sabato 23 novembre 2019

In ospedale!

Ospedale di Alba ( CN) dipinti alle pareti prodotti dagli alunni del liceo

Recentemente sono stata ricoverata in ospedale e ancora sono in convalescenza. Ho avuto un forte dolore al petto che mi ha fatto temere un infarto, invece si trattava di pericardite, un’infiammazione del pericardio, la membrana che riveste il cuore.

Appena arrivata al Pronto soccorso e diagnosticato il problema, sono stata subito trattenuta perché la cura a base di antinfiammatori era urgente ed andava monitorata per controllare che fosse efficace.
Non avendo subito interventi ero comunque abbastanza in forze e  libera di girare per i corridoi, conversare con degenti e parenti, fare nuove esperienze.
Ci sono stati momenti buffi e altri tristi che mi sono rimasti impressi e che ricorderò sempre come esperienze di vita.

Al pronto soccorso ho trascorso ben ventisette ore, perché il posto in cardiologia non c’era. Quello è un vero porto di mare, con gente che continua ad arrivare e partire, infermieri che corrono, campanelli che suonano,  persone che urlano e anche alcune che muoiono.
Quella notte sono stata presa a benvolere da due giovani infermieri, che mi hanno aperto un finestrino in alto per farmi prendere aria ( si soffocava), mi hanno portato una coperta per timore che avessi freddo, venivano a trovarmi spesso e cercavano pure di farmi ridere. Appena liberato un posto, hanno spostato la donna morente che avevo accanto un po’ più lontano, oltre una parete divisoria,  per lasciarmi tranquilla ed impedirmi di assistere all’eventuale decesso. Sono persino venuti a stringermi la mano e ad augurarmi buona fortuna quando me ne sono andata.

Spostata poi in reparto ho conosciuto parecchie persone buffe.

 C’era il vecchietto che aveva avuto un ictus e che non riusciva più a smettere di parlare. Era abbastanza in sé, ma parlava così tanto che nessuno riusciva a sopportarlo, soprattutto i suoi compagni di stanza. Era la macchietta del reparto. Poi c’era un prete buffo che parlava con il Signore contenuto nella sua tasca. Una volta l’ha pure perso, con tutte le infermiere che cercavano di aiutarlo a ritrovarlo. Sono venuti a trovarmi i pagliacci con il naso rosso, neanche fossi stata una bambina e c’era il giovane infermiere che ogni giorno mi scaldava il dito con vigorosi massaggi perché era freddo e non riusciva a registrare la saturazione. In camera ho avuto anche un uomo. Niente male, coetaneo, con barbetta e bel fisico asciutto, chimico industriale con buona cultura ed educazione. Girava in camera sempre in slip, comunque non era un brutto vedere. Non vi dico le mie colleghe! Mi scrivevano: “E’ vero che hai dormito con un uomo che non è tuo marito? Si è comportato bene?” E giù risate!

Ci sono stati poi incontri inaspettati.

Una sera, mentre ero in giro per il corridoio, mi sono sentita chiamare: “Professoressa, cosa ci fa qui in pigiama?” Era il mio dirigente scolastico! In quel frangente, pur non avendo mai avuto confidenza con lui, data la differenza delle nostre posizioni gerarchiche, lo vedevo però come una persona amica e mi sentivo quasi protetta dal suo atteggiamento affettuoso. Abbiamo riso e scherzato come vecchi amici! Lui era lì per assistere uno zio. Più tardi è venuto a darmi la buonanotte e a conoscere le mie compagne di stanza. La mattina successiva ci siamo rivisti, mi ha presentato lo zio, che stava per essere trasferito in una casa di cura per la riabilitazione e … “Professoressa, io non sopporto proprio di vederla in questo luogo triste! Lei così solare, positiva e sorridente non può stare qui! Non è assolutamente il suo posto! Vorrei tanto rapirla, nasconderla sotto la barella dello zio e portala via da qui!”
Mai avrei immaginato una tale affettuosità dal mio dirigente, con il quale avevo sempre avuto cordiali, ma formali, rapporti di lavoro. Ci siamo pure scambiati i numeri di telefono per mantenere i contatti su whatsapp! Chi l’avrebbe mai detto?

Un altro incontro che mi ha scaldato il cuore è stato con un mio ex alunno, ora medico in chirurgia, al piano di sopra. Passava dalla Cardiologia per caso ed è stato molto contento di trovarmi. Mi ha abbracciata, baciata, coccolata … è stato proprio un bel momento! “Se avrà bisogno di un intervento ci penserò io!” Beh, di quello ne avrei fatto sicuramente a meno e magari non proprio con il bisturi di  un alunno, ma era così felice di potermi essere utile che non ho osato deluderlo e gli ho risposto che sì, se ne avessi avuto bisogno, sarei stata molto contenta di essere operata da lui!

