mercoledì 20 novembre 2013

Ciccio

Ho parlato spesso dei miei genitori in questa mia pagina di racconti, ma non ho mai scritto nulla su mio nonno. 

Nonno Pietro
Ah! A dire la verità, il nonno paterno non l'ho mai conosciuto, visto che lasciò questa Terra prima che io nascessi, ma mio padre mi aveva parlato spesso di lui, tanto che mi sembra davvero una figura familiare.
Papà, francamente, non aveva affatto una buona opinione del suo genitore. Lo descriveva come una persona fredda, insensibile e, soprattutto, molto avara.
Come aveva odiato quei pantaloni al ginocchio, gli zoccoli duri e la giacchetta troppo leggera in pieno inverno! Quanto aveva desiderato un paio di guanti per coprire le mani intorpidite dal gelo! Mio nonno era irremovibile: quegli indumenti costavano troppo e se ne poteva fare a meno. In casa poi, faceva in modo di versare della cenere sulla legna in modo che la stufa facesse solo fumo, senza mandare calore. Mio padre, ancora bambino, pur di stare in una cucina riscaldata, era persino andato da una signora a filare la lana.
Purtroppo mia nonna era morta quando papà aveva solo otto anni e, tre anni dopo, l'aveva seguita il figlio maggiore, cosicché lui e suo padre erano rimasti soli per anni, senza quasi parlarsi, ne' mostrarsi reciproco affetto. Nessuno frequentava la loro casa: ne' amici, ne' parenti.  

Cosa poteva essere successo a mio nonno per renderlo così insensibile? Era figlio unico e questo era un fatto piuttosto strano per una persona nata sul finire dell'ottocento, quando le famiglie erano molto numerose. Forse era stato anch'egli orfano  di madre e non aveva ricevuto affetto? Oppure erano stati i lutti della sua famiglia ad avergli inaridito il cuore, che aveva chiuso al mondo per non soffrire di nuovo?

Eppure un giorno successe un fatto che rivelò un lato completamente nuovo di mio nonno.
Mio padre, tornando da una visita a quella che era ancora la sua fidanzata, cioè mia madre, si trovò a passare da una scorciatoia in mezzo ai campi. Ad un certo punto sentì un miagolio e scoprì che un gattino grigio lo stava seguendo. Provò a mandarlo via, ma il micetto continuò imperterrito, con la coda dritta, a venirgli dietro, giungendo con lui fino a casa.

Mio nonno, appena lo vide, si arrabbiò: " Hai portato a casa un'altra bocca da sfamare?" Redarguì aspramente il figlio. Il gattino però, quasi capendo che si stava decidendo il suo destino, con un balzo saltò sulle ginocchia del vecchio burbero, strofinandoglisi contro e ronfando allegramente.  
Il nonno cominciò ad accarezzarlo, ricevendo a sua volta un sacco di coccole. Qualcosa si sciolse nel suo cuore di ghiaccio. C'era un piccolo essere che gli dimostrava affetto senza giudicarlo e che chiedeva solo di essere amato.  
"Lo chiamerò Ciccio e lo terremo!" Sentenziò.

Iniziò così un periodo in cui l'anziano e il gatto vissero in simbiosi. Dormivano persino insieme e dividevano il cibo.

Quando Ciccio morì, il nonno, che non aveva versato una lacrima ai funerali dei suoi familiari, si disperò e pianse.  Mio padre non lo aveva mai visto così. Chissà, forse mio nonno non aveva mai saputo dare amore perchè non l'aveva mai ricevuto, forse, se fosse stato amato, o educato in un altro modo, sarebbe stato un uomo diverso. Mi sono chiesta tante volte come potesse essere veramente, come avesse vissuto da ragazzo, ma non lo saprò mai.

In ogni caso, Ciccio aveva saputo toccare delle corde che non vibravano da tantissimo tempo e aveva compiuto un piccolo miracolo. Mio padre era così riuscito, finalmente, a provare tenerezza per quell'uomo burbero che l'aveva generato, che forse l'amava, ma era incapace di dimostrarglielo.   

15 commenti:

  1. Ciao Katherine…come sai raccontare bene le storie..sono rimasta incantata a leggere!
    Anch'io ho una bella storia di mio nonno paterno e di un animale…se solo sapessi usare bene le parole ma…preferisco usare le mani! (non per fare a botte però…eheh! )
    Buona giornata!
    Carmen

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    1. Carmen, sei davvero brava a confezionare ogni sorta di oggetti con le mani, però sono sicura che anche la storia di tuo nonno sapresti raccontarla. Perché non ci provi? In ogni caso, qui siamo tra amici e non si perde, ne' vince niente!

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    2. Grazie Katherine…ci proverò! Buona settimana!!

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  2. in effetti non è che non si abbia un cuore, è che magari non si è stati educati ad usarlo... e mentre con le persone alziamo sempre barriere per proteggerci con gli animali siamo nudi

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    1. Lo penso anch'io. Vedendo quanto cuore aveva mio padre, non posso pensare che non avesse ereditato geneticamente nulla. Il cuore l'aveva certamente anche mio nonno, ma era nascosto sotto una scorza così spessa che era quasi impossibile vederlo!

