venerdì 27 settembre 2013

Primi giorni di scuola



Sembra ieri che era vacanza ed invece sono già trascorse tre settimane del nuovo anno scolastico.


L’anno scorso era terminato con le nostre grandi, sofferte, combattute, travagliate, promozioni. In molte classi, infatti, erano presenti uno o più elementi che veramente ci avevano fatto soffrire e, con noi, i loro compagni. 


Non vorrei sembrare razzista, perché non lo sono affatto e le nostre classi sono ormai quasi tutte felicemente multietniche, ma bisogna prendere atto che non tutti i nuovi arrivi in una scuola possono essere positivi. Un conto sono i bambini nati in Italia, scolarizzati fin dalla tenera età e abituati a convivere nella nostra società, o quelli appartenenti a famiglie con una certa cultura,  un altro sono i ragazzi quindicenni o anche più grandi che arrivano da noi e che, grazie alla mancanza di documenti, per motivi opportunistici vengono registrati come dodicenni. Sono alunni che, nel loro Paese, sono abituati a vedere i maestri che picchiano i discenti indisciplinati e, spesso, sono anche ragazzi educati a pensare che le donne non contino nulla se non a riprodurre la specie e ad essere sottomesse. Sono giovanotti grandi e grossi, uomini fatti, tutti muscoli e poco cervello, che approfittano del nostro essere insegnanti donne, per di più impossibilitate dalla legge ad usare “misure forti” e dei loro compagni più piccoli e facili da intimorire,  per comportarsi come dei veri e propri teppisti. Mandarli dal preside? Se ne infischiano. Arrivano anche a mandarlo affan… Scrivere una nota sul diario? I genitori non capiscono l’italiano. Sospenderli? Non si può, perché i familiari non possono prendersene cura e non si può mettere in strada un minorenne. Ragionare con loro? Impossibile, non ci considerano in quanto femmine. Alcuni non hanno nemmeno i genitori e vivono con parenti che permettono loro di stare tutto il giorno in giro e frequentare ogni sorta di compagnie per nulla raccomandabili. 



Ovviamente ci sono anche quelli che arrivano in prima media non sapendo parlare nemmeno una parola d’italiano e che terminano la terza risultando più bravi dei loro stessi compagni, ma anche loro finiscono per subire la prepotenza dei bulli sopracitati.


Ah! Ma non ci sono soltanto le “perle” straniere, esistono anche quelle nostrane! Proprio stasera ho visto sulla pagina di facebook di un nostro italianissimo alunno dell’anno scorso un’immagine con una pistola e la scritta: “La vera scuola è la strada perché è proprio lì che s’impara ad andare avanti e a non arrendersi mai”


L’anno scorso era battaglia ogni giorno. Bisognava impedire che questi bellimbusti diventassero leader negativi, prevenire e sopprimere gli atti di bullismo, cercare d’insegnare almeno qualche regola di buona educazione ( e tenere d’occhio il portafogli! ). Non parliamo del programma. L’unico obiettivo era quello di riuscire a svolgere la lezione senza che il resto della classe venisse penalizzato e senza farsi venire una crisi di nervi.


Alla fine dell’anno, però, tutti i nodi erano giunti al pettine. Era giusto promuovere questi alunni, mandandoli alle superiori, quando avevano platealmente ignorato qualsiasi attività didattica, anzi, ne avevano spesso impedito il normale svolgimento? Quando avevano minacciato i compagni, risposto in malo modo agli insegnanti e combinato altre marachelle che non voglio nemmeno nominare?

D’altra parte, era giusto continuare a tenere con noi dei ragazzi sempre più adulti che si sarebbero comportati ancora peggio impedendo ai nuovi compagni  di vivere serenamente la loro esperienza scolastica? 
C’era solo un modo per liberare gli altri ragazzi da questa persecuzione: la promozione.


Ah! Abbiamo dibattuto, in ogni corso ed in ogni classe, il dilemma. Ci siamo scontrati, abbiamo sofferto, ci siamo arrovellati, non abbiamo dormito la notte…Che messaggio avremmo trasmesso alle classi? Che i fannulloni prepotenti  vincono sempre, che neanche a scuola c’è giustizia, che i professori sono impotenti di fronte a certe situazioni.

Alla fine, pur a malincuore, abbiamo preferito mandare avanti questi ragazzi. Forse in un’altra scuola, dove non sembreranno più cosi grandi, o nel mondo del lavoro, riusciranno a trovare  qualche motivo d’interesse.


Così, quest’anno, siamo tornati ai piccoli problemi di un tempo:
“Professoressa, questa regola devo scriverla in rosso o in blu? Va bene questo quaderno?"


