martedì 21 maggio 2024

Amianto: una paura vissuta personalmente in modo indimenticabile

 In questi giorni si parla molto del giornalista Franco di Mare, mancato per un mesotelioma da amianto contratto durante i suoi reportage nelle zone di guerra. Non solo mi dispiace per l’uomo che è stato ma, ogni volta, penso che a me avrebbe potuto succedere la stessa fine, e ancora mi vengono i brividi.


A farla breve, io sono in cura da dodici anni da un reumatologo per una malattia autoimmune chiamata artrite reumatoide e questo vuol dire essere tenuta costantemente sotto controllo a causa di un farmaco che potrebbe dare effetti collaterali poco piacevoli.

Già nel 2012, in occasione della prima radiografia al torace, mi trovarono un piccolo ispessimento pleurico e il medico gridò alla neoplasia. Mi fece effettuare due TAC con contrasto dalle quali risultò trattarsi di qualcosa di vecchio e cronicizzato, probabile strascico di una bronchite avuta in gioventù senza nemmeno essermene accorta. Ovviamente, ogni anno la radiografia vedeva il problema e, ogni volta, il referto diceva che la situazione era immodificata.

Nel 2016 il reumatologo riscontrò, negli esami del sangue, un valore troppo alto rispetto a quella che lui riteneva essere la mia situazione reumatica e gridò nuovamente alla neoplasia.

“Bisogna trovare la causa di questa infiammazione!” sentenziò, e giù esami, radiografie ed ecografie. Nulla sembrava dare una risposta al suo dubbio, finchè disse: “Tagliamo la testa al toro e facciamo una PET TOTAL BODY!” Non sto a raccontare l’avventura della PET in un ambiente che traboccava di malati oncologici e paura infinita…

Fatto sta che la PET, passandomi in rassegna da capo a piedi, dove pensate che si fermasse? Sul solito ispessimento, che venne interpretato come “malattia metabolicamente attiva” e lì si scatenò il putiferio. Il reumatologo mi mandò da una dottoressa della chirurgia toracica, che mi fece notare come le cellule di quel punto della pleura fossero più vive delle altre e che, quasi sicuramente, indicassero il terribile e incurabile mesotelioma maligno, quello tipico dell’amianto, tanto per intenderci.

“Lei ha lavorato l’amianto?”

“No! Io insegno ai ragazzi e suono il piano!”

“Non importa, l’avrà respirato senza accorgersene! _

 “Ma io sto benissimo!”

“Non vuole dire niente, potrà sopportare subito una terapia più aggressiva! Un immediato intervento e una chemio bella forte!

“Resta il fatto che dovrò comunque morire!”

“Mi dispiace! Non è ancora stata trovata la cura definitiva per questo problema. Però, per essere sicuri, dovremo prima procedere con una biopsia”

Per biopsia si intendeva un vero e proprio intervento in anestesia generale, con collasso di un polmone e prelievo di un frammento di pleura. Alla faccia della biopsia!

Da quel giorno cominciò il mio calvario fatto di ricerche sul mesotelioma (mai trovato uno che fosse guarito), di statistiche, di consulti con vari medici, fino ad arrivare alla biopsia vera e propria.

Mio marito mi portò pure da un famoso primario di pneumologia che, per la modica spesa di duecento euro mi disse: “I casi sono due! O il tumore ce l’ha, o non ce l’ha!”

Beh, questo lo sapevo anch’io!

Tutto questo iniziò il 19 dicembre e mi rovinò Natale, Capodanno e i giorni seguenti per alcuni mesi.

A scuola i colleghi mi chiedevano se volessi iscrivermi al tale corso di aggiornamento.

“Non mi iscrivo più, tanto devo morire!”

Il dentista aveva iniziato la preparazione per due impianti.

“Dottore, lasci stare, posso morire anche senza quei denti!”

Insomma, vivevo in un incubo senza fine chiedendomi continuamente come potessi essere in fin di vita pur sentendomi benissimo. Mio marito sembrava impazzito e, quando si confidava con qualcuno, piangeva tutte le sue lacrime.

Feci l’intervento dopo Capodanno e, per circa due mesi, non ne seppi più nulla. Infine, stremata dall’ansia, con un marito sull’orlo del collasso nervoso, telefonai in ospedale per chiedere come mai nessuno mi chiamasse più per dirmi il risultato della biopsia.

Mi rispose un medico che andò a scartabellare e mi rispose: “Tutto a posto, solo un po’ d’infiammazione!”

Ero così frastornata che non riuscivo nemmeno a provare sollievo, né a prendermela con i medici che si erano dimenticati di farmi sapere che non ero malata!

