venerdì 27 ottobre 2023

La quinta generazione.

 Mio marito ed io viviamo nella casa che fu costruita dal mio bisnonno nel lontano 1889. Da quel momento, ogni generazione vi ha apportato migliorie, cambiamenti, ristrutturazioni  importanti; non avrebbe potuto essere altrimenti, perché, dopo così tanti anni, la casa adesso cadrebbe letteralmente a pezzi, se nessuno mai se ne fosse occupato.

L'altro giorno, scartabellando tra vecchi documenti, ho scoperto che mio nonno nacque nel 1874, di conseguenza, presuppongo che suo padre fosse nato non dopo il 1850. Ciò che mi stupisce è che, fin da allora, la famiglia di mio padre fosse costituita interamente da "figli unici": il bisnonno, mio nonno, mio padre, io ed ora mio figlio. Non è sicuramente normale, soprattutto pensando alle tipiche famiglie contadine dell'ottocento e del primo novecento, di solito numerosissime.

E' una curiosità che ho sempre avuto, anche se non potrò mai scoprire la risposta. Forse le antenate della mia famiglia erano soggette ad una sorta di maledizione che le portava a morire dopo la nascita del primo figlio? O erano i figli a morire tutti, per una sorta di selezione naturale che lasciava in vita un unico superstite a preservare la dinastia? Nel caso in cui fossero state le donne a perire, cosa che ritengo più probabile, pare altrettanto  certo che i loro mariti non pensarono mai a convolare a seconde nozze. L'unica donna di cui abbia testimonianza è la madre di mio padre, mancata quando lui aveva appena otto anni e, anche in questo caso, mio nonno non si risposò più. Fedeltà imperitura alla prima moglie? Sfiducia nel matrimonio?  Dolore insuperabile? Chissà! Esisteva pur un altro figlio, ma morì all'età di vent'anni per una brutta polmonite, lasciando mio padre, allora undicenne, irrimediabilmente figlio unico.

Così la casa, nel corso di un secolo, è passata per eredità di padre in figlio, in una sorta di catena naturale.

Mio figlio, che non vive già più con noi,  aveva studiato a suo tempo, per un esame di antropologia all'università, che una famiglia composta esclusivamente da figli unici si estingue naturalmente alla quinta generazione. Ora, con lui, siamo appunto arrivati alla quinta generazione e già si è perso il cognome, visto che io, essendo donna, non ho potuto trasmetterglielo. In effetti, quando lascerò questa Terra, non resterà più nessuno dell'originaria famiglia e mio figlio non avrà nessun parente con il mio cognome. Chissà che ne sarà della mia vecchia casa? I giovani d'oggi sono portati a spostarsi, a vedere il mondo. Non sentono più il forte legame alle radici come noi. 

Mi sembra di vedere il mio bisnonno mentre fabbricava i mattoni a mano, mettendoli poi ad essiccare in un campo, o mentre camminava a fianco dei buoi per andare a Torino, a piedi, per caricare sul carro le rotaie che sarebbero servite per rinforzare i soffitti. Immagino la casa che cresceva e, pian piano, si popolava, testimone della vita difficile dell'ottocento e di quella durante la prima guerra mondiale. Penso a mio nonno che seppelliva la giovane moglie e il figlio primogenito di vent'anni che, nella bara, aveva voluto con sé tutte le lettere della fidanzata, affinché quell'amore puro  e prezioso restasse per sempre inviolato.  Vedo mio padre bambino che aspettava al balcone, ogni giorno, il ritorno della mamma, fino a capire che non sarebbe tornata mai più. Più tardi, mandava lettere a suo padre dalla Libia, durante la seconda guerra mondiale, tutte passate al vaglio della censura. Ripenso ai miei ricordi di bambina, sposa e madre...


Nonna Caterina e nonno Pietro, mai conosciuti.

Finirà tutto con la quinta generazione, come attestano i trattati di antropologia? Tutto andrà perduto?

