Ieri è stata una giornata un po’ particolare, un po’ triste e
un po’ emozionante. Sono stata, infatti, a due cerimonie funebri, una dietro l’altra,
nella stessa chiesa.
Non è tanto di questo che vi voglio parlare, non desidero sicuramente trattare con voi argomenti dolorosi, ma piuttosto di come mi sia sentita, nell’arco
di due ore, catapultata dal presente al passato, quasi come avessi vissuto in
uno di quei film che raccontano storie sulla macchina del tempo.
Immagine presa dal web |
Dovete sapere che io insegno nella stessa scuola da più di
trent’anni. Vi ero tornata poco più che ventenne, come insegnante, pochi anni
dopo avervi frequentato le medie e, in questo momento, sono quella che, pur non
essendo la più vecchia come età, ho la più lunga anzianità di servizio. Molti
allievi sono diventati docenti a loro volta e, tre di loro, insegnano pure
nella mia scuola, così come era successo a me, agli inizi della carriera, trovandomi collega con i miei stessi
insegnanti.
A quei tempi ero stata accolta molto bene dai colleghi
anziani. Mi avevano raccontato che, quando era successo a loro, erano stati
trattati in modo molto freddo dai loro ex docenti, che non si erano abbassati a
dar loro amicizia, pretendendo il lei e non rivolgendo loro quasi la parola.
Avevano sofferto di questa situazione e si erano ripromessi di non comportarsi
allo stesso modo con i loro ex allievi. Così avevano fatto, facendomi sentire a
mio agio e persino protetta, aiutata dai loro saggi consigli.
Avevamo condiviso momenti difficili per risolvere casi
particolari, ma anche cene, pranzi, scampagnate. Poi, essendo già anziani,
erano andati tutti in pensione e per me era iniziata una nuova vita, con
colleghi della mia età, poi sempre più giovani.
Ieri ci siamo appunto stretti tutti intorno a due colleghe,
una di loro mia ex alunna, che avevano perso il padre. Eravamo tutti lì, le
solite facce che vedo ogni giorno, una squadra affiatata unita dall’amicizia, dallo
spirito di condivisione, dalla tenerezza che sempre ci accomunano in questi
momenti.
Partito il carro funebre, nel giro di pochi minuti è arrivato
il secondo, che accompagnava uno di quei colleghi del mio passato, Tomaso, il
prof. di tecnica che mi trattava come un padre, che amava scherzare, che
portava sempre il suo famoso vino “Brachetto” alle nostre cene e che cercava in
ogni modo di aiutare gli alunni in difficoltà. In un attimo mi sono trovata catapultata negli
anni ottanta, con gli stessi colleghi di allora, come se la macchina del tempo
mi avesse riportata ai vent’anni e il tempo si fosse fermato.
C’era Anna, la neo vedova di Tomaso, mia ex
collega ed insegnante. Novantenne, molto
dimagrita, con i capelli completamente bianchi, era sulla sedia a rotelle. Io
ero con Renata, la prof di matematica da poco nonna e Luciana, novantuno anni
perfettamente portati, che cammina ancora dritta sulle sue gambe e ragiona con la
mente lucida come allora. Poco distante c’era anche Giuliana, la più giovane
del gruppo, con i suoi settant’anni. ;)
Eravamo intimidite, non sapevamo se
avvicinarci o no, ma la tentazione era forte e siamo arrivate davanti ad Anna. Appena
ha iniziato a parlare, con la stessa voce, la stessa vivacità, lo stesso
sguardo birichino, la memoria di ferro, ho ritrovato la mia insegnante e
collega; era proprio lei, non era
cambiata affatto, persino nel suo solito gesto di prendermi le guance tra due dita e tirarle
più volte! Non vedevo più il viso scavato, la sedia a rotelle, i capelli
bianchi, ma la Anna di allora, proprio lì davanti a me, perché ciò che fa di
noi una persona rispettata e amata non è l’aspetto fisico, ma lo spirito, la
vivacità intellettuale, la memoria, il modo di porsi e di comunicare.
Ciao Anna, mia dolce insegnante
di “applicazioni tecniche” ed ex collega e amica, sono stata proprio felice di
rivederti e spero che tu possa vivere ancora a lungo e in serenità.
Ciao
Tomaso, collega del tempo che fu. Non ti ho più visto da tanti anni e ti
immagino com’eri un tempo, sempre di buon umore, a fare scherzetti e a bere il
Brachetto con gli angeli.
Cara Caterina come al solito riesci a tirare fuori i sentimenti più intimi dell'umanità che ti circonda e riesci a comunicarle con la sola lettura
RispondiEliminaMi unisco anch'io al tuo saluto e per assurdo auguro lunga Vita ai tuoi docenti e colleghi in questa terra che non è eterna!
Shera
E' stato proprio strano rivivere la stessa scena, nell'arco di due ore, prima con i colleghi di oggi e poi con quelli di trent'anni fa. Io ero il legame tra il presente e il passato e solo io potevo sentirmi perfettamente a mio agio tra due generazioni di docenti che non si conoscono tra loro. La macchina del tempo esiste, alla fine!
RispondiEliminaCara Katherine, sei riuscita a trasmettere questa sensazione di viaggio nel tempo anche a me, poiché nei nomi che hai citato ho riconosciuto parecchi dei miei insegnanti delle medie. Li ricordo tutti con affetto, insieme abbiamo vissuto un tempo davvero bello e ricco. E un pensiero particolare, in questo momento, va a quell'uomo di grande statura morale e di vivacità unica, di umore e di intelletto, che voi ex colleghi avete appena accompagnato nel suo ultimo viaggio terreno.
RispondiEliminaUn forte abbraccio
Credo che l'impermanenza della nostra vita gli attribuisca valore. Perfino le stagioni della vita sono così speciali proprio per la loro transitorietà.
RispondiEliminaÈ sempre bello leggere le tue riflessioni.
Un caro saluto ed un abbraccio.