“Niente come tornare in un luogo rimasto immutato
ci fa scoprire quanto siamo cambiati”.
Nelson Mandela
Mi è capitata
sotto agli occhi questa frase ma, almeno nel mio caso, succede spesso il
contrario, cioè che sia io a sentirmi immutata mentre il mondo intorno a me sta
cambiando.
Ieri, tanto
per fare un esempio, era una giornata splendida di sole, troppo bella per
restare chiusi in casa. Sembrava veramente che fosse già arrivata la primavera.
Mio marito ed io non potevamo però uscire insieme perché mio figlio lavorava e
uno di noi doveva, per forza di cose,
restare con mia madre a controllarla. Si è offerto di rimanere lui, con la
prospettiva comunque di poter stare in giardino a svolgere piccoli lavoretti
alla luce del sole; io non avevo nessuna voglia di prendere la macchina ed
andare in città, perciò ho scelto una bella passeggiata a piedi.
Partendo da
casa mia e svoltando a sinistra ci si può dirigere verso la città, cosa che si fa
nella maggior parte dei casi mentre, girando a destra, ci si incammina verso la
campagna e la nuova tangenziale che attraversa i campi ( quella delle foto
sottostanti di mio figlio, per intenderci).
Era tanto che
non camminavo a piedi in quella direzione ed ho scoperto un sacco di
cambiamenti. Tanto per cominciare, la maggior parte delle case è stata
ristrutturata e colorata, diventando molto più gradevole. Quelle che frequentavo
da ragazzina ed in cui vivevano le mie amiche ora hanno cambiato proprietario
ed alcune non ci sono nemmeno più, sostituite da eleganti condomìni, altre sono
state completamente trasformate e quasi irriconoscibili. Persino i campi, che
prima costeggiavano normalmente la strada, ora si intravedono dietro un recinto
di ferro zincato, la carreggiata è stata ampliata e porta le indicazioni di una
pista ciclabile ed una zona pedonale. I marciapiedi, che prima nemmeno
esistevano, (addirittura la strada era sterrata) ora sono persino dipinti di rosso e sembrano un elegante
tappeto. Quand’ero ragazza c’erano poche case e tantissimi campi, ora invece
sono spuntati capannoni ovunque, come funghi. Ho scoperto persino una struttura per un’associazione
ONLUS ed un’altra per arbitri di calcio.
Non l’avevo mai saputo!
C’è ancora il
naviglio però, il canale d’acqua dove mio padre bambino ed i suoi amici
facevano il bagno. ( a quei tempi l’acqua era limpida ovunque e non inquinata…) L’abbiamo
sempre chiamato al femminile “La bialera” ma non ho mai saputo da cosa
derivasse il nome. Ora, con Internet, ne scopro l’origine: “La derivazione del termine, registrato nei dizionari
piemontesi ottocenteschi dello Zalli e del Sant'Albino, da beale o bedale 'rivo', rinvia alla base gallica BEDO- fossa, canale”.
Nel praticello che costeggia il
naviglio c’è una novità: un pilone votivo che non è ancora stato terminato del
tutto, infatti solo una delle quattro nicchie è stata dipinta. Chissà chi è il
pittore!
Cammina, cammina, seguendo il
nuovo marciapiede rosso, sono finita in mezzo ad una serie di capannoni,
fabbrichette, centri di assistenza per auto e camion…La strada non era più quel
rettilineo che ricordavo…Dov’ero finita? Non mi raccapezzavo più. Possibile che
mi fossi persa in un luogo da sempre conosciuto? Ma non era più quello!
Finalmente sono riuscita ad
orientarmi ed a capire dov’ero finita, un luogo dietro la strada principale che
una volta era aperta campagna. Cammina, cammina sono arrivata al “tiro a segno”,
un luogo del demanio in cui, tanto tempo fa, i militari andavano ad esercitarsi
a sparare, mentre ora lo fanno i privati.
Quel luogo ha sempre esercitato un
fascino particolare su di me, perché è quello in cui sono nata. Mia madre, le
sue sorelle, i miei cugini, tutti siamo nati lì, perché i miei nonni ne erano i
custodi. Ah! Per noi nipoti quello era un posto magico, con le trincee, i
campi, le feste domenicali…Mia madre mi diceva sempre che non ero come gli
altri bambini che nascono sotto ai cavoli, io ero nata sotto gli ippocastani ed
in compagnia degli alpini ed era vero, perché anche accanto alla casa c’era un
enorme ippocastano, oltre a tutti quelli del viale d’ingresso, e gli alpini lì erano sempre numerosi. In effetti,
anche se molte cose sono cambiate, rinnovate, ammodernate, il lungo viale
alberato c’è ancora ed il tiro a segno mi attira sempre come una calamita.
Pian piano sono tornata a casa, camminando con lo sguardo
verso il Monviso che diventava sempre più rosa e rosso, mentre il sole calava
lentamente dietro le cime.
Erano le 17, 30 e c’erano ancora 14 gradi. Tutto sommato,
anche se sarebbe stata più bella in compagnia, è stata comunque una passeggiata
bellissima.
