martedì 24 giugno 2025

Gita a Chianale (CN)

 Dato il caldo di questi giorni, qualche puntatina al fresco della montagna è d’obbligo.

La settimana scorsa siamo stati perciò a Chianale, situato in val Varaita (Cuneo) a 1800 metri d’altezza e considerato uno dei borghi più belli d’Italia.

Il suo nome, in lingua occitana, significa “canale” indicando la canalizzazione del torrente Varaita tra le case. Le due parti sono collegate tra loro da un ponte di pietra, simbolo del paese. Le case sono caratteristiche e antiche costruzioni in ardesia e legno, con bellissimi tetti in pietra e tanti fiori ai balconi.

Vicino al ponte si può ammirare la chiesa di S. Antonio, affacciata ad una piazzetta con fontana. Tanto silenzio intorno, ancora pochi turisti, e un ottimo cibo da gustare (specialissime le ravioles!) a scelta in uno dei tre ristorantini caratteristici. Un fresco venticello spira tutto l’anno, a detta dei residenti. Una temperatura ideale per fuggire dalla calura della città. Anche il cagnolino Terry, col suo pelo svolazzante all’aria, ha molto gradito!








Le ravioles! Sorta di gnocchi di patate e formaggio, condite con burro fuso.



martedì 17 giugno 2025

I GIOVANI E GLI APERITIVI IN CONSOLLE

Nella mia città, nei mesi di maggio e giugno, c’è l’usanza degli “Aperitivi in consolle”. In pratica, il venerdì sera, ogni bar del centro, in un largo quadrilatero di strade, ha la sua consolle musicale con un deejay che propone musica a manetta, e molti tavoli vengono aggiunti nelle vie per ospitare chi voglia fermarsi per gustare buoni cibi, bere bevande, aperitivi ecc..

Di per sé si potrebbe obiettare che la proposta non abbia nulla di speciale, ma evidentemente c’è qualcosa che mi sfugge perché, di fatto, anche dalle città vicine arriva una marea di ragazzi che si aggiungono ai residenti, e l’effetto visivo è quello di un formicaio di persone, di una totale mancanza di spazi liberi e di una grande sfilata di moda, perlomeno da parte femminile. Infatti, mentre i maschietti sono abbigliati, in buona parte, con jeans o pantaloni corti e magliette, le ragazze mettono in mostra tutta l’eleganza, la provocazione e l’originalità possibili dettate dalla loro giovane età: scollature vertiginose, spacchi audaci, minigonne mozzafiato, tacchi dodici, pettinature fresche di parrucchiere, e chi ne ha più ne metta. Tutta questa bella gioventù è veramente tanta, una marea, ed è impossibile che riesca a trovare posto ai tavoli, così, la maggior parte, si limita a camminare, per quanto sia possibile farlo, perché ad ogni passo deve letteralmente sgomitare per andare avanti di qualche centimetro. Avanti e indietro, magari con una bottiglietta di birra in mano, fermandosi con gli amici incontrati e urlando per riuscire ad avere un minimo di dialogo, avanti e indietro per almeno tre o quattro ore.

 Capita anche, come l’ultima volta, che in qualche piazza si tenga un concerto dal vivo. Noi vi abbiamo appunto partecipato, ascoltando un coro accompagnato dall’orchestra, e poi abbiamo tentato di “passare per giovani” intrufolandoci in quella marea di ragazzi, sgomitando anche noi e fermandoci a salutare certi miei ex alunni che si sono dimostrati ben felici d’incontrarmi, cosa puntualmente ricambiata. A me fa sempre piacere rivederli e, soprattutto, scoprire come si siano trasformati negli anni e raggiunto i loro obiettivi. Per fortuna, mio marito ed io non soffriamo di panico da folla, perché altrimenti sarebbe tragico, così schiacciati in cotanta gioventù! Riusciamo a percorrere il quadrilatero, ma impiegando un tempo lunghissimo! Certo l’effetto è un po’ strano. È come nuotare in un acquario pieno zeppo di pesciolini giovani, mentre noi siamo gli unici, vecchi, merluzzi!

