domenica 30 dicembre 2018

Buon 2019!



Sta per finire il vecchio anno e si sta aspettando quello nuovo.
Ogni volta nascono speranze per un anno migliore ma, quasi sempre, si scopre che non è diverso dal precedente e, purtroppo, qualche volta è anche peggiore.

Due anni fa avevo trascorso un terribile Capodanno. Mi avevano diagnosticato una malattia inguaribile poco prima di Natale e avrei dovuto sottopormi ad una biopsia, per confermare quella previsione, proprio nei primi giorni di gennaio. L’idea di dover cominciare un terribile calvario, che comunque non mi avrebbe mai portata alla guarigione, non era proprio piacevole, soprattutto nelle feste di Natale! Per fortuna, la biopsia aveva rivelato che i dottori si erano sbagliati, ma  ciò non toglie che io abbia rischiato di morire di paura.
Lo scorso anno a Natale mi era venuta l’influenza e, a Capodanno, l’aveva contratta mio marito. Erano almeno trent’anni che, entrambi, non ci ammalavamo d’ influenza e, ancor di più, proprio nelle feste. Ricordo che avevamo festeggiato Capodanno con un brodino!

Non so se anche quest’anno ci cadrà qualche altra tegola tra capo e collo ma, almeno fino a questo momento, nella cerchia delle mie conoscenze sono arrivate solo previsioni positive. Nel 2019 molti dei nostri amici diventeranno nonni  e alcuni amici di nostro figlio diventeranno papà, alcuni hanno trovato un nuovo lavoro e qualcuno si sposerà. Ho già detto a mio marito che, per fortuna, ho superato l’età, perché, con l’aria che tira, finirei per ritrovarmi anch’io incinta, prima o poi!

Poi però, se si aprono i giornali e si ascoltano le notizie alla tv, si sentono ancora notizie infauste: il terremoto, per esempio, o mortali incidenti stradali che coinvolgono giovanissimi, suicidi per disperazione, femminicidi, attentati …  e allora si ha paura di provare a sperare in qualcosa di buono e ci si vergogna quasi di trovarsi in un momento di tranquilla serenità, quando intorno esiste tanta sofferenza.
Voglio comunque provare a sperare, anche se timidamente. Voglio pensare che mio padre, cui quest’anno ricorre il centenario dalla nascita, possa vegliare sulle persone che ha tanto amato in vita, proteggendole dal male. Voglio credere che le persone a cui voglio bene riescano ad essere felici e  che nel mondo ci siano meno dolori, guerre  e sopraffazioni. Voglio sperare che crescano le opportunità di lavoro, abbiano fine i femminicidi e aumentino fra le persone il rispetto, la tolleranza, la solidarietà e che anche gli animali e la natura vengano maggiormente rispettati.  

Infine voglio augurare, a tutti voi che leggerete questa pagina, un felicissimo Anno Nuovo, ricco  di salute, felicità e prosperità.
Buon 2019!

sabato 22 dicembre 2018

Incontri inaspettati a Natale



Capita che un sabato pomeriggio ci si trovi ad attraversare una strada a Cuneo. Capita che, durante l’attraversamento, uno splendido ragazzo, altissimo, dall'aria dolce e gentile, ci fermi ed esclami! “ Professoressa, che piacere rivederla!”
Quel ragazzo, parecchi anni fa, era stato un alunno dell’Indirizzo musicale della Scuola in cui insegno e un mio studente durante le ore curricolari del mattino.
Ci spostiamo di corsa sul marciapiede, prima che qualche auto ci investa.
Francesco è molto contento perché si accorge spesso che lo seguo su Facebook e mi interesso della sua carriera musicale e dei suoi concerti. Sa anche che seguo tanti altri ragazzi che, come lui, sono diventati grandi e hanno trovato la loro strada.
“Prof. è proprio bello che lei si ricordi di noi e si interessi di quanto facciamo! Ne sono molto felice”!
Mi racconta di sé, della sua famiglia, della sua attività di musicista …
C’è un unico problema: è così alto che faccio veramente fatica per riuscire a stampargli un bel bacione sulla guancia!
Capita che un sabato pomeriggio ci si trovi di fronte ad un incontro inaspettato che scalda il cuore.
Anche questo fa parte della magia del Natale…

Buon Natale e Buon Anno a tutti voi per ogni momento della vita, 
per ogni sorriso che vi farà stare bene, 
per ogni abbraccio che vi scalderà il cuore.
Auguri!

mercoledì 5 dicembre 2018

La prof. youtuber


Oggi ho parlato ai miei alunni della musica nel Medioevo. Per introdurre l’argomento e renderlo più accattivante, ho fatto vedere loro un piccolo video creato da me con Power point alcuni anni fa, pubblicato su youtube e poi collegato al sito della nostra scuola.

