sabato 14 aprile 2012

In ospedale


Stamattina ho accompagnato mio marito nell'ospedale di una città vicina, dove è stato sottoposto a una piccola operazione chirurgica. 

Alle sette eravamo già in reparto, ma siamo subito stati divisi: lui in camera ed io in sala d'attesa. Per luogo d'attesa s'intende un bugigattolo di circa quattro metri quadrati, con poche sedie e una porta che dà su un balcone utilizzato per raccogliere la spazzatura. "Questo passa il convento e questo vi diamo!" Ha sentenziato un'infermiera rivolgendosi a me e agli altri parenti dei malati.
Stamattina pioveva a dirotto e faceva piuttosto freddo pertanto, ogni volta ( e sono state tante!) che il personale apriva la porta per posare o ritirare i sacchi dell'immondizia, a noi tapini arrivava addosso un vento freddo  che ci gelava le ossa, ma non potevamo fare altro che stringere i denti e fare buon viso a cattiva sorte poiché, appunto, solo quello "passava il convento". Non potevamo nemmeno spostarci in corridoio ( bello e spazioso, come si vede dalla foto), perché subito gli infermieri ci rimproveravano e ci ricacciavano nel bugigattolo a noi destinato. 


Le difficoltà rendono, però  gli esseri umani più disponibili e li portano a condividere più facilmente i problemi con il prossimo pertanto, nel nostro caso, l'istinto verso la  socializzazione si è fortificato e subito siamo diventati "un gruppo".

Padre e fidanzatina accompagnavano un ragazzo di ventidue anni, che al mio "cuore di mamma" ha fatto subito una grande tenerezza. Parlando, ho scoperto che il giovane è una promessa della nazionale di sci e che ha già gareggiato  per la coppa del mondo.
Moglie e sorella attendevano invece un uomo sui cinquant'anni, tipico "napoletano verace" che, fin dal suo ingresso in reparto, non ha fatto altro che lamentarsi, in modo molto colorito, per la paura e per "la fame".
Madre e figlio aspettavano il rispettivo marito e padre ed hanno subito iniziato a raccontarmi le loro vicissitudini, tra cui un tumore vissuto da una sorella e un figlio morto in grembo alla moglie dell'uomo quando era incinta di cinque mesi. Ho poi saputo che tutti in famiglia suonano uno strumento musicale e che la donna, vicina agli ottant'anni, soffre di male ai piedi, tanto che si è portata le pantofole e le ha calzate sul momento, depositando le scarpe accanto al portaombrelli, con preghiera di aiutarla a ricordarsi di prenderle prima di tornare a casa.   
Altre due signore, madre e figlia, accompagnavano una donna, rispettivamente figlia e sorella, con una colica renale, che è passata direttamente, suo malgrado, dal pronto soccorso alla sala operatoria.  Conversando, siamo venute a parlare di una nipote di mio marito che è parrucchiera in quella città e, manco a farlo apposta, è proprio la pettinatrice delle due signore. Complici anche alcuni panini e un caffè consumati  insieme nell'ora di pranzo, abbiamo pure finito per darci del tu.
C'erano poi una donna molto preoccupata per la figlia e un'altra venuta in ospedale per alcune visite preparatorie a una futura operazione. Quest'ultima, che pensava a una semplice rimozione di calcoli renali, ha però ricevuto la notizia che si tratterà di un "grosso e lungo intervento" e ne è rimasta sconvolta. Non è più riuscita ad effettuare gli esami in programma e non ha fatto altro che piangere affermando che morirà presto "sotto i ferri". Noi abbiamo cercato in tutti i modi di consolarla, ma lei ha continuato a piangere come una fontana lasciandoci tutti desolati.
Per fortuna a rallegrare l'ambiente c'era l'arzilla ottantenne in ciabatte, che ha fatto ridere tutti con le sue uscite simpaticissime e la vitalità, veramente invidiabili. 

A farla breve, sono rimasta nel bugigattolo con il resto della compagnia dalle sette alle tredici, quando mio marito è tornato dalla sala operatoria. Poco dopo è arrivata mia cognata e, non potendo stare in due, le ho lasciato il posto accanto a suo fratello per un'altra mezz'oretta, in seguito c'è stata la visita medica e, nuovamente, tutti quanti siamo stati rispediti nel bugigattolo "passato dal convento" per più di un'ora. 

Si può dire che abbia trascorso solo il 20% del tempo accanto "al paziente", mentre il restante 80% l'ho passato nello sgabuzzino!

Non posso quindi affermare di essere stata una buona assistente, anche se per cause non dipendenti dalla mia volontà, ma sicuramente posso dire di aver trascorso una giornata altamente socializzante!

20 commenti:

  1. auguri per tuo marito!
    l'attesa è sempre logorante e piena di sorprese! ;) buon week-end!

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    1. Sì, l'attesa è stressante. Comunque ora siamo a casa e non ci resta che aspettare la convalescenza. Buona settimana!

