I miei nonni, fin dalla sua inaugurazione
nel 1911, gestivano un poligono di tiro demaniale. Durante la settimana i
militari di leva venivano ad esercitarsi a sparare. La domenica, invece, venivano
gli ufficiali e la gente del posto a far festa, perché mia nonna era un’ottima
cuoca e preparava gustosi spuntini che accompagnava ad un buon bicchiere di
vino conservato nella fresca cantina sotterranea. Per gli astemi non mancava
mai un buon sciroppo al profumo di viola. C’era anche un grammofono e si
ballava. A volte qualcuno portava un violino
e la festa diventava ancora più bella. Mia madre e le sue sorelle, i miei
cugini ed io stessa abbiamo uno splendido ricordo di quei tempi. Io ero molto
piccola, non andavo ancora a scuola, ma penso ancora oggi che gli anni
trascorsi al tiro a segno siano stati i più felici della mia vita.
Quando mia madre era una bambina vedeva
spesso arrivare degli ufficiali a cavallo. La intimorivano un po’ quelle
splendide creature, così fiere e maestose, ma un ufficiale l’aveva presa in
simpatia e la issava ogni volta in sella al suo cavallo di nome Scirocco. Mia madre non si sentiva
affatto sicura nel trovarsi in groppa a quel magnifico, ma enorme animale e, il
più delle volte, quando vedeva arrivare quell'ufficiale correva a nascondersi.
Un giorno l’uomo legò il suo cavallo
ad un paletto del cortile, in modo
da potersi recare tranquillamente a tavola per gustare i manicaretti di mia
nonna. Al termine, si avvicinò al suo Scirocco, che gli voltava le spalle, e gli diede un’amichevole
pacca sul sedere.
Si dice che ci siano due posizioni da
non tenere mai: davanti alla bocca di un cannone e dietro alle gambe di un
cavallo. Quell’ufficiale probabilmente si era dimenticato di quell’importante regola
di vita. Il suo cavallo, spaventato dal tocco inaspettato, d’istinto scalciò e
uccise sul colpo l’amato cavaliere che non aveva riconosciuto.
Mia madre, sconvolta, vide tutta la scena. Da quel giorno la sua
paura si trasformò in puro terrore e non ci fu mai più verso di farla avvicinare
ad un cavallo.
Questo post fa parte di un gioco di scrittura
tra blogger, su parole scelte a turno dai partecipanti ( evidenziate in grassetto), organizzato su VerbaLudica.
mai perdere di vista i buoni consigli. Capita spesso che in quest'epoca informatica certi consigli facciano parte del nostro bagaglio ma il "rumore di fondo" ce li faccia dimenticare. In particolare quando abbiamo a che fare con gli animali, seppur domestici. Certe posizioni o versi dovrebbero metterci "in campana", per evitare queste disavventure.
RispondiEliminaNon mi è mai capitato di andare in luoghi dove si pratica il tiro a segno. Uniche volte in cui ho sparato è stato durante il servizio militare. Del resto le armi non mi hanno mai apassionato.
Ciao, a presto
Beh, a parte il nome "Tiro a segno" io non ricordo nulla di chi sparava. Penso che non mi abbiano mai portato a vedere chi sparava,( non era un posto per una bambina) ma ricordo i locali vuoti, gli spazi immensi e le trincee scavate nel terreno dove gli uomini facevano girare delle carrucole che portavano in alto i bersagli, in modo da essere colpiti.
EliminaCiao!
Mamma mia che esperienza terribile per una bambina, lo credo che la paura si è tramutata in vero terrore!
RispondiEliminaUn post molto bello, bello il ricordo dell'infanzia, dei nonni...non ti aspetti un epilogo tanto drammatico.
Ciao, un abbraccio.
Antonella
Per tutta la vita mia madre ha guardato i cavalli solo in televisione. Se le capitava di vederne uno da lontano, scappava come il vento! Certi spaventi non si dimenticano!
EliminaAbbraccio e saluto ricambiati!
Un finale drammatico e decisamente inaspettato. Soprattutto dopo la freschezza del ricordo infantile.
RispondiEliminaBeh i miei ricordi sono bellissimi. Anche mia madre amava quel posto, ma sicuramente non ha mai dimenticato quell'episodio, tanto che ne ha parlato spesso.
EliminaMolti anni fa ho dimenticato quella regola di vita anche io, il mio splendido cavallo mi diede un calcio piuttosto forte e mi rimase il segno del suo ferro sulla coscia per moltissimo tempo... fortunatamente non mi ruppe il femore!
RispondiEliminaSe ti è rimasto solo un segno del ferro del tuo cavallo puoi dire di essere stato fortunato!
Eliminainteressante il gioco e intrigante pure la storia, certo i due detti sono "salvavita", mai dimenticarli
RispondiEliminaGià, a volte, dimenticare questi semplici accorgimenti può costare davvero caro! E mia madre ha avuto il terrore dei cavalli per tutta la vita, anche se ammirava tantissimo la bellezza e la fierezza di quegli animali.
Elimina