Oggi, a sorpresa, è venuto a trovarmi
un mio ex alunno, accompagnato dalla sua fidanzata. M. oggi ha quasi
trentaquattro anni e sono quindi passati circa vent'anni dai tempi della scuola
media.
Era un ragazzino molto solo,
soprattutto l'ultimo anno, quando i genitori si erano trasferiti in un'altra
regione e lo avevano lasciato in compagnia dell'anziana nonna a terminare gli
studi. A conoscerlo a fondo, si scopriva che era una persona molto dolce,
sensibile, estremamente intelligente e molto portato per la musica, ma ai più
appariva come il classico ragazzino di strada, che frequentava brutte
compagnie, non studiava, non dava confidenza agli adulti e sembrava destinato
ad una pessima fine.
Anch'io, all'inizio, avevo pensato
quelle brutte cose, tanto che ero andata a lamentarmi dal dirigente per il
fatto che era stato selezionato, dopo la bocciatura in prima, nel corso ad
indirizzo musicale.
"E' un teppista, che non ha
voglia di fare nulla e che darà solo problemi in orchestra!"
Il dirigente mi aveva però risposto:
"L'ho fatto per toglierlo dalla strada e voglio provare a dargli una
chance."
Avevo perciò cominciato a guardare
con occhi nuovi il ragazzo e, scoperto che suonava la batteria, l'avevo
inserito nel saggio di fine anno anche con quello strumento, anche se lui,
ufficialmente, studiava la chitarra.
Pian piano avevo imparato a conoscerlo e
mi ero completamente ricreduta sul suo conto. Alla batteria poi, era un vero
professionista ( in effetti suonava già nelle discoteche con il fratello) tanto
che persino il dirigente, che pur aveva nutrito speranza di redimerlo, forse
senza crederci troppo, aveva ammesso: "Ho visto i salici produrre uva con
questo ragazzo! Chi l'avrebbe mai detto che fosse dotato di tale
professionalità?"
In terza, come ho già detto, i suoi
si erano trasferiti e l'avevano lasciato nella nostra città per terminare gli
studi. Quell'anno ne aveva veramente combinate di tutti i colori: usciva tutte
le sere fino a tardi, tornando, una volta, persino alle quattro del mattino.
Stava in giro tutto il giorno, frequentava ragazzi più grandi, sovente stava
addormentato invece di venire a scuola e, comunque, aveva spesso un'aria
assente, quasi in trance. Qualcuno cominciava a parlare di spinelli, di brutte compagnie.
La nonna sembrava non accorgersi di nulla.
E così erano cominciate le prediche,
le ramanzine, gli incitamenti a non buttare via tanto talento per colpa di brutte
esperienze, unite alle mie dichiarazioni d'affetto.
"Ti parlo come se lo
facessi a mio figlio, perché tengo a te e non posso sopportare che ti butti via
in questo modo!"
Lui si lamentava con gli amici,
diceva di non potermi sopportare perché mi occupavo troppo dei fatti suoi, ma
credo che, sotto sotto, fosse contento di avere quella scusa per rifiutare
certe richieste del suo gruppo. " Non posso fare questo, perché, se la
prof. se ne accorge, sono guai!"
Finita la scuola era partito per
raggiungere la sua famiglia ma, in questi anni, è tornato diverse volte a
trovarmi. Oggi mi ha portato il suo nuovo disco ( lui continua a suonare reggae
nella band con il fratello) e presentato la fidanzata. Sono passati vent'anni,
ma lui è ancora uno dei miei "figli" prediletti e sono molto contenta
della sua crescita, che lo ha fatto diventare un bravo lavoratore, un ottimo
musicista e una splendida persona.
Sicuramente M. ha dato tanto di più a
me di quanto io abbia fatto con lui. Dalle nostre battaglie ho imparato molto e,
ogni volta che ritorna, provo una grande gioia, perché so che l'affetto e la
stima che mi porta sono doni preziosissimi e ineguagliabili.
Non si vive di solo pane. Il titolo del racconto è significativo.
RispondiEliminaQuesti sono dei grandi insegnamenti per noi: persone da cui non ci saremmo aspettati nulla, a cui non avremmo donato speranza, ma che invece si trasformano inaspettatamente in un miracolo per la nostra vita, giacché ci rimettono in cammino.
Buona domenica
E' proprio così.
RispondiEliminaChi insegna, sa che non c'è gratificazione più grande dell'affetto e della stima dei propri alunni. Senza offesa per nessuno, l'eventuale considerazione di colleghi e superiori non vale un decimo, a fronte di quella dei ragazzi.
Ciao :-)
Solo gli insegnanti che inegnao a vivere
RispondiEliminapossono vantare la riconoscenza degli allievi
e io i miei insegnanti di liceo li ricordo tutti
con affetto e riconoscenza.
Ciao.
mi hai fatto venire la pelle d'oca... mi sono commossa e immagino solo minimamente cosa hai provato tu?
RispondiEliminaE' una delle tue storie più belle....
RispondiEliminabenedetto preside, benedetta tu, benedetto lui. Storie così fanno tanto bene a tutti, Kat.
RispondiEliminaUn abbraccio.
Che meraviglia, Katherine. Quando gli allievi-figli ritornano e ci sorridono ancora, si cancellano gli anni e davanti agli occhi rivedi il ragazzino di allora più che il giovanotto odierno. Quanto amore. Ho visto fiorire i deserti all'improvviso in certi allievi, nei giovani c'è una forza immensa. In quanto alle nonne, non dovrebbero restare da sole a crescere i nipoti, hanno diritto al proprio riposo: una cosa è una tantum, altra la domiciliazione.
RispondiEliminaTorno a trovarti dopo tanto tempo, spero mi scuserai. Bellissimo anche questo tuo racconto, una di quelle soddisfazioni che ti fanno sentire sulla strada giusta. Momenti preziosi, quelli che contano nella vita! Un caro abbraccio... vieni a trovarmi e troverai una sorpresa, spero ti piaccia.
RispondiEliminaHo visto. Sono proprio contenta che sul sito della mia scuola tu abbia potuto trovare anche ricette interessanti per la tua cucina. Spero che tornerai a leggerci! Grazie davvero!
EliminaCARISSIMI,
RispondiEliminascusatemi tutti se non ho risposto ad uno ad uno e non mi sono più fatta sentire da voi, ma sono in un periodo di grande attività per la scuola e non riesco ad usare il pc in altro modo. Solo ora ho finito il verbale dell'ultimo consiglio di classe ed è già tardissimo!
Vi ringrazio per le vostre belle parole e la presenza, spero di tornare presto tra voi e di commentare i vostri blog. Aspettatemi!
Che bella storia Katherine e che grande gratificazione! Sono quei momenti in cui trovi la risposta alla domanda "Ma chi me l'ha fatto fare di fare l'insegnante?" ;-)
RispondiEliminaHai proprio ragione, Ellevibi.Sono quei momenti che ti fanno dimenticare tutte le delusioni e le arrabbiature di tanti anni.
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