Ovviamente, gli abitanti della zona immagino non siano affatto contenti di tutta questa baraonda sotto le loro finestre e vadano ad accendere un cero alla Madonna ogni volta in cui gli aperitivi in consolle finiscono! Ma anche loro si sono ormai rassegnati, dopo tanti anni.

Mi viene spontanea una riflessione. Questi giovani hanno una grande fortuna: la libertà! Libertà di uscire di casa quando vogliono, di vestirsi come vogliono, di incontrare chi vogliono, di mangiare e bere cosa vogliono, di non temere che una bomba cada sulle loro teste, mentre molti loro coetanei, che vivono nei Paesi in guerra o con dittature, possono solo sognare di essere liberi e vivono costantemente la paura per la loro stessa vita!

Il pensiero mi stringe il cuore e provo un brivido mentre, frettolosamente, lasciata la baraonda, ci incamminiamo (a piedi perché in queste sere non si trova parcheggio) verso casa. La notte è ancora giovane, ma per noi finisce prima di mezzanotte.

Allego alcune fotografie tratte da Facebook (quindi pubbliche) e scattate dal nostro amico Franco Celano, fotografo ufficiale della manifestazione. Ci siamo anche noi!







mercoledì 9 aprile 2025

Visita al castello di Sanfrè.

 A volte non è necessario andare lontano per trovare un piacevole luogo da visitare. E’ ciò che abbiamo sperimentato mio marito ed io domenica scorsa, andando a vedere, con tanto di visita guidata (una simpatica signorina, con un cesto in mano pieno di prodotti agricoli locali), il castello di Sanfrè, in provincia di Cuneo, a pochi chilometri dalla nostra città.

La visita, durata un’ora, iniziata con un giro dello splendido giardino, da cui si gode di un ampio panorama sulla pianura cuneese e sull’arco alpino, è proseguita all’interno ed è terminata con la degustazione di un calice di vino e l’assaggio del tipico dolce pasquale “Fuaset”, una sorta di pane, addolcito con zucchero e succo di limone.
La nostra competente guida ci ha raccontato la storia del castello, che cercherò di riepilogarvi qui, sperando di ricordarla in modo esatto.
Originario dell’XI secolo, venne acquistato alla fine del 1200 dalla famiglia Isnardi, costituita da nobili e banchieri astigiani che realizzarono il feudo di Sanfrè, con tanto di case intorno al castello e mura di cinta. Nel XVI secolo un Isnardi, tramite matrimonio, s’imparentò con un ramo di Casa Savoia, unendo così la potenza economica a quella politica. A quel punto, non si trattava più di un feudo, ma di un centro agricolo e, alcune stanze, vennero adibite proprio all’approvvigionamento dei prodotti tipici della zona. Il maniero venne chiamato: “Il castello della terra”
Alla fine del XVIII secolo, estinta la famiglia Isnardi, il castello passò in eredità alla famiglia portoghese De Souza, che lo tenne fino al 1912.
Durante la prima guerra mondiale fu poi adibito a convalescenziario e, in seguito, fino al 1964, diventò luogo di noviziato delle suore missionarie, che fecero eseguire vari lavori di ristrutturazione e ammodernamento. C’erano però molti soffitti dipinti con immagini di donne...ehm...diciamo poco vestite, pertanto le suore fecero ridipingere i soffitti coprendo tutto con il colore. Soltanto uno si salvò, dato che venne nascosto da un controsoffitto. Si trattava di quello cinquecentesco nella camera ducale, realizzata per ospitare una coppia di Casa Savoia, che ancora oggi si può ammirare in tutta la sua magnificenza.
Attualmente il castello appartiene alla famiglia Sobrero.

E, dopo la storia, qualche fotografia!