domenica 29 marzo 2020

La vita è bella a dispetto del Coronavirus

Quando è scoppiata la pandemia tutti hanno cercato di far sentire la propria voce e la vicinanza  agli amici, anche se lontani.
Io, nel mio piccolo, ho pensato di dedicare un breve brano musicale che possa essere di buon auspicio perché, a dispetto del Coronavirus,  "La vita è bella".


venerdì 27 marzo 2020

Isolamento e social ai tempi del Coronavirus

In questa sorta di terza guerra mondiale che ci ha colpiti, tra l’incredulità iniziale e la paura subentrata poco dopo, angosciati dalle quotidiane immagini di malattia e morte in solitudine, in ansia per il lavoro che si è fermato e per l’economia che andrà a rotoli, isolati nelle nostre case, stiamo cercando consolazione nei social e ci siamo messi a comunicare come mai avevamo fatto prima. Si sono formati gruppi di lavoro e di amici per categorie: sportivi, casalinghe, mamme, fedeli della tal parrocchia, musicisti … tutti scriviamo e mandiamo immagini, filmati, riflessioni, barzellette, comunicazioni, ricette di cucina e chi più ne ha più ne metta.

Da un lato tutto ciò è molto bello. Abbiamo consolidato le nostre amicizie, riallacciato rapporti amicali che si erano persi nel tempo, provato il piacere della condivisione, della sensazione di sentirci compresi, consolati e meno soli.
Dall'altro lato, ci siamo messi a scambiare qualsiasi cosa ci capiti sottocchio, senza verificare se le notizie siano attendibili. In genere c’è una prima persona, ingenua, che trova sul web una notizia e si affretta a condividerla. A quel punto, chi la riceve, crede che sia farina del sacco di quella persona amica e conosciuta, quindi attendibile, e si affretta a divulgarla. Ognuno la pensa allo stesso modo: “Se l’ha mandata la mia amica, deve per forza essere vera!” E continua la catena … Arrivano così messaggi vocali di presunte infermiere e dottori che nessuno ha mai sentito nominare, video di personaggi mai visti che raccontano storie di complotti internazionali mai verificati, consigli per prevenire e curare malattie che non servono a niente, persino notizie di morti fasulle, ma tutti si affrettano a condividerle perché si fidano della fonte. Ovviamente non la fonte primaria che ha prodotto il video o il messaggio, ma chi l’ha mandata, che è una persona conosciuta e affidabile.
Non parliamo poi delle famose catene di preghiera, che possono anche essere valide e con buone riflessioni, ma concludono con: “Mandala a dieci persone amiche o la preghiera non sarà efficace!” A quel punto partono le prime dieci, dieci per dieci diventano cento, cento per dieci diventano mille e mille per dieci diventano diecimila. In pochi istanti, diecimila messaggi, tutti uguali, hanno attraversato la rete.
Così facendo, creiamo due problemi: ansia e tensione in chi riceve il messaggio con toni allarmistici e intasamento della rete, che in questi giorni è già al limite dell’esplosione. Teniamo anche conto dei materiali didattici che circolano come non mai per via delle scuole chiuse, dei film in streaming che vengono visti a gogò dall'utenza che non può uscire di casa, dallo smart working di chi è costretto a lavorare da casa.
A questo punto, sarebbe bene, prima di condividere qualcosa, verificare se sia attendibile. Basta digitare sul web il soggetto dell’argomento, del video o dell’audio, seguito da “bufala” e, se lo è, si trova subito. Infine, se proprio vogliamo condividere la preghiera o la poesia carina, copiamola invece di inviarla direttamente e poi, dopo averla incollata, cancelliamo la dicitura “inviala a dieci persone …” poi inoltriamo. Il web sicuramente ringrazierà e, forse, lo faranno anche i nostri amici, che non riceveranno dieci e più volte al giorno lo stesso messaggio .

lunedì 23 marzo 2020

Venne il Coronavirus e nulla fu più lo stesso


Questo periodo così drammatico e particolare, con le quotidiane immagini di malattia e morte trasmesse dai media, l'isolamento forzato,  la paura di un nemico invisibile, ha stimolato la mia vena creativa ed ecco che ne è nata una filastrocca in rime. Il finale è aperto, se volete, provate a scriverlo voi...


