Mia madre ha compiuto ottantasette anni ma, come da sei anni ormai, non lo saprà e non festeggerà.
Mia madre sei anni fa, quando la malattia era solo all'inizio. |
Tutto
ebbe inizio circa sei anni fa, quando cominciò a raccontarci più volte
le stesse cose senza ricordarsi di averlo già fatto e a dimenticare ciò
che noi le dicevamo, o il fatto che qualcuno in giornata avesse
telefonato o le avesse parlato.
Tornava dalla sua quotidiana spesa al supermercato, a cui si recava con la sua amata bicicletta, con alcuni alimenti mancanti. Quando mio padre le chiedeva come mai non avesse acquistato questo o quello, nonostante gliel'avesse scritto sulla lista, lei rispondeva che "non sapeva a cosa corrispondessero quelle parole, pertanto non aveva potuto trovare l'oggetto in questione".
Un mattino disse che "non aveva voglia di andare a fare la spesa" e mio padre capì subito che non ci sarebbe andata mai più. Sapeva di non esserne in grado.
Poi cominciò a dimenticarsi di cucinare e mio padre si sostituì a lei. Ogni giorno era "una caccia al tesoro". Una padella era finita nel forno, un'altra sotto al letto, lo zucchero era nel frigorifero... Mia madre si offendeva quando le si chiedeva dove avesse messo quelle cose e allora mio padre, che l'amava più della luce dei suoi occhi, non le diceva niente e cercava, cercava... Lui col suo enfisema polmonare che gli toglieva il respiro, l'inizio del Parkinson che gli faceva tremare le padelle in mano, le gambe che lo reggevano a malapena... Stava zitto, ansimava e cercava.
Mia madre si stupiva quando mangiava un arrosto, gli gnocchi, la polenta...Diceva: "Che buono! Non ho mai mangiato questa cosa!" Pian piano, tutto diventava "coso o cosa, questo o quello" e i vocaboli, con la relativa corrispondenza, si cancellavano dalla sua mente, così come i gusti, i profumi e, purtroppo, le persone.
Un giorno la tremenda gomma che ormai si era impossessata della sua mente cancellò mio figlio, il suo adorato ed unico nipote. Mamma si stupiva nel veder girare per casa quel ragazzo estraneo, ma si rallegrava con noi perché "avevamo fatto una buona azione dando una casa a quel ragazzo orfano, che era anche tanto gentile e le dava sempre un bacio, anche se non la conosceva"
Poi iniziò il periodo più difficile, quello dell'altalena tra momenti di lucidità ed altri di follia. Non si cambiava , non puliva, non cambiava le lenzuola, nascondeva ogni cosa sotto al letto, ma obbligarla a vestirsi diventava una vera impresa, una lotta all'ultimo sangue, e cambiare le lenzuola al suo letto era un'offesa irreparabile, poiché lei "lo aveva appena rifatto e si voleva farla passare per una sudiciona". Io ero diventata anche una "rovina-famiglie" perché cercavo di portarle via il marito e, come se non bastasse, non permettevo ai suoi genitori, morti da almeno trent'anni, di venirla a trovare. Si chiudeva disperata in garage e piangeva per ore, soffrendo per il tradimento dei genitori e la presunta cattiveria della figlia, che ormai non era più figlia ma una nemica da combattere. Mi insultava, persino mi malediceva. Passato il periodo di disperazione tornava tranquilla in casa, dimentica totalmente di tutto ed affettuosa come sempre. La più amorevole delle madri. Era come vivere costantemente con il dott. Jekyll e Mr Hayde. Io ero alla soglia dell'esaurimento nervoso.
Intanto la gomma continuava a cancellare... era una pena vederla sedersi alla macchina da cucire che aveva usato per anni, con la quale aveva confezionato il mio abito da sposa, tanti abiti per tutta la famiglia ed anche per i clienti, e non riuscire nemmeno a muovere il pedale per farla partire, a non capire nemmeno da quale parte cucire un orlo. "Questa macchina non funziona più!" Si disperava e la guardava con odio.
