Sono latitante, lo so. É da un po’ di tempo che non riesco
più a scrivere sul blog e a visitare i vostri. Perdonatemi. Il fatto è che, dopo sette anni
trascorsi, si può dire, agli arresti domiciliari, ora sto cercando di
riprendere in mano la mia vita. Gli esami a scuola sono terminati, oggi è il
mio primo giorno di vacanza ed è anche il mio compleanno.
Rifletto sul fatto
che, ormai, le tappe più importanti nella mia vita di donna siano già state raggiunte: l’infanzia, l’adolescenza, la giovinezza, il fidanzato, la fine degli
studi, il posto fisso di lavoro, il matrimonio, la nascita di un figlio, la
maturità. Ora, se andrà bene, potrò solo più aspirare a diventare suocera e
nonna, ma su questo aspetto sembra che mio figlio non ci senta, pertanto, cosa
posso aspettare ancora dal futuro? Un po’ di salute e serenità, cose non da
poco, ma questi compleanni cominciano veramente a diventare sempre meno
simpatici. Servirebbe una bacchetta magica per fermare il tempo, ma non esiste.
Meglio rassegnarsi e lasciare che il tempo scorra, si spera benevolmente.
Il regalo di mio figlio per il mio compleanno |
Mio padre mi diceva sempre: “Vedrai, quando non ci saremo più
noi, quanto lavoro avrai da fare!” In effetti, due appartamenti da tenere
puliti e in ordine, tre bagni, due garage, cortile, giardino, sono parecchio
impegnativi, senza contare il dover cucinare, lavare, stirare, esaminare tre
classi all’esame di Stato … Insomma, non
ho avuto un attimo di tregua ultimamente. Però ho anche ripreso ad uscire,
soprattutto la sera: passeggiate con il cane, cene con gli amici, spettacoli
teatrali e musicali … Prima della morte di mia madre solevo dire, a chi m’incontrava,
che mio marito ed io eravamo “separati fuori”, nel senso che potevamo stare
insieme solo in casa, mentre dovevamo
uscire uno alla volta, perché non si poteva lasciare sola mia madre. Ora
possiamo riscoprire la reciproca compagnia, tornando indietro nel tempo e ritrovando
gusti e complicità che sembravano ormai dimenticati.
Sto accettando il fatto che non sarò mai più figlia e che la
mia vita prenderà un nuovo corso, ma non posso ancora dominare il mio inconscio
e il suo riflesso sui miei sogni. Stanotte, tanto per farvi un esempio, ho sognato di essere in vacanza al mare. Come sempre mi succede ultimamente, che si tratti di mare,
città o stazione, ho finito nuovamente per perdermi ed annaspare angosciosamente nell’acqua
senza sapere quale direzione prendere per tornare sulla spiaggia. Alla fine,
sono riuscita a tornare a casa, ma vi ho trovato un'altra brutta sorpresa. Tutte le prese
elettriche erano staccate dal muro e ogni oggetto che, originariamente, si
trovava su un ripiano, ora giaceva per terra, in mille pezzi: televisione,
stereo, forno a microonde, ferro da stiro, soprammobili … persino i martelletti
del pianoforte erano stati strappati e finiti inesorabilmente per terra. In
camera da letto c’era mio padre, debolissimo, rannicchiato sotto le coperte, che sussurrava,
addolorato: “Non ho potuto fare nulla per fermarla! Non ne avevo la forza!” Mia
madre, seduta sul letto, con ai piedi un mucchio di macerie, brandiva trionfante
una lampada in mano … Aveva distrutto tutto, spinta dalla sua mente malata e
ormai incapace di comprendere qualsiasi cosa.
Io ero annichilita. Pensavo: “Non può essere vero! Mia madre
non c’è più, questo deve essere un sogno per forza, devo svegliarmi!” Non mi svegliavo. Allora cercavo di calmare
mia madre, di parlarle, ma lei non mi ascoltava. Non le importava nulla di me,
non sapeva chi fossi, ne’ cosa volessi ed io non potevo sopportare di nuovo questo dolore, non un'altra volta, ma non mi svegliavo!
Mi guardavo intorno: un vero disastro. Niente era più recuperabile!
Mi guardavo intorno: un vero disastro. Niente era più recuperabile!
"Svegliati Kathe, svegliati!" Mi dicevo.
Finalmente ho aperto gli occhi. Ero nel mio letto e tutto era a posto. Che
sollievo!
Insomma, in questo momento va così. Spero poter venire presto
a trovarvi. Aspettatemi!