giovedì 26 dicembre 2019

La magia del Natale



Il Natale risveglia sempre la mia parte bambina: mi piace guardare film sul Natale, soprattutto se sono fantastici e i buoni riescono a vincere sul male, mi piace partecipare alla messa di mezzanotte e cantare con il coro tutti i canti di Natale, mi piace immaginare che si sia tutti un po' più buoni e m'incanto a ricordare i vecchi Natali in cui c'erano ancora i miei genitori e si facevano belle feste con suoceri, zii, cognati, e i nostri figli erano ancora piccoli e sgranavano tanto d’occhi per i doni ricevuti.

 Insomma, sento tantissimo la magia del Natale, anche se, purtroppo, devo credere che niente sarà più come prima. Tante persone care non ci sono più e i miei due cugini, che ho sempre visto come fratelli essendo noi figli unici, stanno combattendo dure battaglie per la salute.
Penso agli amici che hanno da poco perso una persona importante e cara o stanno sopportando pesanti cure oncologiche, penso al terribile dolore dei genitori di quelle due sedicenni uccise sulla strada proprio a Natale e alla famiglia distrutta di quel ragazzo che, pur incosciente e colpevole, è pur sempre un ventenne che avrà per tutta la vita un rimorso enorme da portare. Penso alle persone che ho conosciuto recentemente in un ospedale, alle loro sofferenze e preoccupazioni per il futuro e alla dedizione encomiabile dei parenti che le assistono.
Penso alle persone che hanno avuto terribili incidenti sul lavoro, proprio la vigilia di Natale e che non torneranno più a festeggiare con i loro cari.

Niente sarà mai come prima per nessuno di noi. Gli anni dell'innocenza e della fanciullezza sono ormai lontani e la realtà è tutt'altro che magica, ma il Natale tocca sempre il cuore e, almeno per un momento, si può provare a sognare e immaginare di essere ancora bambini.

 Buone feste a tutti!

giovedì 19 dicembre 2019

Emozioni al mercatino di Natale.


Tutti gli anni, come tradizione, la mia vecchia scuola propone il mercatino di Natale. Nei mesi precedenti i ragazzi, attraverso un laboratorio pomeridiano condotto dall'insegnante di Arte, hanno creato bellissimi oggetti e quaderni,  aiutati anche dall'entusiasmo di alcune insegnanti volontarie che hanno prodotto artigianalmente sciarpe, cappelli, borse, asciugamani, presine, sacchetti di lavanda ecc … al fine di essere venduti in questi giorni a compagni, genitori e docenti, per raccogliere denaro da destinare a suor Ernestina, missionaria in Tanzania.

Anche quest’anno, pur non essendo più docente nella scuola, non ho mancato di presentarmi all'appuntamento, dove ho trovato parecchie mie ex alunne addette alla vendita, alla cassa e al confezionamento dei pacchetti.  
Dopo aver acquistato delle presine e una bella scatola, ho chiesto all'alunna incaricata, una mia deliziosa “primina” dell’anno scorso,  il prezzo di alcuni, profumatissimi, sacchetti di lavanda. Costavano tre euro ciascuno e ho deciso di acquistarne cinque, per un totale di quindici euro. “ Chiedo alla prof. se posso farle lo sconto e farglieli pagare solo dieci”!
E’ corsa a cercarla.
La collega ridendo divertita, l’ha rimproverata dolcemente:

 “ Ma come, invece di fare gli interessi della scuola,  tu proponi addirittura uno sconto di cinque euro alla tua ex prof.?Dai, voglio farti contenta, le regaliamo un sacchetto in più!” 

Che tenera quella fanciulla! Voleva farmi un trattamento di favore perché ero stata la sua insegnante in prima e, quindi, mi considerava un’acquirente speciale. Gira e rigira, pur non essendo più in  servizio, riesco ancora a vivere momenti scolastici che mi emozionano!




sabato 23 novembre 2019

In ospedale!

Ospedale di Alba ( CN) dipinti alle pareti prodotti dagli alunni del liceo

Recentemente sono stata ricoverata in ospedale e ancora sono in convalescenza. Ho avuto un forte dolore al petto che mi ha fatto temere un infarto, invece si trattava di pericardite, un’infiammazione del pericardio, la membrana che riveste il cuore.

Appena arrivata al Pronto soccorso e diagnosticato il problema, sono stata subito trattenuta perché la cura a base di antinfiammatori era urgente ed andava monitorata per controllare che fosse efficace.
Non avendo subito interventi ero comunque abbastanza in forze e  libera di girare per i corridoi, conversare con degenti e parenti, fare nuove esperienze.
Ci sono stati momenti buffi e altri tristi che mi sono rimasti impressi e che ricorderò sempre come esperienze di vita.

