sabato 23 giugno 2012

Commozione all’esame di terza media.



C’era una volta un ragazzo arrivato in Italia da un lontano Paese dell’Africa. Non si trattava di un Paese ricco e industrializzato, ma uno di quei villaggi dove le famiglie vivono ancora nelle classiche capanne di fango col tetto di paglia, con niente altro che qualche utensile e un giaciglio di foglie di miglio. E’ uno dei paesi più poveri al mondo, che finanzia la sua economia in gran parte grazie agli aiuti umanitari e dove il tasso di alfabetizzazione è molto basso.

Il ragazzo, che chiamerò Mustafà, in base all’età venne iscritto alla Scuola Media, ma il suo grado di istruzione non era sicuramente adeguato, senza contare che non conosceva l’Italiano. La sua classe era molto numerosa, ma i compagni lo accolsero bene e fecero subito amicizia con lui, nonostante il suo comportamento fosse spesso di disturbo al lavoro scolastico. I professori si arrabbiavano, ma poi cercavano anche di capire. Il poveretto era passato direttamente dall’estrema libertà del villaggio africano alla rigidità delle regole  scolastiche europee. “Devi stare seduto nel banco, alzare la mano per parlare, stare attento alle spiegazioni, svolgere i compiti…” Ah quelle non erano certo regole che facevano per lui! C’erano poi materie o attività che proprio non gli interessavano, e allora faceva il diavolo a quattro, si alzava dal banco, girava per la classe, parlava forte, faceva i dispetti persino agli insegnanti.

In prima media il Consiglio di classe discusse a lungo sulla promozione; non si era certo impegnato o aveva raggiunto gli obiettivi richiesti, ma era grande e grosso e aveva un buon rapporto con i compagni che, non solo lo tolleravano, ma addirittura lo tenevano calmo e lo aiutavano a superare le difficoltà. Dove avrebbe trovato un altro ambiente simile? In effetti, nella classe c’erano anche due ragazzi gemelli, molto intelligenti e preparati, ma anche umili e disponibili alla collaborazione, che si prendevano letteralmente cura di lui come due bravi papà. Andavano a riprenderlo quando si attardava in bagno, lo facevano sedere accanto a loro quando era nervoso, gli parlavano dolcemente invitandolo alla calma ed all’impegno, gli spiegavano quello che non capiva. Avevano con lui una pazienza veramente da santi. Nello stesso tempo erano anche molto collaborativi con gli insegnanti. Si preoccupavano di accendere o spegnere la lavagna interattiva, chiudevano a chiave la porta della classe quando avvenivano gli spostamenti in altri luoghi, facevano in modo che sulla cattedra fossero sempre pronti i materiali giusti, come il vocabolario, i giornali, i cd ecc...

Passarono tre anni e Mustafà imparò l’Italiano e qualche materia migliorando, almeno in parte, il comportamento troppo agitato.
Il primo giorno dell’esame di terza media scrisse un testo per lui veramente strabiliante, data la correttezza ortografica e grammaticale, ma soprattutto scrisse di essere stato molto fortunato ad aver incontrato due compagni di classe come i gemelli, “Due ragazzi alti uguali, capelli neri, occhi marrone, sguardo sempre felice e bocca sorridente. Straordinari, altruisti, gentili, affidabili più di qualsiasi altro. In quei tre anni, l’avevano aiutato, sostenuto e, quando non aveva voglia di fare niente, gliel’avevano fatta venire. Gli avevano dato tutto senza nulla in cambio”

Mustafà si augurava di potersi sdebitare, un giorno, ma sentiva che sarebbe stato difficile perché l’aiuto che aveva ricevuto era “INSDEBITABILE”, però era certo che quei ragazzi “Gli sarebbero rimasti cari per tutta la vita”.


Quando giunse il giorno dell’esame orale per i gemelli, l’insegnante di lettere li fece entrare insieme,  per un momento, nell’aula, dicendo che avrebbe fatto qualcosa che non aveva mai fatto in tutta la sua vita, cioè leggere pubblicamente il frammento di un tema d’esame di un loro compagno. Disse anche che l’eccezione era proprio necessaria e presto avrebbero capito perché.
Lesse così, con grande sentimento, la parte dell’elaborato di Mustafà che li riguardava e i gemelli diventarono prima tutti rossi, poi cominciarono a piangere come fontane. A quel punto, anche la Commissione d’esame non poté più trattenere le lacrime e tutti piansero.  Pensavano alla fatica di quei tre anni, alle arrabbiature, ai piccoli e grandi successi, al sorriso di quei ragazzi nonostante tutto e tutti, a quell’alunno che, da piccolo, testardo selvaggio, si era trasformato in una persona responsabile e riconoscente, all’inevitabile allontanamento di quella splendida classe verso nuovi orizzonti e percorsi formativi. Naturalmente molti avevano dimenticato i fazzoletti ma, per fortuna, esistevano quelli di riserva della prof. di arte, che li aveva portati prevedendo la tipica “commozione da esame” e l’emergenza venne superata.
Fu per tutti un bel momento perché, nonostante quel che si può pensare, non c’è niente che dia più gioia e commozione quanto un pianto di felicità.

