domenica 2 febbraio 2025

Aquile, galli e corvi

 


Navigando sul web, mi è capitata sott’occhio una poesia di Trilussa chiamata “L’uguaglianza”, che riporta il dialogo tra un’aquila ed un gallo:

Fissato ne l’idea de l’uguajanza
un Gallo scrisse all’Aquila: – Compagna,
siccome te ne stai su la montagna
bisogna che abbolimo ‘sta distanza:
perché nun è né giusto né civile
ch’io stia fra la monnezza d’un cortile,
ma sarebbe più commodo e più bello
de vive ner medesimo livello.-
L’Aquila je rispose: – Caro mio,
accetto volentieri la proposta:
volemo fa’ amicizzia? So’ disposta:
ma nun pretenne che m’abbassi io.
Se te senti la forza necessaria
spalanca l’ale e viettene per aria:
se nun t’abbasta l’anima de fallo
io seguito a fa’ l’Aquila e tu er Gallo.

Mi è allora tornata in mente la frase rivoltami, almeno quaranta anni fa, da una mia collega di Arte, Luciana, una donna di grande fascino, estrosa, fantasiosa e che aveva fama di saperla lunga su come godersi al massimo i momenti positivi della vita.

Ricordo che stavamo parlando delle mie vacanze in Grecia, che erano durate una decina di giorni. La collega mi aveva chiesto perché non mi fossi fermata più a lungo ed io le avevo risposto che eravamo tutti rientrati perché gli amici venuti con me disponevano solo di quel determinato periodo di ferie.

Luciana allora mi aveva detto: “Ricorda Kat! I corvi volano sempre in gruppo, mentre le aquile volano sole!”

Con ciò, anche in più larga scala, essa intendeva dire che ciascuno di noi dovrebbe compiere le proprie scelte senza mai farsi influenzare dagli altri, senza preoccuparsi se, per questo, si troverà solo. Non bisogna aver paura di essere unici in una scelta, se questa è quella che viene dettata dal cuore ed è ragionevolmente ritenuta la più giusta per noi. A volte, per paura di sembrare diversi dagli altri, per timore di essere giudicati, per paura di essere allontanati dal gruppo, si finisce per adattarsi alle esigenze della massa, esigenze che spesso non sentiamo nostre e che ci allontanano sempre più dall’unicità della maestosa e libera aquila.

Per fare un esempio, quando ero ragazzina e studiavo al Conservatorio, molti avevano criticato i miei genitori che mi avevano permesso di effettuare questa scelta. Una musicista! Che razza di futuro avrei mai avuto? Quali prospettive di lavoro? Una volta mia madre era stata addirittura denigrata pesantemente, di fronte a molti altri clienti, da un salumiere, mentre faceva la spesa. “Mandatela a lavorare! Che ne fate di mantenere una scansafatiche che suona il piano? È una vergogna!”

Mia madre non mi aveva affatto mandata a lavorare, ma non era più tornata in quel negozio, perché si era sentita mortificata.

Eppure io, a vent’anni, anni, ero già diplomata, avevo subito trovato lavoro nella scuola come insegnante di musica e, alcuni anni dopo, mi era persino capitato di avere in classe proprio la nipote di quel salumiere. (Ricordo che a lei quel nonno aveva regalato un pianoforte a coda! Evidentemente, trattandosi di sua nipote, non c'era più da vergognarsi e non bisognava mandarla a lavorare!)

Sono passati tanti anni da quel giorno, ma la frase di Luciana, una collega che non ho mai più visto da allora, non l’ho dimenticata e l’ho spesso ripetuta sia ai miei alunni che a mio figlio.

“Ricorda, i corvi volano sempre in gruppo, le aquile volano sole!”