Tornava dalla sua quotidiana spesa al supermercato, a cui si recava con la sua amata bicicletta, con alcuni alimenti mancanti. Quando mio padre le chiedeva come mai non avesse acquistato questo o quello, nonostante gliel'avesse scritto sulla lista, lei rispondeva che "non sapeva a cosa corrispondessero quelle parole, pertanto non aveva potuto trovare l'oggetto in questione".
Un mattino disse che "non aveva voglia di andare a fare la spesa" e mio padre capì subito che non ci sarebbe andata mai più. Sapeva di non esserne in grado.
Poi cominciò a dimenticarsi di cucinare e mio padre si sostituì a lei. Ogni giorno era "una caccia al tesoro". Una padella era finita nel forno, un'altra sotto al letto, lo zucchero era nel frigorifero... Mia madre si offendeva quando le si chiedeva dove avesse messo quelle cose e allora mio padre, che l'amava più della luce dei suoi occhi, non le diceva niente e cercava, cercava... Lui col suo enfisema polmonare che gli toglieva il respiro, l'inizio del Parkinson che gli faceva tremare le padelle in mano, le gambe che lo reggevano a malapena... Stava zitto, ansimava e cercava.
Mia madre si stupiva quando mangiava un arrosto, gli gnocchi, la polenta...Diceva: "Che buono! Non ho mai mangiato questa cosa!" Pian piano, tutto diventava "coso o cosa, questo o quello" e i vocaboli, con la relativa corrispondenza, si cancellavano dalla sua mente, così come i gusti, i profumi e, purtroppo, le persone.
Un giorno la tremenda gomma che ormai si era impossessata della sua mente cancellò mio figlio, il suo adorato ed unico nipote. Mamma si stupiva nel veder girare per casa quel ragazzo estraneo, ma si rallegrava con noi perché "avevamo fatto una buona azione dando una casa a quel ragazzo orfano, che era anche tanto gentile e le dava sempre un bacio, anche se non la conosceva"
Poi iniziò il periodo più difficile, quello dell'altalena tra momenti di lucidità ed altri di follia. Non si cambiava , non puliva, non cambiava le lenzuola, nascondeva ogni cosa sotto al letto, ma obbligarla a vestirsi diventava una vera impresa, una lotta all'ultimo sangue, e cambiare le lenzuola al suo letto era un'offesa irreparabile, poiché lei "lo aveva appena rifatto e si voleva farla passare per una sudiciona". Io ero diventata anche una "rovina-famiglie" perché cercavo di portarle via il marito e, come se non bastasse, non permettevo ai suoi genitori, morti da almeno trent'anni, di venirla a trovare. Si chiudeva disperata in garage e piangeva per ore, soffrendo per il tradimento dei genitori e la presunta cattiveria della figlia, che ormai non era più figlia ma una nemica da combattere. Mi insultava, persino mi malediceva. Passato il periodo di disperazione tornava tranquilla in casa, dimentica totalmente di tutto ed affettuosa come sempre. La più amorevole delle madri. Era come vivere costantemente con il dott. Jekyll e Mr Hayde. Io ero alla soglia dell'esaurimento nervoso.
Intanto la gomma continuava a cancellare... era una pena vederla sedersi alla macchina da cucire che aveva usato per anni, con la quale aveva confezionato il mio abito da sposa, tanti abiti per tutta la famiglia ed anche per i clienti, e non riuscire nemmeno a muovere il pedale per farla partire, a non capire nemmeno da quale parte cucire un orlo. "Questa macchina non funziona più!" Si disperava e la guardava con odio.
