Ricordi d'infanzia al tiro a
segno
I più bei ricordi della mia infanzia
risalgono al primissimo periodo, da quando avevo iniziato a
capire e a memorizzare ciò che mi circondava, fino ai cinque-sei anni
circa.
E’ incredibile come si siano fissati
nella mente quei ricordi così lontani nel
tempo!
Essi sono legati ad un luogo
particolare, che io amavo moltissimo: il tiro a segno.
Il tiro a segno visibile in fondo al viale con la casetta a lato. |
Non si tratta del tiro a segno di un luna park, come qualcuno
potrebbe pensare, ma di un poligono di tiro demaniale, in cui
i militari di leva si recavano per le esercitazioni durante il periodo di
addestramento.
I miei nonni erano stati, fin dai
tempi antecedenti alla seconda guerra mondiale, i custodi di quel luogo e
le loro quattro figlie e tutti noi nipoti eravamo nati là,
nella grande, vecchia casa demaniale.
Mio nonno e le sue quattro figlie |
Il tiro a segno si ergeva solitario
in aperta campagna, tra campi di grano e di trifoglio; l’ingresso era
costituito da un lunghissimo viale alberato da secolari ippocastani e
ricordo che la mamma usava spesso raccontarmi che la mia nascita era
avvenuta all’ombra di un ippocastano (differentemente dal
tradizionale cavolo!)
C’erano vasti spazi: un grande
cortile, la vecchia casa piena di stanze, tra cui una grande cucina, una
sala da pranzo stile "trattoria” e una cantina sotterranea buia, profonda
e misteriosa. Poi c’era l’edificio del tiro a segno, con lo stemma della
Repubblica e la bandiera svettante sulla cima, tante porte che
nascondevano uffici, armadi pieni di fucili, luoghi che mi apparivano
misteriosi…
Io, a tre anni, nel cortile del tiro a segno. |
Ricordo che, aprendo una porta , si
accedeva ad una stanza senza soffitto che, al posto del
pavimento, aveva un prato verde ricoperto interamente da margherite…nei
ripostigli poi, si scoprivano sempre nidiate di gattini e gli oggetti più
strani…c’erano persino un monopattino ed una bicicletta-tandem!
Dietro l’edificio si trovava una
serie di alti cumuli di terra ricoper
ti di arbusti, trifoglio, piantine di
menta e fiori selvatici, che servivano a fermare le “pallottole vaganti”.
Sotto a queste collinette si trovavano le trincee, dove gli uomini
preposti a quella attività, alzavano e abbassavano, attraverso una specie
di carrucola, i bersagli per i tiratori. Tutto intorno c’erano i campi di
grano coltivati dal nonno.
Papà ed io nei campi del tiro a segno |
Una volta all’anno scendevano dalle
montagne i pastori per portare le greggi a pascolare nei prati
circostanti. C’era un’apertura in una siepe ed io potei avvicinarmi a
loro. Conobbi una bambina della mia età chiamata Graziella ed insieme
trascorremmo giorni a giocare con gli agnellini. Chissà dove sarà
adesso!
D’estate, i generi e le figlie
venivano ad aiutare il nonno per la trebbiatura e poi si facevano delle
grandi feste. Durante il lavoro, la nonna mi teneva compagnia
all’ombra delle grandi e odorose colline sovrastanti le trincee e
mi raccontava molte storie.
Nonna Ghitina |
Tutte le domeniche parenti ed amici
arrivavano dalla città per la classica merendina…nonna Margherita, detta “
Ghitina” era uno scricciolo di donna, ma abile ed attiva e nonno Toni era
un uomo apparentemente burbero, ma dal cuore d’oro. Avevano
tantissimi amici e non c’era domenica che non avesse la sua
festa. Benchè si fosse agli inizi degli anni ’60, la zona era così
solitaria che ancora non era stata raggiunta dalla corrente elettrica,
perciò la gente ballava alla luce di grandi lampade a gas, e la musica
proveniva da un vecchio grammofono a 78 giri.
