Le mie giornate sono sempre state caotiche. In famiglia
raccolgo sfoghi, problemi e lamentazioni di marito e figlio, cercando di
mediare le situazioni e suggerire soluzioni; a scuola mi ritrovo ad essere non
soltanto insegnante, ma anche psicologa, intrattenitrice, consolatrice, carabiniere e tecnico informatico; poi ci sono
le situazioni di emergenza, come il mese trascorso con operai, elettricista,
idraulico, trasportatori e una grossa gru in cortile, per il rifacimento del
tetto. Ci si è messo pure il dentista, che dapprima mi ha diagnosticato una
fortissima parodontite, che avrebbe potuto richiedere persino un intervento
chirurgico per essere risolta, infine mi ha dichiarata “miracolata”, guarita in
modo del tutto imprevedibile e quindi candidata ad alcuni impianti per
rimettere denti che ormai non ci sono più. Povere le mie tasche! E le mie
gengive!Problemi su problemi…
Mio padre, che a causa della fragile salute era
vissuto per un po’ strettamente a contatto con noi, condividendo tutti i nostri
traffici, ( a quel tempo ci prendevamo anche cura di mia madre con l’Alzheimer,
che ne combinava di tutti i colori) diceva sempre: “ Se non sono ancora
diventato matto, è proprio perché non è destino che lo diventi!”
Ora ho fatto mia
quella sua affermazione perché, a volte, anch'io ho il timore di poter perdere
la ragione.
Di notte però, quando la mente si libera dal peso delle
preoccupazioni e si abbandona alla fantasia, cosa di cui sono sempre stata
piuttosto provvista, ecco che accadono fatti meravigliosi che mi fanno risvegliare la mattina con una
deliziosa sensazione di pace e di bellezza.
Vi racconto uno dei miei ultimi sogni.
Mi trovo a passeggiare lungo una strada quando vedo un
cestino di vimini, tondo, con un bel coperchio. Lo prendo in mano e mi si
avvicina una coppia di persone mai viste nella vita reale. La signora m’interpella:
“Ah, l’hai trovato tu? Ora è tuo! E’ un cestino magico, che permette di
viaggiare volando.” Io sono molto stupita e la signora continua: “Se vuoi, ti
faccio vedere come funziona. Mio marito ed io dobbiamo andare al cimitero a
portare dei fiori e potresti venire con noi.”
Detto fatto, la signora apre il cestino e ci accomodiamo
dentro, seduti sul fondo. Stranamente si è ingrandito per permettere la nostra
presenza e sui lati sono apparsi degli oblò che permettono di vedere fuori. Il
cestino è completamente vuoto, ci siamo solo noi. Non c’è motore, ne’ una
qualsiasi attrezzatura per pilotarlo. Si alza da terra senza alcun rumore e
comincia a volare, stando però abbastanza basso da permettere la visione di
paesaggi meravigliosi. Città, campi, laghi, fiumi, foreste…
“Ma … dov’è il cimitero in cui dovete andare? “ Chiedo
sorpresa alla signora. Lei mi risponde che si trova in Scozia. Intanto
continuano a scorrere bellissimi paesaggi. Ci sono persino la Tour Eiffel, l’Arco
di Trionfo, Montmartre, la basilica del Sacro Cuore … Parigi! E’ uno spettacolo
stupendo.
Finalmente atterriamo, dolcemente, senza alcun rumore.
Usciamo dal cestino e lo vediamo subito rimpicciolire, tanto da poterlo tenere
sottobraccio. La coppia si allontana per
portare i fiori al cimitero ed io rimango sola ad osservare quanto mi sta
intorno. E’ un luogo bucolico, in aperta campagna, con piccole strade sterrate
e nessun veicolo in circolazione, a parte qualche trattore.
Le case sono i tipici cottage dipinti da Thomas Kinkade, il “pittore
della luce”, così come gli ambienti, pieni di alberi, fiori, colori.
Con il mio cestino sottobraccio mi addentro in quel paesino
da fiaba, guardo con meraviglia tutto ciò che mi circonda, saluto le persone
che passano affaccendate, tutte rigorosamente a piedi, ascolto il canto degli
uccelli, il fruscio del vento tra le fronde, il rumore di un ruscello che
scorre e i miei sensi ne traggono un piacere immenso: c’è bellezza, c’è pace, c’è
armonia e, soprattutto, una grande serenità!
Improvvisamente però … Drinnnnn! La sveglia! Il magico mondo
scompare insieme al cestino e la vita quotidiana irrompe, con la sua realtà stressante.
Però il sorriso sulle labbra c’è ancora, così come la dolcezza delle sensazioni
provate.
Meno male che esistono i sogni!