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  2. Incredibile come al giorno d'oggi in alcuni ospedali sia così: passare la giornata nello sgabuzzino aspettando il proprio caro. Tu hai descritto tutto ciò in modo divertente, ma non ci si deve soffermare troppo. Sono anch'io come te, tendo a socializzare subito, forse è a causa della nostra professione. Immagino che tu sia già a casa e quindi non sia stato nulla di grave. Ti formulo tanti auguri per tuo marito. Un caro saluto.
    Paola

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    1. Sì, siamo a casa. Ormai in ospedale si resta il meno possibile. L'intervento è stato piccolo e con un po' di convalescenza andrà tutto a posto, almeno si spera. Buona settimana!

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  3. Auguroni per il marito, Kat!
    Per il resto, è vero che la condivisione nei momenti di paura e di dolore aiuta moltissimo e meno male...
    Un abbraccio, carissima,

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  4. Grazie Linda. Ora siamo a casa e presto dovrei riavere il marito come nuovo :D
    Sì, la condivisione aiuta, e meno male che esiste.
    Abbraccio ricambiato e buona settimana!

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  5. Sei stata capace di trasformare una giornata da incubo in un'occasione umana insostituibile e l'hai raccontata benissimo. La vecchietta in ciabatte è una star.

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    1. Beh, diciamo che io non ero particolarmente preoccupata per mio marito perchè si trattava di un piccolo intervento, comunque alcune situazioni incontrate nella microscopica sala d'attesa erano davvero serie. La vecchietta in ciabatte, pur con tutti i suoi problemi, era veramente una donna forte, capace di affrontare la vita con saggezza e ironia, un ottimo esempio per tutti.

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  6. Momenti tristi e pensierosi, l'attesa diventa snervante se passata in solitudine, meglio distrarsi o sfogarsi chiacchierando, avete fatto quasi una terapia di gruppo! Molto positiva tenendo conto delle condizioni in cui vi trovavate. Ci vogliono solo le situazioni negative per tirare fuori la parte migliore di ciascuno? La paura rende più buoni e disponibili? Reagire al meglio senza lasciarsi abbattere ci consente di avere a disposizione energia da elargire anche a chi dobbiamo sostenere nei momenti di difficoltà.

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    1. Penso che condividere con gli altri il proprio stato d'animo possa ritenersi un'ottima terapia di gruppo. Non fanno così gli psicologi? Noi ci siamo arrangiati senza l'aiuto di un terapeuta e, tutto sommato, siamo pure riusciti a trascorrere una giornata piacevole e ricca di esperienze umane.

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  7. se penso ad esempio che ad Innsbruck, nella vicinissima Austria, dove vive il figlio di miei carissimi amici, c'è una realtà di trattamento opposta a quella da te simpaticamente raccontata, vien voglia subito di espatriare.. auguri di breve convalescenza..

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    1. Mio marito è stato molto contento dell'assistenza avuta in ospedale, sia per quanto riguarda i medici che per il personale infermieristico. Tutti molto professionali ed umanamente disponibili. L'unico neo era rappresentato da quella sala d'aspetto ricavata da un piccolo spazio nel corridoio, con quell'apertura sul balcone adibita al deposito della spazzatura. Noi però eravamo sani e, tutto sommato, potevamo sopportare il disagio. Certo è che esistono sale d'aspetto migliori!

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  8. Le difficoltà hanno sempre aiutato a crescere. Vivere situazioni altrui ha sempre aiutato a combattere nelle proprie. Che bell'esempio, grazie.

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    1. Quando si ascoltano i problemi degli altri si scopre sempre che i propri, al confronto, sono piccola cosa e si impara a sopportarli con il sorriso sulle labbra e la dovuta rassegnazione. La condivisione aiuta a crescere e ad essere meno egoisti.

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  9. Sembra una puntata di Greys Anatomy se non fosse che lì non si sognerebbero mai di mettere i parenti dentro uno sgabuzzino!!!!
    Per fortuna noi ci adattiamo a tutto ormai... come si dice, necessità fa virtu!!!

    Auguri per tuo marito - convalescenza e tutto il resto - ciao

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  10. Mio marito assume ancora antidolorifici ed antibiotici, ma sta già abbastanza bene. Grazie per gli auguri. Come dicevo in un commento precedente, lui è stato molto contento del trattamento ricevuto in ospedale, dei dottori e degli infermieri, molto professionali e umani. Lo sgabuzzino puzzolente era l'unico neo, ma non si può avere tutto dalla vita, soprattutto al giorno d'oggi e, tutto sommato, siamo riusciti ad adattarci.

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  11. Ho passato molte ore degli ultimi tre mesi dell'anno trascorso in ospedale e ho fatto delle esperienze che ricorderò a lungo. Buona guarigione anche da parte mia a tuo marito.

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    1. Grazie mille. Si trattava solo della rimozione di una cisti e mio marito sta già molto meglio. Purtroppo, prima o poi, facciamo tutti delle esperienze in ospedale, positive o meno.

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  12. Non hai assistito direttamente tuo marito, ma hai fatto un altro tipo di assistenza, come dici tu, socializzante.
    Auguriiii

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    1. Beh, mio marito l'ho assistito, per quel poco che me l'hanno lasciato fare. Quando si è in ospedale si è nelle mani dei medici e degli infermieri e i parenti contano poco!

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