L'abito da sposa confezionato da mia madre |
Iniziarono poi gli anni terribili dell'affannosa ricerca dei suoi
genitori. Ormai aveva dimenticato tutti: mio padre, la mia famiglia, le
sue sorelle, ma il ricordo dei suoi genitori era ancora vivo, doveva
trovarli assolutamente e l'unico modo per farlo era uscire sulla strada
per raggiungere la loro casa, se solo fosse riuscita a ricordarsi
dov'era. Si attaccava al cancello, si arrampicava persino sopra,
chiamava i vicini per farsi aprire, camminava avanti ed indietro come
un'animale in gabbia. Una pena vederla. Era la sua unica ossessione,
l'unica ragione di vita. Così, per più di due anni, cercammo di
accontentarla accompagnandola sulla strada dieci, venti volte al giorno,
con il sole, la pioggia, la neve... Su e giù promettendole di arrivare
presto dai suoi genitori... ma non arrivammo mai. Mi disperavo, mentre
camminavo al suo fianco, pensando a mio padre, solo in casa, che si
spegneva giorno dopo giorno, senza magari riuscire ad aspettare il mio
ritorno.
Papà se ne andò senza che lei se ne rendesse conto e il tempo continuò a passare mentre la gomma cancellava, cancellava...
Ora ha dimenticato tutte le parole, si esprime a monosillabi come i neonati e non cerca più i suoi genitori. Cancellati anche loro, come tutto il resto. Non sa più mangiare da sola.
Fermati, gomma! Basta, smetti di cancellare!
Lei è serena adesso. Passeggia in giardino, sonnecchia sul divano, vive nel suo mondo fatto di nulla, senza mai sorridere, ridere o piangere, perchè in quel mondo non esistono ne'gioie, ne' dolori.
"Non dimenticare chi dimentica..."
Buon compleanno, mamma!
Papà se ne andò senza che lei se ne rendesse conto e il tempo continuò a passare mentre la gomma cancellava, cancellava...
Ora ha dimenticato tutte le parole, si esprime a monosillabi come i neonati e non cerca più i suoi genitori. Cancellati anche loro, come tutto il resto. Non sa più mangiare da sola.
Fermati, gomma! Basta, smetti di cancellare!
Lei è serena adesso. Passeggia in giardino, sonnecchia sul divano, vive nel suo mondo fatto di nulla, senza mai sorridere, ridere o piangere, perchè in quel mondo non esistono ne'gioie, ne' dolori.
"Non dimenticare chi dimentica..."
Buon compleanno, mamma!
Kat, ho acceso il pc ora e ho trovato il tuo post. Un resoconto dettagliato, eppure tenero, di una malattia durissima e cattiva e ingiusta, che toglie tutto anche la dignità.
RispondiEliminaOggi è il complenanno della tua mamma e lei non lo saprà mai e questo fa tanto male, tanto.
Ma lei non è sola e questa è la cosa più dolce di questa sua vita vuota e difficile: sua figlia. Un abbaraccio, ad entrambe, con affetto.
Linda
Sì, lei non è sola e, a modo suo sta bene. Non ha dolori fisici, ne' preoccupazioni di sorta. E' strano però, averla accanto per tanti anni e non poter comunicare in alcun modo con lei, non poterle chiedere nulla, ne' raccontare nulla. Siamo vicine eppure viviamo in mondi separati e lontani.
EliminaNelle case di riposo le persone come lei, che camminano e vanno dappertutto, vengono legate e sedate, a casa almeno è libera e può girare nelle stanze o in giardino come vuole. Lei non ha mai sopportato gli uccellini in gabbia. Diceva sempre che non si possono imprigionare perchè sono nati per essere liberi. Lei adesso è un po' come quegli uccellini, io non posso imprigionarla, almeno finchè potrò.
Grazie per l'abbraccio e per essere qui. Un abbraccio anche a te!
Un post colmo di tristezza, nella sua cruda verità..ma tanto tenero al punto che mi sono commossa percependo il tuo immenso dolore. Perdere la madre è un dolore immane, e l'ho provato...ma la mia mamma , dopo sei mesi di malattia, tumore al colon per cui l'intervento non è servito a niente, se n'è andata serenamente, col sorriso sulle labbra e con la sua dignità, sapendo che accanto a lei c'ero io.
RispondiEliminaSono passati sette anni e ancora la piango, e mi manca immensamente....ma penso che per te forse è peggio: l'hai vista morire a poco a poco, perdendo un po' di lei,giorno dopo giorno , senza poterci fare niente.... è terribile. È giusto quel che dici"non dimenticare chi dimentica!" ?...dimostra la tua forza d'animo ed il tuo amore per lei.
