martedì 31 dicembre 2013

Felice 2014!

Un piccolo video creato da me per augurare a tutti voi, come recita la canzone in sottofondo, un anno nuovo ricco di giorni felici.
Buon 2014!


sabato 28 dicembre 2013

Un altro Natale è passato...

Un altro Natale è passato. 


Sembra ieri, ma ne sono già passati cinque senza mio padre e almeno sette da quando mia madre ha perso conoscenze e ricordi. Quest'anno lei era ancora fisicamente con noi, ma senza rendersene conto, come da troppo tempo ormai. 


Ricordo il Natale del 2008, quando eravamo ancora tutti insieme. Nevicava, come da tantissimo tempo non succedeva. E' inutile dirlo, ma la neve a Natale ha qualcosa di magico e rende tutto più bello.

Nevica nel mio giardino
 Sentivo dentro di me che quello sarebbe stato l'ultimo così sereno e cercavo di assaporarne ogni momento per portarlo nel cuore e non lasciarlo più andare. In effetti, è ancora là, nell'angolo dorato dei ricordi più belli, insieme ai tanti momenti felici trascorsi tutti insieme e ai racconti di papà.


Ci sono stati altri Natali memorabili. Quello del 1987, per esempio, quando la famiglia si era arricchita di un nuovo arrivo e un piccolo bambino sorrideva gattonando per casa. Mio figlio aveva dieci mesi allora e ancora mi sembrava incredibile essere riuscita a farlo così grazioso e vivace. L'anno prima non c'era e poi eccolo lì, a leccarsi i baffi e a godersi le coccole di tutta la famiglia.

Maurizio alle prese con la marmellata

Parecchi anni prima era successo, proprio a Natale, che il ragazzo uscito come amico con me e la mia compagnia si trasformasse, nel giro di poche ore, nel MIO ragazzo, diventato poi marito e padre di nostro figlio. La magia di quella notte aveva trasformato l'amicizia in amore.


C'erano poi i miei Natali di bambina, che registravano stupore e meraviglia per i doni di Babbo Natale, ma qualche volta anche piccole delusioni.

Ricordo che una volta, avrò avuto sei o sette anni, avevo chiesto una carrozzina per la bambola uguale a quella di una mia amica, così bella da sembrare vera. Al suo posto ne avevo trovata una molto più misera che mi aveva veramente delusa.  I miei genitori mi avevano spiegato che quell'anno Babbo Natale era più povero del solito e aveva dovuto economizzare, proprio come facevamo noi. Era stata dura da digerire, ma avevo cercato di avere comprensione per quel vecchietto che aveva problemi così simili ai nostri.     


Un'altra volta invece ero rimasta letteralmente a bocca aperta di fronte ad una macchinina rossa a pedali, tanto da non riuscire a mandare giù nemmeno un boccone del pranzo di Natale.


Quanti ricordi!

Quest'anno l'abbiamo trascorso serenamente in casa, noi tre, mia madre e il cane. La vigilia invece abbiamo festeggiato con l'aperitivo in compagnia dei vicini di casa, la Messa ( che non si celebra più a mezzanotte come un tempo, ma alle 22,30) e il panettone dopo la Messa, sempre con in vicini. Purtroppo non abbiamo avuto la neve, ma tantissima pioggia.

Ora non ci resta che attendere il nuovo anno, sperando che sia migliore del precedente.


E voi, avete trascorso un buon Natale?

venerdì 20 dicembre 2013

Buone Feste!

A tutti coloro che passeranno tra queste pagine, agli amici, ai colleghi, agli alunni, giunga il mio Augurio più sincero per un lieto Natale e un felice Anno Nuovo.

Dedico un piccolo video creato da me. E' questo il mio regalo di Natale per tutti voi: il mio pensiero ed un po' del mio tempo.

Un abbraccio e Buone feste!

sabato 14 dicembre 2013

Meno individualismo, maggiore condivisione!



Il momento è molto difficile e sembra proprio che la soluzione di questa crisi economico-poltica che ci attanaglia sia ancora molto, molto lontana.

Forse, però, qualche piccolo lato positivo si può ancora trovare in questo periodo così drammatico, ad esempio,  la riscoperta della condivisione e la riduzione dell'individualismo.