Il nostro vecchio grammofono. Lo conservo ancora. |
A turno si girava la manovella per
dargli la carica ( a volte qualcuno girava troppo in fretta e le voci
maschili diventavano femminili….) e, ogni due facciate del disco,
bisognava cambiare la puntina. C’era un’atmosfera così familiare, gioiosa
e calda in quei momenti, mentre le lunghe ombre si
proiettavano sui muri e le risate risuonavano nelle
stanze!
Poi cominciavo a dare segni di stanchezza e zia
Lucia mi accompagnava in un immenso letto, per farmi sprofondare in un
morbido cuscino di piume d’oca e per cantarmi la ninna nanna. Ricordo
ancora adesso il suono della sua voce e le mie sensazioni di
allora: era una voce cantilenante, lamentosa, ma anche rassicurante e
piena d’amore e presto mi addormentavo, sognando di danzare alla luce
delle grandi lampade.
Per quel che ricordo, questa somiglia alle lampade dei nonni. |
Riconosco, col senno di poi, che la vita non dovesse essere facile per i miei nonni in quel luogo così isolato e privo di
comodità, ma per me, bambina piccolissima, era un luogo magico. I nonni si
sentirono in seguito effettivamente troppo vecchi per continuare a fare i
custodi e lasciarono il posto ad altre persone più giovani,
così il mio breve sogno, ben presto naufragò.
Non ho mai dimenticato il tiro a segno: ci sono
tornata qualche volta da adulta, con la scusa di far vedere al mio bambino
il luogo della mia nascita. Il nuovo custode ci ha permesso di visitarlo e
ci ha spiegato tutte le innovazioni apportate nel corso degli anni. Adesso
è un circolo privato , un moderno poligono con attrezzature
all’avanguardia, settori specializzati e armi sofisticate.
Non mi sembra più così grande e sconfinato, adesso
sono cresciuta e i miei orizzonti si sono allargati. Intorno sono state
costruite abitazioni, cascine , capannoni e la strada è stata allargata e
asfaltata.
Sono rimasti però i campi di grano, il profumo di menta selvatica, le collinette
ricoperte da arbusti e fiori di campo, dove un falco costruisce
ancora, ogni anno, il suo nido, da cui spicca
superbi voli planari.
E sono rimasti i ricordi della famiglia
patriarcale, con le sue sensazioni di affetto, di solidarietà e di calore
umano.
Non si possono dimenticare le proprie
radici!
Ciao Katerine, che racconto stupendo che hai fatto della tua infanzia e dei tuoi nonni, con bellissime fotografie e storie di tempi passati. Sono ricordi preziosissimi ed è bello vedere che continuano a vivere dentro di noi. E' vero la vita allora era dura e doveva essere una grande fatica tirare avanti soprattutto quando si era obbligati a vivere così isolati. Però sempre più spesso mi chiedo se non era meglio quando tutto era un po' più difficile...quelle feste erano feste vere, le domeniche con i dischi a 78 giri erano gioiose davvero...non so, adesso sembra che più nessuna sappia come si fa ad essere sereni...
RispondiEliminaCiao, veramente bello, buona domenica.
Antonella
Io ero piccola, ma ricordo bene i visi sorridenti intorno a me, sento le risate, la musica...Sicuramente quelle persone, conoscenti, parenti, in quelle feste domenicali erano felici. A quei tempi la vita era più semplice, c'erano meno invidie, gelosie, confronti e si era capaci di divertirsi con poco.In quanto a me, se anche il ricordo dovesse ingannarmi, basterebbe guardare la mia espressione nella fotografia con mio padre, nei campi del tiro a segno, per capire che ero veramente molto, molto felice.
EliminaE' strano come, tornando sui luoghi della nostra infanzia, ci colpisca sempre l'estensione; ciò che prima ci sembrava smisurato, ora ci sembra ridimensionato, addirittura piccolo! Cambia la percezione delle cose, ma i ricordi, quelli belli, loro rimangono intatti nel nostro cuore.
RispondiEliminaBelle foto, bei ricordi, bel post.
Rimettiti prof.! Un abbraccio!
