Durante
una conversazione con un giovane, siamo venuti a parlare delle relazioni sociali
di oggi. Secondo lui, attualmente, i rapporti interpersonali sono molto più
difficili di un tempo: troppi competizione, stress, individualismo, difficoltà a
capirsi veramente e vicendevolmente. Lui è convinto che, per la mia generazione,
sia stato molto più facile rapportarsi con i propri coetanei, gli amici ed i
colleghi.
Stranamente,
io ho sempre pensato la stessa cosa nei confronti della generazione che mi ha
preceduta. Perlomeno, per quel che ho visto nella mia famiglia, i miei genitori
hanno vissuto sicuramente come persone felici.
Mio
padre mi ha raccontato spesso che mia madre arrivava dal lavoro cantando e che
si dirigeva direttamente nell'orto, per mangiarsi, a mo' di stuzzichino,
direttamente un pomodoro appena staccato dalla pianta. Tutte le domeniche, per
molto tempo, erano andati a trovare i nonni, che gestivano un tiro a segno
demaniale, dove si ritrovavano con parenti e amici a mangiare "merende
sinoire" ( merende che sostituivano la cena) e a fare festa. Dopo la mia
nascita, mia madre aveva cessato l'attività in fabbrica per lavorare in casa come sarta, senza più
rigidi orari. Poteva cucinare tranquillamente mentre cuciva, accudire me e, nel
pomeriggio, ricevere i clienti, in maggior parte signore, che si attardavano
anche a chiacchierare amabilmente e persino a confidarsi, facendole capire che,
tutto sommato, stava molto meglio lei, nella tranquillità della casa e
nell'amore della sua famiglia, rispetto a certe signore della ricca borghesia ignorate
e cornificate da mariti libertini e poco
rispettate da figli viziati. Mio padre tornava dal lavoro sempre alla stessa
ora e, durante i pasti, entrambi si raccontavano e commentavano vicendevolmente
i fatti della giornata. Ridevano e scherzavano spesso. Li ho sempre visti come
persone serene e soddisfatte.
Chissà,
questi pensieri saranno determinati semplicemente dal fatto che "l'erba
del vicino è sempre più verde?
Ci sembra più facile la vita degli altri, di chi
ci ha preceduto, senza renderci conto che, ogni generazione, ha avuto le sue
gioie ma anche, e soprattutto, le sue pene? Abbiamo sempre visto "solo
quello che volevamo vedere?"
Devo
però ammettere che oggi viviamo immersi nella società dell'immagine, dove poco
conta l'essere e molto l'apparire. Le famiglie non riescono più a seguire i
figli, troppo immerse nel lavoro, indispensabile per sopperire alle forti
spese, ma si aspettano comunque molto da loro, per potersi vantare dei meriti
con amici e parenti. I ragazzi fanno tante cose: suonano, praticano sport, viaggiano,
studiano, ma sono già stressati fin da piccoli. Ho sentito dire che, qualche
giorno fa, una madre ha fatto una scenata al figlio mentre riceveva la pagella,
con tutti otto, nove e un sette. "Allora ho un figlio scemo!" Si è
messa a piangere e gridare davanti a lui, che l'ha guardata attonito.
Nelle
classi, oltre ai tanti Pierini che ne combinano di tutti i colori, (perchè pure questo è l'altro lato della medaglia)abbiamo anche parecchi ragazzi che
vanno in "crisi di panico". Non riescono più a respirare,
s'irrigidiscono e ci fanno chiamare il 118. Ormai sta diventando un fatto
abbastanza consueto. Poi arrivano i genitori che vanno in panico pure loro e,
alla fine, non si sa più se prestare prima soccorso al figlio o alla madre.
Ci
sono donne che s'innamorano improvvisamente di uomini molto più giovani, vanno
via di casa, formano nuove famiglie e si dimenticano dei primi figli, tanto che
saranno poi le "tate" ad accompagnarli a scuola, a organizzare le loro
feste di compleanno, ad assistere ai saggi scolastici, mentre quei ragazzi continueranno
a chiedersi, tristemente, quale errore abbiano mai commesso per far allontanare
in questo modo la mamma tanto amata.