Al pronto soccorso ho trascorso ben ventisette ore, perché il posto in cardiologia non c’era. Quello è un vero porto di mare, con gente che continua ad arrivare e partire, infermieri che corrono, campanelli che suonano,  persone che urlano e anche alcune che muoiono.
Quella notte sono stata presa a benvolere da due giovani infermieri, che mi hanno aperto un finestrino in alto per farmi prendere aria ( si soffocava), mi hanno portato una coperta per timore che avessi freddo, venivano a trovarmi spesso e cercavano pure di farmi ridere. Appena liberato un posto, hanno spostato la donna morente che avevo accanto un po’ più lontano, oltre una parete divisoria,  per lasciarmi tranquilla ed impedirmi di assistere all’eventuale decesso. Sono persino venuti a stringermi la mano e ad augurarmi buona fortuna quando me ne sono andata.

Spostata poi in reparto ho conosciuto parecchie persone buffe.

 C’era il vecchietto che aveva avuto un ictus e che non riusciva più a smettere di parlare. Era abbastanza in sé, ma parlava così tanto che nessuno riusciva a sopportarlo, soprattutto i suoi compagni di stanza. Era la macchietta del reparto. Poi c’era un prete buffo che parlava con il Signore contenuto nella sua tasca. Una volta l’ha pure perso, con tutte le infermiere che cercavano di aiutarlo a ritrovarlo. Sono venuti a trovarmi i pagliacci con il naso rosso, neanche fossi stata una bambina e c’era il giovane infermiere che ogni giorno mi scaldava il dito con vigorosi massaggi perché era freddo e non riusciva a registrare la saturazione. In camera ho avuto anche un uomo. Niente male, coetaneo, con barbetta e bel fisico asciutto, chimico industriale con buona cultura ed educazione. Girava in camera sempre in slip, comunque non era un brutto vedere. Non vi dico le mie colleghe! Mi scrivevano: “E’ vero che hai dormito con un uomo che non è tuo marito? Si è comportato bene?” E giù risate!

Ci sono stati poi incontri inaspettati.

Una sera, mentre ero in giro per il corridoio, mi sono sentita chiamare: “Professoressa, cosa ci fa qui in pigiama?” Era il mio dirigente scolastico! In quel frangente, pur non avendo mai avuto confidenza con lui, data la differenza delle nostre posizioni gerarchiche, lo vedevo però come una persona amica e mi sentivo quasi protetta dal suo atteggiamento affettuoso. Abbiamo riso e scherzato come vecchi amici! Lui era lì per assistere uno zio. Più tardi è venuto a darmi la buonanotte e a conoscere le mie compagne di stanza. La mattina successiva ci siamo rivisti, mi ha presentato lo zio, che stava per essere trasferito in una casa di cura per la riabilitazione e … “Professoressa, io non sopporto proprio di vederla in questo luogo triste! Lei così solare, positiva e sorridente non può stare qui! Non è assolutamente il suo posto! Vorrei tanto rapirla, nasconderla sotto la barella dello zio e portala via da qui!”
Mai avrei immaginato una tale affettuosità dal mio dirigente, con il quale avevo sempre avuto cordiali, ma formali, rapporti di lavoro. Ci siamo pure scambiati i numeri di telefono per mantenere i contatti su whatsapp! Chi l’avrebbe mai detto?

Un altro incontro che mi ha scaldato il cuore è stato con un mio ex alunno, ora medico in chirurgia, al piano di sopra. Passava dalla Cardiologia per caso ed è stato molto contento di trovarmi. Mi ha abbracciata, baciata, coccolata … è stato proprio un bel momento! “Se avrà bisogno di un intervento ci penserò io!” Beh, di quello ne avrei fatto sicuramente a meno e magari non proprio con il bisturi di  un alunno, ma era così felice di potermi essere utile che non ho osato deluderlo e gli ho risposto che sì, se ne avessi avuto bisogno, sarei stata molto contenta di essere operata da lui!

Altri incontri sono avvenuti con personaggi particolari.

C’era una deliziosa vecchietta di 81 anni, bionda, dolce, con un fisico da ballerina e due scarpette vezzose che era molto triste perché non aveva più la forza di accudire il marito ed era costretta ad andare in una casa di riposo con lui per potergli stare accanto; c’era un nonnetto dongiovanni che toccava il sedere a tutte le giovani infermiere e le invitava pure a coricarsi con lui, protestando energicamente perché non lo accontentavano; c’erano varie badanti italiane e straniere che mi raccontavano le loro storie fatte di sacrifici e rinunce pur di far laureare i figli e c’era la ragazza che veniva ad assistere la madre nella mia camera e poi russava tutta la notte, obbligandomi a mettermi i tappi nelle orecchie.

Ma c’era anche una giovane donna quarantaduenne, sola al mondo, che non aveva mai visite da nessuno. Passeggiavamo tutto il giorno su e giù per i corridoi e ci chiamavano “Le veline”, lei bruna ed io bionda. Lei aveva avuto un infarto e sperava di riprendersi, invece le è stato comunicato che avrebbe dovuto sottoporsi ad un trapianto ed avrebbe anche dovuto trovare dei parenti per forza, perché non era possibile un intervento del genere su una persona sola al mondo. La poverina era disperata e pensava che sarebbe stato meglio morire con l’infarto, tanto nessuno voleva prendersi cura di lei
 Ci siamo scambiate il numero di telefono, ma da alcuni giorni non risponde … spero che non le sia successo niente di brutto!