I ragazzi erano allibiti.
_ L’ha fatto lei? L’ha pubblicato lei su youtube? Si vede la sua foto sul video! 
Ma … ha già avuto 7393 visualizzazioni! Lei è una “youtuber!” GRANDE! Possiamo iscriverci al suo canale?

_Ah fate pure, ma non troverete altro che video scolastici eheheheh!

Insomma, oggi la mia popolarità è cresciuta grazie al fatto di venire considerata una “Youtuber”. 
Proprio non me lo sarei aspettato! :D

domenica 18 novembre 2018

Quanto sono cambiati gli studenti negli anni?



Dopo tanti anni di insegnamento, spesso, trovo persone che mi chiedono quanto siano cambiati i ragazzi nel corso del tempo.

Se  fossi un’insegnante di lettere, con una o due classi ogni anno, forse avrei poche difficoltà a rispondere, ma io insegno musica, ho nove classi ogni anno e, tra così tanti ragazzi, non posso che ritrovare, ogni volta, molti punti in comune. Da sempre ci sono gli alunni bravissimi, studiosissimi, che imparano così in fretta da farmi pensare che sappiano già tutto ancor prima che io possa aprir bocca;  poi ci sono i bulletti, quelli che mi fanno sudare le classiche sette camicie, che non si interessano di nulla che non sia giocare, prendere in giro qualcuno o far andare fuori di testa gli insegnanti; ci sono i timidi, che non osano aprire bocca e mi si avvicinano solo nell’intervallo, quando gli altri giocano e non li notano; ci sono quelli “ nella media”, che svolgono il loro lavoro con tiepido entusiasmo solo per senso di obbedienza e per non rovinarsi la pagella; ci sono i “creativi”, che sempre mi stupiscono con le loro intuizioni ed iniziative … Insomma, il mondo della scuola non è poi così cambiato, almeno per quello che mi riguarda.

C’è da dire che i ragazzi di oggi sono sempre più viziati ed infantili. Litigano tra loro per una gomma, una matita… giocano nell’intervallo con una microscopica pallina di carta e, quando si parlano, urlano:

_ MI PASSI LA MATITAAAAA!
_ORA TE LA DOOOOOO!!!!!

_A CHE PAGINA SI TROVA L’ESERCIZIOOOOOOO!!!! 
_PAGINA TRENTADUEEEEE!!!!

Io penso che abbiano tutti problemi di udito. In compenso, quando sono interrogati, bisbigliano come se si trovassero in confessionale.

Anche i bulli, perlomeno quelli della mia scuola, non sono poi così bulli come si penserebbe. Più che altro sono dei grandissimi “ropmpibip”. Non stanno mai fermi, girano per la classe, chiacchierano in continuazione con questo o con quello, non scrivono una riga e non aprono un libro, ridono senza apparente motivo e stancano anche i Santi. Ah, comunque ne ho avuti di ben peggiori in passato! Una volta uno rubò il registro di classe e lo buttò in un canale, poi convinse alcuni compagni a rubare insieme a lui in un supermercato … Insomma, erano continue riunioni speciali per decidere come risolvere i vari guai che combinava. Ma allora non c’erano gli smartphone, ne’ wathsapp, e le notizie non si diffondevano così rapidamente come adesso.

Inoltre, in passato, i ragazzi avevano maggiori capacità di attenzione e concentrazione. Per anni ho suonato su un vecchio pianoforte verticale voltando praticamente le spalle alla classe, che suonava tranquillamente. Poi ho cominciato a spostare il pianoforte dal muro e a metterlo in diagonale, in modo da vedere i ragazzi, previo rischio di torcicollo, poiché dovevo suonare con la testa rivolta a destra, o a sinistra. Successivamente sono passata alla tastiera elettronica, in modo da restare in posizione frontale e attualmente non suono nemmeno più, ma uso le basi sulla Lim, perché così posso tenere gli occhi costantemente puntati sugli “orchestrali” che, appena abbasso la guardia, subito tolgono lo sguardo dallo spartito e cominciano a suonare “a caso”. Arrivare fino in fondo ad uno spartito senza distrarsi è veramente difficile per molti.


Io alla tastiera con una classe

Non è nemmeno così vero che siano “nativi digitali”. Ogni tanto ne mando qualcuno al pc per cercare i brani e aiutarmi a far partire le basi musicali. Dico:

_Ora ridimensiona il foglio!
_Eh? Cosa devo fare?

_Vai indietro!
_Come?

_Lancia il programma, quello con l’estensione exe!
_Quale? Cosa vuol dire?

Invece di aiutarmi, devo essere io a fare da balia ai novelli dj!

