domenica 23 novembre 2014

L'Italia e il lavoro



Si parla tanto di crisi, di lavoro, d'immigrazione...

Ogni giorno, in tv, si vedono dibattiti sull'argomento, ogni giorno si leggono questioni simili sui giornali.

Gli Italiani sostengono che gli immigrati portino loro via il lavoro. Gli imprenditori ribattono che si tratti, per lo più, di lavori che gli Italiani rifiutano, meno male che ci siano persone disposte a farli. Si scopre poi, che molti di questi lavori sono in nero e decisamente sottopagati. Si parla addirittura di un euro l'ora. Un mese di lavoro, a dieci ore al giorno, pagato con uno stipendio di trecento euro. 

 Stipendi da fame, pagati da persone che approfittano della fame dei loro simili. Pare che l'indennità di disoccupazione ammonti a circa ottocento euro al mese.  C'è da stupirsi se gli Italiani rinunciano ad uno stipendio di trecento euro mensili, al costo di un duro lavoro per dieci ore al giorno,  per approfittare di ottocento euro, pagati per stare a casa a far niente? 
 C'è anche da dire che, molti di questi immigrati, vivono in baracche fatiscenti, condivise con dieci o più connazionali, senza pagare tasse,mutui e similari. Trecento euro possono sembrare tanti, ma come può un padre di famiglia italiano, con l'affitto o il mutuo da pagare,pensare di sopravvivere con questa cifra ogni mese? 


Insomma, qui c'è qualcosa che non va e non si tratta di Italiani o di immigrati, l'eterna guerra tra poveri, ma il problema sta a monte. Se tutti i lavori venissero pagati in modo equo, permettendo alle persone di vivere dignitosamente, non ci sarebbe più chi fa "lo schizzinoso" , ma tanti lavoratori, di ogni razza, che collaborano insieme per mandare avanti questo Paese.


Poi ci sono i giovani. Vedo i miei ragazzini di prima media. Molti di loro sono impauriti dalla severità di certi professori, faticano ad organizzarsi con tante materie nuove, studiano tutto il giorno e sono afflitti da strani mal di pancia. Diciamo loro che tutti questi sforzi siano necessari, che devono imparare ad adattarsi alla fatica, che la severità degli insegnanti è utile per non abbandonarsi alla pigrizia, che tanti anni di studio permetteranno loro di avere un futuro migliore.  I professori spingono, le mamme, da casa, non danno loro tregua, ed essi studiano, studiano, con il miraggio di una brillante carriera... Le medie, il liceo, l'università, le nottate sui libri, lo stress da esami... finalmente arriva l'agognata laurea. A questo punto, si dice loro che lo studio è stato importante per la cultura personale, ma il mondo del lavoro è un'altra cosa. Non dovranno fare "i bamboccioni", ma sapersi adattare a qualsiasi lavoro, piegare la schiena, chinare la testa e accettare quei famosi lavori manuali che non vuole nessuno,  "a trecento euro al mese".

 Ma allora... perché mentire, perché promettere loro un futuro migliore, perché obbligarli a proseguire gli studi e non permettere che a sedici anni, coloro che lo vogliono, vadano a lavorare? Almeno, rispetto ai ventidue anni in cui, se andrà bene, conseguiranno la prima laurea, saranno già stati occupati sei anni e avranno messo da parte un gruzzoletto. Vivendo con mamma e papà, senza il problema di mutui, affitti e mantenimento, quei trecento euro saranno stati un guadagno netto.


Poi ci sono i famosi negozi dei cinesi, come i parrucchieri e i sarti, e i capi "taroccati" dei venditori abusivi. Costano poco e tanti ne approfittano, mentre i negozi dei nostri connazionali, costretti a tenere i prezzi più alti a causa delle tasse ( che pagano regolarmente) continuano a chiudere.  Anche in questo caso, se ci fosse una regolamentazione dei prezzi, perlomeno per i negozi regolari, forse lavorerebbero tutti in eguale misura.


Insomma, qualcosa dovrà cambiare, o andremo veramente a rotoli e, magari, a questo cambiamento, almeno un po', potremmo contribuire anche noi...

18 commenti:

  1. Ciao Katherine,
    sono passata a salutarti e scusarmi per l'assenza dal blog ma in questo periodo ho avuto dei problemi che mi hanno costretta ad allontanarmi un po' da questo mondo.
    buon inizio settimana a presto

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    1. Mi dispiace, spero che i tuoi problemi si risolvano presto. Purtroppo anch'io non me la passo troppo bene e anch'io sono poco presente sul blog. Speriamo che, con il tempo, le cose migliorino! Un abbraccio!

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  2. "Qui c'è qualcosa che non va" io direi che questa tua sottolineatura racchiude tutto il senso della tua curata riflessione.
    Un'Italia in cui i governanti, che per tre volte nessuno di noi ha avuto l'onere-piacere di votare ccon giochi acrobatici ci portano a seguire le evoluzioni del dito e non già a guardare la luna, anche lei offesa per come gira il mondo.
    Un caro abbraccio mia dolce carissima Maestra attenta osservatrice del quotidiano.

    sherAlchimieperfette

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    1. Hai proprio ragione: veniamo spinti a guardare le evoluzioni del dito in modo da non vedere quelle della luna... Chissà dove andremo a finire! Abbraccio ricambiato e l'augurio per un futuro migliore!