Per il resto, i dottori erano efficienti, il personale infermieristico molto gentile, disponibile e disposto a scherzare per rendere l’ambiente più sereno, le oss simpaticissime e persino affettuose.

Questa è stata la mia avventura in ospedale. Giorni che mi sono sembrati lunghi un anno, nonostante l’appoggio della mia famiglia, degli amici, dei colleghi e di tutte le persone che ho conosciuto e che mi hanno arricchita di esperienze di vita.

Ora sono a casa, dove continuo la cura e cerco di non affaticarmi troppo, ma ho ripreso ad uscire e tutte le mie attività di sempre, pur senza strafare. Da tutto questo è scaturito, inoltre,  un fatto nuovo e positivo: mio marito ha imparato a pulire la casa, a caricare la lavatrice e a stirare!

giovedì 10 ottobre 2019

Una bella giornata a Cervo Ligure.


Martedì scorso, mio marito, io e il cane siamo stati a Cervo Ligure.



E’ incredibile come, spesso, si vadano a cercare bei posti lontani, tralasciando quelli, altrettanto belli, nella regione confinante.
Non avevo mai visto Cervo Ligure e il nostro cagnolino Terry non era mai stato al mare. Come immaginavo, non ha mostrato alcun interesse per quella sconfinata distesa d’acqua ed ha fatto bene attenzione a non bagnarsi nemmeno un’unghietta. Per il resto è stato bravissimo: non ha emesso un Bau, non si è mai allontanato, nemmeno quando mio marito, nella foga di scattare le foto,si dimenticava di tenere il guinzaglio, ha socializzato con tutti i cani incontrati ed è stato educatissimo al ristorante e al bar, tanto da ricevere vari biscottini premio dagli esercenti.
La sera però era stanco morto ed è crollato addormentato come un sasso, proprio come fanno i bambini dopo una giornata di divertimento. Che tenerezza!

Per il resto posso dirvi che, quel giorno,  il mare della Liguria assomigliava a quello della Sardegna, per i colori blu e turchese dell’acqua, limpidissima; Il paesino medioevale di Cervo è delizioso e, tenendo conto dei pochi turisti di questa stagione, perlopiù stranieri, si poteva pensare che fosse proprio tutto per noi; la giornata era stupenda, calda ed assolata, tanto che sulla spiaggia c’erano parecchi bagnanti e si stava veramente bene.

Cielo azzurro, mare limpido, paesaggio da fiaba, buon cibo, l’affetto di un cagnolino … momenti sereni da apprezzare e ricordare.









giovedì 3 ottobre 2019

Buon compleanno papà!


Oggi, 3 ottobre 2019, se mio padre fosse ancora vivo compirebbe cento anni. Ho voluto vedere il 2019, in cui ricorre il suo centenario, come una sorta di portafortuna, cercando di credere fortemente che, in qualche modo, la sua costante presenza nel mio cuore possa aiutarmi a  superare i momenti negativi realizzando positività.

In effetti, almeno fino ad oggi, sono accaduti, nella mia vita e in quella dei miei familiari, alcuni fatti importanti e gradevoli, e di questo mi piacerebbe poter ringraziare il mio papà, che sempre è nei miei pensieri e, spesso,  viene a trovarmi in sogno.

Qualche sera fa ho visto l’ultimo video di Nadia Toffa, in cui ha voluto lasciare un ricordo di sé e dei suoi pensieri a tutti noi. Lei diceva che non ha senso giudicare la morte in base all'età di una persona. Non si può dire di un anziano: “In fondo aveva già vissuto fin troppo” ma, soprattutto, bisogna tenere conto di come abbia vissuto la sua vita, così come lei, giovane che sapeva di avere solo poco tempo, aveva cercato di vivere intensamente tutte le esperienze possibili della sua vita, memorizzandone ogni attimo e rendendola ricca il più possibile, tanto da sembrarle molto più lunga della realtà.

Mio padre mi aveva detto spesso che non temeva la morte, ma aveva paura della sofferenza. Lui non desiderava vivere grazie all'accanimento terapeutico, ma voleva vivere solo finché ne valesse la pena, potendo sentirsi partecipe degli avvenimenti del suo tempo e della sua famiglia.
In effetti giunse fin quasi ai novant'anni senza mai perdere curiosità, umorismo, interesse per il mondo circostante e compartecipazione alla vita della sua famiglia. Alla fine aveva gravi problemi respiratori, non riusciva quasi più a muoversi per via della mancanza di fiato, ma caratterialmente era rimasto se stesso fino in fondo, sempre uguale all'uomo che conoscevo, premuroso ed altruista verso gli altri, interessato a ciò che lo circondava. 
“ Accendi la radio e cerca una musica allegra, che non ho voglia di sentire lagne!” mi aveva chiesto appena due giorni prima di lasciarmi.
 Lui non sopportava piagnistei e lamentele. 

 “Nella vita bisogna darsi da fare, è inutile perdere tempo a lamentarsi! Tutto si può risolvere, prima o poi, con volontà ed impegno, solo alla morte non c’è rimedio!”