Stiamo infatti pensando di tornare a proporre delle lezioni di informatica, perché i ragazzi ormai usano il pc solo per i videogiochi, poi smanettano con gli smartphone e chattano su whatsapp. Word, Excel, Power point sono parole sconosciute per loro! In compenso sanno  usare i programmi di presentazione online … peccato  che poi dimentichino le password e non riescano più a ritrovare le loro produzioni!

Quest’anno è arrivato un nuovo insegnante di musica, giovanissimo e alla prima esperienza. Mi ha chiesto qualche consiglio. Gli ho detto:
_ Guarda, è molto semplice: tu dovrai essere un attore, un ballerino, un cantante, un poeta, un comico … Canta, suona, gesticola, cambia tono di voce quando spieghi, come se recitassi, seleziona brani e video accattivanti da proporre. Insomma, immagina di essere su un palcoscenico, di essere il front-man e di dover catturare l’attenzione del pubblico.
_Ah! Ho capito! Ha risposto il giovanotto. Così sta facendo. E si sta pure entusiasmando. Gli piace tantissimo!

Insomma, i ragazzi sono sempre ragazzi. Sono cambiati i contesti intorno a loro, hanno a disposizione nuove tecnologie che non sempre sanno usare nel modo corretto, sono sempre più stressati da mille attività, hanno tante cose materiali, ma poca attenzione da parte dei genitori e faticano sempre di più a concentrarsi e a prestare attenzione a quanto si propone loro. 

Poi ci sono i momenti in cui devono mettercela tutta per suonare in concerto davanti al pubblico, creare un video per partecipare ad un concorso a tema, partecipare ad una gara sportiva, produrre oggetti per il mercatino … ed ecco che la magia della competizione si rinnova e ci offrono delle performance splendide e assolutamente inaspettate.
Spettacolo musicale in piazza. Io sono a sinistra vicino al coro.

 Oggi, come allora, i giovani sono come fogli bianchi su cui noi adulti dobbiamo scrivere. Ogni anno è più faticoso ma, alla fine, le fatiche vengono quasi sempre ripagate. Dobbiamo crederci, perché loro sono il futuro e noi abbiamo la responsabilità di prepararli in modo adeguato per essere vincenti.


martedì 9 ottobre 2018

Emozioni di una prof.


Iniziai ad impartire lezioni di pianoforte all'età di quindici anni. A quei tempi gli insegnanti nella mia città erano pochissimi e persino una quindicenne, studentessa di Conservatorio, era molto richiesta. A diciotto anni venni assunta in una scuola privata, dove insegnai alle serali alla Scuola Magistrale e, nel pomeriggio, ad alcune classi di solfeggio. A ventuno anni, appena terminati gli studi, cominciò la mia carriera di insegnante nella Scuola Media e, da allora, molta acqua è passata sotto ai ponti, come si suol dire! Da un breve calcolo, tenendo i numeri al minimo, credo di aver insegnato a non meno di ottomilaquattrocento ragazzi. 


Da tempo quei ragazzi sono diventati uomini e donne e, moltissimi, hanno in qualche modo coltivato la passione per la musica, chi diplomandosi al Conservatorio, chi suonando in gruppi musicali, chi diventando musico- terapeuta, produttore musicale, compositore, insegnante, cantante, ballerino, front-man, concertista … Sono veramente tantissimi ed io sono molto orgogliosa di averli conosciuti ed avere, anche se solo in minima parte, contribuito a far nascere o sviluppare quella passione, senza contare che, come tante insegnanti appassionate del proprio lavoro, tutti i miei alunni sono anche un po’ miei figli.

Per parecchi anni sono stata legata a mia madre e alla sua malattia. Ora che non c’è più e sono un po’ più libera di muovermi, mi piace andare a sentire i loro concerti, osservandone la continua crescita umana e professionale. 
Qualche sera fa è stata proprio una di quelle volte e il gruppo in questione si chiama “4emotions - Classic&Pop Quartet”, un quartetto fantastico formato da pianista ( nonché medico radiologo), violinista ( studente in medicina e laureando al Conservatorio), flautista ( musicista professionista) e cantante-chitarrista ( studente). Il repertorio spazia dalla musica classica al pop,dalle colonne sonore dei film alle composizioni degli stessi artisti.  

Ascoltare la loro musica e, nel contempo, vedere davanti a me la moglie del pianista, anche lei mia ex alunna delle medie, che accarezzava dolcemente e coccolava con tenerezza infinita i suoi bambini, è stata un’emozione che veramente non ha prezzo.

Pubblico qui due loro video. Sono registrati in modo artigianale e non eguagliano sicuramente la resa dal vivo, ma mi farebbe piacere che li conosceste un po’ anche voi e, se vi piaceranno, ve ne farò conoscere altri perché, come ho scritto prima, i miei ex alunni sono tantissimi e meravigliosi!



lunedì 24 settembre 2018

Il ritmo è contagioso!