E' una riflessione che ho fatto anch'io. Il tiro a segno è circondato da alte siepi e, da bambina, non riuscivo a vedere dall'altra parte, da adulta invece sì, ed è forse per questo che le dimensioni mi sono parse diverse.Cambiando l'altezza ho un'altra prospettiva e allora ero veramente molto piccola. Eppure le emozioni erano così forti che le ricordo ancora oggi come se fosse ieri, mentre mi danzano davanti le immagini come flash improvvisi. Non riesco più a sentire le parole e vorrei tanto ricordarmi i racconti della nonna o i discorsi durante le feste.
EliminaComincio a stare meglio,grazie!
Anche per me, se ripenso ai prati dove giocavo nell'infanzia, mi parevano immensi, ma in fondo eran dei praticelli.
EliminaMia sorellina era convinta che noi avevamo una lavastoviglie verde. Convinta al 100%. Ma la lavastoviglie era color crema. Solo che aveva un filetto verde, all'altezza dei suoi occhi....
Buona ripresa tra i campi elisi dell'infanzia
Hai ragione. E' incredibile come possano apparire diversi gli stessi luoghi cambiando altezza ed età. E poi, quando si è piccoli, tutto appare grande. Il tiro a segno è grande, ma non immenso come lo ricordavo, e un po' è stata una delusione. Ma è sempre stato un luogo magico. Anche mia nonna, quando stava per morire, ha cercato di scappare di casa per andare al tiro a segno, e anche mia madre, fin che ha avuto un attimo di lucidità, l'ha cercato. Vuol dire che in quel posto sono trascorsi i loro anni più belli, sono nate le emozioni più vere, e nessuno che le abbia provate riuscirà mai a dimenticarle.
EliminaBello e ben scritto,
RispondiEliminatornerò a leggere. Ciao.
Benvenuto sulle pagine del mio blog! Mi fa piacere il tuo apprezzamento. Se vuoi leggere altre storie simili, sempre rigorosamente vere, puoi guardare in alto nelle più belle storie vere di Katherine. Ne ho pubblicate due.
RispondiEliminaBuona settimana!
accidenti che bella infanzia!!!... ma allora Haidi esiste!!! Eri tu e la tua amichetta... he he
RispondiEliminaDolci ricordi... è stato molto bello leggerti! Ciao
Eh sì! Magari non proprio Heidi, ma la piccola casa nella prateria!
RispondiEliminaCi vorrebbe un servizio al tg di Tom e Ben!! :-)
RispondiEliminaTroppo simpatici quei due personaggi! Chissà cosa direbbero! :)
RispondiEliminaChe bel racconto!
RispondiEliminaGrazie per aver condiviso questi ricordi.
Ciao
Benvenuta Paola! Grazie a te per avermi letta. Spero che tornerai e cercherò anch'io di venire da te!
EliminaCiao mia cara, mi sono imbattuta nel tuo blog e, da collega, amo molto seguire i racconti virtuali di chi come me vive il suo tempo fra le mura di un Istituto. Cristina, docente di lettere alla scuola "media".
RispondiEliminaCiao collega, mi fa piacere incontrarti. Verrò anch'io a leggerti. A presto!
RispondiEliminaCome sono belli questi post, Katherine. Che bella infanzia e che atmosfera avevano le cose per te. Erano musica da subito.
RispondiEliminaSì, hai ragione. Forse erano momenti così belli perchè ero piccola e vedevo tutto con occhi incantati, ma questi sono i ricordi che mi sono rimasti nel cuore e voglio credere che la vita allora fosse veramente bella così.
RispondiEliminaEravano noi ad essere piccini, e ogni luogo fatto a misura di adulto ci pareva sconfinato. È successo anche a me, e credo che un po' accada a tutti.
RispondiEliminaCosì come è normale avere ricordi vividi dell'infanzia... ma saperli raccontare come hai fatto tu non è da tutti.
Un bacione, tuo
Cosimo
Grazie Cosimo!
RispondiEliminaDavvero un bellissimo racconto!! Mi fa venire in mente il verso di una canzone che dice "quando la vita era più facile, e si potevano mangiare anche le fragole". Passo quasi tutti i giorni davanti al poligono durante le mie passeggiate quotidiane, ma non avrei mai immaginato che quel cortile alberato potesse celare così tanti bei ricordi di una bambina. Grazie per averli voluti condividere :-)
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