“Niente
come tornare in un luogo completamente mutato ci fa scoprire quanto sia venuto
il momento di cambiare.”
Katherine
bel post.
RispondiEliminatanta serenità e luce.
da me fa ancora freddissimo,
un abbraccio
Qui per ora fa abbastanza caldo, ma pare che il tempo debba cambiare portando tutto il freddo che non abbiamo ancora sentito. Gli appassionati di sci aspettano anche la neve, perchè pure in montagna fa caldo e non ce n'è. A me piace la neve, ma l'idea di doverne spalare un bel po' dal cortile non mi rallegra affatto! Ricambio l'abbraccio e spero che ora tu sia più serena.
EliminaE' una riflessione molto profonda quella che fai alla fine del post, forse appena un po' amara...
RispondiEliminaBella anche la descrizione della tua terra che muta, dei colori, dei corsi d'acqua, degli edifici, dei ricordi che affiorano.
Un abbraccio. :)
Anche se i cambiamenti migliorano il paesaggio, confesso che dispiace un po' non ritrovare ciò che è fissato nei ricordi della mente. E' un rendersi conto del tempo che passa portandosi via immagini e momenti che non torneranno mai più, ma bisogna imparare a cambiare e ad adattarsi alla vita che va avanti. Niente è per sempre.
RispondiElimina"Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma." Mi hai fatto tornare in mente questo aforisma. Piacevole come sempre il tuo raccontarti. Anche a me sta succedendo di ripercorrere, dopo tanto tempo, le stradine intorno alla casa di mia madre, insieme al cane e di fare scoperte simili alle tue. Il movimento è sintomo di vita... Un caro saluto
RispondiEliminaIn effetti i cambiamenti portano miglioramenti e tutto diventa molto più bello di prima, ma fa effetto non riconoscere più i luoghi che ci sono sempre stati familiari.
EliminaUn saluto anche a te!
Anche a me capita spesso la tua stessa impressione: che tutto sia cambiato intorno a me tranne io stessa. È un'impressione strana, che mi disorienta un po'. Mah, com'era bella, talora, la vecchia vita in bianco e nero, col pane nel forno a legna e la grande casa antica dove fummo così felici, adesso di tutti coloro siamo rimaste io e mia sorella. E riempivamo un tavolo stretti.
RispondiEliminaChissà...è il tempo che passa lasciando indietro volti e luoghi cari...è difficile abituarsi, ma così è la vita. Se avremo il destino di invecchiare, purtroppo dovremo dire addio ancora a tante persone e tanti luoghi e sarà sempre più doloroso, però conosceremo volti nuovi e vedremo crescere figli e nipoti...gira la ruota della vita, gira, gira...
EliminaLe cose cambiano, come cambiano le persone,le amicizie, i modi di pensare e noi non vogliamo rendercene conto.
RispondiEliminaA volte la notte mi sveglio e penso con timore al futuro ...che sarà di noi,le notizie che ci vengono date dalle tv e dai giornali ci fanno capire che le persone sono diverse da un tempo.
Buonananna cara Kate.
1 bacione ♥ vany
Vany...sei la stessa romantica Vany che conosco?
EliminaNon credo che le persone siano tanto diverse da un tempo, ma le situazioni della vita le hanno costrette ad adattarsi e trasformarsi. Una volta si dava meno importanza a ciò che era materiale,mentre contavano di più i sentimenti e ci si aiutava a vicenda, ora conta più l'apparire che l'essere e si vive sempre di corsa, tra stress e competizione.
Buona nanna anche a te, carissima1
Questo viaggio tra i piccoli luoghi dell'esistenza sembra quasi una metafora della vita. Anche se eri sola in fondo non lo eri, perché i pensieri li hai condivisi con altre persone lontane, e chi ti è caro era accanto nel cuore.
RispondiElimina(devo dire che l'ingresso del tiro a segno mi ha ricordato l'ingresso del cimitero)
Riccardo, benvenuto!
RispondiEliminaGli alberi spogli, con i loro rami nudi rivolti al cielo, fanno sempre pensare ad immagini di morte, ma con la primavera ed il fogliame si trasformano. I viali dei cimiteri sono ornati da cipressi, quello del tiro a segno da ippocastani, e l'effetto è diverso. Poi ci sono i campi, le vecchie trincee dalle quali gli uomini una volta innalzavano i bersagli per chi sparava,( le carrucole ci sono ancora, anche se arrugginite...) le collinette "paraproiettili" ricoperte di arbusti, erba e fiori...Insomma, un mondo magico e da scoprire per gli occhi di un bimbo.
Per il resto hai ragione: non ero propriamente sola, perchè i miei pensieri erano affollati da persone, qualcuna scomparsa, altre lontane.
Ciao, il cimitero del mio paese non ha cipressi, ma come quello del circondario ha ippocastani o altri simili. In particolare l'ingresso, cancello, viale, piante, mi faceva pensare al cimitero: un cammino. In parte mi può ricordare anche un quadro che aveva dipinto mio papà (ma con i cipressi come fiamme verso il cielo).
EliminaPerché non ci metti qualche musica suonata da te?
Buona domenica