Altri incontri sono avvenuti con personaggi particolari.

C’era una deliziosa vecchietta di 81 anni, bionda, dolce, con un fisico da ballerina e due scarpette vezzose che era molto triste perché non aveva più la forza di accudire il marito ed era costretta ad andare in una casa di riposo con lui per potergli stare accanto; c’era un nonnetto dongiovanni che toccava il sedere a tutte le giovani infermiere e le invitava pure a coricarsi con lui, protestando energicamente perché non lo accontentavano; c’erano varie badanti italiane e straniere che mi raccontavano le loro storie fatte di sacrifici e rinunce pur di far laureare i figli e c’era la ragazza che veniva ad assistere la madre nella mia camera e poi russava tutta la notte, obbligandomi a mettermi i tappi nelle orecchie.

Ma c’era anche una giovane donna quarantaduenne, sola al mondo, che non aveva mai visite da nessuno. Passeggiavamo tutto il giorno su e giù per i corridoi e ci chiamavano “Le veline”, lei bruna ed io bionda. Lei aveva avuto un infarto e sperava di riprendersi, invece le è stato comunicato che avrebbe dovuto sottoporsi ad un trapianto ed avrebbe anche dovuto trovare dei parenti per forza, perché non era possibile un intervento del genere su una persona sola al mondo. La poverina era disperata e pensava che sarebbe stato meglio morire con l’infarto, tanto nessuno voleva prendersi cura di lei
 Ci siamo scambiate il numero di telefono, ma da alcuni giorni non risponde … spero che non le sia successo niente di brutto!

Per il resto, i dottori erano efficienti, il personale infermieristico molto gentile, disponibile e disposto a scherzare per rendere l’ambiente più sereno, le oss simpaticissime e persino affettuose.

Questa è stata la mia avventura in ospedale. Giorni che mi sono sembrati lunghi un anno, nonostante l’appoggio della mia famiglia, degli amici, dei colleghi e di tutte le persone che ho conosciuto e che mi hanno arricchita di esperienze di vita.

Ora sono a casa, dove continuo la cura e cerco di non affaticarmi troppo, ma ho ripreso ad uscire e tutte le mie attività di sempre, pur senza strafare. Da tutto questo è scaturito, inoltre,  un fatto nuovo e positivo: mio marito ha imparato a pulire la casa, a caricare la lavatrice e a stirare!

8 commenti:

  1. Ciao Katherine, mi dispiace moltissimo per la tua malattia, però sono contenta che stai meglio e che ora sei a casa...E' vero, l'ospedale è un microcosmo in cui si incontra una varia umanità, ci devo andare presto anch'io per un intervento di protesi ma spero proprio di restarci poco, comunque l'importante è riprendersi e andare avanti, un abbraccione!

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    1. In bocca al lupo per il tuo intervento! Ti auguro di restare in ospedale il minor tempo possibile. Oggi gli interventi di protesi sono molto migliorati rispetto ad un tempo e danno ottimi risultati. Abbraccio ricambiato!

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  2. Spero che tu ti rimetta completamente molto presto, ma lascia credere a tuo marito che tu stia ancora male almeno per altre due settimane. É giusto farlo faticare un po' in casa.
    Quanto ai tuoi incontri, mi vien da pensare che è proprio vero che "chi semina amore raccoglie felicità".
    Un bacione

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    1. Eh mio marito si è disabituato presto, ma ancora mi aiuta con la spesa, un po' con la cucina e oggi ha lavato la scala. Non mi posso lamentare!
      Ora sto molto meglio ( fondamentalmente il problema era quello che mi batteva forte il cuore quando camminavo velocemente o salivo le scale) e spero di guarire presto.
      Bacione ricambiato!

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  3. Caspita! Arrivo tardi e scopro solo ora che sei stata poco bene... mi auguro che tu ti sia ripresa. L'ospedale è sempre un'esperienza che, in qualche modo, ci cambia. Ci costringe a guardare in faccia la realtà della nostra natura mortale ma, allo stesso tempo, ci permette di conoscere nuove persone e nuove storie... un abbraccio e l'augurio di una pronta guarigione!

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  4. Sì, mi sono ripresa, anche se dovrò continuare la cura fino a gennaio, diminuendo sempre più le dosi di antinfiammatorio. Non devo strafare, ma posso condurre una vita normale. L'ospedale è stata una vera esperienza di vita, dove ho conosciuto molti casi di varia umanità. Abbraccio ricambiato e grazie per l'augurio!

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  5. Ripasso da queste parti per lasciarti anche i miei auguri di Natale! Un abbraccio affettuoso a te e a tutte le persone (e gli animali) che ami.

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    1. Grazie mille per gli auguri, che ricambio di cuore, insieme all'abbraccio, a te e alla tua famiglia!

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