Qualche giorno fa, all'ultima ora di lezione, ero in una prima media e parlavo di ritmo. Ho presentato ai ragazzi le figure musicali e il loro valore e, insieme, abbiamo provato a ritmare la nostra prima partitura: ta  titi  ta pausa | ta tiritiri titi ta...


I ragazzi battevano le mani a ritmo. Un alunno, tornando dal bagno, ha lasciato la porta aperta e ho visto, in corridoio, le collaboratrici scolastiche (un tempo si definivano bidelle, ma ora quel termine non si usa più) che, davanti alle finestre appena aperte per arieggiare l’ambiente, scopa sotto al braccio e strofinaccio sulla spalla, ascoltavano attente e battevano le mani: taa - titi - tiritiri - taa...
Erano concentratissime e perfettamente a tempo con noi. Due alunne perfette, ma un po’ attempate. Tenerissime!

Insomma, si può proprio dire che il ritmo sia contagioso!

sabato 1 settembre 2018

Dove volerà la freccia che scoccheremo per i nostri figli?


“I vostri figli non sono figli vostri, sono i figli e le figlie della forza stessa della Vita.
Nascono per mezzo di voi, ma non da voi.
Dimorano con voi, tuttavia non vi appartengono.
Potete dar loro il vostro amore, ma non le vostre idee.
Potete dare una casa al loro corpo, ma non alla loro anima, perché la loro anima abita la casa dell'avvenire che voi non potete visitare nemmeno nei vostri sogni.
Potete sforzarvi di tenere il loro passo, ma non pretendere di renderli simili a voi, perché la vita non torna indietro, né può fermarsi a ieri.
Voi siete l'arco dal quale, come frecce vive, i vostri figli sono lanciati in avanti.
L'Arciere mira al bersaglio sul sentiero dell'infinito e vi tiene tesi con tutto il suo vigore affinché le sue frecce possano andare veloci e lontane.
Lasciatevi tendere con gioia nelle mani dell'Arciere, poiché egli ama in egual misura e le frecce che volano e l'arco che rimane saldo”.
(Kahlil Gibran)


Mio figlio

Chissà, quando mio marito ed io abbiamo scoccato la nostra freccia, invece di lanciarla orizzontalmente dobbiamo aver puntato verso l’alto…
Chi l’avrebbe mai detto. E’ pur vero che, da ragazzina amavo arrampicarmi sugli alberi, ma niente avevano a che fare con le alte rocce che scala mio figlio.  Mio marito poi, soffre pure di vertigini.  

I figli, come recita Gibran, almeno nella maggior parte dei casi sono diversi dai genitori. Io suono il pianoforte, mio figlio la chitarra, mio marito è un bravissimo tennista e suo figlio un ottimo arrampicatore. Potrei continuare per un bel po’…

I conflitti cominciano con l’adolescenza e proseguono ad oltranza. Noi genitori abbiamo la tendenza ad insegnare, a consigliare, a proibire, a giudicare, ma abbiamo perso la capacità di “ascoltare”. Me lo dicono anche gli alunni: “Io provo a parlare dei miei problemi a mia madre, ma lei minimizza, dice che non ha tempo da perdere, tanto sono tutte sciocchezze, invece per me è importante … Io vorrei qualcuno che mi ascoltasse, invece tutti vogliono che sia io ad ascoltare loro …”

Forse sta proprio lì il fulcro del problema. Saper ascoltare e ragionare con calma insieme, trovando insieme una soluzione. I nostri figli non ci vogliono come “amici”, ma nemmeno come giudici e, soprattutto, ci chiedono di essere accettati così come sono, senza essere forzati a diventare come li vorremmo noi.
Cosa facile da dire e da scrivere, ma difficile da realizzare, perché siamo umani e, anche da adulti, continuiamo a sbagliare, a correggerci e a sbagliare di nuovo.

Così non ci resta che preoccuparci in silenzio e sperare che i nostri figli, nonostante i tempi difficili, riescano ad essere felici.


giovedì 30 agosto 2018

Sogni e parole chiave

Immagine presa dal web

Ho una collega, a scuola, che invita spesso i ragazzi a comporre testi letterari sulla base di alcune parole chiave. Anche qui, nel mondo blog, Perlasmarrita, nel suo “Carbonari della parola” invita i blogger a scrivere post che contengano un certo numero di parole chiave scelte da un partecipante al gioco letterario. Io ho partecipato, qualche volta. Altre volte non mi è proprio venuto in mente nulla che potesse collegarsi alle parole scelte. Insomma, non sono una scrittrice e non ho una grande fantasia. So raccontare fatti del mio vissuto, storie narratemi dai miei genitori ma,  in quanto ad inventare di sana pianta, beh … quello è un altro paio di maniche.