Il ricordo che hai di lei, prima della malattia , non te lo toglierà mai nessuno ed è a quel ricordo che rivolgo gli auguri di buon compleanno. Un abbraccio.
Paola, hai colto nel segno.Io l'ho vista morire poco a poco, ho perso tutto di lei e adesso ce l'ho ogni giorno davanti, ma è come se non mi vedesse. Lei non si ricorda di me e non è più in grado di comprendere ciò che le dico, perchè ha dimenticato il significato delle parole.
RispondiEliminaGrazie Paola, per gli auguri e l'abbraccio, che ricambio volentieri.
Cara Kathe, è da molto che seguo la tua storia e ormai credevo di sapere quasi tutto. Ora, con questo post, ho intuito la tua grande sofferenza che hai sempre mascherato con i tuoi racconti a volte quasi divertenti. Ricordo di aver sorriso molte volte alle prodezze di tua madre, alle scene con il gatto sul quale si sedeva. Oggi il tuo racconto è alquanto amaro: non c'è più nessuna speranza. Tu sai che la gomma non si fermerà. E' una malattia crudele, ma tu sei più forte di lei. L'altro ieri hai abbracciato me; ora io ti stringo forte: ci conosciamo profondamente anche se non ci siamo mai viste.
RispondiEliminaPaola
Ridi pagliaccio, ridi...
RispondiEliminaE' vero, spesso, raccontando le marachelle di mia madre, faccio sorridere, ma dietro si nasconde una verità molto meno divertente.
Mi consolo pensando che mia madre è vissuta ottant'anni felicemente ed ha raccolto molti frutti della sua buona semina, tuo figlio non è stato altrettanto fortunato, perchè dalla vita avrebbe potuto avere ancora tantissimo e invece se n'è andato troppo presto.
Restano la solidarietà fra noi e gli abbracci affettuosi, che fanno bene al cuore. Stringiamoci forte!
Ecco, dopo aver letto tanto
RispondiEliminafinalmente ho capito cos'è
e questa è la chiara dimostrazione
che ci vuole poesia e amore per spiegare le "cose".
Non so se verrà anche da me,
lo sto aspettando e adesso ho paura
soprattutto per chi mi starà attorno.
Nucci Massimo,
RispondiEliminaper fortuna non tutti siamo condannati a questo male, speriamo di salvarci! Purtroppo, se da un lato l'allungamento della vita è stata un gran bella cosa, dall'altra ha permesso lo sviluppo di queste malattie su larga scala. Se mia madre fosse mancata a ottant'anni io non avrei saputo nulla di questa malattia. D'altra parte, le sue tre sorelle non hanno mai avuto l'alzheimer, due sono mancate a novantun anni perfettamente lucide e l'ultima è ancora vivente, vispa come un fringuello, a ben novantadue anni. Lei è la più giovane e l'ho persa già tanti anni fa. Destino crudele!
Anch'io mi sono commosso a leggerti: hai un modo di raccontare di una spontaneità estrema, come se chiacchierassi con un amico davanti a una tazzina da caffè. E non è da tutti.
RispondiEliminaBacione, tuo
Cosimo
Chissà, forse è proprio questo quello che faccio. Il mio blog è la mia seconda casa, con un piccolo salotto accogliente nel quale ricevo i miei amici e racconto loro un po' della mia vita, molto spontaneamente e semplicemente.
EliminaCaffè?
Tristissimo, ma di grande dolcezza. Buon compleanno alla mamma e un abbraccio a te.
RispondiEliminaGrazie. Un abbraccio anche a te!
EliminaSì, sono situazioni che visto dall'esterno possono fare sorridere. Anche io ho una vicina di casa che a volte mi riconosce, altre volte si complimenta con me che sono andato ad abitare vicino a loro. Una volta gli regalammo un mazzetto di margherite, le portò in casa, quando uscì ce le riportò per farci un regalo :-)
RispondiEliminaBeh, diciamo che questo è solo l'inizio della malattia ed effettivamente ci sono episodi che possono far sorridere. Anch'io, quando racconto le marachelle di mia madre e le peripezie che devo compiere per costringerla ad accettare i miei accudimenti, lo faccio in modo da sdrammatizzare e sono io la prima a ridere, ma quando le persone vengono a casa mia e ci vedono insieme, ti assicuro che non ridono più.
