lunedì 31 luglio 2023

Le nostre vacanze

 Anche quest’anno le vacanze sono terminate e, ancora una volta, sono state scelte in modo da includere anche il nostro cagnolino Terry. Siamo stati ad Alassio, meta facilmente raggiungibile in auto, e con tutti i comfort a disposizione.

Sono stati giorni molto rilassanti, con lunghe camminate sul bagnasciuga, ginnastica in spiaggia, nuotate, passeggiate serali sul lungomare e nel caratteristico “budello”, spettacoli musicali e tante conoscenze. E’ incredibile quanto possa essere socializzante la presenza di un cane. Per prima cosa, era richiesto l’avvicinamento a tutte le cagnoline che si trovavano in giro, perché Terry voleva annusarle e accostare il suo naso al loro, in una sorta di rudimentale bacio. Ovviamente, scambiare quattro parole con i proprietari, diventava d’obbligo. Poi c’erano le persone che ci fermavano lungo la strada chiedendo di poterlo accarezzare. Infine c’erano coloro che incontravamo in albergo, al ristorante, in tutti i luoghi frequentati. In tanti lo volevano coccolare, perché lui si mostrava come un cagnolino educato, silenzioso e tanto morbido.

Se è pur vero che la presenza di Terry un po’ ci abbia limitati nelle varie attività di nostro interesse, vedere la gioia nei suoi occhi e l’amore per noi nel suo sguardo, era un’emozione impagabile. Forse saremo di parte, ma a noi sembrava proprio di vederlo sorridere!










giovedì 20 luglio 2023

Storia vera del decadimento sociale di un uomo.

 Conobbi Gianni una decina di anni fa quando, dopo aver adottato il nostro cagnolino, mio marito ed io iniziammo a frequentare un parco cittadino per insegnargli a socializzare. Trovammo un gruppo di persone già ben affiatato, ciascuno con il proprio pelosetto e, mentre i nostri animali giocavano ed socializzavano, anche noi imparammo a conoscere i vari proprietari e ad inserirci nel gruppo. Ci si vedeva parecchie volte la settimana ed arrivammo anche ad organizzare incontri al ristorante o in pizzeria. C’era gente di ogni età, dalla studentessa universitaria al professionista, al pensionato, alla segretaria...Gianni era disoccupato. Il suo sogno era quello di diventare un OSS e di lavorare in un ospedale, o al servizio delle persone. Aveva frequentato un corso e fatto il tirocinio in una clinica e ci mostrava orgoglioso le sue fotografie col camice bianco ma, al momento dell’esame, era stato bocciato. Aveva riprovato una seconda volta ad iscriversi al corso, ma non era nemmeno stato ammesso a frequentarlo. Si consolava facendo il dog-sitter, attività che svolgeva in modo encomiabile. Amava molto i cani, soprattutto la sua cagnolina Betty. La sua compagna lo ospitava e lo manteneva, aspettando tempi migliori.

Negli anni seguenti gli amici del parco si diedero da fare per raccomandarlo e farlo assumere in diverse ditte, ma lui, invariabilmente, combinava qualche guaio o, addirittura, si dimenticava di presentarsi, e venne ogni volta licenziato. La sua compagna, a quel punto, circa due anni fa, dovette rendersi conto che Gianni non avrebbe mai lavorato e che avrebbe dovuto mantenerlo a vita. Lei, che lavorava giorno e notte senza mai concedersi un attimo di riposo, credo fosse arrivata ad un punto di saturazione tale da non poter sopportare oltre. Non poteva andare avanti all’infinito a sobbarcarsi le spese per il compagno, con i suoi vizi per Bacco e Tabacco, e la cagnetta, così lo cacciò di casa insieme a Betty, lasciandogli però la macchina, in modo che potesse muoversi e cercarsi un lavoro.

A quel punto l’uomo, disperato, si rivolse ai suoi familiari, madre e fratelli, che non vollero nemmeno vederlo e, successivamente, agli amici del parco, che invece lo ospitarono, gli diedero soldi e gli trovarono altri lavori, che perdette regolarmente. A quel punto era chiaro che, chiunque se ne fosse fatto carico, avrebbe dovuto ospitarlo e mantenerlo a vita. Tutti noi avevamo le nostre famiglie: figli, genitori a carico, compagni...Tutti avevamo i nostri problemi. Non potevamo adottare un uomo di più di cinquant’anni.

Gianni trovò casa presso lontani parenti, aiutò un conoscente a vendere maglie al mercato, poi mio marito lo incontrò quest’anno, intorno a Natale, e Gianni gli disse che ormai stava vivendo in macchina. Nessuno lo contattava più, perché non aveva un recapito e nemmeno un cellulare.

Da allora non avemmo più notizie, fino a qualche sera fa, quando al telegiornale sentimmo una notizia che ci sconvolse, avvalorata poi da articoli su parecchi giornali, con tanto di nome, cognome e fotografia. Un clochard, originario della provincia di Cuneo, era stato ammazzato brutalmente a B.  Dei conoscenti lo avevano invitato a farsi una doccia a casa loro poi, per chissà quale motivo, avevano iniziato a picchiarlo fino a spaccargli la cassa toracica. Infine lo avevano denudato e messo ad agonizzare sotto la doccia bollente, ustionandolo. Dopo due ore, avevano chiamato il 118 dicendo che l’uomo si era sentito male sotto la doccia. Poveri illusi, non si rendevano conto che ci sarebbe stata un’autopsia e che il delitto sarebbe stato scoperto!