Stranamente succede invece che, mentre dormo, abbia una fantasia veramente spiccata di cui ancora non riesco a capacitarmi. Ogni notte una o più avventure, lunghe, ricche di particolari, colori, incontri. Mi rendo conto che tutto scaturisce da avvenimenti successi durante la giornata, fatti che possono raffrontarsi alle famose “parole chiave”.

Ieri, ad esempio, ho incontrato la mia amica Fla per una passeggiata. Abbiamo parlato del mio lavoro come insegnante di musica, di una mail ricevuta a proposito di una gita scolastica da effettuarsi in una cascina, dei controlli medici che entrambe dobbiamo effettuare per le nostre patologie, di mio figlio. Mentre conversavamo abbiamo incontrato due nostri ex bidelli e abbiamo scambiato due parole anche con loro. Dunque: “lezioni di musica, gita in campagna, figlio, controlli medici, bidelli”.

Ieri notte, per prima cosa sono andata in gita scolastica con gli alunni in una fattoria. Abbiamo visto gli animali, colto verdure, studiato le api … ad un certo punto, mentre camminavo, ho sentito qualcosa di strano, morbido e caldo sotto ai piedi. Era un’enorme, puzzolente, appena prodotta, popò di mucca!
Devo aver gridato: “Sono nella cacca, sono nella cacca!”poiché ho svegliato pure mio marito. Che sollievo scoprire che non era successo! Subito dopo ho ripreso a sognare. Stavolta ero a scuola ed era con me un nuovo professore di chitarra, giovane e carino. Non era soltanto un musicista, ma pure un medico, un ginecologo. Io devo essere ringiovanita perché ero …ehm…la sua fidanzata ed ero pure incinta! Ho detto quindi al mio fidanzato che avrei gradito una visita medica dopo le lezioni, perché mi sentivo un po’ strana. Entrambi abbiamo svolto le nostre lezioni, con tanto di alunni che andavano e venivano ( ne ho pure riconosciuti alcuni!) e poi l’ho raggiunto nella sua aula dove, magicamente, è apparso pure il classico lettino- visite dei dottori. Pensavamo di svolgere la visita in santa pace, visto che ormai la scuola si era svuotata, ma no! Ecco aprirsi la porta ed entrare i due bidelli incontrati nel pomeriggio, che riportavano alcune sedie al loro posto. Usciti i bidelli, ci siamo detti che sarebbe stato meglio chiudere la porta a chiave, per evitare altre visite a sorpresa. Macché! I due collaboratori scolastici hanno usato il loro passepartout e sono entrati nuovamente, senza nemmeno bussare. Niente da fare. Bisognava rimandare la visita in un luogo più appropriato, tanto più che i due personaggi avevano pure voglia di “attaccare bottone” e sembrava proprio che non se ne volessero andare!

A quel punto mi sono nuovamente svegliata. Gli ingredienti legati alle parole chiave c’erano tutti, con tanto di sviluppo!Beh … il figlio era ancora un embrione, ma c’era!

Ecco…la prossima volta che Perlasmarrita mi chiederà di scrivere un post sulle parole chiave, vedrò di leggerle prima di andare a dormire e ci penserà Morfeo a darmi le idee giuste!E speriamo che, anche se si dice che porti fortuna, non mi rimandi a mettere i piedi in qualche “ricordino” di mucca eheheheh!

lunedì 30 luglio 2018

Ciao zia Teresa!

Venerdì 27 luglio ha lasciati l’ultima degli zii. Non sono già più figlia e non sarò mai più nipote.
Zia Teresa aveva quasi novantotto anni, era l’ultima sorella di mia madre rimasta in vita e tutti pensavamo proprio che sarebbe arrivata almeno a cento anni, considerando il suo spirito, l' allegria, l'amore per la vita, per la famiglia e per le cose belle.

A novantacinque anni avevamo festeggiato il suo compleanno in grande e lei si era agghindata alla perfezione. Si era messa il rossetto, la cipria, aveva indossato il suo tailleur migliore, le calze di nylon e le scarpe con il tacco. Non aveva perso la sua curiosità: “Chi è tuo marito? E’ quello? Ma è proprio un bell'uomo! E tuo figlio qual è? Cosa fa? E’ un bel giovanotto! Mandalo qui che gli do un bacio”!
L'anno dopo aveva partecipato al matrimonio del nipote e, poco prima di mezzanotte, aveva ballato un lento con lui.
Zia Teresa alla festa dei suoi novantacinque anni

Zia Teresa e noi
Era proprio così la zia, sempre effervescente, con una gran voglia di divertirsi, di ridere, di godere delle piccole gioie della vita e dell’affetto della sua famiglia.
Ci ha spiazzati tutti, andandosene silenziosamente nel sonno, sicuramente con il sorriso sulle labbra.
Mi sembra di vederla, lassù con i genitori, le sorelle, il marito ritrovati, mentre danza un valzer con gli angeli, come tanto aveva ballato da ragazza durante le feste domenicali organizzate dai miei nonni.
Suona il grammofono e zia Teresa volteggia, sorride al suo sposo, poi ride e invita: “Ballate anche voi!Sorridete alla vita come ho sempre cercato di fare io, nonostante le difficoltà!”

