venerdì 11 luglio 2025

Gita ad Usseaux

 Avevamo visitato Usseaux circa due anni fa e ci era piaciuto tanto, così tanto da volerci tornare alcuni giorni fa.

Usseaux si trova in val Chisone, in provincia di Torino, ad una ventina di chilometri da Sestriere, a circa 1400 m. di altezza ed è incastonato tra il parco naturale Orsiera-Rocciavrè e il parco naturale del Gran Bosco di Salbertrand.

È caratterizzato da numerosi edifici storici ristrutturati del 1700, come il forno, il lavatoio e il mulino, 40 stupendi murales dipinti su porte, muri e finestre delle case e raffiguranti animali, paesaggi e scene di vita contadina, tipiche case in stile montano, strette viuzze lastricate in pietra, fontane e tantissimi fiori. La chiesa di San Pietro domina il borgo, abitato da circa 180 persone.

La cosa curiosa è, che per entrarvi, bisogna passare nel cortile di un ristorante, dove ci sono parecchie persone a tavola.

Inerpicarsi sulle strette ed acciottolate stradine è un po’ come camminare in un luogo magico e antico e ogni angolo è propizio per scattare una fotografia. Noi siamo stati i soliti esagerati, perché ne abbiamo collezionate un centinaio!

In mezzo ad un boschetto c’è il vecchio mulino, che porta i visitatori indietro nel tempo in un paesaggio da favola.

Poco lontano da Usseaux, nell’omonima frazione, a 1381 m. si trova il piccolo lago del Laux, un minuscolo Paradiso dalle acque limpidissime e riflettenti, pace e aria purissima.

Trattandosi infatti di un giorno feriale, non c’era molta gente e, sia ad Usseaux che al lago, si poteva stare molto tranquilli. A farci socializzare con alcuni turisti ci ha comunque pensato il nostro Terry che, come al solito, ha fatto gli occhi dolci e ha dato tanti bacetti a tutte le cagnoline incontrate, oltre a prendersi tante coccole dai loro padroni.

















mercoledì 2 luglio 2025

Il sorriso contagioso di Lucio

 C’è un video, da cui ho catturato un’immagine, che gira sul web e che mi fa tanto sorridere, così come succede a molte altre persone, considerando ciò che commentano. ( per chi ha Tik tok si può vedere QUI)

Succede che un cantante, Lucio, dopo tanti anni di gavetta in locali piccoli e meno piccoli, dopo aver macinato chilometri e chilometri su e giù per la penisola, dopo illusioni, delusioni e cose andate meglio, supportate da una grandissima passione per la musica ed un immenso amore per gli strumenti (piano, chitarra e armonica) finalmente riesca a realizzare il suo sogno e a suonare e cantare in un ippodromo davanti a quindicimila spettatori paganti. Sicuramente un’emozione fortissima! La gratificazione dopo quattro LP, tanto studio e sacrifici. Un’emozione che è molto più bella se condivisa con la band, conosciuta ai tempi del liceo, con cui suona da almeno quindici anni e con i suoi amici più cari, Francis, un fotografo di Volpiano e Tommaso, l’amico fraterno, coautore della maggior parte dei suoi brani e creatore dei video delle sue canzoni, compagno di tanti momenti importanti, per l’occasione ospite d’onore.

Tommaso suona la chitarra elettrica ed esegue la seconda voce. Nel caso di un particolare brano, si siede al pianoforte vicino al cantante, con l’intenzione di utilizzare lo stesso microfono per le parti a due voci. Qualcosa però non quadra. Sembra che non riesca ad aprire bocca. In un momento solo strumentale, il cantante si scosta dal microfono e gli chiede sommessamente: “Non te la ricordi, vero?” Al segno affermativo, Lucio scoppia a ridere di gusto, proprio lì, nel mezzo della canzone, quasi si piega sul pianoforte, poi riprende a cantare, perché lo spettacolo deve sempre andare avanti, ma sul suo viso, per tutto il pezzo, aleggia un sorriso che arriva fino alle orecchie e si estende agli occhi. In quello sguardo c’è tutto: amicizia, comprensione, riconoscenza, condivisione… È come un ringraziamento implicito: “Hai visto, con il tuo aiuto, dove siamo arrivati? E che importa delle parole dimenticate? Chissà quante altre ne scriveremo ancora insieme! Quante storie fantastiche, poetiche, divertenti, ci aspettano! Quanti concerti!”

