?"
Dove sono finiti il buonsenso, i valori della vita, l'orgoglio, il senso di responsabilità, la serietà delle persone?

Nel piccolo, le stesse cose succedono a scuola. Quando si tratta di votare i rappresentanti al Consiglio Comunale dei ragazzi, si scopre che uno dei favoriti ha ripetuto tre volte la prima, è una persona che non si impegna in nulla ma, essendo più grande e di bella presenza, è uno che "cucca" parecchio. Non vi dico gli strafalcioni nelle sue relazioni. E poi  ci sono i piccoli gesti quotidiani: la pallina, la matita lanciata, lo spintone, lo scherzetto...Che importa se lo spintone può causare una caduta da una scala, la matita può ferire un occhio, le forbici usate per scherzo possono tagliare per davvero, il libro lanciato contro il vetro può causare una tragedia, con le schegge che possono colpire le persone...Che importa, mica lo si è fatto apposta: si scherzava, si giocava... 
Una mamma non ha nemmeno firmato la nota sul diario in cui si dice che il figlio ha ferito un compagno: era stanca, aveva da fare ed era appena tornata dalla palestra...

Io dico sempre alle mie classi che esse rappresentano il nostro futuro e che hanno il compito molto importante di risollevare le sorti di questo vecchio Paese in difficoltà, ma potranno farlo solo se impareranno a comportarsi con serietà, affrontando i problemi che verranno con senso di responsabilità ed impegno. A volte sembrano sentirmi, altre volte continuano a tirarsi palline, a ridere...chissà se tenteranno, un giorno, di mettere in pratica quanto oggi noi docenti diciamo! Spesso ho l'impressione di combattere anch'io, come don Chisciotte, contro i mulini a vento.

Eppure bisogna credere e sperare che, un giorno, il futuro sarà migliore e che l'uomo, toccato il fondo, dopo aver ammirato il "Grande fratello, l'isola dei famosi" e similari, tornerà ad impegnarsi per cercare i valori veramente importanti nella vita e per impedire che certi fatti terribili, provocati dalla sua  leggerezza, possano ancora accadere. L'uomo di domani non dovrà più meravigliarsi e gridare all'eroe quando un suo simile compie semplicemente il suo dovere, come se fosse un evento del tutto straordinario, ma dovrà egli stesso operare con senso di responsabilità per meritare il nome di UOMO, o il mondo gestito dai pupazzi ci porterà alla rovina.

venerdì 13 gennaio 2012

Parlano le immagini 2

Tutto è relativo e tutto può cambiare a seconda dei punti di vista e degli interessi in gioco.
Un esempio? Eccolo! :)




lunedì 9 gennaio 2012

PARLANO LE IMMAGINI...


Sono a corto di idee...Non mi sembra proprio di avere nulla da raccontarvi, perlomeno, nulla che valga la pena di farlo. Allora stavolta vi parlerò attraverso le immagini. Non le mie, ma quelle di mio figlio, appassionato di fotografia, ed anche attraverso le sue descrizioni, che mi sembrano abbastanza particolari. Insomma, si sa che "ogni scarrafone è bello a mamma sua", perciò "cuore di mamma promuove sempre".
Spero comunque che i suoi scatti vi piacciano.


                                                      EMERSIONI SONORE

Lame di luce sezionano il palco creando geometrie intricate nel buio. Luminose spirali ascendenti si posano gentilmente sui musicisti, trasformandoli in silhouettes dorate che emergono dal nero. Una voce calda impasta versi sentiti già mille volte, mentre violini e contrabbasso creano un tappeto di melodia su cui tutto comodamente si poggia. Un saxofono addolcisce il finale e, quell’ultimo suono, sembra quasi si faccia inseguire. Poi arriva una nota piena che potrebbe continuare all’infinito. Rimango aggrappato a quell’istante: un presente palpabile, conscio dell’essere vissuto, mi avvolge. Mai come ora tutto è così chiaro: ascolto...immobile





MONDI PARALLELI

Una funambolica tangenziale sostituisce il cielo. Sotto di essa si snoda la campagna circostante con i suoi piccoli sentieri. Flussi separati scorrono paralleli, ciascuno seguendo i propri ritmi: quello veloce delle macchine verso la città e quello lento della campagna. Ciuffi morti di gramigna sporgono da sopra l’asfalto alla base dei pilastri come fossero punti di sutura tra questi due mondi complementari che sembra non vogliano sfiorarsi.