Questo è l’insegnamento che ci ha lasciato. Facciamone tesoro.
Ciao zia Teresa, metti una buona parola per noi lassù!


venerdì 15 giugno 2018

Emozioni all'esame di terza media


Avete presente i ragazzi del libro "Io speriamo che me la cavo" del maestro Marcello d'Orta? 
Ebbene, un candidato dalla simile tipologia si è presentato all'esame di terza media stamattina. Ha alle spalle difficoltà familiari, ha fatto moltissime assenze, lo si vede sempre in giro per strada con ragazzi anche molto più grandi. E' un ragazzo dolcissimo, ma molto lontano dai canoni dello studente modello.
Nessuno si aspettava grandi cose da lui ( tranne me, che conoscevo le sue abilità musicali), per questo il Consiglio di classe è rimasto letteralmente a bocca aperta fin da quando ha iniziato a suonare.
Ha eseguito due brani difficilissimi con il flauto dolce, "Il tema di Harry Potter e Gabriel's oboe dal film Mission", non solo con una tecnica impeccabile, ma soprattutto con un'intensità ed espressività tali da commuovere tutta la commissione. Una mia collega è persino uscita di corsa dall'aula perché non riusciva a trattenere il pianto.
Sono quei momenti in cui la musica comunica il vissuto e la sensibilità di una persona più di quel che potrebbero fare mille discorsi e sono quei momenti in cui vale la pena di essere un insegnante.

domenica 29 aprile 2018

ERA IL 29 APRILE DI QUATTRO ANNI FA...


Il 29 aprile di quattro anni fa mia madre mi aveva lasciata. Era arrivata, camminando sulle sue gambe, dalla camera da letto alla cucina, si era seduta sul divano, aveva sgranato tanto d’ occhi, guardandosi intorno in un modo mai visto, come se volesse portare con sé un’ultima immagine di questo mondo terreno, mi aveva guardata intensamente e poi aveva chiuso gli occhi per sempre. Tutto era successo in pochi secondi.
Avevo chiamato il 118, le era stato praticato il massaggio cardiaco, ma tutto era stato inutile.


Qualcuno disse che, forse, avevo amato mio padre più di lei, perché sembravo non essere così addolorata come lo ero stata per lui. In realtà, mia madre mi aveva lasciata ben otto anni prima quando, a causa dell’Alzheimer, mi aveva completamente dimenticata. Tante volte avevo provato a supplicarla, a chiederle di dirmi una parola, di farmi un sorriso, di ascoltarmi, ma lei era persa in un suo mondo, dove non c’era  posto per me. Per di più, rifiutava di collaborare per qualsiasi cosa come lavarsi, vestirsi, pettinarsi … e bisognava forzarla sempre, imponendosi a lei con la forza.

Erano stati otto anni psicologicamente pesanti, in cui mia madre si era allontanata ogni giorno di più trasformandosi in un corpo senza sentimenti e pensieri. La persona che mi aveva lasciata quella sera del 29 aprile non era affatto mia madre, era solo un involucro che non le assomigliava per nulla, nemmeno fisicamente ed io l’avevo già pianta per otto lunghi anni, cercandola senza mai ritrovarne l’essenza.



Sogno spesso i miei genitori. Mentre però mio padre continua ad essere il mio paladino, il cavaliere senza macchia e senza paura che, fino all'ultimo istante di vita aveva cercato di proteggermi e darmi i suoi saggi consigli, raramente riesco a vedere mia madre com'era prima della malattia. So che non ne ha alcuna colpa, ma io ho vissuto quegli anni un po’ come un tradimento. Averla accanto per otto anni e non poter comunicare in alcun modo con lei è stato un trauma che non ho ancora superato del tutto, evidentemente.

Ciao mamma, mi sto sforzando di pensare a te come la donna dolce, allegra, laboriosa, che mi amava tanto e spero di poterti rivedere ancora così nei miei sogni. Riposa in pace!

venerdì 13 aprile 2018

A proposito di muri...Storie di bullismo.

Non si può non condividere questo bellissimo video integralmente ideato, prodotto e recitato dalla classe II D della mia Scuola, la Scuola d'istruzione secondaria di I grado "G. Piumati" di Bra, in provincia di Cuneo.