Anche gli spettatori delle prime file, che hanno compreso la scena, sorridono emozionati.

Un piccolo episodio che continua a commuovere sul web. È il segno che si abbia necessità di buoni sentimenti come amicizia, gentilezza, comprensione, rispetto, gratitudine…In un mondo che ci mostra ogni giorno immagini terribili di violenza, prevaricazioni, falsità, inganno, sfruttamento, distruzione, emergono improvvisamente queste storie di amicizia. Amicizia che non è scontata. Perché, se è pur vero che trovare un amico sia come trovare un tesoro ed è fortunato chi lo incontra (e, in questo caso, i tesori sono parecchi!), mantenere quell’amicizia non dipende dalla fortuna, ma dall’impegno nel volerla coltivare, un po’ come fece il Piccolo Principe con la sua rosa.

E a noi non resta che sorridere, perché il sorriso è contagioso e ne abbiamo tutti tanto bisogno.



martedì 24 giugno 2025

Gita a Chianale (CN)

 Dato il caldo di questi giorni, qualche puntatina al fresco della montagna è d’obbligo.

La settimana scorsa siamo stati perciò a Chianale, situato in val Varaita (Cuneo) a 1800 metri d’altezza e considerato uno dei borghi più belli d’Italia.

Il suo nome, in lingua occitana, significa “canale” indicando la canalizzazione del torrente Varaita tra le case. Le due parti sono collegate tra loro da un ponte di pietra, simbolo del paese. Le case sono caratteristiche e antiche costruzioni in ardesia e legno, con bellissimi tetti in pietra e tanti fiori ai balconi.

Vicino al ponte si può ammirare la chiesa di S. Antonio, affacciata ad una piazzetta con fontana. Tanto silenzio intorno, ancora pochi turisti, e un ottimo cibo da gustare (specialissime le ravioles!) a scelta in uno dei tre ristorantini caratteristici. Un fresco venticello spira tutto l’anno, a detta dei residenti. Una temperatura ideale per fuggire dalla calura della città. Anche il cagnolino Terry, col suo pelo svolazzante all’aria, ha molto gradito!








Le ravioles! Sorta di gnocchi di patate e formaggio, condite con burro fuso.



martedì 17 giugno 2025

I GIOVANI E GLI APERITIVI IN CONSOLLE

Nella mia città, nei mesi di maggio e giugno, c’è l’usanza degli “Aperitivi in consolle”. In pratica, il venerdì sera, ogni bar del centro, in un largo quadrilatero di strade, ha la sua consolle musicale con un deejay che propone musica a manetta, e molti tavoli vengono aggiunti nelle vie per ospitare chi voglia fermarsi per gustare buoni cibi, bere bevande, aperitivi ecc..

Di per sé si potrebbe obiettare che la proposta non abbia nulla di speciale, ma evidentemente c’è qualcosa che mi sfugge perché, di fatto, anche dalle città vicine arriva una marea di ragazzi che si aggiungono ai residenti, e l’effetto visivo è quello di un formicaio di persone, di una totale mancanza di spazi liberi e di una grande sfilata di moda, perlomeno da parte femminile. Infatti, mentre i maschietti sono abbigliati, in buona parte, con jeans o pantaloni corti e magliette, le ragazze mettono in mostra tutta l’eleganza, la provocazione e l’originalità possibili dettate dalla loro giovane età: scollature vertiginose, spacchi audaci, minigonne mozzafiato, tacchi dodici, pettinature fresche di parrucchiere, e chi ne ha più ne metta. Tutta questa bella gioventù è veramente tanta, una marea, ed è impossibile che riesca a trovare posto ai tavoli, così, la maggior parte, si limita a camminare, per quanto sia possibile farlo, perché ad ogni passo deve letteralmente sgomitare per andare avanti di qualche centimetro. Avanti e indietro, magari con una bottiglietta di birra in mano, fermandosi con gli amici incontrati e urlando per riuscire ad avere un minimo di dialogo, avanti e indietro per almeno tre o quattro ore.