EliminaIo sono rimasta sconvolta da questo post e dalla tua forza d'animo. Quel tuo papà, quanto avrà sofferto, e tutti voi, anche lei, poverina. Il nostro corpo è una macchina che si inceppa facilmente. Le domande sono inutili: perché? Perché? Su questa terra bella e triste non capiremo mai niente. Soltanto la nostra fede, povera e oscura anch'essa, in un Dio d'amore che è salito sulla croce ci può dare una speranza meno incerta.
RispondiEliminaMio padre se n'è andato sapendo esattamente la situazione che mi lasciava e come si sarebbe evoluta ed io ancora mi struggo per non essere stata capace di rassicurarlo sul fatto che tutto sarebbe andato bene. Lui ci ha amate moltissimo e, proprio il giorno prima di morire, mi aveva ancora detto che, finchè avesse avuto un alito di vita, ci avrebbe sempre difese e protette entrambe. Mia madre gli aveva detto: "Io vado a casa!" E lui le aveva chiesto di restare con lui, chiedendole: "Chi sono io?" E lei: "Tu sei niente!"
RispondiEliminaDopo essersi amati per più di cinquant'anni, lui doveva prendere tristemente atto di essere stato dimenticato.
È stato dimenticato solo apparentemente. Io credo che i ricordi persistano. Sono solo i contatti che si sono spezzati.
EliminaChi lo sa..nessuno saprà mai cosa resti nella mente di queste persone, visto che non parlano e non esternano nessun tipo di emozione o sentimento. Beh, a dire il vero qualcosa lo esternano, soprattutto quando gli si vuole far fare qualcosa che non vogliono, allora si difendono, ah se si difendono!
EliminaCiao Katerine, sono già passata di qui più volte ma non me la sentivo di scrivere niente. E' terribile l'immagine della gomma che cancella tutto che usi per descrivere questa malattia che da anni, da quando ho visto la gomma all'opera sulla mia vicina di casa, mi terrorizza. E d è pieno di tenerezza e di tristezza il racconto che fai dell'inizio della malattia, della vita dei tuoi genitori che cambia, del tuo papà ammalato
RispondiEliminache le sta accanto in questa discesa all'inferno. Mi commuovi per come ci apri il tuo cuore raccontandoci di questa mamma che ti è accanto ogni giorno ma in realtà non c'è più. Auguri alla tau mamma per il suo compleanno e un grandissimo abbraccio a te che sei una persona con una grande forza e un grande cuore.
Antonella
Cara Antonella,
RispondiEliminati ringrazio per le bellissime parole che mi dedichi. Per me è stato terribile vedere mio padre, provato dalla malattia, fragilissimo, cercare di aiutarla in ogni modo, starle vicino, lavorare al suo posto, difenderla da tutto e da tutti, anche se le forze lo abbandonavano, le speranze cadevano e la visione del futuro era sempre più nera. Sono momenti che non riesco a dimenticare.Se solo potessi fargli sapere che mamma è ancora con noi e adesso è serena!
Un abbraccio grande!
Io credo che lo sappia, e credo che ti aiuti a trovare tutto questo coraggio che hai.
EliminaUn abbraccio, Antonella
è bello poterlo credere...lui coraggio ne ha sempre avuto tanto e anche senso di responsabilità.Io cerco di fare ciò che lui farebbe se fosse al mio posto.
EliminaBeh, mio padre è sempre dentro di me e, ogni volta, mi chiedo cosa farebbe lui e se sarebbe contento. E' un modo per sentirlo sempre vivo.
RispondiEliminaAbbraccio ricambiato e grazie!
Deve essere terribile e non oso immaginare di passare tutto questo... e tu sei una figlia meravigliosa!!
RispondiEliminaTuo padre la sta aspettando...e lei ricorderà tutto.
