E anche il 2012 è arrivato. Sembra ieri che si parlasse del
2000, della famosa profezia di Nostradamus: "Mille e non più mille!"
eppure siamo ancora tutti qui e sono già passati dodici anni.
Quest'anno mio marito ed io non avevamo tanta voglia di
festeggiare: basta sentire la tv, leggere i giornali, per rendersi conto della
situazione difficile in cui viviamo, anche se, fino a questo momento, non ci ha
ancora toccati direttamente e poi sono alcuni anni che festeggiamo da noi,
sempre a causa del fatto che non possiamo chiudere in casa mia madre da sola.
Da almeno quattro anni l'anno nuovo mi coglie, intorno alle quattro o alle
cinque del mattino, ancora intenta a lavare pentole e bicchieri, a rimettere
tutto a posto, a spazzare e lavare i pavimenti... Insomma, quest'anno abbiamo
voluto iniziare il 2012 nell'ozio, comodamente spaparanzati sul divano a guardare
la tv, dopo una cenetta intima e romantica a due. Il prossimo anno, probabilmente,
riprenderemo a festeggiare con tutta la ciurma di amici e parenti, ma una pausa
ci voleva!
Man mano che passano gli anni aumentano anche i ricordi e
non riesco a non pensare ai bellissimi Capodanni di quand'ero ragazzina.
Li festeggiavamo
nel garage di una sorella di mia madre, che era abbastanza capiente da
contenere tutta la famiglia materna: quattro sorelle, gli zii e i cugini. I
miei cugini sono più grandi di me rispettivamente di quattordici ed otto anni,
perciò allora erano già sposati e con figli, inoltre c'era ancora mia nonna
che, nonostante l'età, riusciva comunque egregiamente a fare le ore piccole.
Sarà la nostalgia per tante persone che ora non ci sono più,
sarà perchè quando si è ragazzi sembra tutto più bello, ma quei Capodanni mi
sono proprio rimasti nel cuore. Dopo la cena, cucinata dalle zie nel pomeriggio
e il tradizionale brindisi, si cominciava a cantare.
Erano vecchie canzoni che conoscevano i nostri genitori, ma
noi giovani ci univamo al coro volentieri e le imparavamo subito . Alcune erano
anche un po' maliziose e tutti sorridevano nell'intonarle:
"Il cacciatore nel bosco, mentre alla caccia andava,
incontrò una signorinella graziosa e bella e se ne innamorò...La prese per la
mano e la portò in un prato..."
"Su e giù per la contrade, di qua e di là si sente la
voce allegramente dello spazzacamin... E dopo aver mangiato, mangiato e ben
bevuto, gli fa vedere il buco, il buco del camin..."
La voce da soprano di mia madre si stagliava un'ottava sopra
le altre e quella tenorile di mio zio Giovanni faceva da controcanto.
Tendo l'orecchio, frugo nella memoria...eccole lì quelle
voci...le odo...com'erano belle! Non le sentirò mai più.
Poi si giocava a carte, in genere a scopa, e mio padre e zio
Giovanni, i due mattacchioni, facevano in modo di mettersi sempre contro e poi
baravano..."Hai barato!" Si accusavano l'un l'altro, e si facevano i
dispetti, negavano, se ne dicevano di tutti i colori, ma era solo una commedia e tutti quanti ci divertivamo
come matti, loro per primi.
Mio cugino invece era l'esperto delle barzellette, una
seguiva l'altra come le ciliegie e noi a piegarci in due dalle risate. Seguivano
le danze, con un vecchio giradischi a 45 giri e giù valzer, tanghi, mazurke,
twist, cha-cha-cha, hully -gully...Che sudate!
Insomma, ci divertivamo con poco, erano feste semplici, ma c'erano
l'entusiasmo, la gioia, il calore della famiglia...cosa potevamo volere di più?
Ho ritrovato delle vecchie foto: chi sono mai quei due abbracciati?
I miei genitori...E chi guarda dalla parte opposta all'obiettivo? Mia nonna,
che non voleva mai essere fotografata... E mio padre? Anche lui guarda verso mio zio...forse si stava preparando alla battaglia delle carte, visto che non ha più la cravatta!
L'anno nuovo inizia con il ricordo dei Capodanni
passati e
lo sguardo rivolto al futuro...
Forza e coraggio: si ricomincia!