"Mornig sun " di Hopper. Immagine tratta dal web. |
Spesso penso di aggiornare questo blog, ma sento la
mente come svuotata. Non mi viene in mente nulla da scrivere.
Sto vivendo in una specie di limbo in cui ho
l'impressione di non saper più sognare ed in cui fatico molto a sentirmi
serena.
Pensavo che la morte di mia madre potesse essere, almeno per un
periodo, l'ultimo anello di una catena di sofferenza, ma poi, nell'estate, è
mancato un mio ex alunno di diciotto anni, dopo una lunghissima malattia ed un
trapianto che gli ha regalato una vita normale soltanto per un anno.
Ho visto il dolore della madre e l'uscita di senno
del padre e mi sono resa conto di quanto possa essere ingiusta e beffarda la
vita, soprattutto con un ragazzo innocente costretto a soffrire e a passare da
un ospedale all'altro fin dalla nascita, per poi assaporare un anno di vita
vera e perderla di nuovo, questa volta per sempre.
Nello stesso tempo, una mia cara collega lottava
contro un terribile cancro. Era uno scricciolo di donna, ma forte e combattiva.
Appassionata ciclista, che dava del filo da torcere a un sacco di uomini, non
potendo più pedalare si è messa a correre. Correva, correva, nonostante le
chemio, le operazioni, il dolore... Mandava, a noi colleghe e amiche più
affezionate, regolarmente dei messaggi
in cui c'informava sul decorso della malattia.
"Iniziata la chemio, ho un po' di fastidio, ma
sopporto... Dopo il terzo ciclo di chemio potranno operarmi, spero riescano a
togliermi questa brutta bestia...Ho fatto la tac, la chemio non ha avuto effetto,
ma non demordo!... Non possono ancora operarmi, devo aspettare!.. Iniziata una
nuova terapia, speriamo sia la volta buona!..."
A Natale ormai sapeva che non sarebbe sopravvissuta.
Il cancro stava vincendo, nonostante tutto. Non scriveva più. E noi, come potevamo esprimerci
nei nostri messaggi? Potevamo mandarle gli auguri per un anno che non
avrebbe vissuto? Come può sentirsi una persona, alla vigilia di un nuovo anno,
sapendo che lo vivrà solo per alcuni giorni? Le abbiamo mandato baci e
abbracci, insieme al nostro affetto e al nostro dolore.
A gennaio se n'è andata, in punta di piedi, lasciando
un vuoto immenso e facendoci nuovamente pensare all'ingiustizia della vita, che
non ha pietà nemmeno per chi lotta così strenuamente, senza mai un lamento, per
rimanevi aggrappata.
A noi restano i messaggi sul cellulare e una pagina
di facebook col suo sorriso...
Nella mia famiglia ci sono stati anche alcuni
problemi di salute non ancora completamente risolti e anche questo contribuisce
a creare una sensazione d'incertezza e preoccupazione.
Poi ci sono i fatti che accadono intorno a noi. Ogni
giorno succede qualcosa di terribile che ci fa riflettere su quanto sia
imprevedibile il destino e come possa far cambiare, in pochi secondi, tutta la
nostra vita. Penso, tanto per fare un esempio, ai genitori di quei ragazzi
partiti in aereo per una gita scolastica e ai parenti di tutti gli altri
passeggeri che porteranno a casa i loro cari "a pezzettini", dopo il terribile
schianto contro la montagna.
Penso alla fragilità della mente umana che, sempre
più spesso ed imprevedibilmente, perde il lume della ragione. Di questo passo,
dove andremo a finire?
Termino queste mie riflessioni della sera con una
poesia di Cardarelli.
"Gabbiani" da
POESIE
Non so dove i gabbiani abbiano il nido,
ove trovino pace.
Io son come loro,
in perpetuo volo.
La vita la sfioro
com'essi l'acqua ad acciuffare il cibo.
E come forse anch'essi amo la quiete,
la gran quiete marina,
ma il mio destino è vivere
balenando in burrasca.
Non so dove i gabbiani abbiano il nido,
ove trovino pace.
Io son come loro,
in perpetuo volo.
La vita la sfioro
com'essi l'acqua ad acciuffare il cibo.
E come forse anch'essi amo la quiete,
la gran quiete marina,
ma il mio destino è vivere
balenando in burrasca.