Ciò che mi colpisce, soprattutto, sono la naturalezza e l'intensità della recitazione, rare a trovarsi in ragazzi così giovani. Ammetto di essermi commossa e lo stesso è successo a molte mie colleghe, pensando a come si siano trasformati, per l'occasione, quei birichini che vediamo ogni giorno a scuola e che, spesso, ci fanno anche un po' inquietare.

Ho trovato efficaci le idee sul bullismo, argomento evidentemente molto sentito,  e non posso esimermi dal menzionare anche la bravura del ragazzo che, con tanta pazienza, ha creato il cartone animato.

Non perdetevi quindi la visione del video, vincitore del primo premio assoluto "A proposito di muri" promosso dalla Fondazione NUTO REVELLI di Cuneo e, soprattutto, guardatelo con il cuore.



domenica 11 marzo 2018

PROFESSORESSE IN ERBA

Nelle mie classi terze sto parlando delle caratteristiche musicali dei vari Paesi del mondo. Alcune settimane fa, una ragazzina mi ha proposto di portare un approfondimento sulla musica del Paese di origine di suo padre. L’ho assecondata volentieri e lei ha preparato una vera e propria lezione con tanto di informazioni ed immagini su Power point e video collegati.

Una nostra classe con la LIM per le presentazioni.
A quel punto, altre tre ragazzine mi hanno chiesto di poter fare la stessa cosa per descrivere le usanze musicali del loro Paese di provenienza. Stamattina anche loro sono arrivate con una pagina di appunti da proiettare sulla LIM, diversi video di alcune danze tipiche popolari, alcune canzoni che hanno spiegato e tradotto e persino uno strumento musicale tipico e un cappellino che hanno descritto e fatto girare per la classe in modo che i ragazzi potessero “toccare con mano”. Un’intera ora di lezione.
I compagni hanno posto domande, si sono interessati, ma alcuni, i soliti Pierini, hanno anche cercato di fare gli spiritosi con interventi inopportuni e battute per fare perdere tempo.
Ho chiesto alle mie professoresse in erba commenti sull'esperienza trascorsa e mi hanno risposto di comprendere ora molto meglio noi professori e la fatica che facciamo per mantenere vivo l’interesse dell’uditorio. Com'era stato poi difficile riprendere il filo dopo gli interventi dei compagni!
Ho detto di aver apprezzato molto il loro tipo di preparazione, che le aveva portate a condurre una lezione proprio con lo stesso metodo che uso io.
“Quante ore avete impiegato per cercare gli argomenti e i video ad essi collegati?”
“Tre ore e mezza prof! Abbiamo dovuto selezionare un sacco di video su Youtube prima di trovare quelli adatti ! E’ stata una faticaccia!
“Ecco, ora sapete che anche dietro alle lezioni degli insegnanti c’è sempre una preparazione precedente e che non è così facile relazionarsi ad una classe mantenendo alte la concentrazione e la capacità di interessare alla materia! “
“Prof, come la capiamo!”
Sono contenta. Quattro alunne sono state in grado di condurre delle interessanti lezioni utilizzando il mio metodo e già ce n’è un’altra prenotata per parlarci della musica latino-americana. 
Cosa potrei chiedere di più?


giovedì 22 febbraio 2018

Mai fermarsi davanti ad un cannone o dietro ad un cavallo!

I miei nonni, fin dalla sua inaugurazione nel 1911, gestivano un poligono di tiro demaniale. Durante la settimana i militari di leva venivano ad esercitarsi a sparare. La domenica, invece, venivano gli ufficiali e la gente del posto a far festa, perché mia nonna era un’ottima cuoca e preparava gustosi spuntini che accompagnava ad un buon bicchiere di vino conservato nella fresca cantina sotterranea. Per gli astemi non mancava mai un buon sciroppo al profumo di viola. C’era anche un grammofono e si ballava. A volte qualcuno portava un violino e la festa diventava ancora più bella. Mia madre e le sue sorelle, i miei cugini ed io stessa abbiamo uno splendido ricordo di quei tempi. Io ero molto piccola, non andavo ancora a scuola, ma penso ancora oggi che gli anni trascorsi al tiro a segno siano stati i più felici della mia vita.





Quando mia madre era una bambina vedeva spesso arrivare degli ufficiali a cavallo. La intimorivano un po’ quelle splendide creature, così fiere e maestose, ma un ufficiale l’aveva presa in simpatia e la issava ogni volta in sella al suo cavallo di nome Scirocco. Mia madre non si sentiva affatto sicura nel trovarsi in groppa a quel magnifico, ma enorme animale e, il più delle volte, quando vedeva arrivare quell'ufficiale correva a nascondersi.