Ah quante volte me lo sono detta in questi anni!

Ciao papà, buon compleanno, ovunque tu sia!


domenica 8 settembre 2019

I tempi cambiano e...ci cambiano!

L’altra sera mi è capitato di riflettere su quanto siano cambiate le abitudini mentali nel corso del tempo. Pensavo a mia madre. Dopo cena, solitamente si dedicava ai suoi lavori a maglia o all’uncinetto e la sua mente era impegnata a contare i punti: uno dritto, due a rovescio … Mio padre guardava la televisione ed era concentrato sul programma. I miei nonni, probabilmente, pensavano alla giornata trascorsa, o ai progetti per quella successiva.
L’altra sera stavo guardando un concerto di Baglioni alla tv, nello stesso tempo preparavo il sugo e cuocevo le zucchine per il giorno dopo, perché sapevo di avere degli impegni e poco tempo per cucinare, contemporaneamente controllavo i messaggi su whatsapp, dove stavo seguendo l’evolversi delle nomine dei colleghi giovani. Poverini, sono rimasti chiusi per trentasei ore in una scuola ad aspettare il loro turno per scegliere la cattedra, trascorrendo tutti insieme ben due giorni e una notte, condividendo ansie e speranze. Man mano arrivavano notizie: M. ha scelto, G. ha scelto, gli altri sono ancora in attesa …
Tra una mescolata al sugo, l’ascolto di una canzone e la lettura di un messaggio, cercavo sul computer immagini e notizie su Vancouver, luogo in cui si trovava mio figlio in quel momento in vacanza. Leggevo le notizie meteo, vedevo immagini bellissime di baie azzurre e parchi verdi popolati da scoiattoli, orsi, procioni … Proprio i posti che piacciono a lui! Vedere i luoghi in cui immaginavo potesse trovarsi ( ma dal vero è un’altra cosa!), me lo faceva sentire un po’ più vicino.

Vancouver fotografata da mio figlio.
Insomma, mentre i miei genitori ed i miei nonni, probabilmente, la sera avevano in mente un unico pensiero legato alle solite abitudini, io ne avevo almeno quattro e la mia mente vagava tra le pentole in cucina, il concerto di Baglioni a Verona, l’Istituto Tecnico di Fossano ( Cuneo) e i parchi di Vancouver in Canada.
La mia riflessione, comunque, non vuole essere una lamentela verso i tempi moderni che ci costringono a diventare “multitasking” esattamente come i nostri pc, quanto piuttosto una riflessione sui tempi che cambiano coinvolgendo anche la nostra capacità di pensare e di allargare i nostri orizzonti mentali.
Sicuramente a mia madre non sarebbe mai venuto in mente di cercare documentazioni sul tipo di vita che si conduce a Vancouver, sulla sua flora e sulla fauna, ne’ avrebbe colloquiato fino all'una di notte con i colleghi, in ansia per il posto di lavoro, proprio mentre cucinava il sugo, ma non è detto che farlo oggi sia negativo. Se, per un buon mantenimento fisico, è necessario muoversi e tenere allenati i muscoli, probabilmente è utile mantenere efficiente la mente con un buon esercizio di ricerca e logica.
Molti anziani di oggi si ammalano di Alzheimer. Mia madre stessa ne era stata colpita, con mia grande disperazione. Otto anni di vita sprecati, senza ricordarsi chi era e senza riconoscere i suoi cari. Se pensiamo a Rita Levi Montalcini, che ha continuato a studiare, ricercare,relazionare fino oltre i cento anni, non possiamo che riflettere sul fatto che, far lavorare la mente, sia salutare per la sua efficienza nel tempo.
Allo stesso modo si parla molto dei musicisti, che leggono, decodificano partiture, guidano attività separate alle due mani e, contemporaneamente, seguono i movimenti del direttore accordandosi ai suoni degli altri componenti dell’orchestra. Nessuna attività cerebrale è così completa e salutare per il cervello quanto quella del musicista e questo è consigliato persino dai medici per mantenere giovane la cosiddetta “materia grigia”.
Diverso è lo stress, fatto di ansia, preoccupazioni, lotta contro il tempo per riuscire a fare tutto. Lo stress abbassa le difese immunitarie e ci rende facili prede delle malattie.

In conclusione, ben venga il multitasking con la molteplicità di attività e pensieri nella nostra vita, purché siano positivi e costruttivi.

mercoledì 4 settembre 2019

Buon anno scolastico!