Sorridiamo sotto, sotto. Tornano i ricordi di una scuola umanamente ricca e serena. Chissà…

martedì 24 settembre 2013

CHEESE!



Come anticipato nel post precedente, la mia città ha vissuto, per l'ennesima volta, Cheese, l'evento biennale nato dalla geniale mente del concittadino Carlo Petrini, già fondatore di slow food.



Quest'anno, grazie al clima praticamente estivo, la manifestazione ha raggiunto veramente il culmine, in un crescendo mai visto. Quattro giorni e duecentocinquantamila visitatori in una città che conta trentamila abitanti! Tutto il centro è stato bloccato al traffico e piazze, strade, cortili, hanno ospitato centinaia di stand. Tanti formaggi da tutto il mondo, ma anche miele, gelati, dolci siciliani, yogurt, birra...persino una signorina che confezionava in diretta i sigari toscani, avvolgendo il tabacco nelle sue tipiche foglie. Si trovavano anche caprette, pecore e mucche, di cui una con il suo vitellino. C'erano gruppi musicali, danze occitane, interviste, e cerimonie per nominare cittadini onorari il cantautore Francesco Guccini, compagno di Petrini in fantasmagoriche goliardate giovanili e il  regista Ermanno Ormi, che tanto ha saputo valorizzare la vita contadina nei suoi film.
Per l'occasione, anche una vecchia locomotiva a vapore è tornata in funzione, portando in città i visitatori provenienti da Torino.



Per il traffico cittadino questa è stata una settimana difficile, perché tutto il centro era bloccato. Si poteva uscire solo a piedi o in bicicletta, ma con un tempo così estivo è stato veramente un piacere camminare fino a farsi dolere i piedi, mentre tutto intorno si vedevano persone felici e disciplinate che assaggiavano, mangiavano, sorseggiavano, giravano con i loro pacchetti ricchi di delizie. C'erano anche tantissimi stranieri e si sentivano molte lingue: inglese, francese, tedesco...



Nei giorni di punta, sabato e domenica, era piuttosto faticoso avvicinarsi alle bancarelle, date le code lunghissime, però gli stand erano ben distribuiti, disseminati in così tanti luoghi, che sulle strade si camminava senza problemi. Erano tanti i visitatori, ma non così ammassati da far venire la claustrofobia, come invece succede spesso alla tradizionale fiera del tartufo di Alba, dove tutti si assiepano in un'unica strada, rendendo il movimento quasi impossibile.  

Noi venerdì sera siamo riusciti a portare persino il cane, che ha voluto conoscere tutte le cagnoline di passaggio, con le quali ha scambiato tante annusate e bacetti.

Alla fine ho comprato del miele, del groviera svizzero e alcuni cannoli siciliani, però, più di tutto, mi è piaciuto camminare in quell'atmosfera festosa ed incontrare tante persone che non vedevo da tempo.



Cheese tornerà tra due anni, ma già il nostro vulcanico Petrini sta pensando a una nuova manifestazione: il "Foodstock ".



Il  "Foodstock" sarà un appuntamento mondiale che Slow Food organizzerà il prossimo anno all'università di Scienze gastronomiche di Pollenzo , a pochi chilometri dalla mia città.  S'incontreranno 1.500 i giovani da tutto il mondo per discutere, nel corso di un'intera settimana, di sostenibilità, cibo, felicità, rete, rapporti tra giovani e cambiamento della politica.

"Con la politica del cibo pulito, buono e giusto - sostiene Petrini - si può cambiare il mondo".


Al mio ottimista concittadino non posso che augurare la riuscita del progetto. Con i tempi che corrono, abbiamo bisogno di energie positive e di poter sognare ancora un po'.


P.S. Un ringraziamento particolare a Julianvlad che ha ribloggato questo post.
N.B. le immagini del post sono tratte dal web.

martedì 17 settembre 2013

SCUOLA E ...CHEESE!



E così è ricominciata la scuola...


Finite le vacanze e le dormite al mattino, la sveglia è tornata a suonare alle sei e trenta, implacabile.


Una mia giovane collega, dopo due anni di permanenza nella scuola dell'obbligo, entrata in ruolo e prima in graduatoria, avendo a disposizione vari tipi di scuole, ha scelto d'insegnare in un carcere. Oggi ne parlavamo in sala insegnanti. Il fatto  è significativo. In effetti, dopo aver insegnato facendo contemporaneamente il guardiano, il carabiniere, lo psicologo e l'assistente sociale, lavorare in prigione è veramente una bazzecola. Gli alunni non disturbano mai ( se lo facessero verrebbero riportati immediatamente in cella) e sono motivati ( hanno bisogno della licenza media per migliorare la propria posizione quando usciranno), i consigli di classe non esistono e i genitori non vengono mai a presentare lamentele di nessun tipo. Cosa volere di più?