Chissà!

venerdì 13 ottobre 2023

Gita fuori porta a Menton

 Ieri, approfittando della giornata splendida e della temperatura quasi estiva, abbiamo effettuato una piccola gita a Menton, nota città sulla Costa Azzurra francese. Naturalmente ci accompagnava il nostro Terry che, con i suoi quasi dodici anni, ha fatto comunque la sua figura riuscendo a seguirci ovunque e a fare conoscenza con tante cagnoline francesi.

Abbiamo visitato particolarmente il centro storico medievale, tra rampe di scale, facciate barocche, piazzette e vicoli in pendenza, che ci hanno permesso di vedere, in lontananza, il blu del mare.
Abbiamo ammirato la basilica di San Michele Arcangelo, raggiungibile attraverso una lunga scalinata, la sottostante Esplanade des sablettes, luogo amato dai mentonesi per passeggiare, incontrarsi e prendere il sole e il Porto vecchio, con le sue belle imbarcazioni ancorate.
Abbiamo visto il Mercato di Les Halles, luogo dove trovare il meglio della gastronomia e della produzione locale.
Non abbiamo visitato tutto, anche perché con il cane non si può andare proprio ovunque, ma abbiamo comunque trascorso una bella giornata, in tranquillità e serenità.
Esplanade des Sablettes

Esplanade des sablettes

Al centro la basilica di S. Michele Arcangelo


Vista dalla basilica di San Michele

Centro storico



Il Porto vecchio


Il Mercato di les Halles

Il Casinò


lunedì 9 ottobre 2023

Il giardino botanico di Villa Bricherasio

 Ieri, con una coppia di amici, siamo stati a Saluzzo ( Cuneo) per visitare lo stupendo giardino di Villa Bricherasio, una vera opera d’arte viva creata intorno al 2000 da Domenico Montevecchi, oggi 84 anni, esperto botanico, giardiniere e frutticoltore, che abbiamo conosciuto personalmente e con il quale abbiamo colloquiato a lungo.

 Si tratta di circa 12 mila metri quadrati divisi in tre distinte zone fito-climatiche, (flora mediterranea, zona temperata fredda e zona continentale) con migliaia di piante e specie, provenienti da varie parti del mondo.  I cromatismi cambiano ad ogni stagione e gli scorci sono studiati per adattarsi al paesaggio di Saluzzo. La  bordura mista all’inglese, tra le più ricche d’Europa, è stata premiata addirittura dalla Royal Horticultural Society, e sono  numerosi i riconoscimenti e gli articoli dedicati al sig. Montevecchi  e alla sua opera.

E’ curioso osservare come alcune delle piante che qui convivono, in natura si trovino a migliaia di chilometri di distanza tra di loro.

Nelle zone dei laghetti sono presenti piante acquatiche galleggianti, tra le quali la Victoria amazzonica, pregio delle serre in tutti gli orti botanici e rara pianta acquatica, che il giardiniere, tra i pochi in Europa,  è riuscito ad impollinare a questa latitudine e far fiorire nel laghetto all’aperto. Il microclima della zona, situata ai piedi di una collina, è infatti particolarmente mite e quindi adatto anche a specie che temono il gelo. Vasta è la collezione di rose botaniche inglesi e varietà di piante e arbusti di notevole pregio, come gli Eucalipti provenienti dalla Tasmania e dalla Nuova Zelanda. Molto importante è il gruppo della Genera Manicata del Brasile che, con le sue foglie enormi, arriva a consumare 800 litri di acqua al giorno.