Questa poi non è una favola, ma quanto successo oggi nella mia commissione d'esame di terza media.

mercoledì 13 giugno 2012

E' finita la scuola!



E' passato in fretta, come sempre, ed è volato via un altro anno scolastico. Stamattina è suonata la campanella di fine lezione per l'ultima volta, per squillare nuovamente a settembre e ricominciare tutto da capo. 

Stamattina noi insegnanti eravamo in agitazione, come sempre accade quando i ragazzi hanno solo voglia di fare festa e di cacciarsi inevitabilmente nei guai. Memore delle esperienze degli anni passati, finiti con gli alunni bagnati come pulcini e una montagna d'immondizia ovunque ( gira e rigira, i giovani perdono il controllo e si tirano addosso bibite e dolciumi, visto che non sanno più divertirsi in modo corretto...) il nostro dirigente ha bloccato qualsiasi iniziativa che avesse a che fare con festeggiamenti e affini, ma tenere i fanciulli tranquilli fino alle 13,15 in una mattinata come questa non era affatto facile, perciò abbiamo iniziato la giornata con le dita incrociate, sperando anche nell'aiuto divino.

Tutto sommato a me è andata bene, tra canti a pieni polmoni, ripassi dei brani da suonare all'esame e un'esibizione musicale a favore di una collega che andrà in pensione.  Ho scattato fotografie alle terze, firmato magliette e persino braccia, ricevuto biglietti con dediche  e mangiato pizzette. Nessun incidente, tanta allegria e qualche lacrimuccia. Anche quest'anno è andata. 

Ora non restano che gli esami, che mi impegneranno fino al trenta giugno. Sarò parecchio a scuola, visto che ho ben tre terze, ma non ci saranno problemi, a meno che qualcuno si ammali e ci costringa a riaprire una sessione ad agosto tutta per lui. Ricordo che, alcuni anni fa, tutta la commissione si recò in una clinica per esaminare una ragazzina appena operata di appendicite. Quell'anno avevamo una collega claudicante, un'altra incinta che si sentiva svenire e un commissario spastico. Quando gli infermieri videro arrivare la commissione, con un'insegnante che zoppicava da una parte, un'altra sorretta a braccia perché non si reggeva in piedi e il commissario che non riusciva a comandare i movimenti inconsulti delle mani e le smorfie del viso, sicuramente pensarono che fosse arrivata una ben strana commissione e che gli insegnanti stessero peggio della ragazzina malata, che li attendeva in camicia da notte, pallida come una morta. Che esperienza!

Alla fine dell'anno c'è sempre chi mi chiede come siano i giovani di oggi e se siano cambiati rispetto a quelli di ieri. In fondo, a pensarci bene, non sono poi tanto diversi, ma è cambiato l'ambiente intorno a loro. Hanno difficoltà di concentrazione, si stancano presto e, anche quando si entusiasmano, lo fanno in modo caotico, tendendo a parlare tutti insieme e a non rispettare il proprio turno.
Durante le prove del saggio il mio coro doveva stare in piedi e non vi dico quanto i ragazzi si siano lamentati. C'era chi aveva dolori alle gambe, ai piedi, persino alle anche. Ogni occasione era buona per accasciarsi a terra, in preda allo sfinimento. Eppure io, vecchierella, stavo in piedi tanto quanto loro e non mi lamentavo.

Sono ragazzi che hanno materialmente tanto, ma solo molto soli e tristi. Una mia collega di lettere ha fatto scrivere ai suoi alunni poesie e pensieri ispirati ai desideri e ai sogni, dai quali è emersa, per la quasi totalità della classe, una grande tristezza. C'era il ragazzo adottato che si struggeva per conoscere la mamma naturale, la ragazzina che temeva la violenza del padre, quella che si sentiva rifiutata dalla madre vera e non accettava la nuova compagna del genitore, perfino l'alunno che sperava di vedere il papà fuori dalla prigione...
Ormai le storie intricate che pensavamo si vedessero solo nelle telenovele e soap-opere sono  realtà in parecchie famiglie. Beautiful è niente al confronto! 