 Capita anche, come l’ultima volta, che in qualche piazza si tenga un concerto dal vivo. Noi vi abbiamo appunto partecipato, ascoltando un coro accompagnato dall’orchestra, e poi abbiamo tentato di “passare per giovani” intrufolandoci in quella marea di ragazzi, sgomitando anche noi e fermandoci a salutare certi miei ex alunni che si sono dimostrati ben felici d’incontrarmi, cosa puntualmente ricambiata. A me fa sempre piacere rivederli e, soprattutto, scoprire come si siano trasformati negli anni e raggiunto i loro obiettivi. Per fortuna, mio marito ed io non soffriamo di panico da folla, perché altrimenti sarebbe tragico, così schiacciati in cotanta gioventù! Riusciamo a percorrere il quadrilatero, ma impiegando un tempo lunghissimo! Certo l’effetto è un po’ strano. È come nuotare in un acquario pieno zeppo di pesciolini giovani, mentre noi siamo gli unici, vecchi, merluzzi!

Ovviamente, gli abitanti della zona immagino non siano affatto contenti di tutta questa baraonda sotto le loro finestre e vadano ad accendere un cero alla Madonna ogni volta in cui gli aperitivi in consolle finiscono! Ma anche loro si sono ormai rassegnati, dopo tanti anni.

Mi viene spontanea una riflessione. Questi giovani hanno una grande fortuna: la libertà! Libertà di uscire di casa quando vogliono, di vestirsi come vogliono, di incontrare chi vogliono, di mangiare e bere cosa vogliono, di non temere che una bomba cada sulle loro teste, mentre molti loro coetanei, che vivono nei Paesi in guerra o con dittature, possono solo sognare di essere liberi e vivono costantemente la paura per la loro stessa vita!

Il pensiero mi stringe il cuore e provo un brivido mentre, frettolosamente, lasciata la baraonda, ci incamminiamo (a piedi perché in queste sere non si trova parcheggio) verso casa. La notte è ancora giovane, ma per noi finisce prima di mezzanotte.

Allego alcune fotografie tratte da Facebook (quindi pubbliche) e scattate dal nostro amico Franco Celano, fotografo ufficiale della manifestazione. Ci siamo anche noi!







mercoledì 9 aprile 2025

Visita al castello di Sanfrè.

 A volte non è necessario andare lontano per trovare un piacevole luogo da visitare. E’ ciò che abbiamo sperimentato mio marito ed io domenica scorsa, andando a vedere, con tanto di visita guidata (una simpatica signorina, con un cesto in mano pieno di prodotti agricoli locali), il castello di Sanfrè, in provincia di Cuneo, a pochi chilometri dalla nostra città.

La visita, durata un’ora, iniziata con un giro dello splendido giardino, da cui si gode di un ampio panorama sulla pianura cuneese e sull’arco alpino, è proseguita all’interno ed è terminata con la degustazione di un calice di vino e l’assaggio del tipico dolce pasquale “Fuaset”, una sorta di pane, addolcito con zucchero e succo di limone.
La nostra competente guida ci ha raccontato la storia del castello, che cercherò di riepilogarvi qui, sperando di ricordarla in modo esatto.
Originario dell’XI secolo, venne acquistato alla fine del 1200 dalla famiglia Isnardi, costituita da nobili e banchieri astigiani che realizzarono il feudo di Sanfrè, con tanto di case intorno al castello e mura di cinta. Nel XVI secolo un Isnardi, tramite matrimonio, s’imparentò con un ramo di Casa Savoia, unendo così la potenza economica a quella politica. A quel punto, non si trattava più di un feudo, ma di un centro agricolo e, alcune stanze, vennero adibite proprio all’approvvigionamento dei prodotti tipici della zona. Il maniero venne chiamato: “Il castello della terra”
Alla fine del XVIII secolo, estinta la famiglia Isnardi, il castello passò in eredità alla famiglia portoghese De Souza, che lo tenne fino al 1912.
Durante la prima guerra mondiale fu poi adibito a convalescenziario e, in seguito, fino al 1964, diventò luogo di noviziato delle suore missionarie, che fecero eseguire vari lavori di ristrutturazione e ammodernamento. C’erano però molti soffitti dipinti con immagini di donne...ehm...diciamo poco vestite, pertanto le suore fecero ridipingere i soffitti coprendo tutto con il colore. Soltanto uno si salvò, dato che venne nascosto da un controsoffitto. Si trattava di quello cinquecentesco nella camera ducale, realizzata per ospitare una coppia di Casa Savoia, che ancora oggi si può ammirare in tutta la sua magnificenza.
Attualmente il castello appartiene alla famiglia Sobrero.

