lunedì 24 settembre 2018

Il ritmo è contagioso!


Qualche giorno fa, all'ultima ora di lezione, ero in una prima media e parlavo di ritmo. Ho presentato ai ragazzi le figure musicali e il loro valore e, insieme, abbiamo provato a ritmare la nostra prima partitura: ta  titi  ta pausa | ta tiritiri titi ta...


I ragazzi battevano le mani a ritmo. Un alunno, tornando dal bagno, ha lasciato la porta aperta e ho visto, in corridoio, le collaboratrici scolastiche (un tempo si definivano bidelle, ma ora quel termine non si usa più) che, davanti alle finestre appena aperte per arieggiare l’ambiente, scopa sotto al braccio e strofinaccio sulla spalla, ascoltavano attente e battevano le mani: taa - titi - tiritiri - taa...
Erano concentratissime e perfettamente a tempo con noi. Due alunne perfette, ma un po’ attempate. Tenerissime!

Insomma, si può proprio dire che il ritmo sia contagioso!

sabato 1 settembre 2018

Dove volerà la freccia che scoccheremo per i nostri figli?


“I vostri figli non sono figli vostri, sono i figli e le figlie della forza stessa della Vita.
Nascono per mezzo di voi, ma non da voi.
Dimorano con voi, tuttavia non vi appartengono.
Potete dar loro il vostro amore, ma non le vostre idee.
Potete dare una casa al loro corpo, ma non alla loro anima, perché la loro anima abita la casa dell'avvenire che voi non potete visitare nemmeno nei vostri sogni.
Potete sforzarvi di tenere il loro passo, ma non pretendere di renderli simili a voi, perché la vita non torna indietro, né può fermarsi a ieri.
Voi siete l'arco dal quale, come frecce vive, i vostri figli sono lanciati in avanti.
L'Arciere mira al bersaglio sul sentiero dell'infinito e vi tiene tesi con tutto il suo vigore affinché le sue frecce possano andare veloci e lontane.
Lasciatevi tendere con gioia nelle mani dell'Arciere, poiché egli ama in egual misura e le frecce che volano e l'arco che rimane saldo”.
(Kahlil Gibran)


Mio figlio

Chissà, quando mio marito ed io abbiamo scoccato la nostra freccia, invece di lanciarla orizzontalmente dobbiamo aver puntato verso l’alto…
Chi l’avrebbe mai detto. E’ pur vero che, da ragazzina amavo arrampicarmi sugli alberi, ma niente avevano a che fare con le alte rocce che scala mio figlio.  Mio marito poi, soffre pure di vertigini.  

I figli, come recita Gibran, almeno nella maggior parte dei casi sono diversi dai genitori. Io suono il pianoforte, mio figlio la chitarra, mio marito è un bravissimo tennista e suo figlio un ottimo arrampicatore. Potrei continuare per un bel po’…

I conflitti cominciano con l’adolescenza e proseguono ad oltranza. Noi genitori abbiamo la tendenza ad insegnare, a consigliare, a proibire, a giudicare, ma abbiamo perso la capacità di “ascoltare”. Me lo dicono anche gli alunni: “Io provo a parlare dei miei problemi a mia madre, ma lei minimizza, dice che non ha tempo da perdere, tanto sono tutte sciocchezze, invece per me è importante … Io vorrei qualcuno che mi ascoltasse, invece tutti vogliono che sia io ad ascoltare loro …”

Forse sta proprio lì il fulcro del problema. Saper ascoltare e ragionare con calma insieme, trovando insieme una soluzione. I nostri figli non ci vogliono come “amici”, ma nemmeno come giudici e, soprattutto, ci chiedono di essere accettati così come sono, senza essere forzati a diventare come li vorremmo noi.
Cosa facile da dire e da scrivere, ma difficile da realizzare, perché siamo umani e, anche da adulti, continuiamo a sbagliare, a correggerci e a sbagliare di nuovo.

Così non ci resta che preoccuparci in silenzio e sperare che i nostri figli, nonostante i tempi difficili, riescano ad essere felici.