I genitori, poco presenti a causa del lavoro e dei tanti problemi della vita di oggi, tendono a farsi perdonare giustificando e difendendo i figli a spada tratta, anche quando hanno torto, e questo non favorisce una crescita responsabile e matura.

Per  finire, i nostri ragazzi sono, in gran numero, dislessici, disgrafici, discalculici...o in cura dallo psicologo. Ogni giorno arrivano nuovi certificati medici che attestano tali patologie, persino ancora a una settimana dalla fine dell'anno.
A un certo punto il tarlo del dubbio si è insinuato anche in me e ho chiesto a mio figlio se avesse mai avuto difficoltà di lettura o scrittura ai tempi della scuola. Vuoi vedere che anch'io ho avuto un figlio dislessico e non l'ho mai appurato?
In ogni caso, per lui è tardi ormai, giacché è già laureato, ma forse avrei fatto meglio a sottoporre anche lui a una visitina, al momento giusto...Che madre snaturata!;)

Stretta la foglia, larga la via, dite la vostra che ho detto la mia...

domenica 3 giugno 2012

Latitanza dal web


Sono una latitante del web. Lo so. Non riesco ad aggiornare il mio blog, ne' a passare a leggere i vostri. Non dipende da mancanza di volontà, ma proprio dal periodo pieno d'impegni in cui sto vivendo. La settimana scorsa ci sono stati i prescrutini, ed io avevo ben nove classi cui essere presente, ora ci sono i voti da decidere, il registro da controllare, le pagelle da compilare...Non dimentichiamo poi, giovedì 31, il tradizionale saggio di fine anno, con annesse prove varie e serata a 40° in una sala gremita fino all'inverosimile da ragazzi, professori, nonni e genitori, con il mio coro che scalpitava per salire sul palcoscenico e si lamentava per il troppo caldo. Un'alunna voleva pure che le prestassi i miei spartiti "per farsi fresco". Eh no, gli spartiti, al massimo, servono per tenere fresca me, che diamine!

C'è poi il sito della scuola da aggiornare...ho così tante fotografie, articoli, notizie da pubblicare che mi sento male al solo pensarci e non riesco a decidermi da quale cominciare.
 C'è ancora il cagnolino da educare e portare continuamente a fare pipì. Prima avevo solo mia madre da accompagnare in bagno, adesso anche lui! Dietro casa c'è un pezzetto di terra non coltivata, con erba che cresce spontaneamente, dove potrebbe sbizzarrirsi a scavare e anche a fare i bisognini, così cerco  di abituarlo ad usare quel luogo e ve lo accompagno regolarmente, aspettando che "faccia con comodo". Quando, la prima volta, finalmente ha capito cosa mi aspetto da lui e si è comportato di conseguenza, l'ho premiato con un biscottino e adesso è lui che mi accompagna al posto prescelto per farmi "vedere" la sua bravura, dopodiché m'invita correndo a tornare in casa, per fermarsi direttamente davanti al...frigorifero. Ah non c'è che dire: è proprio un "volpino"!

Lunedì, oltre agli scrutini, dovrò anche preoccuparmi per una classe che ha organizzato una cena con insegnanti e genitori, durante la quale proietterà un power point che ha preparato. Siccome è una delle classi che quest'anno ha suonato a un concerto per gli anziani, la mia collega di lettere vorrebbe che ripetesse qualche brano per gli invitati. Il problema è che, a quel concerto, avevo suonato in diretta sulla tastiera mentre adesso servirebbe invece una base su disco. Io è da un po' che non uso il mio pianoforte digitale quasi nuovo  e complicatissimo ( è molto più facile usare il pc, ve lo assicuro!), così stasera mi sono riletta tutte le istruzioni per riuscire a salvare su quella benedetta chiavetta il twist che stavo suonando ed ho dovuto ripetere l'operazione parecchie volte, perché sbagliavo sempre i procedimenti.  Persino mio marito è venuto a rimproverarmi: "Cosa ti sta succedendo? E' mezz'ora che suoni sempre lo stesso brano!"
"Zitto, che sono già abbastanza nervosa per conto mio! Il mio cervello ha cancellato le istruzioni per registrare e salvare su usb e ho faticato a recuperarle... I ragazzi ne avranno bisogno  lunedì!
"Mi sembri matta a pensare ancora alla scuola anche durante il weekend!"

In effetti, mio marito non ha tutti i torti, e mi sento anche piuttosto stanca, ma ho saputo la cosa soltanto ieri e nel pomeriggio avevo anche le pulizie da fare...

Insomma, è un periodaccio. Scusate la mia assenza. Tornerò!