E, dopo la storia, qualche fotografia!















martedì 1 aprile 2025

Pesce d'aprile! Storia di una mia vecchia gaffe.

 


Oggi è il giorno del “pesce d’aprile”.

Mi fa venire in mente un ricordo divertente del mio passato…
Un po’ di anni fa, appena affacciata alla soglia del mondo informatico e con maggiore entusiasmo rispetto ad oggi, avevo l’abitudine di mandare mail ai miei amici con tante gif simpatiche e colorate, comprese quelle con il pesce d’aprile.
Successe che, una volta, una mia collega riuscisse a precedermi mandandomi un pesciolone gif, di notevoli dimensioni, che sguazzava felice ed ammiccante nella sua acqua virtuale.
“ Ma guarda!”_ Avevo pensato_ “Quest’anno non dovrò nemmeno fare la fatica di cercare un pesce per i miei amici, mi basterà inoltrare questo!”
Di fatto, gli avevo appena dato una distratta occhiata e non mi era nemmeno sembrato un bel pesce, ma “ A caval donato non si guarda in bocca” e l’avevo rispedito velocemente a tutti i miei amici e colleghi, sia maschi che femmine.
Dopo pochi minuti avevo ricevuto una mail di risposta da un amico virtuale che mi scriveva così:
“Wow! Non avrei mai immaginato che fossi capace di tanto! Sei proprio una sorpresa, ogni giorno che passa!”
“Capace di tanto? Una persona sorprendente? E tutto per un pesce finto, nemmeno troppo bello?”
La cosa però cominciava a sembrarmi strana e così ero tornata a rivedere il pesciolone. Ad un esame più attento, quel che mi era sembrato una delle tante pinne era invece un “pisellone umano” nel pieno del suo vigore, che si dimenava insieme al pesce.
“Oh santo cielo, cosa avevo fatto! Per di più l’avevo pure mandato ad un sacco di uomini che, certamente, avrebbero di gran lunga preferito una bella pesciolina femmina, altro che quel maschietto voglioso! Cosa avrebbero pensato di una donna che mandava loro un pesce maschio assatanato?
Che fare, ormai la frittata era fatta. Avevo cercato di rimediare rispedendo a tutto il gruppo una nuova mail in cui spiegavo di aver ricevuto il pesce senza averlo osservato bene e senza rendermi conto che si trattasse di un pesce “riservato alle signore”.
I colleghi maschi si erano fatti un sacco di risate e mi avevano presa in giro per tre mesi. Le colleghe donne, invece, non erano riuscite a capire il motivo della mia seconda mail perché non avevano notato nulla di strano nel pesce, tanto che avevo dovuto scrivere loro, una terza volta, “indicando precisamente quello che non avevano visto”.
Insomma, quell’anno il pesce d’aprile fu proprio “ un autogoal". CHE FIGURAl!”
( però...anche le mie colleghe...insomma, non ero l'unica distratta! )

martedì 25 marzo 2025

Un'altra amica di blog ci ha lasciati!

 


Conobbi Maria Antonietta virtualmente, nel mondo blog di Splinder, circa vent’anni fa. Non ricordo chi fu la prima a leggere il blog dell’altra, né il nome del suo, ma rammento che fosse molto interessante. Trattava problemi di attualità, riportava articoli di giornale e parlava di scuola.

