venerdì 8 settembre 2017

Corso di aggiornamento scolastico: macchina da scrivere e dado Knorr...



E’ iniziato un nuovo anno scolastico, come sempre preceduto da una settimana di corsi aggiornamento, riunioni collegiali, consigli di classe ecc…

Di solito i corsi di aggiornamento non mi attirano molto, soprattutto perché, dopo tanti anni d’insegnamento, ho già sentito dire proprio di tutto e sembra non esserci nulla che mi possa ancora stupire.

Qualche giorno fa ho seguito, però, un corso veramente interessante, e non sono soltanto io a dirlo, ma tutto un collegio docenti. 


Il corso era tenuto dal Prof. Raffaele Mantegazza, docente di Scienze pedagogiche all’Università di Milano Bicocca.


Già il titolo era un vero programma: «La macchina da scrivere e il dado Knorr»

Accipicchia, cosa potevano avere in comune quei due oggetti? Cosa avevano a che fare con noi? Eravamo tutti incuriositi.


Ci è stato spiegato che la macchina da scrivere oggi non serve più, perché è stata sostituita dal pc, molto più efficace. Ebbene, anche la scuola un giorno potrebbe essere sostituita: esistono le lezioni online e la scuola parentale.

Il dado, per contro, in una ben nota pubblicità televisiva, è sempre stato presentato come «Il dado che sa fare il dado», un po’ come dovrebbero essere gli insegnanti: non psicologi, infermieri, sociologi, carabinieri, tuttologi … ma solo insegnanti, persone che cercano di svolgere bene il proprio mestiere, che è quello di trasmettere cultura, ma anche di aiutare i ragazzi a diventare persone capaci di ragionare e di affrontare la vita con coraggio e determinazione.


Perché frequentare la scuola? Per imparare nuove nozioni? Esistono Internet e Wikipedia, si può trovare di tutto senza uscire di casa! Come se non bastasse, sta cominciando ad affermarsi la “scuola parentale”, cioè l’istruzione a casa, offerta da genitori, parenti e amici.

Per socializzare? Perché mai si dovrebbe per forza socializzare con persone che non hanno nulla in comune e di cui non importa assolutamente nulla? Ci sono tanti posti per socializzare e per trovare persone affini al proprio modo di essere, non è necessario trovarle a scuola!


La scuola però offre qualcosa che le altre opportunità non danno, cioè la possibilità di condivisione. E’ bello condividere saperi, scambiare opinioni su vari argomenti, aiutare un compagno a capire un concetto difficile, collaborare insieme nella realizzazione di un disegno, di una mappa, di un canto!

Non è così necessario che si rincorrano progetti,  concorsi, attività presentate con termini altisonanti. Niente è più bello della normalità: leggere un libro interessante, scrivere, contare, sperimentare, suonare, condividere il panino nell’intervallo, conoscere insieme la realtà circostante. W la normalità!

La scuola poi non dovrebbe essere competitiva. Tutti devono essere messi nelle condizioni di imparare e nessuno dovrà mai sentirsi il primo della classe o il somaro di turno. Ogni ragazzo ha un’intelligenza diversa da tutti gli altri: visiva, uditiva, manuale, spaziale, creativa …. e deve essere messo nelle condizioni di metterla in luce, senza doversene vantare o vergognare.

La scuola non deve essere giudicante. Non si può dire che un ragazzo non combinerà mai nulla di buono nella vita, che finirà sulla cattiva strada, o che diventerà sicuramente un manager o un personaggio importante. Fino ai quattordici anni e anche oltre, tutti cambiamenti sono possibili e niente è prevedibile. 


Infine, una storia, che risponde alla domanda: « Quale ritorno avrò dai miei alunni? Quando mi ricompenseranno per le fatiche loro dedicate al fine di una buona formazione educativa e didattica?»


«Un uccellino femmina aveva costruito il nido troppo in basso su un albero e, a causa del maltempo,  si trovò nella condizione di doverne fabbricare un altro più in alto e dall’altra parte del fiume. Mentre viaggiava sull’acqua portando tra le zampe il primo uccellino, che ancora non sapeva volare, gli domandò: «Figliolo, mi prometti che, quando sarò vecchia, ti occuperai di me?».

Il figlio rispose che l’avrebbe sicuramente fatto, ma lei allargò le zampe e lo lasciò affogare nel fiume. La stessa cosa successe con il secondo uccellino.

Quando ripeté la domanda al terzo uccellino, questi rispose: «Non posso prometterti che lo farò, non conosco le mie possibilità future, ma so che aiuterò i miei figli come tu ora stai facendo con me».  La mamma lo portò in salvo».


E’ una storia drammatica e si spera che nessuna madre si comporti mai così con i propri figli, ma è proprio questo che dobbiamo aspettarci dagli alunni: non che ci diano soddisfazione con brillanti carriere, ma che nella vita possano portare con loro un poco di noi e lo trasmettano ad altri.


Questo corso mi è piaciuto perché ha confermato molte delle mie convinzioni e mi ha fatto pensare che, quando andrò in pensione, o non ci sarò più, forse ci saranno ancora dei giovani che porteranno avanti ciò che ho cercato loro di trasmettere in tutti questi anni, non solo didatticamente, ma anche, e soprattutto,  dal punto di vista umano.

7 commenti:

  1. Bellissimo post, mi ha fatto riflettere, grazie Katherine!

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    1. Abbiamo riflettuto anche noi! Lieta di esserti stata utile!

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  2. È davvero bello sapere che, tra tanti corsi inutili, esistono ancora qualche persona valida che sa trasmettere qualcosa di positivo agli altri. Tra l'altro il tuo mestiere, dal punto di vista umano, è uno dei più impegnativi che esistano... sempre che uno decida di svolgerlo bene!
    Quando nella vita si dà il massimo di se stessi si verrà sempre ricordati, di questo stai certa! ;-)
    Buona domenica.

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    1. Sì, i ragazzi si ricordano sempre dei loro professori, tutto sta a vedere se in modo negativo o positivo! Comunque, almeno la maggior parte di noi, nonostante ciò che si dice, si impegnano per dare il massimo e non sempre il massimo vuole dire insegnare argomenti complicati e ridondanti, ma semplicemente insegnare tutto quanto è necessario sapere per avere competenze utili nella vita.

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  3. Da ex allievo, non posso che approvare, sottoscrivere, ed esser(ti) testimone :-)

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  4. In tanti anni che ti conosco certamente il corso di questo importante esperto non ha potuto che confermarti la tua linea di condotta nell'insegnamento.
    Anche solo da come ci hai raccontato questo fatto si deduce la tua enorme apertura mentale la tua disponibilità verso i tuoi ragazzi e non solo.
    Da parte mia penso che la scuola sia importante anche per dare una regola di comportamento verso gli altri cioè come rapportarsi alle varie persone ai vari compagni cosa che con il web è difficile se non impossibile.
    La scuola è un impegno al di là di quello che si può imparare sul web è diverso sentirselo spiegare e come dicevi tu condividere gli argomenti e confrontarli con gli altri.

    A Roma c'è il sole l'aria è tiepida dunque si va!!!
    Buona giornata signora maestra con tutto il mio affetto.
    Sherabbraccicari

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    1. Dici bene: la scuola insegna anche a rapportarsi con gli altri, cosa che non si può imparare attraverso il web o la scuola parentale.
      Abbracci ricambiati!

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