Sai, molti dicono che sono forte, ma non è così. La situazione è questa e bisogna affrontarla, le forze si devono trovare, impossibile ignorare il problema. Ne' io, ne' mio padre avremmo mai immaginato che questa malattia, di cui avevamo a malapena sentito parlare, entrasse nella nostra famiglia, ma è successo, e abbiamo dovuto adattarci.
RispondiEliminaIo avevo sempre pensato che, quando uno dei due fosse mancato, l'altro l'avrebbe seguito a ruota, perchè si amavano troppo per poter sopravvivere ad un dolore così grande, invece...Mia madre non lo ricordava già più e non si è neanche avvicinata alla bara, non le interessava. E' strana la vita...
la vita più che strana è stronza ma in fondo ha un suo perché...
Eliminacerto che tua mamma vive una non vita e quindi vivere così non ha molto senso. E' così umiliante per se stessi non ricordare di essere stati e non ricordare gli affetti... è davvero triste, ma almeno fisicamente non soffre!!
sì, lei fisicamente sta meglio di me.Persino la pressione, che per anni ha curato perchè troppo alta, ora è perfetta. In compenso, è venuta l'ipertensione a me!
EliminaGrazie Katherine di averci raccontato questa tua dolorosa esperienza..mi hai commosso... ho un'amica che vive la stessa situazione e so quanto sia difficile e dolorosa! Ti abbraccio con tanto affetto
RispondiEliminaCarmen
Purtroppo le storie sono molto simili, perchè il decorso della malattia è quello. Dipende poi dal carattere delle persone che, perdendo l'autocontrollo, si rivelano per ciò che sono: buoni, collerici, rissosi, tranquilli ecc...
EliminaUno scritto commovente e terribile.
RispondiEliminaLa realtà spesso supera la fantasia, vero? Ma, se ci guardiamo intorno, vediamo sempre che c'è di peggio, purtroppo.
EliminaBuon compleanno alla tua mamma, che, forse, in questo stadio della malattia è serena quanto basta.
RispondiEliminaUn abbraccio pieno di comprensione a te, con l'augurio di mantenere sempre un equilibrio.
Sì, credo che ora mia madre sia serena, allo stesso modo di un bimbo di un anno o poco più.
EliminaGrazie per l'abbraccio, che ricambio e...spero veramente di mantenere il mio equilibrio. Mio padre, negli ultimi tempi diceva sempre: "Se non sono ancora impazzito è proprio perchè è destino che rimanga lucido, o a quest'ora sarei già fuori come un balcone!" Spero di poter dire altrettanto.
La tua vita è piena d'amore e questo, chissà perché porta con se anche la sofferenza. Sono due facce della stessa medaglia, sembra... non esiste una senza l'altra. Tu vivi intensamente senza nasconderti e guardando in faccia i tuoi sentimenti ed è questo l'essenziale secondo me. Ti ammiro tantissimo e ti voglio bene come a una delle mie amiche più care, nonostante non ci siamo mai incontrate. Un abbraccio a tua madre che ti ha generata e con tuo padre ha costruito una donna forte come te! Essere consapevoli delle proprie fragilità e sofferenze è dimostrare la propria umanità.
RispondiEliminaGrazie Violetta, anche tu mi sei molto cara e ti ringrazio per queste belle parole che mi dedichi. Hai ragione: io io sono fragile e soffro, ma combatto ogni giorno contro le difficoltà e cerco di superarle. Ognuno ha il suo destino e deve accettarlo! Un abbraccio!
Eliminaè un post stupendo il tuo e- purtroppo- avendo avuto lo stesso percorso... con mia madre, sappi che ti sono vicino un caro abbraccio stef
RispondiEliminaps come diceva troisi...scusate il ritardo....
Stefano, non sapevo fosse successo anche a te, allora so che mi comprendi in pieno. Grazie per l'abbraccio, che ricambio di cuore!
RispondiEliminaCara, sono ripassata da qui a commuovermi ancora sul post e sui commenti degli amici. Non finirà così, c'è un'altra vita, o altrimenti da dove sorgerebbero l'amore e la poesia? Sappi che ti sono sempre vicina.