Un giorno l’uomo legò il suo cavallo ad un paletto del cortile, in modo da potersi recare tranquillamente a tavola per gustare i manicaretti di mia nonna. Al termine, si avvicinò al suo Scirocco, che gli voltava le spalle, e gli diede un’amichevole pacca sul sedere.

Si dice che ci siano due posizioni da non tenere mai: davanti alla bocca di un cannone e dietro alle gambe di un cavallo. Quell’ufficiale probabilmente si era dimenticato di quell’importante regola di vita. Il suo cavallo, spaventato dal tocco inaspettato, d’istinto scalciò e uccise sul colpo l’amato cavaliere che non aveva riconosciuto.


Mia madre, sconvolta,  vide tutta la scena. Da quel giorno la sua paura si trasformò in puro terrore e non ci fu mai più verso di farla avvicinare ad un cavallo

Questo post fa parte di un gioco di scrittura tra blogger, su parole scelte a turno dai partecipanti ( evidenziate in grassetto), organizzato su VerbaLudica. 

giovedì 8 febbraio 2018

Conosciamoci....


Visito il blog del mio amico Julian Vlad e trovo l’invito a  partecipare ad un gioco. Si tratta di rispondere ad una serie di domande e di proporne altre. 
A dire il vero ho già faticato non poco per rispondere a queste, figuriamoci pensare ad altre domande!
Io non amo i giochi, ma ultimamente deve essere successo qualcosa nella mia testa, perché riesco a partecipare persino a giochi di scrittura creativa su parole chiave, come si può vedere dal post del 20 gennaio.

Insomma, bando alle ciance e via con le risposte!

Undici domande per coloro che vorranno rispondere
1. Si dice che nella vita si possa cambiare, anche più volte, qualunque cosa – opinione, sponda politica, religione, anima gemella, perfino il sesso – tranne la squadra del cuore. Oppure?

Vorrei cambiare il carattere. Mi servirebbe essere meno sensibile, perché troppe situazioni mi fanno soffrire e stare male persino fisicamente e vorrei essere più decisa nel mandare a stendere le persone che lo meritano.

2.Donald Trump o Beppe Grillo: chi buttereste giù dalla torre?

E’ possibile buttarli entrambi? ;)

3. Per favore non mordermi sul collo. Dove, allora?

Non mordermi proprio!

4. Monet o Picasso?

     Monet

5. Un classico: se steste per fare naufragio su un’isola deserta e poteste salvare solo tre libri fra tutti quelli contenuti nel vostro baule, quali scegliereste?

Sono molto indecisa. Non ho mai buttato libri. Forse terrei Il Conte di Montecristo, Via col vento, Il piccolo principe. Li ho letti da ragazzina e non li ho mai dimenticati.

6. Prendereste parte a una missione di colonizzazione su Marte?

     Sicuramente no!M’impressiona la solitudine dello       spazio.

7. Se fosse possibile acquisire un superpotere reale fra quelli esistenti nel regno animale, quale/i scegliereste fra: volo, mimetizzazione, piedi prensili, respirazione subacquea, olfatto potenziato, amortalità (potenziale immortalità senza però essere immuni a incidenti o malattie)?

     Ho sempre desiderato saper volare. Qualche volta      l’ho anche sognato ed ho scoperto sensazioni             bellissime.


8. Volendo esprimere con un solo colore il luogo in cui vivete, quale sarebbe? Sono ammesse due risposte, una per l’interno e una per l’esterno.

  Esterno verde, interno arancione. Fuori: piante,       prati e fiori. Dentro:  colori caldi e accoglienti.

9. Avremo sempre Parigi. Oppure? Qual è la città che potrebbe bastarvi per sempre? Anche Parigi è ammessa come risposta, sarebbe un peccato escluderla.

Roma. Ma non la vedo da un po’ e quel che si sente dire della situazione odierna non è molto incoraggiante.

10. Pitagora considerava il dieci il numero perfetto, che racchiude in sé i princìpi dell’origine dell’universo. Chi è il vostro numero dieci? Non dev’essere per forza uno sportivo.

Il mio numero dieci è sempre stato mio padre. Lui era una persona saggia e protettiva e mi faceva sentire al sicuro.

11. Se aveste la possibilità di tornare indietro nel tempo un’unica volta per cambiare una sola delle scelte che avete compiuto, lo fareste?


Se potessi tornare indietro insegnerei di meno agli altri e studierei di più per me stessa. Ho iniziato a quindici anni ad impartire lezioni di pianoforte e a 18 ad effettuare supplenze nelle scuole. Avrei potuto usare lo stesso tempo per iscrivermi ad un altro corso ed imparare un nuovo strumento, per esempio, o avrei potuto approfondire degli studi che portassero arricchimento a me, invece cominciare così presto a trasmettere tutto ciò che sapevo agli altri. Il poco denaro guadagnato non c’è più, la cultura appresa sarebbe rimasta.