E’ iniziato un nuovo anno scolastico, prima per gli insegnanti, che assolveranno i tradizionali impegni di coordinamento, aggiornamento e programmazione, poi per i ragazzi. Per la prima volta, da quando ho compiuto i sei anni, non potrò più dire:
“ Domani andrò a scuola”, perché la mia carriera scolastica si è conclusa.
Il cordone ombelicale che mi ha legato per anni a questo ambiente non credo potrà mai essere reciso. Sempre continuerò ad interessarmi alle innovazioni, ai cambiamenti della scuola ed ai progressi dei miei ex alunni, ma lo farò da spettatrice.
Tanto ho insegnato e tanto ho imparato in questi lunghi anni. Molte persone ho conosciuto, migliaia di ragazzi ho visto crescere e diventare uomini e donne, continue collaborazioni con i colleghi e il personale scolastico mi hanno permesso di maturare, umanamente e professionalmente.
Sempre ho amato i miei alunni, anche i più discoli( perché tutti hanno un lato buono, basta cercarlo!), ed è stato proprio quell'affetto per loro che mi ha dato la forza per non mollare mai, per non perdere l’entusiasmo, la voglia di costruire e lavorare insieme.
Io credo di essere una di quelle persone fortunate che, sia dai propri insegnanti che dalle personali esperienze di vita, è riuscita ad “imparare ad imparare”, rendendomi conto dei miei limiti, ma trovando il modo per continuare ad apprendere e conoscere, spinta dalla curiosità e dalla voglia di migliorare.
Non cesserò di farlo, finché ne avrò la capacità e la forza, ed è questo che auguro a tutti gli studenti ed ex studenti: “ Imparate ad imparare e non smettete mai!”
A questo punto, a tutti i nuovi insegnanti, ai miei ormai ex colleghi e ai collaboratori scolastici, al personale amministrativo, ai ragazzi delle superiori che stanno affrontando gli esami di recupero, a tutti gli alunni che inizieranno tra una settimana o poco più, auguro un sereno, proficuo, collaborativo, interessante anno scolastico!

giovedì 22 agosto 2019

Estate 2019


E’ da un po’ di tempo che non scrivo…

Mi succede spesso in estate. Con il tempo bello, con il caldo, è poca la voglia di stare davanti al pc. Inoltre, per scrivere qualcosa che valga la pena di essere letto, devo essere ispirata. In parole povere, deve succedere qualcosa nella mia vita che susciti un particolare interesse e il desiderio di raccontarlo.

In realtà, in questa calda estate non è successo nulla di particolare. Nello stesso tempo, la si potrebbe definire un’estate serena e tranquilla e la cosa mi fa persino un po’ paura, perché ho sempre il timore che tutto si interrompa e capiti qualcosa di spiacevole che possa sconvolgere tutto.

Ah certo! Se vogliamo cercare notizie tristi, basta leggere i giornali o seguire i notiziari. Tanto per cominciare, abbiamo la crisi di governo. Cosa succederà in seguito non riesco ad immaginarlo, ma non vedo prospettive troppo rosee. Credo che, a forza di litigi, battute di scarso gusto, persino di Santi tirati giù dal Paradiso in modo poco opportuno, la situazione politica italiana sia diventata lo zimbello del mondo. Gli altri Paesi ridono di noi e a noi non resta che piangere.

Poi, in questi giorni, si parla tanto di quel ragazzo francese che aveva chiesto aiuto dopo essere caduto in una scarpata fratturandosi le gambe. L’hanno ritrovato, morto, dopo dieci giorni. Il fatto, oltre a farmi sentire molto rammaricata per lui e la sua famiglia, mi fa venire in mente tutte le volte che sono stata anch’io  in apprensione per mio figlio che, soprattutto qualche anno fa,  aveva  l’abitudine di andare a camminare in montagna da solo, o addirittura di avventurarsi in moto-viaggi in solitaria. Quante volte avevo pensato: “ Se finisse in qualche burrone, se rimanesse nascosto dalla vegetazione, se fosse ferito e non potesse cercare aiuto, chi se ne accorgerebbe? Dove andrei a cercarlo? “ I giovani hanno il gusto dell’avventura e l’incoscienza della gioventù e non si rendono conto delle angosce che creano nell’anima dei genitori che, con la saggezza degli anni, vedono ben più lontano.  Ciò che temevo si è verificato, per un altro ragazzo, ma posso immaginare il dolore di quei genitori, l’ansia dei giorni dell’attesa, il senso di impotenza per non averlo potuto salvare.  

Bando alla tristezza, non voglio tediarvi ulteriormente con notizie drammatiche. Parliamo di vacanze!
Io sono stata in crociera. Ho visitato Capri e Anacapri, che mi hanno veramente incantata con la loro bellezza, sono stata a Taormina, nell’isola di Gozo e a Barcellona. Sulla nave ho visto spettacoli circensi e teatrali meravigliosi e mi sono rilassata al sole senza soffrire mai il caldo, perché in mare c’è sempre una fresca brezza. Ricordo una partenza dal porto di Malta, sdraiata su un morbido cuscino con gli occhi rivolti al cielo, cullata dal vento e dal canto di Andrea Bocelli, mentre i gabbiani planavano dolcemente davanti al mio sguardo. Avevo pensato che quel momento sembrava proprio l’anticamera del Paradiso!

Capri

Galleria della nave

Laguna blu a Gozo

Spettacolo musicale "Il giardino dell'Eden"

Taormina

I particolari taxi di Gozo
Ora mi sto godendo la vita familiare. Passeggiate con il mio cagnolino, relax in giardino, un po’ di ripasso al pianoforte,  serate con gli amici, partecipazione alle feste dei piccoli paesi limitrofi, dove si tengono commedie dialettali, mercatini, serate con assaggi di gastronomie locali e concerti di vario genere.