Già...quando mi lascio andare al mio istinto e trovo una persona che sento affine, finisco con lo scoprire che questa persona sia un’insegnante. Mi succede da un sacco di tempo ormai, persino in vacanza. La scorsa estate mi capitò di scambiare quattro chiacchiere proprio in mare, mentre passeggiavo con le gambe immerse nell’acqua. Indovinate la professione delle signore coinvolte? Insegnanti, naturalmente! E in crociera, mentre mi crogiolavo al sole, mi capitò di conversare addirittura con due dirigenti scolastici, entrambi marito e moglie!
Tornando al soggetto del mio discorso, si trattava di una docente di lettere della Scuola superiore e abitava solo a pochi chilometri dalla mia città! E’ proprio piccolo il mondo!
Capii subito che si trattasse di un’insegnante con la I maiuscola, severa quanto basta, comprensiva il giusto, molto competente, che non si limitava a spiegare le materie letterarie, ma che, con passione, insegnava ai suoi alunni a stare al mondo, a far propri sani valori e principi, a rispettare il prossimo, ad impegnarsi a fondo per raggiungere le proprie mete.
Chiuso Splinder, ci ritrovammo su Facebook e sono ormai molti anni che ci leggiamo e commentiamo quasi ogni giorno.
Pacata e misurata, ha continuato a pubblicare, anche su Facebook, interessanti articoli di attualità coinvolgendo noi commentatori in piacevoli dibattiti. Ultimamente, ha preso anche l’abitudine di salutarci tutti con un augurio di buona giornata e buona notte, a cui ho sempre cercato di non mancare.
Stamattina la tremenda notizia sulla sua pagina Facebook, giunta come un fulmine a ciel sereno. Maria Antonietta non c’è più ( la settima blogger che viene a mancare!)e noi non sapevamo neppure che fosse malata. Riservata e delicata, non aveva voluto rattristarci con i suoi problemi.
Già sento che mi mancheranno i suoi saluti giornalieri, i suoi saggi consigli, i suoi post. Sento che mi mancherà moltissimo Maria Antonietta, anche se, di fatto, non ci siamo mai incontrate di persona.
Che la terra ti sia lieve, gentile amica, quasi collega! Grazie per questi vent’anni tra noi! Sentite Condoglianze alla Famiglia ed un commosso abbraccio!

domenica 9 marzo 2025

Passeggiando là, dove scorre il fiume...

A volte non è necessario andare tanto lontani per sentirsi bene. Bastano una giornata calda e di sole, un lungo sentiero verde tra gli alberi, un fiume che scorre tranquillo donando musica rilassante per le orecchie, buona compagnia, e il gioco è fatto. Non dimentichiamo un cagnolino sempre allegro e vivace, immagine della felicità, che zampetta velocemente tra le prime violette e margherite, annusando ogni sorta di odori che solo lui recepisce, ma che sembra alquanto apprezzare.

Dopo il lungo inverno, la vista dei primi colori dei fiori, che occhieggiano tra il verde brillante dell’erba nuova, è una chicca per i nostri occhi e una tisana per la mente.  

Il Maira nasce sulle Alpi Cozie, con andamento torrentizio, prosegue la sua corsa verso valle toccando Acceglio, Prazzo,  Dronero e Busca. Entra in pianura, passando anche per i comuni di Villafalletto e Vottignasco, fino a Savigliano, luogo in cui sono state scattate queste foto. Riceve poi le acque del Grana, suo principale affluente, bagna Racconigi, costeggiando il parco della celebre Residenza Estiva dei Savoia e raggiunge infine, presso Lombriasco, il Po, del quale è affluente.

Il parco del Maira, almeno per il tratto che ne abbiamo sempre visto noi, è molto pulito e ben tenuto dalle guardie forestali, con tavoli per pic nic e cestini per raccogliere l’immondizia. Quando abbiamo voglia di rilassarci nella natura, ci andiamo. Ora gli alberi sono spogli, ma immaginateli in primavera, con i rami che si intrecciano, in alto, creando sul sentiero un riparo dal sole e ascoltate, con il pensiero, i canti degli uccellini, di ogni tipo, che dialogano tra le fronde!

Melodie intonatissime, che non hanno bisogno dell’autotune, che invece usano i nostri cantanti moderni per correggere le stonature!

Oggi il tempo è cambiato. Il cielo è grigio, la temperatura si è abbassata e non invita ad uscire di casa. Non importa. La giornata di ieri al fiume ci ha comunque rigenerati. Viviamo alla giornata. Prendiamo il bello quando c’è e lo teniamo nel cuore per quando non c’è.