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  3. penso che più che studiare si dovrebbero imparare mestieri
    su questo la scuola è totalmente impreparata - bisogna sempre avere il 6 ad italiano e storia e se poi sei bravo nei lavori manuali ti bocciano
    insomma se aspiri a diventare un ladro o un delinquente, cioè un dirigente o un politico, allora vale la pena studiare
    altrimenti amen

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    1. Già...contano solo le materie intellettuali, ma una volta ottenuta la cultura, a prezzo di grandi fatiche, diciamo ai ragazzi che sono bamboccioni se non aspirano a lavori manuali. Decisamente la coerenza non è la prerogativa di noi adulti! La scuola, in primis, dovrà cambiare, o questi poveri giovani non troveranno mai più lavoro!

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  4. Ciao Katherine, la tua analisi non fa una piega…è uno strano mondo quello in cui viviamo oggi, certo non era il futuro che sognavamo quando eravamo giovani…speriamo che qualcosa cambi, più che altro per i nostri figli e nipoti...

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  5. Carmen, noi siamo vissuti in un'epoca migliore rispetto a quella dei nostri genitori e a quella dei nostri figli. Anche i nostri genitori, tutto sommato, hanno sofferto in gioventù, ma poi hanno avuto momenti di crescita. Gli unici ad andare come i gamberi sono i nostri figli, e questo è veramente molto triste.

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  6. Futuro migliore Kathy
    auguriamocelo per questi nostri due ragazzi e tutti quelli come loro che nn debbano andare lontano come i nostri non troppo lontani bisbisnonni per trovare lavoro, sradicati.

    sherabbraccidipioggiapiovedinuovo

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    1. Già...auguriamocelo, perchè l'Italia,nonostante tutto, è troppo bella per lasciarsela alle spalle e anche gli italiani, tutto sommato, non sono poi tanto male!

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  7. Difficile scenario per i nostri figli. Felice di averti scoperta

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  8. Come disse il Papa al parlamento di Strasburgo, "Il lavoro unge di dignità la persona".
    Io al momento sono a casa... attendo... nel frattempo mi sono messo fare dei libri digitali...

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    1. L'importante è trovare sempre qualcosa per essere impegnati ed inventarsi qualche attività, meglio ancora se redditizia. Il momento è difficile, non ci resta che la speranza.

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  9. Non si può vivere senza lavorare perché si diventa sottomessi alle mance altrui, sia pure donate con grande amore dai genitori che, con la propria pensione, sovvenzionano i figli anche sposati, crescono i nipotini e così la ruota continua a girare e chi ci guadagna sono sempre gli stessi. Vergogna. Un lavoro equo è ormai diventato un miraggio anche per i vincitori di concorso. Fa soldi chi sa organizzarsi un lavoro in nero, però ci vogliono capacità professionali e spirito d'iniziativa, se uno vuole fare il tecnico della televisione o del computer deve esserne comunque in grado, non può andare a pasticciare a casa della gente, e se vuole fare la domestica a ore idem, oppure la parrucchiera o la sarta. Soltanto l'arte, solitamente, non si paga in alcun modo eppure è la cosa meno comune e più faticosa. Ecco perché molti lavorano in nero e tacciono, chiedono poco e si accontentano. Poi, è vero, ci sono anche i bamboccioni che si lamentano tanto, ma non hanno voglia di fare niente. Una mia conoscente è diventata ricca scrivendo tesi di laurea, io rimango povera coi miei blog gratuiti, sono scelte. Peggio per me.

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    1. Beh,ovviamente non bisogna gfare di ogni erba un fascio,come si suol dire,e ci sono tanti casi. Io dico sempre che bisogna saper fare tante cose,in modo che, attraverso una di queste,si possa lavorare. Oggi i giovani devono essere estremamente adattabili e anche accettare lavori diversi dalle proprie aspettative. Molti lo fanno,non sono tutti bamboccioni!

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  10. osservavo in TV alcuni giorni or sono la vera faccia dei "venditori delle rose" - quelli che si prendono non so quanti insulti al giorno per mantenere a stento una famiglia in patria, e col consequenziale racconto di come è stato difficile arrivare a "litalia" senza guardiani del faro di sorta; non sarà grande esempio, ma vietato è alzare bandiera bianca, come dovrebbero essere sopportabili (se non benedetti) i sacrosanti precetti, impartiti senza assillante preoccupazione, per i nostri "virgulti in erba".
    s. Raymond

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    1. Beh,ci sono anche quelli che si traformano in parcheggiatori e guadagnano un bel po' di soldi ( un euro a macchina,solitamente) approfittando delle persone che devono andare in ospedale,tanto per fare un esempio ( io ne ho pagato uno solo qualche giorno fa).
      Io,comunque,parlo in generale, non per esperienza personale. Io il lavoro l'ho sempre avuto, fin troppo, tanto che comincio proprio ad essere stanca, visto che non mi si vuole mandare in pensione...sto pensando seriamente ad un part-time. Starei meglio io e farei la felicità di qualche giovane.

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