Purtroppo il sig. Montevecchi è anziano e non ha trovato una persona con le sue stesse passione e capacità per portare avanti il giardino, che necessita di molto lavoro e cure costose. Accordi tentati con la Pubblica Amministrazione non sono andati in porto. Il giardino sarà visitabile ancora fino al 15 ottobre, con chiusura il lunedì. Poi, se qualcosa non cambierà, se non avverrà qualche miracolo, chiuderà definitivamente i battenti e il sig. Montevecchi si ritirerà in pensione nella sua bella villa Bricherasio, in compagnia della moglie, senza più pensare al giardino, che verrà dismesso. Un vero peccato. Ci piange il cuore nel pensare che, un’opera di cotanti ingegno, dedizione ed impegno, un giardino meraviglioso, debba cessare di esistere!

In ogni caso, rimangono almeno le fotografie: testimonianza di uno splendido patrimonio di arte vivente destinato a scomparire per sempre.

 


Quello a terra non è un cespuglio, ma un ramo dell'albero!

Il gatto di Villa Bricherasio







venerdì 6 ottobre 2023

LA VILLA DELLA REGINA

Nella parte collinare orientale di Torino si trova la seicentesca Villa della Regina. Costruita per volere del cardinale Maurizio di Savoia,  fu scelta, in seguito, come residenza estiva da Anna Maria d'Orléans, moglie di Vittorio Amedeo II di Savoia. 

Anna Maria d'Orléans la elesse a suo soggiorno preferito dopo averne affidato la riprogettazione a Filippo Juvarra, che curò ogni aspetto dell'interno e degli esterni La villa divenne così, in piena sintonia con il gusto dell'epoca, un luogo di delizie e svago.

Durante l'occupazione francese venne compresa nel patrimonio imperiale  e lo stesso Napoleone vi risiedette nel 1805.

Dopo vari cambiamenti di proprietari, oggi appartiene al circuito delle Residenze sabaude in Piemonte e, dal 1997, fa parte  del Patrimonio dell'umanità.

Nel giardino è stata riportata in vita la vigna voluta dalla regina, così che, nel 2008, è stata eseguita la prima vendemmia di Freisa di Chieri. Fa un certo effetto vedere una vigna nel bel mezzo di Torino, con la mole Antonelliana sullo sfondo!

 La villa è stata spesso scelta come set cinematografico: la prima volta in merito ad un cortometraggio nell'epoca del cinema muto torinese, prodotto nel 1909.   Tra le occasioni più recenti si ricorda quella del 2014, quando venne girata, all'interno e all'esterno della villa, la miniserie “La bella e la bestia".

Noi l’abbiamo visitata oggi. Purtroppo non abbiamo potuto portare il nostro Terry, perché i cani non sono ammessi, ma ci ha attesi pazientemente a casa e, al nostro ritorno, è stato premiato con tanti biscottini buoni!

















domenica 1 ottobre 2023

Le zucche di Piozzo.

 Oggi, in una giornata stupenda e caldissima, insieme al nostro immancabile cagnolino, siamo stati alla trentesima fiera regionale della zucca a Piozzo. (CN)

Vi erano presentate un’esposizione di zucche su carri d'epoca e una mostra tecnico-scientifica con più di 600 varietà di zucche provenienti dalle più svariate parti del mondo. C’erano anche bancarelle con oggetti costruiti, in parte, con zucche, e tante altre prelibatezze come ravioli, dolci, castagne, noci, formaggi ecc…che, oltre a poter essere acquistate, si potevano gustare direttamente in loco, nei laboratori di degustazione, oppure cucinate e servite in vari punti di ristoro.

Per la gioia degli occhi, si poteva invece osservare un bel panorama sedendosi su una gialla panchina gigante.

Buona l’organizzazione, con ampi parcheggi nei prati e navette che conducevano in centro i turisti.

Un piccolo paese costituito da meno di mille abitanti che, nei suoi tre giorni di fiera, riesce ad accogliere piacevolmente circa ventimila turisti.

Come si può immaginare, anche noi abbiamo portato a casa alcuni souvenirs mangerecci e Terry, sempre alla ricerca di nuove cagnoline da conoscere, ha avuto il suo bel da fare. Tutti soddisfatti!