In fondo, basta cercare il lato positivo delle cose ed ogni momento, pur semplice, può essere piacevole e portatore di serenità.

Le vostre vacanze come sono state? Vi siete rilassati e riposati? Avete visto posti interessanti?
Attendo i vostri racconti!


lunedì 1 luglio 2019

La festa continua!


Nel post precedente vi ho parlato del mio ultimo giorno di scuola un po’  particolare e dei successivi festeggiamenti per la fine della mia carriera scolastica. Pensavate che fosse finita lì? Assolutamente no!

Qualche giorno dopo una mia classe mi ha invitata, insieme ai docenti del corso, alla pizza di fine anno scolastico. Al termine della pizza ho visto i ragazzi schierarsi come soldatini con il flauto in mano. Mi hanno fornito una sedia ed un pacco da aprire. All'interno vi ho trovato una fascia con la scritta: “Pensionata dell’anno”. Ho dovuto indossare la fascia, dopodiché i ragazzi mi hanno dedicato un brano musicale ed una poesia scritta da loro. Sono stati veramente deliziosi!



A quel punto, mi è stato vietato di togliere la fascia e le colleghe, con aria furbetta, hanno esclamato: “ Andiamo alla movida!” Quella sera, infatti, nella nostra città c’era la classica serata – giovane con musica ovunque e aperitivi. Potete immaginare la sottoscritta vagare tra migliaia di ragazzi esibendo l’etichetta da pensionata! 


Ad un certo punto ho pure incontrato una ragazza alle prese con l’addio al celibato. Ci siamo guardate. Lei portava la scritta: “ Miss sposa…tra poco!” ed io “Pensionata dell’anno!” Che coppia! Mi ha invitata a ballare con il suo gruppo e tutti ci hanno scattato fotografie … chissà dove sarà finita la mia immagine! Le mie colleghe si spanciavano dalle risate!

La sera successiva abbiamo letto su Facebook che un mio nuovo giovane collega e la sua band si sarebbero esibiti in un paese vicino alla nostra città. Mio marito ha sentenziato: “Andiamo!” Così ci siamo vestiti “da giovani” e siamo andati a ballare. La band, oltre ad essere molto piacevole da ascoltare, era anche molto scenografica: due cantanti, tre ballerine e musicisti che cambiavano abito ad ogni canzone, per non parlare del bassista che suonava sui trampoli diventando alto tre metri, faceva il mangiatore di fuoco sviluppando enorme fiammate “a ritmo”   e suonava anche il tamburo africano in mezzo a bracieri di fuoco. Con tutto ciò, la gente ballava e cantava, e anche noi ci siamo infilati nei pressi del palco per fare la nostra parte. Ad un certo punto il cantante-collega ha detto: “Ora abbiamo bisogno di un corpo di ballo che salga sul palcoscenico e danzi con noi. Giovanna, sali! Francesca, Claudia…vieni anche tu, Davide! E tu…Katherine!” Io sono rimasta di sasso, non pensavo neppure che si fosse accorto della mia presenza! A quel punto il bassista mi ha letteralmente tirata su di peso su quel palco altissimo, con mia grande paura di finire per terra con un ginocchio fracassato. Già mi pareva di leggere l’articolo sui giornali: “Quasi pensionata cade dal palco di una band nel tentativo di fare la ballerina!”
In ogni caso ce l’ho fatta e poi ho cercato di fare del mio meglio. Altro problema per scendere, ma mi ha aiutata mio marito. A quel punto, visto che le mie colleghe non fanno altro che dirmi quanto mi annoierò in pensione, diventando vecchia, brutta e senza vitalità, ho mandato loro il video della mia performance con la dicitura: “Ecco la mia prossima attività da pensionata!” Ahahahah!
Io sono l'ultima a destra, per chi non lo sapesse!! :D

In seguito c’è stato un altro collegio docenti con tutto il Comprensivo, dove ho nuovamente dovuto parlare al microfono davanti a centocinquanta persone, poi una pizza con un gruppo di colleghi molto simpatici, un’altra cena dove anche il Dirigente ci ha salutati, ( in musica!) perché andrà in pensione pure lui, altre serate di ballo, tra cui ancora due con la band del collega, il concerto di una banda diretta da un altro docente … Insomma, a farla breve, è dal sette giugno che festeggio!

A chi mi chiede: “Che effetto fa lasciare la scuola?” Rispondo: “Nessuno! Non faccio altro che trascorrere il tempo con i colleghi! Ve lo dirò a settembre!” :D

ps. Dimenticavo! Ieri è anche stato il giorno del mio compleanno!

giovedì 13 giugno 2019

Un ultimo giorno di scuola diverso da tutti gli altri...


Anche quest’anno le lezioni sono terminate, ma per me non sarà una fine d’anno scolastico come tutte le altre.  Quest’anno ho salutato le mie ultime terze, le ultime prime e seconde, ho partecipato agli ultimi scrutini e non ci saranno più esami di licenza dopo quelli che inizieranno martedì. La mia carriera scolastica è terminata.