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  3. Noi oggi, nonostante la crisi e problemi vari, viviamo in un relativo benessere: case comode e calde, luogo di lavoro idem; elettrodomestici e attrezzi di aiuto ecc. Non ci soffermiamo forse mai a pensare a quella che deve essere stata la vita dei nostri nonni e bisnonni.
    Penso soprattutto alla considerazione dei sentimenti e delle idee altrui, specialmente dei figli,
    dei quali non se ne aveva per nulla.
    Mia suocera (romagnola) mi raccontava che a casa sua il padre comandava a bacchetta e anche la moglie doveva ubbidire. Non si poteva chiedere ancora del cibo a tavola e nemmeno parlare. Altre cose te le risparmio. Con la madre e i fratelli negli anni 30 venne in Piemonte e il padre all'inizio rimase là.
    Mi faceva male sentire questi discorsi e non ho mai osato chiedere se volesse bene a suo padre. La madre visse fino a 90 anni e lei le dedicò sempre tutte le sue attenzioni e il suo affetto.
    Leggendo il tuo post, cara Cate, e ricordando i racconti di mia suocera ho pensato che non è per nulla vero che, come dicono alcuni, una volta era meglio. Ciao.
    Paola

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    1. S', in effetti una volta si stava molto peggio di adesso. La differenza consisteva nel fatto che allora ci si sapeva accontentare, mentre oggi, pur avendo tanto, non ci basta mai.

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  4. Tu schernisci, ma io sono convintissima che sapresti "confezionare" i racconti per il gioco di scrittura, a giudicare da questo post :)
    Hai saputo dar risalto agli atteggiamenti, quasi alla mimica del viso... se non è saper scrivere questo!
    Il racconto è bellissimo :).... e il senso condivisibilissimo: chi ama spesso è amato, ma si può anche imaparere ad amare da un certo punto della vita in poi...

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  5. Ah! Io non schernisco, veramente non credo di essere capace di inventare un racconto! Forse ho lo spirito della giornalista, poichè mi viene spontaneo raccontare ciò che vedo, sento, o mi viene narrato, ma non invento mai. Di questo fatto me ne aveva parlato veramente mio padre. Avevo notato il suo stupore per il comportamento di suo padre, che aveva mostrato per la prima volta di affezionarsi ad una creatura, fino a piangere per la sua morte. Era tanto che pensavo di raccontarlo ed ecco arrivato il momento. Anche papà sapeva raccontare bene. Quando parlava io "vedevo" con la mente i fatti descritti e sentivo le sue emozioni. Non ho mai visto Ciccio, ma sono sicura che fosse un gatto fantastico!

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  6. Questi spaccati di vita che condividi con noi io li vivo come un grande regalo.
    Ancaro da mia nonna (classe 1900) rimbrottava mio fratello bambino (1950) "Gli uomini non piangono mai".
    Questa sarà stata la regola del tuo bisnonno perchè non posso immaginare che in una qualche misura non abbia amoto e non sia stato riamato, nel modo riservato e pudico dei tempi, dalla tua bisnonna.
    Certamente la vita grama lo avrà ulteriormente indurito e solo nella vecchiaia avrà 'ceduto' al primo gesto di tenerezza anche se questo arrivava da un gattino.
    sheraungrandeabbraccio

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    1. Sì, nel passato gli uomini erano molto restii a mostrare i propri sentimenti. Chissà come sarà stata la vita di mio nonno da giovane. Sicuramente possedeva una casa, che era stata fatta costruire da suo padre, e aveva un lavoro, pertanto qualche piccolo piacere avrebbe potuto permetterselo e avrebbe potuto fare a meno di far patire tanto freddo a suo figlio. Aveva l'avarizia nel sangue e soffriva nello spendere. Mio padre, proprio poco prima di morire, mi disse scherzando che sperava proprio di non incontrare il nonno in Paradiso, perchè sicuramente l'avrebbe preso a calci nel sedere a causa del denaro speso per abbellire la sua casa, cosa che il nonno non avrebbe mai fatto.

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  7. A dispetto del suo vissuto da bambino e adolescente il tuo Papà dall'amore con cui lo descrivi in quel Paradiso ritroverà forse suo padre lieto per lui e triste per quanto inutilmente si fosse sacrificato di tutto.

    qui diluvia da giorni ininterrottamente.

    sheraunabbraccioalmenoisiamoalcalduccio

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    1. Chissà come sarebbe mio nonno adesso. Chissà se riconoscerebbe i suoi errori. Eppure, almeno geneticamente, ha saputo trasmettere una grande capacità d'amare. Probabilmente anch'egli l'aveva sempre avuta dentro, ma non ha mai saputo riconoscerla.

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  8. "mio nonno non aveva mai saputo dare amore perchè non l'aveva mai ricevuto,".quante storie di vita ho visto quante ne ho vissute con l'amore mai ricevuto. o ricevuto male. c'è un travaso sempre dall'uno all'altro in campo affettivo, l'amore non si fabbrica per nascita. però tuo padre ha amato e tanto , vedi che la spirale negativa si è interrotta . e tu continui .un gattino un uomo. il bisogno di dare e di ricevere. la vita è anche questa. fatta di momenti che spezzano la solitudine

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    1. Sì, la spirale negativa si è interrotta. Mio padre era molto intelligente e sapeva discernere i comportamenti sbagliati da quelli giusti. Lui ha dato tantissimo amore nella sua vita, sopperendo anche a quello che gli era mancato da suo padre. Ma il nonno, sicuramente, aveva dentro di sé la capacità di amare, solo che non era mai riuscito a dimostrarla, se non a quel gattino. Però suo figlio aveva riconosciuto l'amore in quella relazione tra umano e felino e non l'aveva più dimenticato, tanto da raccontarlo a me, tanti anni dopo.

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