RispondiEliminaGrazie Domenica Luise, sei una vera amica! Un abbraccio!
RispondiEliminaKatherine, che disperazione! Ne soffriva mia nonna! La vita è malvagia, a volte colpisce in modo vergognoso. Almeno ora vive in questo limbo che è un momento di pietà verso di te, prima che verso di lei. Un abbraccio forte forte e coraggio!!! Renata
RispondiEliminaGià, la vita colpisce quando meno te lo aspetti. Mia madre è la piùgiovane delle sue sorelle ed è l'unica che è rimasta colpita dalla malattia. Ne ha ancora una che ha novantadue anni e sta benissimo, sia come salute che come testa. Chi l'avrebbe mai detto che a noi sarebbe capitato questo! Però è vero: nel suo limbo sta bene e anche noi possiamo sentirci più sereni.
EliminaGrazie per l'abbraccio che ricambio!
Alzheimer? (non ho letto i commenti quindi non so se lo hai specificato!) ...da futura "infermiera" e avendone visti decine di casi come questo mi rendo conto benissimo di quello che puoi provare..
RispondiEliminaNon abbatterti mai, anche se lei non si rende conto dell'esistenza di una figlia, la tua presenza le sarà senz'altro di aiuto! Dalle tue parole si evince che sei una persona fortissima e ti ammiro tantissimo!
Ti mando un abbraccio!
Rosita
Sì, non l'ho scritto ma è lui...Non mi piace nemmeno pronunciare la parola...Lei sta bene adesso, è serena. Mi combina un sacco di marachelle ma...pazienza.E così sei una futura infermiera: complimenti! Hai scelto una professione difficile, ma di grande umanità.
RispondiEliminaAbbraccio ricambiato!
Te lo auguro di tutto cuore. Quella gomma è veramente terribile e devastante, ma forse per tuo padre non è ancora troppo tardi. Un abbraccio sincero!
RispondiEliminaSono passati più di otto anni da questo post. Mia madre era poi mancata due anni dopo. Dieci anni di Alzheimer. Dieci anni di grande dolore. E' una malattia terribile, soprattutto per chi vive accanto al malato. Mia madre ha pianto spesso rendendosi conto che non era più in grado di svolgere le attività che aveva sempre svolto, ma poi ha dimenticato anche quello e ha trovato un'apparente serenità.
RispondiEliminaTu non stai portando alla morte tuo padre, ma gli stai impedendo di farsi del male, perché è questo che succederebbe se guidasse o lavorasse con le macchine. Mia madre non era più in grado di mettere in moto la macchina da cucire che aveva usato per tutta la vita.
Preparatevi ad essere forti e preparatevi a vedere vostro padre cambiare trasformandosi in un'altra persona.
Vi abbraccio forte.
Se hai bisogno di consigli o anche semplicemente di raccontare io sono qui.
Mi dispiace tanto, Valeria...Mia madre ha trascorso così i primi due anni e per me era stato un vero incubo. Questa continua altalena tra normalità e anormalità mi destabilizzava. M'illudevo che stesse bene e, dopo qualche ora, ripiombavo nel baratro. Un momento mi riconosceva, il momento dopo mi malediceva, accusandomi di averle rubato i vestiti, il marito, la brioche...Purtroppo è una malattia terribile, che si porta via tutta l'essenza della persona. Ancora adesso sogno mia madre, a otto anni dalla sua scomparsa. Adesso, finalmente, la rivedo com'era prima della malattia, ma per anni ho continuato a vederla malata, la perdevo e temevo di non ritrovarla, mi combinava marachelle...incubi, incubi! Ma sono felice di essere riuscita a starle accanto fino alla fine e di averle permesso di stare serena nel suo mondo fatto di niente.
RispondiEliminaCoraggio Valeria, forse adesso ci sono medicinali più validi che possono rallentare la malattia, ma tu preparati ad essere forte e a dare tutto il tuo amore al tuo papà. Quando vuoi scrivermi io ti risponderò sempre. Puoi chiedermi qualsiasi cosa. Un abbraccio!