 .

martedì 3 gennaio 2012

AMARCORD...


E anche il 2012 è arrivato. Sembra ieri che si parlasse del 2000, della famosa profezia di Nostradamus: "Mille e non più mille!" eppure siamo ancora tutti qui e sono già passati dodici anni.

Quest'anno mio marito ed io non avevamo tanta voglia di festeggiare: basta sentire la tv, leggere i giornali, per rendersi conto della situazione difficile in cui viviamo, anche se, fino a questo momento, non ci ha ancora toccati direttamente e poi sono alcuni anni che festeggiamo da noi, sempre a causa del fatto che non possiamo chiudere in casa mia madre da sola. Da almeno quattro anni l'anno nuovo mi coglie, intorno alle quattro o alle cinque del mattino, ancora intenta a lavare pentole e bicchieri, a rimettere tutto a posto, a spazzare e lavare i pavimenti... Insomma, quest'anno abbiamo voluto iniziare il 2012 nell'ozio, comodamente spaparanzati sul divano a guardare la tv, dopo una cenetta intima e romantica a due. Il prossimo anno, probabilmente, riprenderemo a festeggiare con tutta la ciurma di amici e parenti, ma una pausa ci voleva!

Man mano che passano gli anni aumentano anche i ricordi e non riesco a non pensare ai bellissimi Capodanni di quand'ero ragazzina.

 
Li festeggiavamo nel garage di una sorella di mia madre, che era abbastanza capiente da contenere tutta la famiglia materna: quattro sorelle, gli zii e i cugini. I miei cugini sono più grandi di me rispettivamente di quattordici ed otto anni, perciò allora erano già sposati e con figli, inoltre c'era ancora mia nonna che, nonostante l'età, riusciva comunque egregiamente a fare le ore piccole.
Sarà la nostalgia per tante persone che ora non ci sono più, sarà perchè quando si è ragazzi sembra tutto più bello, ma quei Capodanni mi sono proprio rimasti nel cuore. Dopo la cena, cucinata dalle zie nel pomeriggio e il tradizionale brindisi, si cominciava a cantare.
Erano vecchie canzoni che conoscevano i nostri genitori, ma noi giovani ci univamo al coro volentieri e le imparavamo subito . Alcune erano anche un po' maliziose e tutti sorridevano nell'intonarle: 

"Il cacciatore nel bosco, mentre alla caccia andava, incontrò una signorinella graziosa e bella e se ne innamorò...La prese per la mano e la portò in un prato..."

"Su e giù per la contrade, di qua e di là si sente la voce allegramente dello spazzacamin... E dopo aver mangiato, mangiato e ben bevuto, gli fa vedere il buco, il buco del camin..."

La voce da soprano di mia madre si stagliava un'ottava sopra le altre e quella tenorile di mio zio Giovanni faceva da controcanto.
Tendo l'orecchio, frugo nella memoria...eccole lì quelle voci...le odo...com'erano belle! Non le sentirò mai più.
Poi si giocava a carte, in genere a scopa, e mio padre e zio Giovanni, i due mattacchioni, facevano in modo di mettersi sempre contro e poi baravano..."Hai barato!" Si accusavano l'un l'altro, e si facevano i dispetti, negavano, se ne dicevano di tutti i colori,  ma era solo una commedia e tutti quanti ci divertivamo come matti, loro per primi.
Mio cugino invece era l'esperto delle barzellette, una seguiva l'altra come le ciliegie e noi a piegarci in due dalle risate. Seguivano le danze, con un vecchio giradischi a 45 giri e giù valzer, tanghi, mazurke, twist, cha-cha-cha, hully -gully...Che sudate!
Insomma, ci divertivamo con poco, erano feste semplici, ma c'erano l'entusiasmo, la gioia, il calore della famiglia...cosa potevamo volere di più?

Ho ritrovato delle vecchie foto: chi sono mai quei due abbracciati? I miei genitori...E chi guarda dalla parte opposta all'obiettivo? Mia nonna, che non voleva mai essere fotografata... E mio padre? Anche lui guarda verso mio zio...forse si stava preparando alla battaglia delle carte, visto che non ha più la cravatta!

L'anno nuovo inizia con il ricordo dei Capodanni
passati e lo sguardo rivolto al futuro...

Forza e coraggio: si ricomincia!