Ieri, per la prima volta nella mia storia scolastica, sono stata invitata ad una pizza organizzata da una classe prima: tra alunni, genitori ed insegnanti eravamo circa una settantina.  Di solito, queste cene conviviali si realizzano alla fine dell'anno scolastico e, da un bel po' di anni a questa parte, solo tra ragazzi, senza docenti e genitori.  Ieri sera abbiamo quasi totalmente riempito una pizzeria: i ragazzi avevano il loro tavolo, noi insegnanti eravamo miscelati tra i genitori, compreso il docente d'italiano, amatissimo dai ragazzi perché molto giovane e moderno, che si è ben inserito tra i papà fumatori, uscendo spesso con loro a fumare e conversare.  Dopo anni in cui i genitori non si conoscevano in pratica tra loro, nemmeno alla fine della terza media, ecco questa improvvisa volontà di socializzare, fin dal primo anno, scambiarsi gli auguri di Natale e condividere la "pizza a metri" che era stata prenotata per un gruppo così numeroso.


Mio marito, a sua volta, durante le passeggiate con il nostro cagnolino, è finito in un giardino arroccato su un cocuzzolo ( noi lo chiamiamo "il giardino della Rocca) dove ha incontrato un gruppetto molto affiatato di padroni con i loro cani, che fanno a turno per tenere pulito il giardino e si incontrano regolarmente per far socializzare i loro animaletti, facendo amicizia a loro volta. 

Ogni giorno c'è qualcuno che condivide qualcosa: chi porta l'acqua e le ciotole per bere, chi le crocchette, chi gli ossi. Mio marito allora ha portato vecchie palline da tennis per tutti, con grande felicità dei cagnolini. Ieri poi è tornato a casa veramente stupito: mi ha raccontato di un uomo arrivato nel giardino con due grossi sacchi pieni di regali per tutti. Ieri era, infatti, Santa Lucia e, secondo l'uomo, agli animaletti spettavano regali come a Natale. Al nostro Terry, che ha il pelo lungo, è toccata una bella spazzola per pettinarlo mentre, per tutti gli altri, c'erano pupazzi vari da masticare. 

Mio marito era veramente allibito: un Babbo Natale per cani? Non l'avrebbe mai immaginato!

Ora si sta già parlando di una "merenda" da giardino, da consumare tutti insieme accanto ai propri cagnolini.

Gli ho chiesto di scattare qualche fotografia. Purtroppo il suo cellulare non è granché e non è in grado di regolarsi sul movimento, comunque, se pur sfocate, (così si rispetta anche la privacy!) le immagini rendono l'idea.


Ecco il nostro Terry in primo piano che corre felice verso un cagnolino bianco e nero!
 Insomma, la gente sta cercando il modo di stare piacevolmente insieme con poca spesa e, tutto sommato, tornare al dialogo dimenticando, per qualche istante, i problemi della vita quotidiana non può fare che bene.

martedì 3 dicembre 2013

Freddo a scuola



La crisi si fa sentire sempre più.

Da tanti anni ormai insegno nella stessa scuola. E' vero: è vecchia, malandata, con gli infissi che non chiudono ermeticamente, ma non è mai stato un luogo freddo, anzi! Anche d'inverno non ci si poteva vestire molto perché faceva troppo caldo e, spesso, s'indossavano maglie di cotone anche a Dicembre. 

Quest'anno il Comune, che gestisce il riscaldamento, ha rivelato che, in tempo di crisi, è costretto a risparmiare anche sull'uso dei caloriferi, tanto che, fin dal venerdì pomeriggio, la scuola resta chiusa e la caldaia completamente spenta. 
Finora è andata bene, ma ora l'inverno è arrivato in tutto il suo vigore facendo scendere la temperatura sotto lo zero.
 
Tornati a scuola lunedì mattina, con i caloriferi appena tiepidi, abbiamo trovato in classe una temperatura che, a occhio e croce, poteva essere intorno ai dieci-dodici gradi. Quasi non si avvertiva la differenza con l'esterno.
Nessuno ha potuto togliersi il cappotto e, addirittura, c'erano alunni provvisti di sciarpa e guanti.


Convocato d'urgenza un tecnico per un sopralluogo, ha sentenziato che l'ambiente è vecchio, le chiusure sono difettose, gli spifferi sono tanti e, per farla breve, bisognerà adattarsi.

Insomma, dopo tanti anni, improvvisamente,  si scopre che la nostra scuola non è più in grado di mantenere quel poco calore che il Comune ci elargisce ( i termosifoni sono appena tiepidi e mai veramente caldi!) e che l'unica cosa da fare sia attrezzarsi. 

Io ho tirato fuori tutte le maglie di lana più pesanti che possiedo, le dolcevita, i pantaloni di velluto e, oggi, sono andata a comprarmi un paio di stivaletti con la pelliccia interna, poiché ho sempre i piedi gelati. Per la punta del naso, che sembra perennemente ibernato, invece, non ho ancora trovato una soluzione.
Oggi l'ambiente si è scaldato un po', arrivando a 15°- 16° e, probabilmente, migliorerà nei prossimi giorni, per piombare nuovamente nel gelo siberiano lunedì, dopo che la caldaia resterà spenta per altri tre giorni.