Di fatto, il povero Gianni è morto in questo modo atroce e la piccola Betty, sporca e denutrita, è finita in gabbia in un canile, proprio lei che è sempre vissuta libera e amata per tutti i suoi dieci anni di vita.

Tutti noi che l’abbiamo conosciuto siamo sconvolti. Era incapace di mantenere un lavoro, forse per il suo vizio del bere, ma non era cattivo. Amava le persone e gli animali. Era gentile. Chissà, forse, se avesse realizzato il suo sogno di diventare OSS, la sua vita sarebbe stata molto diversa e sarebbe ancora vivo. Lo ricordo ad un pranzo, vestito come un damerino, con completo scuro, camicia bianca e cravatta, oppure nel parco, dove era sempre attorniato da tanti cagnolini, come in questa foto.



Mi sono sempre chiesta come sia possibile che un uomo possa scendere tanto in basso da diventare un senzatetto. Ora lo so.

Riposa in pace Gianni. Se il Paradiso esiste, sicuramente ora sei là, perché l’Inferno lo hai già vissuto sulla Terra. Noi ti ricorderemo con affetto e l’olmo che tu hai piantato nel parco sarà sempre lì a parlarci di te...


mercoledì 12 luglio 2023

Sono arrivati i ladri?

Come molti di voi sanno, io ho un cagnolino di razza volpina che si chiama Terry e che ha undici anni. Lo portammo a casa all’età di due mesi e, subito, seppe farsi valere, senza mai piangere, ma abbaiando a gran voce per farsi prendere in considerazione. La cosa bella è che, se tanto abbaia quando è a casa, per segnalare qualsiasi movimento nelle prossimità del cancello (soprattutto quando arriva il postino! Sembra diventare matto!), quando è fuori casa ammutolisce di colpo e nessuno gli sente più la voce. Si guarda intorno con grande interesse, si avvicina a tutti i cani che incontra per conoscerli, si fa coccolare da tutti, ma dalla sua bocca non esce nemmeno un bau. Persino ai gatti, che fa correre come matti ogni volta si presentino nel nostro cortile, quando siamo in giro non dice nulla. È persino arrivato a “baciarne” uno, muso contro muso!

Per i primi due anni di vita non venne mai lasciato solo. C’era mia madre, malata di Alzheimer e da sorvegliare ventiquattro ore al giorno, pertanto, chi si occupava di lei teneva anche compagnia a Terry. Tutto cambiò con il decesso di mia madre. Non era più necessaria una badante e non si poteva pensare di portarlo sempre con noi. La prima volta fu proprio per la messa di trigesima di mamma. Come lasciarlo a casa da solo? Non gli era mai successo prima e sapevo di cagnolini che mettevano a soqquadro la casa se lasciati soli.

Mi venne in mente che lui era molto interessato a guardare fuori, qualora avesse sentito un rumore, e avrebbe tentato di aprirsi la porta, graffiandola. Si poteva però fare in modo di fargli raggiungere la finestra, in modo che potesse avere il controllo a piacimento sul cortile e sulla strada. Davanti alla finestra avevo giusto un tavolino, che ricoprii con un panno, infine misi una sedia davanti al tavolino e lo invitai a raggiungere il davanzale della finestra, cosa che fece prontamente. Poi provammo ad uscire e lui rimase zitto e fermo al suo posto, come una fiera sentinella. Così siamo andati avanti in questi ultimi nove anni. Appena sistemiamo la sedia, lui capisce già che deve salire sul davanzale, si accomoda e ci aspetta, senza combinare alcun tipo di guai.

Sabato scorso, però, mio marito ed io siamo usciti con alcuni amici e al ritorno, appena entrati in cortile con l’auto, è successo un fatto impensabile. La porta si è aperta e Terry, scodinzolando, ne è uscito venendoci incontro.

Mi si è gelato il sangue addosso. Erano venuti i ladri e avevano, ovviamente, lasciato aperto!

Il mio secondo pensiero è stato per il cane. Per fortuna non gli avevano fatto del male!

Il terzo pensiero è andato a cosa fare. Entrare, con il rischio di incontrare i ladri? Chissà che disastro avremmo trovato!

Veramente non sapevamo quali pesci pigliare. Abbiamo aspettato un po’, fatto le feste a Terry, sperando che i ladri se ne andassero… Poi siamo entrati alla chetichella, un passo alla volta, guardinghi…Niente! Tutto era al suo posto, nulla era stato toccato. Non abbiamo potuto pensare ad altro che, uscendo, ci fossimo dimenticati di chiudere la porta di casa. Sarà stato il caldo a darci alla testa? Un principio di Alzheimer?

In ogni caso, tutto è bene quel che finisce bene, anche se ho sempre davanti l’immagine della porta che si apre da sola con Terry che ne esce scodinzolando. E adesso, ogni volta, controlliamo entrambi di aver chiuso la porta a chiave!