Però, nella situazione critica, tutte le persone che sapevano, per non parlare dei miei colleghi, che divisero con me ogni minuto di preoccupazione e tutti gli eventi, furono così affettuosi, premurosi, preoccupati per me, che mi fecero sentire molto amata e circondata da una totale aura di condivisione e preghiera. Ancora oggi non posso fare a meno di sentirmi grata.

Ora capirete perché, ogni volta senta nominare le parole “amianto, asbesto, mesotelioma” un brivido mi corra lungo la schiena e mi senta particolarmente vicina a chi abbia contratto questa terribile e silente malattia. Penso ai lavoratori dell’Eternit di Casale Monferrato, qui in Piemonte e a Franco di Mare e alla sua famiglia. Anche lui è morto a causa del suo lavoro e questo non dovrebbe succedere mai.

L’uomo ha compiuto grandi scoperte e fatto grandi progressi, ma l’invenzione dell’amianto fu purtroppo un terribile errore di cui ancora oggi paghiamo le conseguenze. Anche i medici sbagliano, qualche volta. Nel mio caso, per troppo zelo, ma è meglio così piuttosto che per superficialità. Nonostante una paura terribile e momenti di angoscia che non potrò mai più dimenticare, sono contenta di essere ancora qui a raccontarli.

mercoledì 8 maggio 2024

Quarantaquattro anni di matrimonio

 Il 3 maggio mio marito ed io abbiamo festeggiato quarantaquattro anni di matrimonio.

Ricordo come fosse ieri: era una pallida giornata di sole con una temperatura mite, io indossavo l’abito che mi aveva confezionato mia madre con il pizzo Sangallo regalato dalla zia Maria, mentre il mio sposo aveva un vestito blu con la camicia bianca. Eravamo poco più che ventenni e molto innamorati.



Avevamo ricevuto molti regali, portati direttamente a casa da amici e parenti. A quei tempi si usava così. C’era proprio di tutto e non mancava nulla, anche se si contavano parecchi doppioni. Ad esempio, potevamo contare su ben sette servizi di piatti e altrettanti di tazze grandi e piccole. Non sono ancora riuscita ad utilizzarli tutti.

Ricordo poi l’episodio di una mia compagna di conservatorio sposatasi qualche anno prima. Mi aveva raccontato di aver ricevuto molti tostapane e rivelato che avrebbe fatto il possibile per liberarsene. Ero sicura che ne avrebbe rifilato uno anche a me ed in effetti era arrivato e, nel pacco, c’era addirittura il biglietto con gli auguri destinati a lei! :D

C’erano poi i regali dei miei alunni. Io avevo ben nove classi ed erano venute tutte a portarmi il loro pensierino. Mi riempivano di biciclette il cortile, si scolavano bottiglie di Coca Cola e mangiavano montagne di patatine. Mia madre si metteva le mani nei capelli: “Corri a fare rifornimento che abbiamo finito tutto e i ragazzini sono affamati!” Io uscivo a fare la scorta mentre lei li intratteneva. Erano così carini e dolci!

I regali si esibivano sul tavolo in sala e tutti potevano guardarli. Oggi i regali non si usano più. Si inviano bonifici sull’IBAN.


Dopo la cerimonia e il pranzo, avvenuto in un ristorante langarolo, gli amici, che erano ben più numerosi dei parenti, erano venuti a casa nostra. Mi ero seduta al pianoforte, ancora in abito da sposa, e avevamo cantato fino quasi a mezzanotte. Al giorno d’oggi si usa ingaggiare un dj professionista per intrattenere gli ospiti. Ai miei tempi, il dj era la sposa! :D
Non ho fotografie di quel momento. A quei tempi, diversamente da oggi,  nessuno pensava ad immortalare qualcosa, erano tutti impegnatissimi a cantare e a divertirsi!



Il giorno dopo eravamo partiti per Milano sotto una pioggia scrosciante. Visita della città e poi volo verso Palma de Mallorca. Negli anni ottanta, non so perché, era di moda andare a Palma. Per me si trattava del primo viaggio in aereo e mi era piaciuto molto. Al ritorno eravamo stati ancora a Pisa e Firenze.

Ripensare a quel giorno mi procura tanta nostalgia. Genitori, suoceri, zii, zie, vicini di casa…Nessuno di loro esiste più e persino alcuni amici sono già scomparsi. Mi mancano molto.

Intanto gli anni sono passati. Abbiamo imparato ad accettare le nostre diversità, a comprendere i nostri lati spigolosi e ad apprezzare i rispettivi pregi, a condividere le esperienze e, soprattutto, a rispettarci ed ad avere tanta pazienza.   

Noi oggi. Qui al matrimonio di un parente.
Buon anniversario a noi!