Preferisco pensare al fatto che anch'io, come i ragazzi di terza, sarò finalmente promossa per veleggiare verso altri lidi, piuttosto che usare la parola “pensione” ma, di fatto, sarà così. 
Ho condiviso tutti i momenti più importanti della mia vita con la grande famiglia della scuola: il matrimonio, l’immissione in ruolo, la nascita di mio figlio, la malattia e la morte delle persone che amavo… ho  conosciuto le tre scuole medie della mia città quando erano autonome, poi le ho viste accorpate in un'unica grande scuola, poi ancora ho assistito alla loro separazione e alla nascita di due Comprensivi. Ho conosciuto gli albori dell’Indirizzo musicale e ancora ricordo il primo saggio sul palcoscenico del Polifunzionale, quando, per tenere compagnia all'unica prima del Musicale, tutte le classi  della Scuola avevano partecipato e avevamo tirato fuori le nostre risorse: un fantastico batterista di prima media ( grazie Marco, sei stato il nostro mito!) uno stupendo ed eclettico pianista di terza (grazie Francesco, come avremmo fatto senza di te?) e tutti i nostri “flautini”. Che ricordi meravigliosi!

Ci sono stati tanti momenti belli, altri difficili, ma siamo andati avanti sempre tutti insieme: insegnanti, personale di segreteria, collaboratori scolastici, condividendo fatiche, sostegno morale, amicizia, tristezza, allegria … qualche volta potevano esserci piccoli screzi ed incomprensioni, come in tutte le famiglie può succedere, ma abbiamo sempre cercato di superarli. 

L’ultimo giorno di scuola c’è stata una grande festa, che ho condiviso con piacere con la collaboratrice scolastica Vittoria, nella quale, oltre a tutti i colleghi attuali, abbiamo ritrovato, con enorme gioia, tantissime persone ormai in pensione tornate solo per vivere insieme a noi questo momento; sono stata salutata pubblicamente dai colleghi di Musica al saggio serale, ( grazie di cuore!) ricevendo quindi l’applauso di tutta la platea, ricca di ex alunni ormai diventati genitori dei miei allievi attuali e sono stata abbracciata e salutata sia da loro che dai miei ragazzi di questi anni, che mi hanno dedicato tante frasi affettuose ed emozionanti.


Che dire? Presto comincerà una nuova vita, piena di ricordi ed esperienze che, anno dopo anno,  mi hanno arricchita umanamente e professionalmente. Non mi resta che sperare in un po’ di buona salute e pensare a nuovi obiettivi … con calma però! Gli anni della giovinezza e delle grandi energie sono rimasti alla Secondaria Piumati, racchiusi tra i suoi vecchi muri.  Ah!  Se potessero parlare!

Grazie a tutti, di cuore!

mercoledì 29 maggio 2019

Tempo! E' sempre troppo poco!


Sembra incredibile, ma non riesco più a trovare il tempo per aggiornare questo blog.

Di solito mi siedo al pc la sera, quando ho terminato le faccende domestiche e cerco di prendere un po’ di tempo per me stessa, ma finisco sempre per dedicarmi alla scuola.
Ci sono il sito e la pagina Facebook da aggiornare, le lezioni da organizzare, le verifiche da preparare e correggere, gli spartiti da semplificare ed adattare alle possibilità dei ragazzi, le basi musicali da adeguare agli spartiti modificati, le mail della segreteria da leggere e a cui rispondere, i messaggi delle colleghe con proposte varie da commentare, i corsi di aggiornamento online, i verbali dei consigli di classe da redigere, le relazioni da scrivere, il registro online da aggiornare … la lista delle attività da svolgere è veramente lunghissima!
Qualche giorno fa ho partecipato alla “Marcia della pace” organizzata per gli alunni delle scuole cittadine ( erano più di  duemila!) e, alla fine, per dare una mano, mi sono persino portata a casa le magliette dei miei diciotto alunni, che ho regolarmente lavato e stirato. L’esperienza del bucato e della stiratura per la scuola ancora mi mancava!



Insomma, il tempo non è mai molto e mai come quest’anno la scuola l’ha assorbito così tanto.
Non vedo l’ora che terminino le lezioni per sentirmi di nuovo libera di scegliere come occupare le mie serate al pc e continuare a dialogare con voi, cari amici bloggers!
A presto!

lunedì 29 aprile 2019

Ciao mamma!

Esattamente cinque anni fa, il 29 aprile 2014, mia madre se ne andava da questa Terra. Si potrebbe dire che solo il suo corpo mi avesse abbandonata, visto che erano ormai otto anni che non conosceva più nessuno e non sapeva nemmeno di essere viva e con un corpo perfettamente funzionante. Io vivevo quindi da anni vicina a lei fisicamente, ma lontanissima dalla sua mente e dai suoi ricordi. Io per lei non ero nessuno, niente aveva più significato. Il medico mi aveva detto spesso che ormai era solo “una scatola vuota” . L’avevo persa già da otto anni .
Eppure, fino ad un anno prima, qualche parola era ancora in grado di dirla in modo appropriato e una parola, in particolare, era “Grazie”. 
Uno psichiatra che la visitò mi disse che le doveva esserle stata impartita un’ottima educazione, che era rimasta nel suo IO nonostante la malattia e il suo completo smarrimento. I miei nonni, gente semplice di campagna, avevano saputo inculcare in lei un’educazione che andava oltre ogni limite.

