Anche stavolta pare che i nostri
brillanti ministri, Giannini in testa, stiano preparando per noi insegnanti il
classico “pacco” estivo.
Ah! L’opinione pubblica sarà
contenta: questi docenti fannulloni hanno bisogno di essere rimessi in riga
lavorando come tutti gli altri, altro che diciotto ore settimanali!
Nessuno spiega che le diciotto
ore si riferiscono soltanto ad una parte delle nostre attività, quelle che
riguardano la responsabilità diretta e totale sugli alunni, quelle in cui non
smettiamo un attimo di parlare, spiegare, gesticolare, vigilare, ( nel mio
caso, anche suonare e cantare) per tenere desta l’attenzione di venticinque e più
adolescenti, che non aspettano altro che un secondo della nostra distrazione per
combinare qualche guaio.
Ci sono poi le ore dedicate alla
preparazione delle lezioni ( pensate che si possa entrare in classe e dire le
prime cose che ci vengono in mente, senza averci pensato prima?), la correzione
dei compiti e delle verifiche, la partecipazione ai corsi di aggiornamento, ai
consigli di classe, ai collegi docenti…
Ora, in alcune classi, abbiamo le
lavagne interattive. Io passo pomeriggi interi a cercare e scaricare da youtube i filmati giusti per corredare le mie
spiegazioni, a preparare power point e schemi utili per rendere le lezioni più
chiare e interessanti. A scuola non
abbiamo Internet, o la connessione è talmente lenta da far scappare la voglia
di usarla, pertanto tutta l’attività deve già essere pronta per l’uso sulla
chiavetta USB, che non deve mai mancare
nella borsetta.
Spesso arrangio spartiti, facilitandoli per essere suonati dai flauti dolci, eseguendo poi le basi con la mia
tastiera, che mi dà la possibilità di salvare i files musicali sulla chiavetta
USB, per trasferirli poi sul computer e creare dei cd funzionanti nei lettori della scuola.
Ci sono infine le ore dedicate alle
supplenze brevi e al ricevimento dei genitori.
Bene, pare che, dal prossimo anno,
le ore a scuola dovranno raddoppiare. Bisogna dare “il contentino” all’opinione
pubblica e far sapere che gli insegnanti trascorrono sul luogo di lavoro le
stesse ore degli altri lavoratori.
Dovrò portare il mio pc, perché a scuola ne
abbiamo due in tutto e sono sempre assediati da un sacco di persone. Non potrò trascinarmi
dietro il pianoforte digitale, questo è ovvio. Addio basi. Dovrò stare in una
stanza insieme ad altre quaranta persone, perché noi insegnanti non abbiamo l’ufficio
personale, ma una sola aula docenti. Chissà che confusione! Dovrò andare a
scuola a piedi perché, ultima novità, dal prossimo anno sarà vietato
parcheggiare in cortile e l’unico parcheggio senza zone blu si trova a mezz’ora
di cammino. Tanto tempo impiegherò usando l’auto, tanto andando a piedi. L’ora utilizzata
nel tragitto sarà una in meno rispetto al tempo in cui potrei svolgere lo
stesso lavoro a casa. Magari i miei colleghi saranno più veloci, ma io ho un
ginocchio un po’ malandato che non mi permette un passo troppo svelto.
Forse, però, non dovrò
preoccuparmi di tutto questo, perché le trentasei ore saranno tutte in presenza
con i ragazzi, visto che si prevede di tenere aperta la scuola dalle sette del
mattino alle ventidue di sera. I genitori hanno tanto da fare, è meglio che dei
loro figli se ne occupino gli insegnanti.
Dalle sette alle ventidue? In pratica un
collegio, quella sorta di prigione sempre odiata dai ragazzi di tutte le
generazioni. Noi però cercheremo di “indorare
la pillola” trasformandoci in intrattenitori, animatori, attori, cabarettisti, saltimbanchi,
sportivi, psicologi e chissà quant’altro. ( la maggior parte di noi è prossima
alla pensione, voglio proprio vedere dove troveremo tutte le energie
necessarie!) Ovviamente sostituiremo anche i colleghi malati, impedendo, di
fatto, ai giovani di lavorare come
supplenti almeno per altri dieci anni. Tanto per fare un esempio, se dovesse
ammalarsi un docente di matematica per quindici giorni, in quel periodo verrebbe
sostituito da colleghi di tutte le materie, pertanto le ore effettive di
matematica sarebbero molte di meno rispetto a quelle necessarie.
Noi saremmo in
classe, proprio come ci vogliono l’opinione pubblica e il Ministro Giannini, ma
questo sarebbe veramente utile per i ragazzi? La quantità è veramente da
preferire alla qualità? Contano di più un compito corretto bene e una lezione
tenuta a regola d’arte o il luogo dove si trovava l’insegnante quando li ha
preparati?
Ciao Kath
RispondiEliminapensa che quando ho letto ho pensato, pur non insegnado, le tue stesse cose.
Ma dove vive questa gente? Io sono esterefatta. Io di certo, finite le mie incombenze, come dico 'Chiudo bottega' ma giustamente a voi docenti si aggiunge il lavoro di preparazione delle lezioni, la ricerca, e la correzione dei testi.
Si fa presto a fare bella figura sulla pelle degli altri!
sheraungrandeabbraccioventosomasenzapioggiaedisastri
In effetti,a casa si possono fare le stesse cose, senza perdita di tempo tra andare e tornare da scuola, si può usare il proprio computer senza doverlo dividere con altre persone,si può lavorare mentre la lavatrice lava o la pentola bolle. Vuoi mettere però la soddisfazione dell'opinione pubblica, che finalmente avrà la prova del lavoro degli insegnanti? Cosa importa se a scuola si farà la metà di quel che si potrebbe fare a casa? L'importante è dare soddisfazione pubblica!
EliminaOh che vi lamentate sempre voi insegnanti con tre mesi di ferie l'anno e con quattro giorni di quattro ore la settimana! Guarda siete strapagati, più che in qualsiasi altro paese al mondo, quindi va bene questo provvedimento. Almeno capirete che significa lavorare in miniera, ad esempio ( ah proposito, pure in miniera si portano la carta igienica da casa, mica gliela passa la ditta) Come dici?? Che si perdono molti anni a studiare e a formarsi??? E perché lo fate scusa??? Per insegnare basta leggere il manuale delle giovani marmotte ovvero quello degli scout, ovvero quello sul quale si è formato il nostro illuminato Presidente del Consiglio.
RispondiEliminaMa uffffffffffff tutto io ti devo dire, Kathe??? :)))))
In effetti...le infermiere devono essere laureate e il ministro della sanità non lo è...I professori devono dare soddisfazione pubblica sulle ore trascorse sul luogo di lavoro,la ministra della Pubblica Istruzione segue il manuale delle giovani marmotte!
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