Io comunque resto nella mia vecchia scuola, quella in cui ho studiato anch'io ed in cui finirò i miei anni d'insegnamento, chissà quando, visti i chiari di luna. 


 Questa settimana sarà più corta, perchè venerdì sarà vacanza. Tutte le strade infatti saranno bloccate e ci si potrà muover soltanto a piedi. Inizia infatti la grande kermesse di Cheese, la popolare manifestazione nata da Slow food, fondata a sua volta dal concittadino Carlo Petrini nel 1986. Potete trovare tutte le informazioni qui e poi...pancia fatti capanna! 


lunedì 9 settembre 2013

L'ESTATE STA FINENDO



Le vacanze sono proprio finite. Domani la scuola riaprirà i battenti e, per dieci mesi ,si torneranno a programmare gli argomenti delle lezioni, le verifiche, le interrogazioni, le visite didattiche, mentre ricominceranno le preoccupazioni per questo o per quel caso particolare. Tanti “Pierini” hanno terminato il loro percorso nella scuola media e, non posso negarlo, il pensiero di non dover più pensare a come interessarli e trattenerli è piuttosto piacevole, ma ne arriveranno altri, con nuove problematiche, e tutto ricomincerà da capo, come sempre.


Il caso del professore di Saluzzo, un paese a soli 33 km dalla mia città, insegna che nessun docente potrà mai  essere perfetto. Tutti, alunni compresi, abbiamo i nostri punti deboli e quelli di forza, ma non potremo mai piacere a tutti, perché siamo umani e fallibili. Il docente di Saluzzo metteva d’accordo ogni target: dirigenti, colleghi, alunni, genitori, compaesani. Era un pozzo di scienza, sempre disponibile, comprensivo, collaborativo con qualsiasi persona si rivolgesse a lui, ma le sue apparenti doti umane nascondevano un secondo fine, una sottile ma terribile trappola in cui far cadere le alunne più fragili e facilmente plagiabili. 

Dal canto nostro, i miei colleghi ed io inizieremo l’anno scolastico con un dirigente “reggente”, che ha già una sua scuola da gestire ( un Istituto superiore) e che cercherà di occuparsi, nei ritagli di tempo, anche di noi. Questo significherà un aumento d’impegni per il collaboratore vicario che, dovendo anche e soprattutto insegnare, sarà presente come potrà. Insomma, mi sa tanto che dovremo fare il possibile per cavarcela da soli.

Per quanto riguarda la mia vita familiare, nulla di nuovo sotto il sole. A dire il vero mia madre è un pochino peggiorata, nel senso che è sempre meno vitale e trascorre molto più tempo del solito dormendo. Se, da un lato, può sembrare più comodo il fatto che non mi costringa tutto il giorno a correrle dietro, dall’altra mi preoccupa l’idea che possa finire presto sulla sedia a rotelle, cosa che sarebbe un vero guaio, in quanto non credo proprio che riuscirei ancora a  gestirla, visto che è molto più pesante di me. Da parecchio tempo non parla più, avendo dimenticato tutti i vocaboli. Le sue ultime parole risalgono al primo maggio quando, alzandosi dal letto con il sorriso sulle labbra ( cosa rarissima perché non lo fa mai, avendo dimenticato anche le emozioni) mi aveva  detto, un po’ a fatica: “ So-so…sono contenta!” Se queste dovranno rimanere le sue ultime parole, sarà comunque mio piacere ricordarle, in quanto hanno espresso, in quel rarissimo momento di lucidità, il suo “stare bene” nonostante tutto.


Il mio giardino è ancora verde e rigoglioso, ma sta diventando, con mio grandissimo dispiacere,  un nemico.  In questi ultimi tempi, infatti, è arrivato uno sciame di zanzare piccolissime ed invisibili che pungono come forsennate. Non c’è Autan che tenga. Dopo pochi minuti di permanenza  all’aria aperta ci si ritrova ricoperti di bolle urticanti da capo a piedi e non si può fare altro che curarsi con creme al cortisone, di cui ho già consumato due tubetti. Il mio vicino di casa ha comprato una macchinetta elettrica che le “frigge” e noi ci siamo muniti di candele alla citronella. Tra i fumi delle candele e le fritture di insetti, cerchiamo quindi di terminare questa estate, che ancora ci regala bellissime giornate di sole.

Questo è tutto. A presto!