Meditate, genitori di oggi. La buona educazione non si dimentica più, persino quando non se ne è coscienti.
In questi anni l’ho sognata spesso, ma sempre come negli ultimi tempi in cui mi combinava un sacco di guai e mi dava tante preoccupazioni. Inconsciamente credo di essermi sentita tradita da quella mamma che mi aveva tanto amata e poi dimenticata, obbligandomi a vivere otto anni con una persona nuova con cui era impossibile ogni forma di comunicazione. Non riuscivo a perdonarglielo, pur sapendo che non era colpa sua. 
Ultimamente però sto cominciando a sognarla com’era: laboriosa, vivace, affettuosa … Il tempo è una buona medicina e sa rendere i dolori più lievi, anche se le cicatrici restano indelebili.

Ciao mamma, ovunque tu sia, riposa in pace!

domenica 21 aprile 2019

Buona Pasqua!



Anche quest’anno siamo arrivati a Pasqua.
Tutti ci mandiamo gli Auguri, parliamo di pace, serenità, felicità … Tutti speriamo, pur sapendo che intorno a noi ci sono più sofferenze che gioie, più ingiustizie che pace, più odio che serenità.

Quest’anno anch'io sento di vivere sotto tono questo giorno. Alcuni miei parenti e le loro famiglie stanno vivendo momenti veramente difficili per problemi di salute e mi sento preoccupata per loro.
Non parliamo poi di sentire le notizie al telegiornale. L’ultima, quella di una madre che ha ucciso il suo bambino di due anni perché piangeva troppo, toglie anche le certezze sulla famiglia, quel luogo dove dovrebbero regnare l’amore e la protezione, soprattutto per i più indifesi.

E poi ci sono le rappresentazioni popolari. A Natale ci sono i presepi viventi. Si rinnova nell'aria l’emozione per una nuova nascita, si sente quasi il calore umano dei pastori, della gente indaffarata nelle botteghe …
A Pasqua si celebra la Passione, si ricorda il tradimento di Giuda, si assiste alla crocifissione di tre uomini, al disprezzo dei soldati, al dolore delle donne …. No, questa rappresentazione non fa proprio per me, anche se so che è una finzione.

In ogni caso, la Pasqua è arrivata e, con essa, anche le agognate vacanze. Questa sì che è una notizia per cui sentirsi lieti! Qualche giorno di riposo ce lo meritiamo veramente tutti.

A questo punto non mi resta che augurare, a tutti coloro che passeranno da queste parti, una serena Pasqua, che sia in qualche bel posto di villeggiatura o semplicemente accanto alle persone amate, l’importante è che si possa stare bene!

martedì 12 marzo 2019

Bao - Pixar short film


Fa molta tenerezza questa mamma, già un po’ avanti con gli anni che, all'improvviso, ottiene la possibilità di essere nuovamente madre nel momento in cui un baozi  da lei cucinato prende magicamente vita e si tramuta in un bambino. Attraverso quel baozi rivive tutte le tappe che avevano segnato, poco alla volta, il distacco da suo figlio, quel figlio che prima era tutto suo e le dava tanta gioia, poi aveva cominciato a preferirle gli amici ed infine si era allontanato definitivamente con la donna che amava.

E’ dura lasciare il proprio figlio ad un’altra donna, soprattutto se lo porta lontano. E quella povera mamma, nel tentativo di fermarlo, ha finito col distruggere il simbolo di quel ragazzo che, già una volta, non avrebbe voluto lasciare andare, ingoiando per sbaglio il baozi e cadendo nella disperazione più nera.

Ma poi il figlio in carne ed ossa è tornato e la mamma, pur con un’iniziale resistenza,  ha imparato finalmente a condividerlo con l’altra donna, così come tutte dovremmo fare, perché così è la vita e gli uccellini, da sempre, lasciano il nido per diventare grandi.

Anch’io ho rivisto mio figlio in questo cortometraggio così bello e commovente da vincere un Oscar. Ho ricordato quando cominciò ad uscire di sera con gli amici e, se gli chiedevo chi fossero, mi rispondeva: “Non li conosci”! Quando vidi la mia macchina allontanarsi senza di me, perché lui aveva appena preso la patente, quando lo incontrai per caso, mano nella mano, con la sua prima ragazza e quando lo vidi caricare abiti, libri, chitarre e fotocamera in macchina per traslocare nella casa in cui avrebbe vissuto senza i suoi genitori.

Eh, non c’è niente da fare. La sindrome del nido vuoto colpisce tutte le madri, chi più chi meno. Per fortuna esistono gli smartphone per comunicare e si può sempre tentare “la via dello stomaco” con qualche allettante invito a cena! ;)