Venne il Coronavirus e nulla fu più lo stesso.
di Katherine M.

Eravamo felici con le nostre piccole cose
c’erano alcune spine, ma anche tante rose.
Vivevamo sereni con le abituali certezze,
amavamo scambiarci abbracci e carezze.
Ovunque eravamo liberi di andare
ed ogni persona potevamo avvicinare.


Ma venne il Coronavirus e nulla fu più lo stesso,
era un grave pericolo e ce lo dissero spesso.
Iniziò in sordina, sembrava una sciocchezza
ma, presto, si trasformò in tremenda certezza.
I fragili anziani iniziarono a morire,
ma anche il personale medico cominciò a perire.
Tanti, troppi, continuarono ad ammalarsi
e il personale sanitario non poté che disperarsi.


Si corse ai ripari con l’isolamento
e per tutti iniziò il grande tormento.
Tutti a cucinare, a pulire la casa, ai balconi a cantare
ma ansia, pena e paura iniziarono a serpeggiare.
Infermieri e medici diventarono angeli salvatori
chiusero chiese, negozi e aprirono i forni crematori.
Nella confusione delle idee e della subentrata paura
per la solitudine nelle case si pensò ad una cura.


Le famiglie riscoprirono il dialogo e il gioco con i bambini
trovarono il tempo per salutare i vicini.
Le case furono nidi e non più luoghi di passaggio
curate e amate come belle aiuole di maggio.
Tornarono rispetto, patriottismo, fratellanza e solidarietà,
si apprezzarono tutti i lavori e le persone di ogni età.
Sul web si formarono gruppi per condividere, dialogare, ricordare,
far sentire quella vicinanza di pensiero che può consolare.


Come terminò la storia? Il finale è ancora aperto.
La vita di molti cambiò. Questo è certo.

mercoledì 18 marzo 2020

Clausura da Coronavirus!

Si pensa sempre che certe situazioni capitino solo agli altri, poi ci si rende dolorosamente conto che il momento cruciale sia arrivato anche per noi. Di fatto, siamo tutti ad una sorta di arresti domiciliari e ciascuno reagisce alla situazione come meglio può.
A dire il vero, per me non è una grossa novità. Mi sono già trovata nella situazione di dover stare a casa uscendo solo per fare la spesa, andare a lavorare o fare una piccola passeggiata domenicale. Non è successo per un breve periodo, ma per ben otto anni, dal 2006 al 2014. Mia madre infatti, come la maggior parte di voi sa, si era ammalata di Alzheimer e non poteva essere lasciata mai sola. Godeva di ottima salute, andava dappertutto, ma la sua capacità mentale era simile a quella di un bambino di un anno. Non la si poteva ragionare in nessun modo, ne’ spiegarle cosa poteva fare e cosa no. Nell'ultimo anno non era nemmeno più capace di regalare un sorriso, ne’ di pronunciare una qualsiasi parola, tranne qualche: Mmmmm… In quegli anni avevo anche dovuto rinunciare alle ferie, tranne una volta, nel 2009, quando era morto mio padre. Eravamo così disperati che mio figlio e la signora che mi aiutava ad accudirla quando ero a scuola si erano organizzati per sorvegliarla 24 ore su 24 e permettere a mio marito ed io di trascorrere alcuni giorni al mare.
In ogni caso, erano già trascorsi tre anni di segregazione! C’è da dire, però, che a quei tempi andare al lavoro era una vera medicina! C’erano l’affetto dei colleghi, le pause caffè, i ragazzi che mi tenevano allegra con le loro suonatine e non sussistevano pericoli. Oggi, andare al lavoro è pericoloso. Non andare lo è altrettanto per il problema economico. Il Coronavirus e questa forzata clausura qualcosa di buono, forse, riusciranno pure a farlo, se proprio vogliamo analizzare la situazione fino in fondo. Si aprirà finalmente il nuovo ospedale di Verduno, dopo venti anni di attesa; si riscoprirà il piacere di stare in famiglia e condividere i piccoli lavori quotidiani; ci sarà una maggiore unione tra gli abitanti delle regioni italiane, uniti nel combattere lo stesso nemico; si imparerà ad usare la tecnologia in modo utile, per mantenere contatti costruttivi con amici, parenti e colleghi e per studiare; si troverà di nuovo il tempo per coltivare il piacere di leggere, scrivere, suonare, dipingere; aria e acqua saranno più pulite … e, forse, quando tutto questo finirà, (speriamo!)si apprezzerà di più la vita in tutte le sue sfaccettature e non si criticheranno più le persone che lavorano nella sanità e che, è proprio il caso di dirlo, come veri eroi stanno rischiando la vita per assistere i malati. Il prezzo però, per tutto questo, sarà dolorosamente troppo alto! Dal canto mio non posso proprio dire di annoiarmi. Curo la casa, cucino, stendo, stiro, leggo, suono, ascolto, scrivo su Whatsapp per amici, parenti e colleghi (ieri abbiamo superato i 400 messaggi! Credevo di schiantare e sono arrivata a chiedere pietà! ) discuto con il marito, parlo con il cane, ( voi non lo fate mai?;) ) dialogo al telefono con mio figlio e altre persone, passeggio in cortile, controllo la crescita dell’erba nel prato, leggo e rispondo su Facebook e Instagram … Non riesco mai a fare tutto quello che vorrei! Forza, facciamoci coraggio, cerchiamo di non lamentarci, di stare in casa e alla larga dal virus, prima o poi la medicina vincerà e torneremo liberi!