C'è
chi pratica sport a livello agonistico (oggi, tutte le società, appena
intravedono un potenziale vincitore, spingono per farlo diventare un
professionista) e deve allenarsi ogni giorno per ore, tornando a casa
stanchissimo, ma con il dovere di svolgere i compiti e studiare le lezioni,
finendo così a sera tarda e non riuscendo mai a smaltire lo stress acquisito.
Nei più grandi c'è chi non sopporta il proprio aspetto fisico e comincia a non mangiare più, o a
mangiare troppo, senza riuscire a vedersi realmente nello specchio, fino ad
autodistruggersi.
C'è
chi non accetta il proprio carattere, magari un po' chiuso e timido, struggendosi
per diventare quella persona brillante e competitiva che proprio non gli riesce
di essere. Vive male, si giudica continuamente in negativo, non riesce a uscire
dal labirinto che si è creato.
Chissà,
forse la vita di relazione dei giovani d'oggi è veramente più difficile di un
tempo. E' il caso di dire che "Si stava meglio quando si stava peggio?"
Oppure
dobbiamo pensare che, in fondo, ogni generazione abbia avuto gli strumenti per
mettersi in gioco nella società, ma non abbia saputo usarli? Oggi, per esempio, rispetto al passato, abbiamo
tutti una migliore istruzione e maggiori conoscenze per sopravvivere alle aumentate
difficoltà della vita. Forse le nuove generazioni pensano troppo? E' diminuita
la fatica fisica a favore di un'elucubrazione mentale che finisce per
ritorcersi contro di loro?
E' davvero così indispensabile la continua competitività anche nei soli rapporti interpersonali?
E' davvero così indispensabile la continua competitività anche nei soli rapporti interpersonali?
Quale rimedio?
L'analisi mi pare corretta anche se le cose negative che hai scritto sono più delle positive che a dire il vero ci sono.
RispondiEliminaQuale rimedio davvero non lo so, ma non so nemmeno se sia necessario un rimedio che vada bene per tutti e per tutti i casi.
Ciao
Chissà...vedremo come si evolveranno le cose. Certo mi sembrano preoccupanti questo dilagare di crisi di panico e questa difficoltà a rapportarsi con gli altri, quando sono in carne ed ossa e non virtuali.
Eliminaio credo che la competitività da sola non spieghi le difficoltà relazionali penso che invece, spesso, l'insicurezza in famiglia, i rapporti non ottimali in casa, rendano i ragazzi più diffidenti e più distanti
RispondiEliminaVita sempre più dura per i giovani. Speriamo che questo periodo negativo passi!
EliminaConcordo: ogni generazione ha avuto le sue gioie ma anche le sue pene.
RispondiEliminaSentendo le storie del paese di 70 anni fa, i tradimenti che ci sono oggi c'erano anche allora. Uguali. Magari c'era un senso dell'onore diverso, per cui magari per l'onta si scappava in un'altra nazione (accadde ad un mio parente alla lontana che lasciò la famiglia per il disonore del figlio che se la faceva con una femmina sposata del paesello.... e se ne andò in Argentina lasciando pure la moglie che giustificava il figlio!!!)
Magari una volta c'era una tempra diversa nell'affrontare la vita, giacché la vita ti metteva alla prova ben bene. Oggi veniamo messi alla prova dai computer e dai cellulari!!!
Già..solo apparentemente la vita di oggi è più facile. E' più comoda da un punto di vista della tecnologia, ma molto più cerebrale, competitiva e complicata in quanto ai rapporti interpersonali
Elimina...difficile rispondere al tuo post così pieno di passato e presente... sicuramente prima che ci fosse la tv e internet c'era meno desiderio di andare a casa e si cercava il contatto umano. Era normale.
RispondiEliminaAdesso si cerca il contatto e meno quello umano... è per questo che si è più soli.
Mi interessano invece le crisi di panico!!! Nei ragazzi giovani mi preoccupano perchè è il non affrontare le difficoltà e una paura di perfezionismo e repressione. Questo è pericoloso socialmente.
I genitori dovrebbero sdrammatizzare (perchè appunto hanno esperienza e saggezza) e non essere dei repressi maniacali...
Purtroppo è così. I primi ad essere depressi sono i genitori e i figli ne assorbono tutta la carica negativa, senza alcun aiuto da parte dei genitori che, anzi, acutizzano le difficoltà.
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