Insomma, se questo è un modo per mantenere fresche le idee ad alunni e insegnanti, sicuramente è riuscito: siamo freschi dalla testa ai piedi!!!  

domenica 24 novembre 2013

A cosa serve Facebook

Io: “Dove vai di bello con quella chitarra?”
Figlio: “ Vado a strimpellare due note con alcuni amici!”

Il giorno dopo, apro una pagina di Facebook e trovo queste fotografie. Strimpellare magari sì, ma su un palcoscenico!



Casa Ciabotto di Verduno. Lou reed jam session.
Io: “Dove vai di bello con quei vestiti nello zaino?
Figlio: “ Ah! Niente di che… vado a fare la comparsa in uno spettacolino”
Io: “ Beh, visto che non è niente d’importante,  stasera andrò a sentire un concerto d’archi”
Il giorno dopo, apro una pagina di Facebook e trovo queste fotografie. Comparsa magari sì, ma UNICA comparsa in scena! A saperlo, sarei andata a vedere quello spettacolo!



Ricordando Gershwin
Io: “Dove vai di bello con quella bicicletta caricata in macchina?”
Figlio: “ Vado a fare un  giretto in montagna”
Il giorno dopo, apro una pagina di Facebook e trovo queste fotografie. Le montagne si vedono addirittura in basso rispetto al ciclista.
Io: “ A quale altezza sei salito?”
Figlio: “ Poco più di tremila metri”
Alla faccia del giretto!


Monte Chaberton 3130 m
Adesso avete capito a cosa serve Facebook: a far sapere alle mamme apprensive quel che combinano i figli fuori casa. Essendo in differita, si evitano le preoccupazioni: ormai il fatto è già avvenuto!

mercoledì 20 novembre 2013

Ciccio

Ho parlato spesso dei miei genitori in questa mia pagina di racconti, ma non ho mai scritto nulla su mio nonno. 

Nonno Pietro
Ah! A dire la verità, il nonno paterno non l'ho mai conosciuto, visto che lasciò questa Terra prima che io nascessi, ma mio padre mi aveva parlato spesso di lui, tanto che mi sembra davvero una figura familiare.
Papà, francamente, non aveva affatto una buona opinione del suo genitore. Lo descriveva come una persona fredda, insensibile e, soprattutto, molto avara.
Come aveva odiato quei pantaloni al ginocchio, gli zoccoli duri e la giacchetta troppo leggera in pieno inverno! Quanto aveva desiderato un paio di guanti per coprire le mani intorpidite dal gelo! Mio nonno era irremovibile: quegli indumenti costavano troppo e se ne poteva fare a meno. In casa poi, faceva in modo di versare della cenere sulla legna in modo che la stufa facesse solo fumo, senza mandare calore. Mio padre, ancora bambino, pur di stare in una cucina riscaldata, era persino andato da una signora a filare la lana.
Purtroppo mia nonna era morta quando papà aveva solo otto anni e, tre anni dopo, l'aveva seguita il figlio maggiore, cosicché lui e suo padre erano rimasti soli per anni, senza quasi parlarsi, ne' mostrarsi reciproco affetto. Nessuno frequentava la loro casa: ne' amici, ne' parenti.  

Cosa poteva essere successo a mio nonno per renderlo così insensibile? Era figlio unico e questo era un fatto piuttosto strano per una persona nata sul finire dell'ottocento, quando le famiglie erano molto numerose. Forse era stato anch'egli orfano  di madre e non aveva ricevuto affetto? Oppure erano stati i lutti della sua famiglia ad avergli inaridito il cuore, che aveva chiuso al mondo per non soffrire di nuovo?

Eppure un giorno successe un fatto che rivelò un lato completamente nuovo di mio nonno.
Mio padre, tornando da una visita a quella che era ancora la sua fidanzata, cioè mia madre, si trovò a passare da una scorciatoia in mezzo ai campi. Ad un certo punto sentì un miagolio e scoprì che un gattino grigio lo stava seguendo. Provò a mandarlo via, ma il micetto continuò imperterrito, con la coda dritta, a venirgli dietro, giungendo con lui fino a casa.

Mio nonno, appena lo vide, si arrabbiò: " Hai portato a casa un'altra bocca da sfamare?" Redarguì aspramente il figlio. Il gattino però, quasi capendo che si stava decidendo il suo destino, con un balzo saltò sulle ginocchia del vecchio burbero, strofinandoglisi contro e ronfando allegramente.  
Il nonno cominciò ad accarezzarlo, ricevendo a sua volta un sacco di coccole. Qualcosa si sciolse nel suo cuore di ghiaccio. C'era un piccolo essere che gli dimostrava affetto senza giudicarlo e che chiedeva solo di essere amato.  
"Lo chiamerò Ciccio e lo terremo!" Sentenziò.