domenica 1 marzo 2020

Facce da Coronavirus!





(Premetto che questo post è stato scritto il primo marzo, quando la situazione in Piemonte era ancora molto tranquilla. Oggi, mantenere le distanze è un obbligo civile e ci sarebbe da stupirsi se avvenisse il contrario. Quante cose possono cambiare in una settimana!)

Di questi tempi non si parla d’altro che del Coronavirus. Anche qui, in provincia di Cuneo,  questa settimana sono stati presi i provvedimenti necessari, così come previsto per tutto il Piemonte, con scuole, chiese e teatri chiusi, ma nessuno risulta contagiato.

Nella mia famiglia seguiamo i consigli del caso lavandoci spesso le mani ( ma lo facevamo anche prima) e frequentando maggiormente i luoghi all'aperto rispetto a quelli affollati, ma, nel complesso, continuiamo a vivere come prima, senza affannarci a fare scorte alimentari, senza indossare mascherine o essere terrorizzati quando vediamo qualcuno. Ieri, ad esempio, siamo andati al mercato, incontrando parecchie persone con le quali abbiamo conversato e siamo stati anche al bar a bere un caffè.

Stasera è successo che, passeggiando per le vie di una città vicina alla nostra, abbiamo incontrato una coppia di conoscenti. Ho subito notato che, alla nostra vista, marito e moglie si tiravano su la sciarpa e la mettevano davanti alla bocca, così non mi sono avvicinata più di tanto, mantenendo una ragguardevole distanza di sicurezza. Mio marito invece ( gli uomini arrivano sempre dopo, non c’è niente da fare!) continuava ad avvicinarsi per conversare e loro arretravano. Lui avanzava e loro indietreggiavano. Siamo andati avanti per qualche minuto in questo modo. Io avrei voluto dargli un bel calcione negli stinchi, ma temevo si vedesse. Ad un certo momento deve aver realizzato che c’era qualcosa di strano e ha chiesto loro se non stessero bene. A quel punto sono sbottata io: “Non vedi che vogliono mantenere la distanza di sicurezza e tu continui ad appiccicarti come un pisello ad un baccello?”
La coppia è apparsa sollevata. Finalmente poteva rivelare le sue paure ed essere sicura che non ci saremmo più avvicinati. Mio marito cadeva dal pero. “Ma qui non c’è il Coronavirus! E noi stiamo bene!”
La signora era letteralmente terrorizzata, per cui abbiamo ancora scambiato qualche veloce convenevole e ci siamo allontanati.

Insomma, non l'avremmo mai immaginato ma … abbiamo facce da Coronavirus!