Iniziò così un periodo in cui l'anziano e il gatto vissero in simbiosi. Dormivano persino insieme e dividevano il cibo.

Quando Ciccio morì, il nonno, che non aveva versato una lacrima ai funerali dei suoi familiari, si disperò e pianse.  Mio padre non lo aveva mai visto così. Chissà, forse mio nonno non aveva mai saputo dare amore perchè non l'aveva mai ricevuto, forse, se fosse stato amato, o educato in un altro modo, sarebbe stato un uomo diverso. Mi sono chiesta tante volte come potesse essere veramente, come avesse vissuto da ragazzo, ma non lo saprò mai.

In ogni caso, Ciccio aveva saputo toccare delle corde che non vibravano da tantissimo tempo e aveva compiuto un piccolo miracolo. Mio padre era così riuscito, finalmente, a provare tenerezza per quell'uomo burbero che l'aveva generato, che forse l'amava, ma era incapace di dimostrarglielo.   

venerdì 15 novembre 2013

Sogni e paure...



Quand'ero ragazza viaggiavo molto in treno, particolarmente per raggiungere il Conservatorio ad una cinquantina di chilometri dalla mia città. Spesso, dopo le lezioni,  dovevo letteralmente correre per arrivare in tempo e, benché nella realtà non lo abbia mai perso, di notte, durante il sogno, arrivavo regolarmente in ritardo, giusto per vederlo partire davanti al naso.

Insomma, data la situazione, era abbastanza giustificato il fatto di sognare spesso il treno che partiva senza di me, ma ultimamente ho ripreso ad avere incubi in merito e non me ne so proprio spiegare la ragione. 
Qualche giorno fa, tanto per fare un esempio, ho sognato di essere in viaggio con mia madre ( tra l'altro, sana e non fuori testa com'è adesso...)ma, per  qualche strana ragione, abbiamo confuso la fermata per la coincidenza e ci siamo ritrovate, in piena notte, nella stazione sbagliata ad aspettare un treno che poteva anche non arrivare, visto che la coincidenza doveva avvenire da un'altra parte.  Eravamo sole sotto una pensilina, al buio e nella nebbia, ed io ero preoccupatissima, anche per lei, pensando al rischio di rimanere lì tutta la notte... 

Un'altra volta invece mi trovavo addirittura a New york, nel bel mezzo della metropoli, insieme a mio marito. Eravamo appena arrivati, ma la camera non era pronta ed avevamo deciso di fare un giro per ingannare l'attesa. Ad un certo punto, mio marito si era allontanato per cercare un negozio particolare e mi ero trovata sola. Aspetta, aspetta...Il sole tramontava e pian piano calavano le ombre della notte. Che fare? Potevo chiamarlo con il cellulare, ma non era possibile, perché l'avevo dimenticato in valigia. Chiedere di poter telefonare in un bar? Non ricordavo il numero! Prendere un taxi e tornare in albergo? Oh santo cielo! Non ricordavo il nome, ne' l'indirizzo! Così eccomi nuovamente lì, sola e sperduta in un'immensa e sconosciuta città, senza sapere dove andare e come comunicare. Potevo solo rimanere lì, dove ci eravamo lasciati, sperando che mio marito mi ritrovasse. Ma no, mentre pensavo a cosa fare, mi ero spostata e non riuscivo più a raccapezzarmi per tornare al punto di partenza. Panico!

Eccomi poi a Cuneo per un corso d'aggiornamento. Scoprivo che ce n'erano ben cinque ed io non sapevo quale fosse il mio! Provavo ad entrare nella prima aula, ascoltavo per un po'...Ma no! Non poteva essere quello! Allora entravo in un'altra aula... non era nemmeno quella! Intanto il tempo passava ed io continuavo ad aggirarmi lungo corridoi deserti, salivo e scendevo scale, ma non  sapevo assolutamente dove andare.

Pensavo di aver raggiunto l'età per un certo equilibrio ed una rassicurante maturità ma, evidentemente, il mio subconscio non ne è affatto convinto. Questo continuo sentirmi persa, affannata, alla strenua ricerca di una soluzione, mi preoccupa un po'. Sarà l'effetto di questi tempi così difficili in cui si vedono scomparire, ad una ad una, tutte le certezze, sarà l'idea del futuro sempre più nebuloso, con l'età e gli acciacchi che avanzano,  ma è certo che i miei sogni cominciano ad essere inquietanti.

Troverò mai, nelle mie peregrinazioni notturne, una mano amica che mi conduca alla meta?